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I.I.S.S. SERGIO COSMAI – BISCEGLIE A.S. 2015/16
MASCHILE E FEMMINILE OLTRE LA GRAMMATICA L’EMANCIPAZIONE FEMMINILE IN ITALIA DAL 1945 AI GIORNI NOSTRI PROF. COLASUONNO NICOLA SANTE CLASSE 4 C
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MASCHILE E FEMMINILE OLTRE LA GRAMMATICA indice
UNITA’ DIDATTICA ARGOMENTO PAGINA PREFAZIONE: finalità del progetto 1 ) Introduzione : 8 MARZO 1908 – l’industria tessile Cotton di New York e la Festa della Donna 2) Il diritto di voto alle donne in Italia 3) Le donne nella Costituzione Italiana 4) Le donne ed il processo di emancipazione nella sfera del diritto privato ( e riflessi in campo penale) – PARTE I 5) Le donne ed il processo di emancipazione nella sfera del diritto privato ( e riflessi in campo penale) – PARTE II 6) Le donne ed il processo di emancipazione nella sfera del diritto privato ( e riflessi in campo penale) – PARTE III 7) La donna nella «CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA» (7 dicembre 2000) 8) ATTUALITÀ: Pari Opportunità e Unioni Civili
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MASCHILE E FEMMINILE OLTRE LA GRAMMATICA finalità del progetto
La GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA (comunemente definita «Festa della Donna») che ricorre l’8 Marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui sono state oggetto e lo sono ancora, in tutte le parti del mondo, ha rappresentato l’input per una riflessione orientata a ricostruire, sul piano giuridico, le tappe principali dell’emancipazione femminile nella società occidentale e, nello specifico, in Italia dal secondo dopoguerra sino ai giorni nostri. La presente attività progettuale vuole essere un breve ma significativo percorso di studio avente ad oggetto la condizione della donna per come è stata trattata sia nella sfera del diritto pubblico che nella sfera del diritto privato (e con opportuni agganci anche al diritto internazionale) accendendo i riflettori su quelle che possono essere considerate le più importanti conquiste, in campo legislativo, che – passo dopo passo – hanno consentito alla donna di raggiungere un’effettiva, quantomeno formale, parità di trattamento con l’uomo. Affrontando specifiche tematiche che vedono protagonista la figura femminile e gli sforzi compiuti perché potesse essere considerata un soggetto giuridico tutelato a trecentosessanta gradi, proprio come la figura maschile, l’obiettivo è quello di far emergere e rimuovere gli stereotipi sessuali e gli ostacoli che di fatto, per certi versi ancora oggi, impediscono la realizzazione di pari opportunità; è quello di insegnare ad apprezzare le diversità e a riconoscerle come risorsa, fondare le relazioni sulla assoluta uguaglianza, sulla condivisione e sul rispetto della pari dignità delle persone. La finalità principale – attraverso sia lezioni in aula sia attività laboratoriale di ricerca di didattica interattiva - è inculcare nei ragazzi l’educazione al rispetto dell’altro e la valorizzazione delle diverse coscienze e sensibilità.
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UNITA’ DIDATTICA 1 8 MARZO 1908 – l’industria tessile Cotton di New York e la Festa della Donna
Le origini della festa dell'8 Marzo risalgono al lontano 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme.
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Questo triste accadimento, ha dato il via negli anni immediatamente successivi ad una serie di celebrazioni che i primi tempi erano circoscritte agli Stati Uniti e avevano come unico scopo il ricordo della orribile fine fatta dalle operaie morte nel rogo della fabbrica La socialista Corinne Brown nel presiedere, il 3 maggio 1908, causa l'assenza dell'oratore ufficiale designato, la conferenza tenuta ogni domenica dal Partito socialista di Chicago nel Garrick Theater, chiamò quella conferenza, a cui tutte le donne erano invitate, «Woman's Day», il giorno della donna. Si discuteva infatti dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne.
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UNITA’ DIDATTICA 1 8 MARZO 1908 – l’industria tessile Cotton di New York e la Festa della Donna
. Quell'iniziativa non ebbe un seguito immediato, ma alla fine dell'anno il Partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali «di riservare l'ultima domenica di febbraio 1909 all'organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile». Fu così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 23 febbraio 1909. Verso la fine dell'anno, il 22 novembre, si vide a New York iniziare un grande sciopero di ventimila camiciaie, che durò fino al 15 febbraio Il successivo 27 febbraio, domenica, alla Carnegie Hall, tremila donne celebrarono ancora il Woman's Day
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Il Woman's Day tenuto a New York il successivo 28 febbraio venne impostato come manifestazione che unisse le rivendicazioni sindacali a quelle politiche relative al riconoscimento del diritto di voto femminile. Le delegate socialiste americane, forti dell'ormai consolidata manifestazione della giornata della donna, proposero alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi nella Folkets Hus (Casa del popolo) di Copenaghen dal 26 al 27 agosto due giorni prima dell'apertura dell'VIII Congresso dell'Internazionale socialista - di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.
