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IL RUOLO E LA FIGURA DELL’ O.S.S.
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Programma Elementi organizzativi del corso: ordinamento che disciplina il percorso formativo,obiettivi e metodologia Significato di professione di aiuto Profilo dell’Operatore Socio Sanitario :competenze ed attività Ruolo e funzioni delle figure professionali che operano nei servizi socio-assistenziali, Descrizione delle diverse strutture socio-assistenziali socio-sanitarie ed altri contesti lavorativi, Elementi di base dell’organizzazione dei servizi ,definizione, scopi , strutture e processi, Definizione e implicazioni operative del concetto di responsabilità autonomia e delega.
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L’Operatore Socio-Sanitario ORDINAMENTO
Provvedimento 22/02/2001 pubblicato nelle G. U. 19 aprile 2001, n. 91 “individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’Operatore Socio-Sanitario e per la definizione dell’ordinamento didattico dei corsi di formazione”
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EVOLUZIONE STORICO NORMATIVA DELLE FIGURE DI SUPPORTO NELL’ASSISTENZA
Ausiliario “portantino “istituito con D.P.R. 128/’69” Ausiliario socio-sanitario “previsto dal CCNL 1979” Ausiliario socio-sanitario specializzato “previsto dal CCNL 1980” “pulizia ambienti e trasporto pazienti” igiene e comfort alberghiero “autonomia operativa” oltre ai precedenti compiti “igiene unita paziente, posizionamento del paziente a letto, altri compiti attribuiti dall’infermiere sotto diretto controllo”
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EVOLUZIONE STORICO NORMATIVA DELLE FIGURE DI SUPPORTO NELL’ASSISTENZA
Maggiore qualificazione delle figure di supporto al fine di rispondere all’evoluzione dell’assistenza infemieristica “ opera sotto la diretta responsabilità dell’infermiere o del caposala” Area di autonomia solo per mansioni di carattere alberghiero” Racchiude di fatto il vecchio operatore. Nuovo operatore versatile e con mansioni di carattere socio-sanitario, considerato: Nuova concezione di salute Uso ottimale delle risorse Necessità di miglioramento continuo dell’assistenza Accresciuto bagaglio di conoscenze tecnico-infemieristiche Derivante dall’avvenuto processo di AZIENDALIZZAZIONE delle ASL Operatore tecnico addetto all’assistenza (OTA) “istituito con DPR 28/11/1990 n. 384” Operatore socio sanitario (OSS) “istituito con accordo stato regioni 22/01/2001” “già precedentemente normato con L. 502/92 e L. 229/’99: istituzione delle professioni socio sanitarie su tre livelli”
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CHI È L’OSS?
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CHI È L’OSS? Si tratta di una figura importante e portante del sistema del welfare regionale perché identificherà la reale integrazione tra sociale e sanitario. Dal 1° gennaio 2010, infatti, non sarà più possibile lavorare nei servizi socio-sanitari senza aver frequentato un corso di formazione. Quella dell'O.S.S. è una professione nuova, in cui confluiscono le precedenti di operatore tecnico dell'assistenza (O.T.A.) e operatore addetto all'assistenza (O.A.A.). Svolge le sue mansioni su indicazione degli operatori preposti all'assistenza sanitaria (medici, infermieri..) e a quella sociale (assistente sociale, educatore professionale…), secondo il criterio del lavoro multiprofessionale.
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Luoghi di impiego Oltre che negli ospedali, lavora
nelle case di riposo, in strutture semi-residenziali, in Centri diurni per anziani; nei Servizi di assistenza domiciliare gestiti dai comprensori e dai comuni; nelle cooperative sociali; in strutture tutelari per minori a rischio; in strutture tutelari residenziali e semi-residenziali per persone portatrici di handicap psico-fisico-sensoriale.
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I destinatari anziani, minori, persone con handicap fisico o psichico,
in stato di disagio sociale o di emarginazione, persone con problemi di salute in fase acuta, cronica, terminale. L’operatore socio - sanitario svolge la sua attività in équipe e in collaborazione con gli operatori professionalmente preposti, rispettivamente all’assistenza sanitaria e a quella sociale.
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L’Operatore Socio-Sanitario FIGURA E PROFILO “ istituito con accordo stato regioni 22/01/2001” art. 1 E’ individuata la figura dell’Operatore Socio Sanitario. L’Operatore Socio Sanitario è l’operatore che a seguito dell’Attestato di Qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale svolge attività indirizzata a: Soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario; Favorire il benessere e l’autonomia dell’utente.
