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VISITAZIONE
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La prima missione di Gesù per mezzo di Maria
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La Visitazione si presenta come l’inizio dei viaggi missionari di Gesù, per mezzo della Madre. Questo evento, in cui Maria appare come l’arca della nuova alleanza che porta in sé il Figlio di Dio, rivela un denso mistero di salvezza.
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Quando ci si accosta al mistero della visita di Maria in Giudea alla parente Elisabetta e alla famiglia di Zaccaria, molti temi si affollano nella mente: ne emergono talmente tanti che, se non collegati subito tra di loro, si rischia di dimenticarne il nucleo, cioè la prima missione di Gesù per mezzo di Maria.
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In genere l’evento della Visitazione è visto come immagine della Chiesa in preghiera (il canto del Magnificat) e nell’esercizio della carità (servizio della Vergine nei confronti di Elisabetta). Maria vi appare come la Donna delle visite: colei che visita le nostre famiglie e città; la Donna del primo passo verso Elisabetta, immagine quindi della diaconia ecclesiale;
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il servizio fraterno e l’impegno sociale verso i poveri, che scaturisce dalla lettura profetica della storia, ispirata al Magnificat; il mondo che attende la visita della Madre, primo "tabernacolo" della storia umana; la fiducia unica di Dio in due donne: Maria ed Elisabetta; il 31 maggio, chiusura anche del mese mariano, felice coincidenza della liturgia con la pietà popolare...
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La dimensione storico - salvifica
Se collocata nel contesto della storia salvifica (Vangelo: Lc 1, 39-56) e nella celebrazione della Chiesa (preghiere della messa e liturgia delle ore), la Visitazione si presenta come l’inizio dei viaggi missionari di Gesù, per mezzo della Madre.
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Questo evento, in cui Maria appare come l’arca della nuova alleanza che porta in sé il Figlio di Dio, rivela un denso mistero di salvezza. L’avvenuta incarnazione del Verbo già produce i suoi effetti benefici: notiamo la professione di fede e la preghiera di lode di Elisabetta, l’effusione dello Spirito quale Pentecoste iniziale, la gioia messianica e la santificazione di Giovanni Battista, non ultimo: la cooperazione di Maria all’opera di salvezza.
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L’intera pericope evangelica illustra il ruolo di mediatrice della Madre di Gesù. Tramite la sua missione "apostolica", che consiste nel dono del Figlio salvatore e del suo Spirito santificatore, la famiglia di Zaccaria è visitata dal Signore, e resa partecipe del mistero della salvezza. Con Maria, la prima "evangelista" e madre della fede, ha inizio la fede sulla terra.
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Celebrazione di un evento di salvezza
La festa della Visitazione si riferisce - osserva Paolo VI - a «quelle celebrazioni che commemorano eventi salvifici, in cui la Vergine fu strettamente associata al Figlio» (Marialis Cultus 7). Più direttamente, indica la memoria evangelica «in cui la liturgia ricorda la beata Vergine Maria, che porta in grembo il Figlio e che si reca da Elisabetta per porgerle l’aiuto della sua carità e per proclamare la misericordia di Dio salvatore».
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Infatti l’antifona di ingresso della messa, dal Salmo 65, 15, letta in chiave mariana, proclama che, come un giorno Maria evangelizzò Elisabetta con la sua visita, così ora ella evangelizza la Chiesa in preghiera. Mentre l’orazione dopo la comunione chiede che, come Giovanni sperimentò la presenza nascosta di Cristo portato dalla Vergine, così il popolo esultante ora riconosca nel sacramento la presenza viva del suo Signore.
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Nella Visitazione - specifica la Collectio Missarum de Beata Maria Virgine -– è adombrato il mistero di Dio che «ha visitato e redento il suo popolo», e insieme il mistero della Chiesa che «sostenuta dai [...] Sacramenti» porta «sulle strade del mondo» l’annuncio che Cristo è «il Salvatore di tutte le genti» (n. 3).
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Memoria quindi che celebra un evento di grazia, contraddistinto da un forte carattere cultuale e liturgico; va celebrata con una sua festa tipica, poiché la Chiesa è chiamata a fare memoria di tutti gli eventi storico-salvifici narrati dai Vangeli. Forse proprio per questo, oltre che per una sua personale devozione, Lutero in tutta la sua vita celebrò con fervore la festa della Visitazione.
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Il cambiamento stesso della data, spostata dal 2 luglio al 31 maggio, e voluta dalla riforma del Calendario Romano del 1969, «ha permesso di inserire in modo più organico e con un legame più stretto la memoria della Madre nel ciclo dei misteri del Figlio» senza offuscare i tempi forti dell’Anno Liturgico.
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Il cambiamento stesso della data, spostata dal 2 luglio al 31 maggio, e voluta dalla riforma del Calendario Romano del 1969, «ha permesso di inserire in modo più organico e con un legame più stretto la memoria della Madre nel ciclo dei misteri del Figlio» (Marialis Cultus 2), senza offuscare i tempi forti dell’Anno Liturgico.
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Inizio del culto mariano
Il Magnificat cantato della Vergine contiene una profezia: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1, 48). Nell’esclamazione: «A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1, 43), Elisabetta aveva già riconosciuto la dignità regale del Figlio di Maria (cf Lc 1, 32; Sal 109, 1) e aveva benedetto la Vergine come Madre del Signore. Tutte le genti nei secoli cantano a Lei, alba luminosa della salvezza.
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Per questo, da una parte, il culto mariano è «elemento intrinseco del culto cristiano» (Marialis Cultus 56; Catechismo della Chiesa Cattolica 971), e la celebrazione del Signore non sarebbe integra, piena, se non facesse memoria contemporaneamente della Madre «congiunta indissolubilmente con l’opera della salvezza del Figlio suo» (Sacrosanctum Concilium 103).
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L’esclamazione di Elisabetta: «Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo» (Lc 1, 42) continua sulle labbra oranti dei credenti. Queste parole, intrecciate con quelle pronunciate dall’angelo Gabriele all’Annunciazione: «Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1, 28), hanno dato origine al nucleo fondamentale della più celebre preghiera mariana della Chiesa, l’Ave Maria.
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L’inno del Magnificat - che da venti secoli risuona intatto nella Chiesa, e che «unisce già i cristiani al di là delle loro divisioni storiche» (Giovanni Paolo II, udienza generale del 21 marzo 2001) - «dovrebbe essere ben imparato e ritenuto da tutti» - affermava Martin Lutero - perché in esso Maria «ci insegna come dobbiamo amare e lodare Dio».
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Israele ha insegnato al mondo a pregare
Israele ha insegnato al mondo a pregare. Infatti il pio israelita è spirito salmodiante, e la Chiesa, dal Magnificat della Figlia di Sion, apprende la lode salmica e la preghiera di ringraziamento.
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Magnificat Sr. Alba Vernazza fma
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