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19 marzo 1911 in Germania, Austria, Svizzera e Danimarca
UNITA’ DIDATTICA 1 8 MARZO 1908 – l’industria tessile Cotton di New York e la Festa della Donna Mentre negli Stati Uniti continuò a tenersi l’ultima domenica di Febbraio, in alcuni paesi europei la Giornata Internazionale della Donna si tenne per la prima volta nel 1911: 18 marzo 1911 in Francia 19 marzo 1911 in Germania, Austria, Svizzera e Danimarca 1° maggio 1911 in Svezia In Russia si tenne per la prima volta a San Pietroburgo il 3 Marzo 1913; poi , con la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste tenutasi a Mosca nel 1921, fu fissata definitivamente all’ 8 Marzo come «GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’OPERAIA»
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In Italia la «Giornata internazionale della donna» fu tenuta per la prima volta solo nel 1922, e precisamente il 12 marzo (prima domenica successiva alla data dell’8 marzo) In quei giorni fu fondato il periodico quindicinale «Compagna», che il 1° marzo 1925 riportò un articolo di Lenin, scomparso l'anno precedente, che ricordava l‘8 marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo.
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Successivamente, in particolare dopo il secondo conflitto mondiale, con il diffondersi e il moltiplicarsi delle iniziative, che vedevano come protagoniste le rivendicazioni femminili in merito al lavoro e alla condizione sociale, la data dell‘ 8 marzo assunse un'importanza mondiale, diventando, grazie alle associazioni femministe, il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli, ma anche il punto di partenza per il proprio riscatto
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Nel settembre del 1944, si creò a Roma l’U.D.I., Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI al PSI, al Partito d’Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l'UDI a prendere l'iniziativa di celebrare, l'8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell'Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all‘ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, secondo un'idea di Teresa Noce, di Rita Montagnana e di Teresa Mattei Nei primi anni cinquanta, anni di guerra fredda e del ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi Donne, il mensile dell'U.D.I., divenne un gesto «atto a turbare l'ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico». Nel 1959 le senatrici Luisa Balboni, comunista, Giuseppina Palumbo e Giuliana Nenni, socialiste, presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l'iniziativa cadde nel vuoto. Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non ottenere udienza nell'opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista.
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UNITA’ DIDATTICA 1 8 MARZO 1908 – l’industria tessile Cotton di New York e la Festa della Donna
Con la risoluzione 3010 (XXVII) del 18 dicembre 1972, ricordando i 25 anni trascorsi dalla prima sessione della Commissione sulla condizione delle Donne (svolta a Lake Success, nella Contea di Nassau, tra il 10 ed il 24 febbraio 1947), l‘ONU proclamò il 1975 "Anno Internazionale delle Donne". Con la risoluzione 3520 (XXX) del 15 dicembre 1975 fu proclamato il "Decennio delle Nazioni Unite per le donne: equità, sviluppo e pace" ("United Nations Decade for Women: Equality, Development and Peace", ). Con la risoluzione 32/142 del 16 dicembre 1977, l‘Assemblea generale delle Nazioni Unite propose ad ogni Paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all'anno "Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale" ("United Nations Day for Women's Rights and International Peace") e di comunicare la decisione presa al Segretario generale. Adottando questa risoluzione, l'Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l'urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese. L'8 marzo, che già veniva festeggiato in diversi paesi, divenne la data ufficiale di molte nazioni.
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UNITA’ DIDATTICA 2 Il diritto di voto alle donne in Italia
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UNITA’ DIDATTICA 2 Il diritto di voto alle donne in Italia
Il voto alle donne, o suffragio femminile, è una conquista piuttosto recente nella lotta alla parità dei sessi. Si tratta, infatti, del risultato di un profondo movimento di riforma politico, economico e sociale che trova le proprie basi nella Francia del XVIII secolo. Al suffragio femminile, tuttavia, non si arriva nello stesso periodo in tutti i paesi del mondo anzi, spesso, si registrano alcuni decenni di differenza.
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UNITA’ DIDATTICA 2 Il diritto di voto alle donne in Italia
Non si può affrontare l’argomento del diritto di voto alle donne in Italia se non si accenna brevemente al quadro internazionale dove hanno avuto inizio le lotte femminili per il diritto di voto e, in generale, per il superamento delle discriminazioni uomo-donna. Il movimento che diede eco maggiore alla lotta per il voto fu senza dubbio quello delle Suffragette, al quale aderivano le donne che si battevano per l'emancipazione femminile e per il diritto di voto. Quello delle Suffragette, tuttavia, è solo il risultato di un'azione cominciata quasi un secolo prima sia in Francia, durante la rivoluzione francese, sia in Inghilterra.