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L’Operatore Socio-Sanitario LA FORMAZIONE art. 2
La formazione dell’Operatore Socio Sanitario è di competenza delle regioni e province autonome, che provvedono all’organizzazione dei corsi e delle relative attività didattiche, nel rispetto delle disposizioni del presente decreto. Le regioni e le province autonome, sulla base del fabbisogno annualmente determinato, accreditano le Aziende UU.SS.LL. ed Ospedaliere e el istituzioni pubbliche e private che rispondono ai requisiti minimi per l’organizzazione dei corsi di formazione.
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L’Operatore Socio-Sanitario Contesti operativi art. 3
L’operatore Socio Sanitario svolge la sua attività sia nel settore sociale sia in quello sanitario, in servizi di tipo socio-assistenziale e socio sanitario, residenziale o semiresidenziale, in ambiente ospedaliero e al domicilio dell’utente.
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L’Operatore Socio-Sanitario Contesto relazionale art. 4
L’operatore Socio Sanitario svolge la sua attività in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all’assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale.
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L’Operatore Socio-Sanitario Attività art. 5
Le attività dell’OSS sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita: Assistenza diretta e aiuto domestico alberghiero; Intervento igienico sanitario e di carattere sociale; Supporto gestionale organizzativo e formativo. Le attività sono riassunte nella tabella A del presente decreto.
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L’Operatore Socio-Sanitario COMPETENZE art. 6
Le competenze dell’OSS sono contenute nella tabella B del presente decreto.
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L’Operatore Socio-Sanitario REQUISITI DI ACCESSO art. 7
Per l’accesso ai corsi di formazione dell’OSS è richiesto come requisito minimo il Diploma di Scuola dell’obbligo. E il compimento del diciassettesimo anno di età alla data di iscrizione al corso.
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L’Operatore Socio-Sanitario “ORGANIZZAZIONE DIDATTICA” art. 8
La didattica è strutturata per moduli e per aree disciplinari. Modulo base Modulo professionalizzante
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L’Operatore Socio-Sanitario “ORGANIZZAZIONE DIDATTICA” art. 8
Moduli didattici Base: formazione teorica ore 200. Modulo “motivazione orientamento e conoscenze di base: Professionalizzante con formazione teorica minimo 250 ore ed esercitazione/stage minimo 100 ore; Tirocinio minimo 450 ore. Durata annuale Totale ore
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L’Operatore Socio-Sanitario “ORGANIZZAZIONE DIDATTICA” art. 9
Oltre al corso base sono previsti moduli di formazione integrativa, per un massimo di 200 ore rivolti a specifici contesti operativi, quali: Utenti anziani; Portatori di handicap; Utenti psichiatrici; Malati terminali; RSA; Centri diurni; ADI.
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L’Operatore Socio-Sanitario MATERIE DI INSEGNAMENTO art. 10
AREA SOCIO CULTURALE, ISTITUZIONALE E LEGISLATIVA AREA PSICOLOGICA E SOCIALE AREA IGIENICO SANITARIA AREA TECNICO OPERATIVA
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L’Operatore Socio-Sanitario MATERIE DI INSEGNAMENTO art. 10
AREA SOCIO CULTURALE, ISTITUZIONALE E LEGISLATIVA Elementi di legislazione nazionale e regionale a contenuto socio-assistenziale Elementi di legislazione sanitaria e organizzazione dei servizi (normativa specifica OSS) Elementi di etica e deontologia Elementi di diritto del lavoro e rapporto di dipendenza ORIENTAMENTO AL RUOLO
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L’Operatore Socio-Sanitario MATERIE DI INSEGNAMENTO art. 10
AREA PSICOLOGICA E SOCIALE - Elementi di psicologia e sociologia - Aspetti psico-relazionali ed interventi assistenziali in rapporto alle specificità dell’utenza
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L’Operatore Socio-Sanitario MATERIE DI INSEGNAMENTO art. 10
AREA IGIENICO-SANITARIA ED AREA TECNICO-OPERATIVA Elementi di igiene Disposizioni generali in materia di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori Igiene dell’ambiente e confort alberghiero Interventi assistenziali rivolti alla persona in rapporto a particolari situazioni di vita e tipologia di utenza Metodologia del lavoro sociale e sanitario Assistenza sociale
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L’Operatore Socio-Sanitario TIROCINIO art. 11
Tutti i corsi comprendono un tirocinio guidato, presso le strutture e i servizi nel cui ambito la figura professionale dell’OSS è prevista.
