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PubblicatoFausta Rubino Modificato 6 anni fa
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il ragionamento I ragionamenti possono essere distinti in premesse e conclusioni Le premesse possono essere: 1 - Categoriche: asserzioni sulla realtà o constatazioni di una circostanza di fatto, per esempio: “Piove allora prendo l’ombrello” premessa conclusione 2 - ipotetiche, condizionali: esplicitano le condizioni richieste per il realizzarsi di un evento, per esempio: “Se piove allora prendo l’ombrello” antecedente conseguente L’enunciato condizionale può essere schematizzato come: “se p allora q” oppure “p implica q” oppure “da p segue q” o ancora “p --> q”. Esso contiene due enunciati componenti: la componente che segue il “se” è detta antecedente, quella che segue l’“allora” è detta conseguente. La maggior parte dei nostri ragionamenti sono costituiti da due premesse (una delle quali può anche essere implicita). Le due premesse possono essere: a)entrambe categoriche b) entrambe ipotetiche o condizionali; c) una condizionale e una categorica
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il ragionamento ipotetico
Per essere conclusivi i ragionamenti ipotetici devono stabilire una relazione tra due affermazioni (premesse, di cui una categorica) tale per cui: 1 – l’affermazione dell’antecedente della premessa condizionale porta ad affermare il conseguente Es.: Se piove allora prendo l’ombrello; ma piove; dunque prendo l’ombrello. prima premessa ipotetica antecedente conseguente Se P, allora Q; lega l'attendibilità dell'affermazione Q al verificarsi di P seconda premessa categorica ma P; afferma il verificarsi di P, l’antecedente conclusione dunque Q; conclude affermando l’attendibilità di Q, il conseguente
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il ragionamento ipotetico
2 - la negazione del conseguente della premessa condizionale porta a negare l’antecedente. Es.: Se piove allora prendo l’ombrello; ma non prendo l’ombrello; dunque non piove. prima premessa ipotetica antecedente conseguente Se P, allora Q; lega l'attendibilità dell'affermazione Q al verificarsi di P seconda premessa categorica ma non Q; nega il verificarsi di Q, il conseguente conclusione dunque non P; conclude negando l’attendibilità di P, l’antecedente
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il ragionamento ipotetico
Non sono sempre conclusivi i ragionamenti ipotetici che stabiliscono una relazione tra due affermazioni tale per cui: 1 - Se P, allora Q; ma Q; dunque P es.: Se siete saviglianesi, allora siete italiani; ma siete italiani; dunque siete saviglianesi L’affermazione del conseguente non comporta necessariamente l’affermazione del precedente. Infatti per essere saviglianese non è sufficiente essere italiani, è necessario anche essere nati o abitare a Savigliano 2 - Se P, allora Q; ma non P; dunque non Q; es: Se hai rubato dei libri, allora sei responsabile di una ruberia; non hai rubato dei libri; dunque non sei responsabile di una ruberia. La negazione dell’antecedente non comporta necessariamente la negazione del conseguente. Infatti per essere responsabile di una ruberia non è NECESSARIO aver rubato un libro, è sufficiente rubare qualsiasi altra cosa Solo nel caso in cui la premessa ipotetica sia sufficiente e necessaria allora tutte e quattro le formule utilizzate saranno valide
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il ragionamento ipotetico
Solo nel caso in cui la premessa ipotetica sia sufficiente e necessaria allora tutte e quattro le formule utilizzate saranno valide Così, ad esempio, se consideriamo l’impegno come la condizione SUFFICIENTE E NECESSARIA allora potremo concludere che: 1 - Se P, allora Q; ma P; dunque Q; Se mi impegno, allora riesco; ma mi impegno; dunque riesco 2 - Se P, allora Q; ma non Q; dunque non P; Se mi impegno, allora riesco; ma non riesco; dunque non mi impegno 3 - Se P, allora Q; ma Q; dunque P Se mi impegno, allora riesco; ma riesco; dunque mi impegno 4 - Se P, allora Q; ma non P; dunque non Q; Se mi impegno, allora riesco; ma non mi impegno; dunque non riesco Se manca la premessa categorica allora la conclusione sarà ancora ipotetica Se P, allora Q; 2 – se Q allora R 3 – dunque se P allora R es. :Se Maria non ha 18 anni, allora è minorenne; se Maria è minorenne allora è adolescente; dunque se Maria non ha 18 anni allora è adolescente
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3 – la confutazione della seconda definizione di eutifrone
EUTIFRONE Ecco qua dunque: ciò che è caro agli dei è santo, ciò che non è caro non è santo. (55) 1 - Socrate accetta la tesi SOCRATE O via, esaminiamo quello che stiamo dicendo. La cosa cara agli dei è santa, l'uomo caro agli dei è santo; la cosa in odio agli dei non è santa, l'uomo in odio agli dei non è santo. (61) Accordo preliminare Non sono la stessa cosa il santo e il non santo, ma anzi, tutto l'opposto l'uno dell'altro: non è così? EUTIFRONE Proprio così. (63) 2 - Tesi condivisa (ovvia) SOCRATE E che gli dei sono in lite fra loro, e che ci sono tra loro dissensi e inimicizie degli uni contro gli altri, non è stato detto anche questo, o Eutifrone? (68) EUTIFRONE Sì, è stato detto. (70) Accettazione
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3 – la confutazione della seconda definizione di eutifrone
Se P = 1 - Socrate accetta la tesi Seconda definizione: SOCRATE La cosa cara agli dei è santa, l'uomo caro agli dei è santo; la cosa in odio agli dei non è santa, l'uomo in odio agli dei non è santo. (61) e Se P1 = Accordo preliminare Non sono la stessa cosa il santo e il non santo, ma anzi, tutto l'opposto l'uno dell'altro: non è così? EUTIFRONE Proprio così. (63) Allora Q = Gli dei devono amare e odiare le stesse cose 2 - Tesi condivisa (ovvia) E che gli dei sono in lite fra loro, e che ci sono tra loro dissensi e inimicizie degli uni contro gli altri, non è stato detto anche questo, o Eutifrone? (68) 3 - La tesi condivisa consente di confutare la definizione SOCRATE Ma le medesime cose, lo dici tu, alcuni reputano giuste, altri ingiuste; e appunto perché disputano intorno a queste, sono in lite e in guerra fra loro. Non è così? EUTIPRONE Sì. SOCRATE E dunque, è evidente, le stesse cose gli dei odiano e amano; che è quanto dire odiose agli dei e care agli dei saranno le stesse cose. EUTIFRONE È chiaro. Ma non Q Allora non P SOCRATE E cioè le stesse cose saranno sante e non sante, o Eutifrone, secondo il tuo ragionamento. EUTIFRONE Pare. (103) Allora non P1
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