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UNITA’ DIDATTICA 2 Il diritto di voto alle donne in Italia
Nel Regno Unito i primi risultati cominciarono a vedersi nel 1832, quando, con una riforma, alle donne fu concesso il diritto di voto, anche se solo per le elezioni locali. Fu la nascita del movimento delle Suffragette, nel 1872 nel Regno Unito, a dare il giusto impulso ad una lotta di tipo nazionale che, in pochi decenni, superò i confini nazionali per approdare anche negli altri paesi del resto del mondo. In Inghilterra le rivendicazioni delle Suffragette arrivarono a un esito positivo solo con la legge del 2 luglio 1928, con la quale il suffragio fu esteso a tutte le donne inglesi.
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Nella tabella a fianco le date di passaggio dei principali paesi europei al suffragio universale, oggi riconosciuto in tutto il mondo eccezion fatta per il Vaticano e per alcuni paesi di religione musulmana (es. Brunei, Libano) Come è evidente, i paesi nordici occupano i primi posti. Finlandia 1906 Norvegia 1913 Danimarca, Russia, Svezia 1917 Irlanda 1918 Germania 1919 Turchia 1923 Regno Unito 1928 Spagna 1931 Francia, Italia 1946 Belgio 1948 San Marino 1958 Svizzera 1971
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UNITA’ DIDATTICA 2 Il diritto di voto alle donne in Italia
La storia per ottenere il suffragio femminile in Italia ha origine nell‘Ottocento e ha storie diverse a seconda che si parli di Voto Amministrativo o di Voto Politico. Gli sviluppi furono infatti diversi per poi unificarsi nel 1928, con la cancellazione totale del diritto di voto (maschile e femminile) e poi col 1945, anno nel quale fu sancito il suffragio universale
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VOTO AMMINISTRATIVO Dal 1861 alla fine dell'Ottocento Furono numerosi i tentativi di ammettere le donne al voto amministrativo subito dopo l'Unità d'Italia : ddl Minghetti (13/03/1861) ddl Ricasoli (22/12/1861) ddl Peruzzi (05/03/1863) prop. rif. elett. Lanza (1871) prop. rif. elett. Nicotera (1875) prop. rif. elett. Depretis (1880) prop. rif. elett. Depretis (1882) Tutti i tentativi non ebbero successo: alcuni furono insabbiati e non furono mai discussi; altri furono esplicitamente avversati VOTO POLITICO Dal 1861 alla fine dell'Ottocento La battaglia delle donne per ottenere il voto politico fu molto più lunga di quella relativa all’elettorato amministrativo ed ebbe inizio nell’ 800 con l’ideologia sansimonista e le sue idee sull’emancipazione femminile. Anche G. Mazzini abbracciò la causa, convinto che gli uomini non avessero nessuna superiorità sulle donne. Emerge la figura di Salvatore Morelli (soprannominato «il deputato delle donne») con due ddl del 1867 e del 1875, mai presi in considerazione Fu la giornalista Anna Maria Mozzoni, la più coerente sostenitrice del suffragio nell’Italia dell’800, a chiedere una riforma elettorale in favore delle donne e a presentare (la prima nel suo genere) una petizione per il voto politico alle donne
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VOTO AMMINISTRATIVO Dal 1890 al Fascismo La partecipazione delle donne alla vita politica era considerata incompatibile con la sua natura, ma per quanto riguardava il voto amministrativo locale l'opinione pubblica cominciava a fine secolo a recepire opinioni diverse: L del 17/07/1890 ( le donne possono votare ed essere votate nei cda delle istituzioni di beneficenza) Poi seguirono: L. 295 del 16/06/1893 L. 121 del 20/03/1910 L. 487 del 4/06/1911 VOTO POLITICO Dal 1890 al Fascismo Nel Novecento i disegni di legge riguardanti l'estensione del suffragio iniziarono a essere considerati maggiormente rispetto a quanto era stato fatto nel secolo precedente perché erano entrati in Parlamento gruppi di cattolici e di socialisti i quali da sempre trattavano con riguardo le questioni più strettamente legate al popolo: Ddl Mirabelli (1903) Petizione di A. M. Mozzoni (1906) Petizione di A. Kuliscioff (1908) Don L. Sturzo (Partito Popolare) inserisce nel suo programma l’estensione del diritto di voto alle donne.