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L’Operatore Socio-Sanitario ESAME FINALE E RILASCIO DELL’ATTESTATO art
La frequenza dei corsi è obbligatoria e non possono essere ammessi alle prove di valutazione finale coloro che abbiano superato il tetto massimo di assenze indicate dalla regione e, comunque non superiore al 10% delle ore complessive.
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L’Operatore Socio-Sanitario ESAME FINALE E RILASCIO DELL’ATTESTATO art
Prova teorica Prova pratica Commissione di esame integrata da un componente nominato dall’ Assessorato regionale alla sanità ed un componente nominato dall’Assessorato regionale alle politiche sociali. superate le prove viene rilasciato un ATTESTATO DI QUALIFICA valido su tutto il territorio nazionale, nelle strutture dove è prevista la figura dell’OSS.
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L’Operatore Socio-Sanitario FORMAZIONE COMPLEMENTARE Conferenza Stato Regioni del 16 gennaio 2003
1) Per far fronte alle crescenti esigenze di assistenza sanitaria nelle strutture pubbliche e private, le Regioni possono organizzare moduli di formazione complementare per un minimo di 300 ore riservati ai possessori dell’ATTESTATO di QUALIFICA OSS.
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L’Operatore Socio-Sanitario
Area sanitaria Area educativa Area sociale
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L’Operatore Socio-Sanitario
Il profilo professionale e le competenze: Ruolo professionale: lo spazio che occupa nell’organizzazione quella figura professionale con le sue competenze e responsabilità Per Competenze: si intende l’insieme di conoscenze tecnico-professionali, dei comportamenti organizzativi, degli atteggiamenti e dei valori che consentono una prestazione efficace che è determinata dall’insieme delle conoscenze, delle abilità e delle capacità relazionali che l’operatore acquisisce nel corso della sua formazione e rafforza con l’esperienza e l’aggiornamento.
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L’Operatore Socio-Sanitario
È l’operatore che a seguito dell’attestato di qualifica (formazione) svolge attività indirizzata a: soddisfare i bisogni primari della persona nell’ambito delle proprie aree di competenza in un contesto sia SOCIALE che SANITARIO favorire il benessere e l’autonomia dell’utente Formazione Specifica Contesti operativi SOCIALE & SANITARIO: in servizi socio-assistenziale e socio-sanitario, residenze (RSA), semiresidenze, ospedale, domicilio, servizi territoriali (ospedale di comunità, Hospice) Contesto relazionale l’OSS svolge la SUA attività in COLLABORAZIONE con gli altri professionisti sociali-sanitari secondo un lavoro multiprofessionale
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L’Operatore Socio-Sanitario
È opportuno rilevare che l’OSS non agisce sotto la diretta responsabilità del CS / dell’Infermiere o Assistente Sociale bensì in regime di collaborazione e complementarietà (partecipazione presa in carico rilevazione dei bisogni s-s) all’interno dell’équipe multiprofessionale Nell’assistenza più generalmente intesa, si distingue oggi un’assistenza di base Sociale & Sanitaria Alla quale l’OSS partecipa COORDINATO Per il Sociale dall’Assistente Sociale Per il Sanitario dall’Infermiere
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L’Operatore Socio-Sanitario
Attività Elenco delle principali attività previste per l’OSS (allegato A Conferenza Stato-Regione) Competenze Competenze dell’OSS (allegato B Conferenza Stato-Regione)
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Assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero
Le attività dell’Operatore Socio-Sanitario sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita: Attività Assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero Intervento igienico sanitario e di carattere sociale Supporto gestionale, organizzativo e formativo
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L’Operatore Socio-Sanitario
Attività: sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita Assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero: 1 Assistenza alla persona, in particolare non autosufficiente o allettata, nelle attività quotidiane e di igiene personale Realizza attività semplici di supporto diagnostico e terapeutico Collabora ad attività finalizzate al mantenimento: della capacità psico-fisiche residue, alla rieducazione riattivazione recupero funzionale Realizza attività di animazione e socializzazione di singoli e gruppi Coadiuva il personale sanitario e sociale nell’assistenza al malato anche terminale e morente Aiuta la gestione dell’utente nel suo ambiente di vita Cura la pulizia e l’igiene ambientale
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L’Operatore Socio-Sanitario
