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Fonti e metodi per la storia medievale moderna e contemporanea

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Presentazione sul tema: "Fonti e metodi per la storia medievale moderna e contemporanea"— Transcript della presentazione:

1 Fonti e metodi per la storia medievale moderna e contemporanea
Ottobre 2017

2 . FUSTEL DE COULANGES Lo storico non ha altra ambizione che quella di vedere bene i fatti e di comprenderli con esattezza. Non è nella sua immaginazione o nella logica che egli li cerca: li cerca e li coglie con l’osservazione minuziosa dei testi, come il chimico trova i suoi fatti in esperimenti minuziosamente condotti. La sua unica abilità (dello storico) consiste nel trarre dai documenti tutto quello che contengono e nel non aggiungervi nulla che non vi sia contenuto (Fustel de Coulanges, 1888)

3 . JERZY TOPOLSKI Ogni genere di fonti parla rispondendo, o non rispondendo, o rispondendo parzialmente, alle domande poste dallo storico… L’elenco delle domande rivolte alle fonti, ben lungi dal rappresentare un valore assoluto, dipende dalle conoscenze, accompagnate dal corrispondente sistema di valori, dello storico. (Topolski 1997)

4 C. Ginzburg, Il giudice e lo storico
C. Ginzburg, Il giudice e lo storico. Considerazioni in margine al processo Sofri, Einaudi, Torino 1991 I rapporti che intercorrono tra le testimonianze e la realtà da esse designate o rappresentate non sono mai ovvi: definirli in termini di rispecchiamento sarebbe ingenuo. Sappiamo bene che ogni testimonianza è costruita secondo un determinato codice: attingere la realtà storica (o la realtà) in presa diretta è per definizione impossibile. Ma inferire da ciò l’inconoscibilità della realtà significa cadere in una forma di scetticismo pigramente radicale che è al tempo stesso insostenibile dal punto di vista esistenziale e contraddittorio dal punto di vista logico

5 . La “cosa vera” oggi come oggi è indubitabilmente il testo (o la raffigurazione, o comunque il dato documentario); poi viene il sistema ideologico di cui questo testo è espressione; per ultimo, attraverso questi filtri, si giunge al supporto fattuale che è di per sé è realistico considerare perduto per sempre. Noi studiamo non già atti fisici (…) ma dei documenti che sono atti di parole di una langue ideologica M. Liverani, citato da A. Petrucci, 1984 (A. Petrucci, L’illusione della storia autentica. Le testimonianze documentarie, in L’insegnamento della storia e i materiali del lavoro storiografico, Messina 1984)

6 . Lo sforzo di comprensione dello storico non può più scindersi in due fasi, una esteriore e preliminare intesa a precisare la natura della testimonianza, l’altra più essenziale volta ad analizzare il contenuto; i due momenti divengono inseparabili e la conoscenza di quest’oggetto singolare può fondarsi soltanto sulle coincidenze… con l’esperienza generale di tutti i documenti provenienti dallo stesso momento del passato H.I. Marrou, La conoscenza storica, il Mulino, Bologna 19983)

7 Rapporti biunivoci L’incomprensione del presente nasce inevitabilmente dall’ignoranza del passato. Ma non è forse meno vano affaticarsi nel comprendere il passato, se non si sa niente del presente. Marc Bloch, Apologia della storia, p. 36

8 Croce Benedetto Croce: “ogni vera storia è storia contemporanea”.
“Quando lo svolgimento della cultura del mio momento storico (e sarebbe superfluo, e forse anche inesatto, aggiungere: di me come individuo) apre innanzi a me il problema della civiltà ellenica, della filosofia platonica, o di un particolare atteggiamento del costume attico, quel problema è così legato al mio essere come la storia di un negozio che sto trattando o di un amore che sto coltivando, o di un pericolo che m’incombe; ed io lo indago con la medesima ansia, sono travagliato dalla medesima coscienza d’infelicità, finché non riesco a risolverlo”. Benedetto Croce, Teoria e storia della storiografia, p. 15

9 Le domande storiche sono quelle che trasformano gli interrogativi sul presente in interrogativi sul passato. In altre parole, si cercano nel passato le radici del presente. le domande vengono anche in corso d’opera quando si inizia una ricerca storica, si parte sempre da una domanda, ma le domande si moltiplicano in genere le domande sorgono quando ci si trova davanti un atteggiamento che non sembra di facile interpretazione.

