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E adesso ... ascoltami!
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“Una volta tanto, caro mio televisore, sarai costretto ad
ascoltarmi. Sei sempre solo tu a parlare, a farti guardare, a tenermi zitto,ad impedirmi di discorrere tra noi in casa.
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Quando sono seduto in poltrona di fronte a te mi sento un po’ intimidito, anzi zittisco i miei bambini che disturbano il mio ascolto. Ma stavolta voglio prendere io l’iniziativa; ti spengo e tu mi ascolti.
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Era tanto tempo che sentivo questa
voglia matta di dirti qualcosa, di intendermi con te. Perché tu per me sei importante, sei diventato parte della mia vita; io non voglio neanche confessarlo, ma se tu non ci sei mi manca qualcosa.
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Anzi, il vescovo deve averne detta una grossa a tuo proposito.
Dice che tu potresti essere addirittura paragonato al lembo di Gesù. Ma allora c’è in te quasi una forza divina!
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Non sei solo uno dei tanti elettrodomestici che popolano
la casa, un utensile di cui mi servo o, peggio, un pericoloso mezzo di diseducazione, posso tentare di dialogare con te e tu devi ascoltarmi.
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Sai si dice che tu parli troppo. Un rapporto predisposto per l’Unesco rileva che il tempo medio passato davanti a te da una persona adulta supera quotidianamente, negli Stati Uniti, le cinque ore, e che per i bambini raggiungono le sette ore.
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A tal punto sei diventato parte della casa che neppure ci si
accorge della tua presenza attiva. Anzi qualcuno arriva a dire che sei “un membro della famiglia”, la cui perdita può determinare crisi e “lutti” nei rapporti tra le persone.
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Un’indagine condotta negli Stati Uniti
descrive gli effetti “traumatizzanti” dell’astinenza televisiva forzata: solo l’8% delle famiglie ha accusato un disorientamento, mentre tutti gli altri hanno provato una sensazione più o meno grave, fino ad una quota del 25% che ha accusato disorientamento e frustrazione.
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Il televisore, dopo aver ascoltato a lungo e in silenzio,
obiettò dicendo: “Sei ingiusto con me, quante sere ti ho allietato con la mia compagnia, facendoti dimenticare le fatiche del giorno? Quante cose hai imparato grazie a me, e sai bene che, pigro come sei, non avresti mai sfogliato un libro, invece io, ti ho servito tanta conoscenza su un piatto d’argento. E’ vero, lo ammetto, divento invadente a volte. Spesso sono violento, inopportuno e anche cattivo. Ma pensaci bene … sei tu che lo vuoi, io ti do semplicemente quello che tu desideri. Che ne hai fatto del libero arbitrio? Dici che sei mio schiavo, sei tu che vuoi esserlo, ricordati che io non mi accendo da solo. E’ la tua mente a guidare il tuo dito. Mi accorgo oramai che accendi il televisore e spegni te stesso. Esaminati dentro e riconoscerai che io non sono altro che uno strumento e posso essere utile o dannoso. DIPENDE SOLO DA TE.
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“Il cuore è più ingannevole di qualsiasi
altra cosa ed è difficile da correggere. Chi lo può conoscere?” - Geremia 17:9; -
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