Attività: sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita Intervento igienico sanitario e di carattere sociale 2 Osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni di rischio – danno dell’utente Collabora alla attuazione degli interventi assistenziali Valuta per quanto di sua competenza, gli interventi più appropriati da proporre Collabora alla attuazione di sistemi di verifica degli interventi Riconosce ed utilizza linguaggi e sistemi di comunicazione-relazione appropriati in relazione alle condizioni operative Mette in atto relazioni-comunicazioni di aiuto con l’utente e la famiglia, per l’interazione sociale ed il mantenimento e recupero della identità personale
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L’Operatore Socio-Sanitario
Attività: sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita 3 Supporto gestionale, organizzativo e formativo Utilizza strumenti informativi di uso comune per la registrazione di quanto rilevato durante il servizio Collabora alla verifica della qualità del servizio Concorre, rispetto agli operatori dello stesso profilo, alla realizzazione dei tirocini ed alla loro valutazione Collabora alla definizione dei propri bisogni di formazione e frequenta corsi di aggiornamento(commento ECM) Collabora, anche nei servizi assistenziali non di ricovero alla realizzazione di attività semplici
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Collabora all’attuazione degli interventi assistenziali
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere 1 Assistenza alla persona, in particolare non autosufficiente o allettata, nelle attività quotidiane e di igiene personale Secondo indicazione infermieristica e secondo il piano assistenziale multidisciplinare 2 Intervento igienico sanitario e di carattere sociale: osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni di rischio-danno dell’utente Su prescrizione dell’infermiere, nei casi di ridotta autonomia psicofisica, in base alle condizioni cliniche della persona assistita ed alla loro complessità Collabora all’attuazione degli interventi assistenziali Con l’infermiere e/o segue le indicazioni riportate dal P.A.I. o dalla scheda individuale
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Collabora all’attuazione di sistemi di verifica degli interventi
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere Valuta per quanto di competenza gli interventi più appropriati da proporre All’infermiere Collabora all’attuazione di sistemi di verifica degli interventi Nell’ambito di una pianificazione dell’assistenza Mette in atto relazioni-comunicazioni di aiuto con l’utente e la famiglia, per l’integrazione sociale ed il mantenimento e recupero della identità personale Durante l’erogazione dell’assistenza per quanto di sua competenza relativamente all’ampiezza e all’approfondimento delle materie psico-sociologiche del percorso formativo specifico e nell’ambito del P.A.I. disposto dai professionisti competenti.
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Supporto gestionale, organizzativo e formativo
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere 3 Supporto gestionale, organizzativo e formativo utilizza strumenti informativi di uso comune per la registrazione di quanto rilevato durante il servizio Modulistica approvata dal gruppo di lavoro infermieristico o multidisciplinare
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Le competenze dell’Operatore Socio-Sanitario
1. tecniche 2. relative alle conoscenze richieste 3. relazionali
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L’Operatore Socio-Sanitario
Competenze: tecniche - relative alle conoscenze richieste - relazionali competenze tecniche in base alle proprie conoscenze ed in collaborazione con altre figure professionali, sa attuare i piani di lavoro è in grado di utilizzare metodologia di lavoro comune schede protocolli é in grado di collaborare con l’utente e la famiglia nel governo della casa e dell’ambiente di vita, nell’igiene e cambio della biancheria nella preparazione ed assunzione dei pasti quando necessario, e a domicilio, per l’effettuazione degli acquisti nella sanificazione e sanitizzazione ambientale
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L’Operatore Socio-Sanitario
Competenze:tecniche è in grado di curare la pulizia e la manutenzione di arredi e attrezzature, nonché la conservazione degli stessi il riordino del materiale dopo l’assunzione dei pasti sa curare il lavaggio, l’asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare sa garantire la raccolta e lo stoccaggio corretto dei rifiuti, il trattamento del materiale biologico sanitario e dei campioni per gli esami diagnostici, secondo protocolli stabiliti sa svolgere attività finalizzate all’igiene personale, al cambio della biancheria, all’espletamento delle funzioni fisiologiche, all’aiuto nella deambulazione, all’uso corretto di presidi, ausili e attrezzature, all’apprendimento e mantenimento di posture corrette
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L’Operatore Socio-Sanitario
Competenze:tecniche in sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del personale preposto è in grado di: aiutare la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni sintomi di allarme che l’utente può presentare(pallore, sudorazione ecc) attuare interventi di primo soccorso effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse controllare e assistere la somministrazione della dieta aiutare nelle attività di animazione e che favoriscano la socializzazione, il recupero ed il mantenimento di capacità cognitive e manuali