10 Alcuni esempi alcuni esempi
Il grande storico francese Philippe Aries, si è imbattuto nel racconto di Lev Tolstoj “Morte di Ivan Ilic” (1889) e vi ha trovato degli atteggiamenti nei confronti della morte, diversi da quelli di oggi Si è messo allora a studiare l’atteggiamento nei confronti della morte nei tempi passati Si è accorto così che nel medioevo si moriva in modo diverso sia dall’età romantica (quella di Tolstoj) sia dall’età contemporanea.

11 le domande storiche sono quelle che trasformano gli interrogativi sul presente in interrogativi sul passato. In altre parole, si cercano nel passato le radici del presente. parlando di “radici” nel passato, abbiamo usato un’immagine, ovvero, una metafora Abbiamo sottinteso che la storia è come una pianta, o un albero, le cui radici sono nel passato. L’immagine, e quindi la metafora, è calzante, perché le radici… …non si vedono e bisogna scavare per trovarle

12 Quante volte, anche nel linguaggio comune si dice “scavare nel passato”
L’idea sottintesa è che la ricerca storica altro non sia che la rimozione di tutte le scorie del tempo per ritrovare qualcosa Un po’ come dopo un terremoto: si scava tra le macerie non solo per trovare superstiti, ma anche per recuperare gli oggetti che hanno segnato la propria vita.

13 Senza volerlo, abbiamo usato un’altra immagine: quella delle macerie
Non è raro sentire parlare delle “macerie della storia” Ma, a ben pensarci, la stessa parola “ricerca” è una metafora: a significare che lo studio dei documenti antichi somiglia ad una caccia

14 La metafora dello specchio
si tratta di un’immagine molto usata nel Medioevo: cf. lo Speculum historiale di Vincenzo da Beauvais il documento è un riflesso della realtà spesso è un riflesso di un riflesso ( = gioco di specchi) chi si riflette, vede se stesso (ogni incontro con l’altro è sempre anche un incontro con sé). Il verbo riflettere usato per descrivere l’attività intellettuale, ha due significati: l’intelligenza è un riflesso di un’illuminazione dall’alto la cultura viene dal flettersi sui libri

15 la caccia la caccia spesso, parlando della metodologia storica, si usano immagini venatorie: I documenti sono tracce La ricerca è seguire le orme degli uomini del passato si tratta di ritrovare i resti.

16 Georges Duby descriveva così il suo mestiere: “Ecco: gli uomini di cui mi occupo, che sono vissuti nel XII secolo, hanno lasciato delle tracce. Alcune di queste tracce sono decisamente «concrete», sono inscritte nel paesaggio, sono oggetti materiali… Inoltre vi sono altre tracce, e si tratta delle tracce di discorsi. Discorsi che i contemporanei facevano su se stessi, parole, segni posti l’uno accanto all’altro, frasi…. Queste tracce sono rare per i periodi antichi… tutto è molto usurato dal tempo, molto degradato, si tratta di un tessuto sgualcito, consunto, stracciato. Squarci enormi che la ricerca storica è per sempre incapace di ricucire. La maggior parte delle volte non si può neanche misurare l’estensione di ciò che manda. Non si sa ciò che è sprofondato, che si è cancellato. Pertanto, io che parlo mi trovo di fronte a questi frammenti, a questi relitti.” Il sogno della storia, p. 40

17 si parla spesso di identificare i fili che ci legano al passato ricostruire il tessuto degli avvenimenti tagliare gli avvenimenti più rilevanti ricucire le fonti per ritrovare la trama degli avvenimenti

18 interessanti le osservazioni di Topolski:
“la metafora del filo non significa tuttavia che si debbano equiparare le fonti ai fili nel senso che si può tessere qualche cosa per mezzo di essi. Il ‘filo’ non è un paniere pieno di fili da cui lo storico possa attingere e tessere l’immagine del passato; è soltanto un filo nel senso stretto del termine, dunque un legame che, come abbiamo detto, riguarda il passato. Ed è così, poiché soltanto una parte delle informazioni attinte dalle fonti può essere paragonata al nostro filo metaforico.” Jerzy Topolski, Narrare la storia, p. 218


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