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VOTO AMMINISTRATIVO Dal 1890 al Fascismo Benito Mussolini, salito al governo l’anno prima, partecipò nel 1923 al IX Congresso della Federazione Internazionale Pro Suffragio e promise di concedere il voto amministrativo alle Italiane a meno che non si svolgessero imprevisti e rassicurò gli uomini parlando di “conseguenze benefiche” che sarebbero derivate dalla suddetta concessione. 9 giugno 1923: disegno di legge che prevedeva la concessione del voto amministrativo limitato spettante: alle eroine della Patria, a coloro madri o vedove di caduti in guerra, alle donne benestanti o istruite. Il 22 novembre 1925 entra in vigore una legge che per la prima volta rendeva le donne italiane elettrici in ambito amministrativo: ma essa fu però resa vana dalla riforma podestarile, entrata in vigore pochi mesi dopo (4 febbraio 1926), che annullava ogni elettorato amministrativo locale . VOTO POLITICO Dal 1890 al Fascismo Come prevedeva il Programma di San Sepolcro dei Fasci di combattimento, il diritto di voto doveva essere esteso alle donne. Mussolini inizialmente sembrava intenzionato a concedere questo diritto “cominciando dal campo amministrativo” L'intenzione si tradusse poi in un nulla di fatto con la riforma podestarile del 1926 e la riforma elettorale del 1928: questa seconda legge in particolare toglieva definitivamente il diritto di voto anche agli uomini. Il fascismo condusse l'Italia nella seconda guerra mondiale e, com'era già successo durante la Grande Guerra, le donne dovettero rimpiazzare gli uomini
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DAL AL 1946 1944: un anno importante per la questione dell’estensione del suffragio anche alle donne. Sul piano politico Alcide De Gasperi (Democrazia Cristiana) e Palmiro Togliatti (Partito Comunista) danno vita ad un decreto, meglio conosciuto come «Decreto Bonomi»; Sul piano dell’associazionismo femminile l’U.D.I. (Unione Italiana Donne), il C.I.F. (Centro Italiano Femmine) ed il Comitato Pro Voto spingono sull’opinione pubblica perché si arrivi ad una legge che estenda il diritto di voto (attivo e passivo) alle donne.
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UNITA’ DIDATTICA 2 Il diritto di voto alle donne in Italia
DAL AL 1946 1945: l’anno della svolta 20/01/1945: Togliatti e De Gasperi, ritenendo fosse necessario porre la questione del voto alle donne nell'imminente consiglio dei ministri, chiedono a Bonomi di presentare nella prossima seduta un decreto per l'inclusione del voto femminile nelle liste delle prossime elezioni amministrative, ricevendo una risposta affermativa. 30/01/1945: nella riunione del Consiglio dei Ministri si discute del voto alle donne 31/01/1945: viene emanato il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 che conferisce il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni ( anche se si trattava di solo elettorato attivo e solo per le elezioni amministrative)
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DAL AL 1946 1946: il sogno diventa realtà 10 marzo 1946: viene emanato il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 74 che conferisce anche l’elettorato passivo alle italiane che avessero almeno 25 anni Le donne sono finalmente cittadine con pieni diritti!!
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Le prime elezioni amministrative alle quali le donne furono chiamate a votare si svolsero a partire dal 10 marzo 1946
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Voto amministrativo del 10 marzo 1946
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Voto amministrativo del 10 marzo 1946
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Le prime elezioni politiche (Referendum Istituzionale Monarchia – Repubblica e Assemblea Costituente) si tennero il 2 giugno 1946
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Alle elezioni del 2 giugno 1946 per l'elezione dei deputati dell‘Assemblea Costituente, le donne elette risulteranno 21. Cinque di esse (Maria Federici, Angela Gotelli, Nilde Jotti, Teresa Noce, Lina Merlin), faranno parte della Commissione per la Costituzione incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione repubblicana. A conclusione di un travaglio durato oltre un secolo, la Costituzione Italiana del 1948 garantirà alle donne pari diritti e pari dignità sociale in ogni campo .
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CURIOSITA’ In data 2 giugno 1946 il Corriere della Sera pubblicava tra gli altri un articolo intitolato "Senza rossetto nella cabina elettorale" con il quale invitava le donne a presentarsi presso il seggio senza rossetto alle labbra. La motivazione è così spiegata: «Siccome la scheda deve essere incollata e non deve avere alcun segno di riconoscimento, le donne nell'umettare con le labbra il lembo da incollare potrebbero, senza volerlo, lasciarvi un po' di rossetto e in questo caso rendere nullo il loro voto. Dunque, il rossetto lo si porti con sé, per ravvivare le labbra fuori dal seggio».
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UNITA’ DIDATTICA 2 Il diritto di voto alle donne in Italia
Il diritto di voto alle donne fu introdotto nella legislazione internazionale nel 1948 quando le Nazioni Unite adottarono la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo Il suffragio femminile viene anche esplicitamente considerato un diritto sotto la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna, adottata dalle Nazioni Unite nel 1979. Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo Art. 21 1. Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. omissis 3. La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione
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Per sorridere ( e riflettere ) un po’:
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