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L’Operatore Socio-Sanitario
Competenze:tecniche in sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del personale preposto è in grado di: collaborare ed educare al movimento e favorire movimenti di mobilizzazione semplici su singoli e gruppi provvedere al trasporto di utenti, anche allettati, in barella -carrozzella collaborare alla composizione della salma e provvedere al suo trasferimento utilizzare specifici protocolli per mantenere la sicurezza dell’utente, riducendo al massimo il rischio svolgere attività di informazione sui servizi del territorio e curare il disbrigo di pratiche burocratiche accompagnare l’utente per l’accesso ai servizi
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Che, se relativi ai bisogni di assistenza, vengono redatti
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere In base alle proprie competenze ed in collaborazione con altre figure professionali sa attuare i piani di lavoro Che, se relativi ai bisogni di assistenza, vengono redatti dall’infermiere È in grado di utilizzare metodologia di lavoro comuni (schede, protocolli ecc.) …la cui stesura compete all’èquipe infermieristica, a meno che non si tratti di protocolli, procedure di tipo tecnico stilate a livello aziendale (es. smaltimento rifiuti)
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Segnalando all’infermiere ogni eventuale non conformità al PAI
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere è in grado di collaborare con l’utente e la famiglia nella preparazione ed assunzione dei pasti quando necessario, e a domicilio, per l’effettuazione degli acquisti nel governo della casa e dell’ambiente di vita, nell’igiene e cambio della biancheria nella sanificazione e sanitizzazione ambientale … la prima visita per la presa in carico della persona da parte del servizio infermieristico, spetta all’infermiere, che redige il PAI, comprensivo di momenti di verifica definiti è in grado di curare la pulizia e la manutenzione di arredi e attrezzature, nonché la conservazione degli stessi e il riordino del materiale dopo l’assunzione dei pasti Segnalando all’infermiere ogni eventuale non conformità al PAI
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condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere
sa curare il lavaggio, l’asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare … secondo le indicazioni aziendali, e secondo protocolli stabiliti sa svolgere attività finalizzate all’igiene personale, al cambio della biancheria, all’espletamento delle funzioni fisiologiche, all’aiuto nella deambulazione, all’uso corretto di presidi, ausili e attrezzature, all’apprendimento e mantenimento di posture corrette …secondo le indicazioni del personale competente per tali attività, quali l’infermiere e il terapista della riabilitazione
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in sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere in sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del personale preposto è in grado di: aiutare la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso … in ambiente ospedaliero e a domicilio segue la persona da assistere, osservandola ed aiutandola, se occorre, nell’assunzione della terapia secondo una pianificazione assistenziale redatta dall’èquipe aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie …su indicazioni dell’infermiere e/o secondo protocolli elaborati/convalidati dall’infermiere
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osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni sintomi di allarme che l’utente può presentare(pallore, sudorazione ecc) … e riferirli immediatamente all’infermiere quale professionista in grado di effettuare una propria diagnosi, in ambito ospedaliero, oppure allertare il servizio di emergenza territoriale effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse …secondo il piano di assistenza personalizzato PAI controllare e assistere la somministrazione della dieta …indicando alla figura di riferimento eventuali discrepanze dalla pianificazione
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accompagna l’utente per l’accesso ai servizi
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere aiutare nelle attività di animazione e che favoriscano la socializzazione, il recupero ed il mantenimento di capacità cognitive e manuali …in collaborazione o su indicazioni dei professionisti responsabili di tali attività, quali l’infermiere, l’educatore, l’assistente sociale collaborare ed educare al movimento e favorire movimenti di mobilizzazione semplici su singoli e gruppi Su indicazioni del T della R e/o dell’infermiere accompagna l’utente per l’accesso ai servizi ….su indicazioni dell’infermiere che ne valuta le condizioni cliniche
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L’Operatore Socio-Sanitario
