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Differenze tra i tre modelli
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Rawls e il contrattualismo liberal
Per individuare i principi su cui si può costruire una società in cui viga la giustizia come equità, si procede attraverso l’artificio espositivo della posizione originaria in cui individui rappresentativi sotto il velo di ignoranza scelgono all’unanimità i principi su cui fondare tale società. All’unanimità è possibile scegliere solo 2 principi: a) il primo principio è il principio di libertà; b) il secondo principio è l’insieme del principio dell’equa uguaglianza di opportunità + il principio di differenza. Rispettando questi principi si rispetta la giustizia, intesa come categoria puramente politica = lo Stato rimane neutrale rispetto alle dottrine comprensive ragionevoli dei cittadini, che, come persone libere e uguali sono liberi di professarle difesa del pluralismo. Il principio di differenza rende possibile anche ai meno avvantaggiati di realizzare almeno in parte il proprio piano di vita, consentendo a ciascuno di godere dei beni primari. Lo strumento di questa ipotesi è una forma di giustizia distributiva. La società è giusta se si attuano i due principi e si difende il pluralismo.
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Nozick e il libertarianism
La società non nasce da un contratto, ma da una associazione. Questa si rende necessaria perché vivere fuori dalla società, se garantisce pienamente la libertà, non garantisce sufficientemente la vita e ben poco la proprietà (i tre diritti naturali di Locke fatti propri da Nozick). È accettabile quella società che si presenti come uno Stato minimo (è l’unica a superare il test di giustificazione dell’uscita dall’anarchia). Lo Stato non può intervenire non solo sulle convinzioni dei cittadini, ma neppure sui loro possessi la tassazione non serve per la redistribuzione, ma solo per mantenere il monopolio della forza atto a difendere le proprietà individuali. La proprietà individuale si giustifica attraverso la teoria del titolo valido. Solo una società che difenda la proprietà individuale in questo modo può considerarsi una società giusta.
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Il neo-comunitarismo e l’appartenenza
I neo-comunitaristi ritengono che la società non si fondi sulla difesa dei diritti individuali; non nasca né per contratto né per associazione. Le società possono conservarsi solo quando i suoi cittadini condividono una lunga storia, tradizioni inveterate, convinzioni, morale e religione. Dunque una visione del bene. Le tesi dei neo-comunitaristi si basano sul un principio teleologico (= è giusto ciò che è bene); i pensatori liberali, di tutte le tendenze, si basano su un principio deontologico (è bene ciò che è giusto). Solo tali condivisioni rendono una società stabile nel tempo; i cittadini si riconoscono reciprocamente nell’appartenenza all’insieme delle tradizioni, storia, convinzioni comuni. La società è giusta quando si basa sulla condivisione e l’appartenenza.
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