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Un’estetica romantica
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Al pittore Morelli: « A me piace nelle arti tutto quello che è bello
Al pittore Morelli: « A me piace nelle arti tutto quello che è bello. Io non ho esclusività: io non credo alla scuola, e mi piace il gaio, il serio, il terribile, il grande, il piccolo, etc. Tutto tutto, purchè il piccolo sia piccolo, il grande sia grande, il gaio sia gaio, etc. Insomma, che tutto sia come deve essere: Vero e Bello.» «dico francamente che le mie note o belle o brutte che sieno non le scrivo a caso, e che procuro sempre di darle un carattere» (lettera a Carlo Marzari, 1850)
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Repulsione verso teorie estetiche vincolanti
Disponibilità al reale e alla sua variopinta fenomenologia. Verso una gamma di registri stilistici e soggetti musicabili Esigenza di «soggetti nuovi, grandi, belli, variati, arditi» Rappresentazione della totalità del reale Il «vero» di Manzoni nella Lettera al Marchese Cesare d’Azeglio sul romanticismo. Il modello ineguagliabile di Shakespeare: «era un verista e non lo sapeva»
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Diffidenza verso Wagner
Victor Hugo: «una cosa deforme, orribile, odiosa, trasportata con verità e poesia nel regno dell’arte diverrà bella, mirabile, sublime, senza nulla perdere della sua mostruosità; d’altro canto, le cose più belle del mondo, disposte falsamente e sistematicamente in una composizione artificiale, saranno ridicole, burlesche, ibride, brutte.» Verdi: «il bello ha un tipo soltanto; il brutto ne ha mille»
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I personaggi romantici:
Lucrezia Borgia: la deformità morale Rigoletto: gobbo maligno e padre affettuoso(«Io trovo appunto bellissimo rappresentare questo personaggio esternamente defforme e ridicolo, ed internamente appassionato e pieno d’amore.») Violetta: mantenuta immorale e magnanima vittima sacrificale
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Lettera di Verdi a Cesarino De Sanctis, 1854:
«un melodramma vasto, potente, libero d’ogni convenzione, vario che unisca tutti gli elementi e soprattutto nuovo» Principio di varietà e contrasto: tragicomico «a me pare che il miglior soggetto in quanto ad effetto che io m’abbia finora posto in musica sia Rigoletto.» Un ballo in maschera rappresenta effettivamente al massimo grado quella commistione tra frivola levità e dramma funesto, tra maschere della commedia e della tragedia.
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Le strategie per «togliere la monotonia» sono molteplici:
Sul piano tematico, attraverso l’introduzione d’un tono brillante grazie a personaggi e situazioni ad hoc, che produca uno stridente contrasto d’atmosfera rispetto alla tragedia incombente; Sul piano drammaturgico, con l’inserzione di divertissements che distolgano dal percorso lineare dell’azione principale; Sul piano scenografico, tramite la varietà delle ambientazioni e degli impianti visivi Giustapposizione di personaggi e contrasti interni degli stessi personaggi
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Dialettica tra unità e varietà: modello del Don Giovanni
Scelta della tonalità: non il rigore classicistico viennese ma una molteplicità di centri Numeroso l’utilizzo di temi di reminiscenza Motivi anticipati nel preludio dell’opera
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