Competenze: tecniche - relative alle conoscenze richieste - relazionali competenze relative alle conoscenze richieste conoscere le principali tipologie di utenze e le problematiche connesse conoscere le diverse fasi di elaborazione dei progetti di intervento personalizzati riconoscere per i vari ambiti, le dinamiche relazionali appropriate per rapportarsi all’utente sofferente, disorientato, agitato, demente o handicappato mentale ecc è in grado di riconoscere le situazioni ambientali e le condizioni dell’utente per le quali è necessario mettere in atto le differenti competenze tecniche conosce le modalità di rilevazione, segnalazione e comunicazione dei problemi generali e specifici relativi all’utente
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L’Operatore Socio-Sanitario
Competenze: competenze relative alle conoscenze richieste conosce le condizioni di rischio e le più comuni sindromi da prolungamento allettamento e immobilizzazione conosce i principali interventi semplici di educazione alla salute, rivolti agli utenti e ai loro famigliari conosce l’organizzazione dei servizi sociali e sanitari e quella delle reti informali
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conosce le principali tipologie di utenze e le problematiche connesse
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere conosce le principali tipologie di utenze e le problematiche connesse …dopo la presa in carico da parte dell’infermiere il quale stila i piani assistenziali standard e personalizzati e li mette a conoscenza dell’OSS Riconosce, per i vari ambiti, le dinamiche relazionali appropriate per rapportarsi all’utente sofferente, disorientato, agitato, demente o handicappato mentale facendo sempre riferimento per la parte terapeutica ai professionisti interessati(infermiere, assistente sociale, educatore)
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condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere
È in grado di riconoscere le condizioni ambientali e le condizioni dell’utente per le quali è necessario mettere in atto le differenti competenze tecniche …secondo piani assistenziali stilati dall’èquipe infermieristica conosce i principali interventi semplici di educazione alla salute, rivolti agli utenti e ai loro familiari …in relazione alle conoscenze derivati dal percorso formativo,
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si avvicina e si rapporta con l’utente e con la famiglia,
COMPETENZE RELAZIONALI condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere Sa lavorare in equipe si avvicina e si rapporta con l’utente e con la famiglia, comunicando in modo partecipativo in tutte le attività quotidiane di assistenza, sa rispondere esaurientemente, coinvolgendo e stimolando al dialogo …riferendosi all’infermiere ogni volta che la persona manifesta delle variazioni rispetto alle sue condizioni di base, valutate periodicamente dall’infermiere Sa coinvolgere le reti informali, sa rapportarsi con le strutture sociali, ricreative, culturali dei territori ……secondo le necessità stabilite dal personale infermieristico, dall’educatore o assistente sociale
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Sa sollecitare ed organizzare momenti di
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e dell’infermiere Sa sollecitare ed organizzare momenti di socializzazione fornendo sostegno alla partecipazione ad iniziative culturali e ricreative sia sul territorio che in ambito residenziale …in collaborazione del personale responsabile di tali momenti, quali l’infermiere, l’educatore, l’assistente sociale È in grado di partecipare all’accoglienza dell’utente per assicurare una puntuale informazione sul servizio e sulle risorse ……secondo linee guida stabilite dall’èquipe multidisciplinare È in grado di gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità Secondo il dovere del rispetto del segreto professionale e d’ufficio
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Operatore Socio-Sanitario con formazione complementare
L’Operatore Socio-Sanitario con formazione complementare Conferenza Stato - Regione 16 gennaio 2003 Sancisce il seguente accordo ……..per disciplinare la formazione complementare in assistenza sanitaria dell’OSS che consente allo stesso di collaborare con l’infermiera e l’ostetrica e di svolgere alcune attività assistenziali in base all’organizzazione dell’unità funzionale di appartenenza e conformemente alle direttive del responsabile dell’assistenza infermieristica ed ostetrica sotto la sua supervisione Moduli di formazione Complementare di assistenza sanitaria minimo ore 300 di cui la metà 150 ore di tirocinio riservato agli OSS con attestato di qualifica al termine del modulo formativo complementare e il superamento dell’esame finale ricevono uno specifico attestato Operatore Socio-Sanitario con formazione complementare
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somministrazione per via naturale della terapia prescritte
Elenco delle principali attività in assistenza sanitaria dell’Operatore Socio-Sanitario con formazione complementare Allegato A somministrazione per via naturale della terapia prescritte conformemente alle direttive del responsabile dell’assistenza infermieristica od ostetrica o sotto la sua supervisione la terapia intramuscolare e sottocutanea su specifica pianificazione infermieristica i bagni terapeutici, impacchi medicali, e frizioni la rilevazione e l’annotazione di alcuni parametri vitali (FC FR e TC) del paziente la raccolta di escrezioni e secrezioni a scopo diagnostico la medicazione semplice e bendaggio i clisteri la mobilizzazione dei pazienti non autosufficenti per la prevenzione delle LdaD e alterazioni cutanee
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Elenco delle principali attività in assistenza sanitaria dell’Operatore Socio-Sanitario con formazione complementare Continua Allegato A la respirazione artificiale, massaggio cardiaco esterno la cura il lavaggio e preparazione del materiale per la sterilizzazione l’attuazione e il mantenimento dell’igiene della persona la pulizia disinfezione e sterilizzazione delle apparecchiature delle attrezzature sanitarie e dei dispositivi medici la raccolta e lo stoccaggio dei rifiuti differenziati il trasporto del materiale biologico ai fini diagnostici la somministrazione dei pasti e delle diete la sorveglianza delle fleboclisi conformemente alle direttive del responsabile dell’assistenza infermieristica od ostetrica o sotto la sua supervisione
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L’inserimento dell’OSS nell’Organizzazione
Si precisa infatti che l’OSS: Opera in quanto può agire in autonomia; Coopera in quanto svolge solo parte dell’attività alle quali concorre con altri professionisti Collabora in quanto svolge attività su precisa indicazione dei professionisti Questa classificazione ci fa capire che quando più l’OSS esce fuori dall’ambito autonomo tanto meno risponde del suo agire professionale, in particolar modo al terzo punto dove l’operatore è chiamato a essere una sorta di lunga mano del professionista
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L’approccio assistenziale olistico/globale alla persona e ai suoi bisogni:
la relazione d’aiuto
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Salute, malattia e disagio
SALUTE = stato di benessere fisico e psichico dell’organismo umano, derivante dal buon funzionamento di tutti gli organi e gli apparati. “Benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia” (OMS) MALATTIA = stato patologico per alterazione della funzione di un organo o di tutto l’organismo; alterazione dello stato di salute. DISAGIO = privazione, sofferenza; scarsità o mancanza di cose necessarie.
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SALUTE concetto più ampio che riguarda la dimensione:
FISICA: è la parte più tangibile della salute, riferita al funzionamento del “”sistema organismo”; PSICHICA: è la capacità di costruire, elaborare ed articolare il pensiero in modo coerente; EMOTIVA: è la capacità di gestire con equilibrio le emozioni e di farle interagire senza scompensi tra loro;
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SALUTE concetto più ampio che riguarda la dimensione:
RELAZIONALE: è la capacità di interagire con equilibrio con altri individui e con l’ambiente; SPIRITUALE: è strettamente connessa al sistema di valori che caratterizza il modo di concepire l’esistenza; SOCIALE: si tratta di una dimensione importante e fortemente condizionante, perché non si può ritenere e mantenere “sano” un individuo in un contesto sociale malato di problemi sanitari, economici, politici, culturali, ambientali, etnici e altro.
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SALUTE: diritto fondamentale di ogni essere umano senza distinzione di razze, religione, credo politico, condizione economica e sociale. La salute di tutti i popoli è fondamentale per il raggiungimento della pace e della sicurezza e dipende dalla più ampia cooperazione degli individui e degli Stati. Lo sviluppo disuguale nella promozione della Salute e controllo delle malattie, specialmente quelle trasmissibili, rappresenta un serio pericolo per noi tutti.
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SALUTE condizione legata alla disfunzione di una o più dimensioni considerate
Pensare al concetto ampio e completo di SALUTE sottolinea la necessità di un approccio “olistico”alla persona e ai problemi che può presentare nelle diverse fasi e in diversi momenti della propria vita
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SALUTE PER TUTTI NELL’ANNO 2000 O.M.S.
Assicurare alle popolazioni l’equità nei confronti della salute; Aggiungere vita agli anni quindi salute alla vita ; Aggiungere anni alla vita aumentandone la speranza di vita media. SI INTRODUCE IL CONCETTO DI QUALITA’ DELLA VITA
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L’esperienza della malattia
È una delle più critiche per una persona non ne controlliamo i fattori scatenanti, riduce la nostra libertà ed autonomia, ci avvicina all’esperienza del dolore e della sofferenza prefigura la possibilità della morte.
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L’esperienza della malattia
Medico ieri = figura con un elevato prestigio potere magico Medico oggi = professionista le cui capacità derivano dalla preparazione personale e dal progresso scientifico e tecnologico L’operatore socio-sanitario può giocare nella relazione col paziente un importante ruolo.
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Cosa significa “approccio assistenziale olistico/globale alla persona e ai suoi bisogni” ?
OLISTICO dal greco HOLOS significa: tutto, intero, totale, interamente. La malattia non è qualcosa che interessa principalmente un organo o un apparato ma un evento che interessa l’uomo nel suo insieme.
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La qualità della vita Ogni valutazione della qualità della vita deve prendere in considerazione diversi aspetti: lamentele fisiche, disagio psicologico, interazione sociale, stato funzionale, soddisfacimento per le cure mediche.
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IL SAPER ESSERE … IL SAPERE … IL SAPER FARE … IL SAPER ESSERE
L’ APPRENDIMENTO DI NUOVE CONOSCENZE … IL SAPERE L’APPLICAZIONE DELLE COMPETENZE … IL SAPER FARE LO SVILUPPO DELLE CAPACITA’ RELAZIONALI … IL SAPER ESSERE
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La relazione di aiuto LA RELAZIONE PRESUME UN QUALCHE CONTATTO CHE GIÀ SI AVEVA, O UN NUOVO ENTRARE IN CONTATTO. L’AIUTO PRESUME CHE QUALCUNO ABBIA BISOGNO E ALTRI POSSANO FORNIRE UNA RISPOSTA A QUEL BISOGNO. QUESTA SEMPLICITÀ È IN MOLTE DELLE NOSTRE AZIONI QUOTIDIANE.
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La relazione d’aiuto Si sviluppa a partire da una domanda di aiuto alla base della quale c’è una condizione di disagio, sofferenza e limitazione È caratterizzata da asimmetria di ruolo, diverso grado di responsabilità e reciprocità
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La relazione di aiuto Si ha una relazione di aiuto quando vi è un incontro fra due persone di cui una si trova in condizioni di sofferenza/confusione/conflitto/disabilità/ malattia (rispetto a una determinata situazione o a un determinato problema con cui è a contatto e che si trova a dover gestire) ed un’altra persona invece dotata di un grado “superiore” di adattamento/ competenze/abilità, rispetto a queste stesse situazioni o tipo di problema. Se fra queste due persone si riesce a stabilire un contatto (una relazione) che sia effettivamente di aiuto allora è probabile che la persona in difficoltà inizi qualche movimento di maturazione/ chiarificazione/miglioramento/apprendimento che la porti ad avvicinarsi all’altra persona (assorbendone per così dire le qualità e le competenze) o comunque a rispondere in modo più soddisfacente al proprio ambiente ed a proprie esigenze interne ed esterne.
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La relazione di aiuto Molte relazioni amicali, familiari, di vicinato, sono quindi relazioni di aiuto, ma possono esserlo anche molte relazioni a carattere professionale (infermiere-persona, medico-paziente, insegnante-studente, operatore-cliente), oltre a quelle sviluppate da psicologi, psicoterapeuti, counselor. Un insegnante può essere colto, un medico o un OSS preparato, ma la riuscita della terapia, dell'insegnamento, ecc, dipende dalla qualità del rapporto instaurato con gli interlocutori più che dal bagaglio tecnico-conoscitivo. L’aiuto può assumere varie forme: ascoltare, informare, insegnare, essere vicini, non lasciare soli, condividere.
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La relazione di aiuto Il professionista sanitario che mette in atto una relazione di aiuto deve possedere la consapevolezza del processo ed il controllo dello stesso, padroneggiando razionalmente “abilità” che sono un tutt’uno con ciò che si è. Infatti, una preparazione inadeguata dell’operatore determina l’incapacità di ascoltarsi e di ascoltare l’altro, requisito indispensabile per realizzare un processo di ascolto efficace. Alla luce di quanto esposto possiamo affermare che la pratica della relazione di aiuto presuppone un faticoso focus personale centrato sul sé, coniugato sull’acquisizione di abilità specifiche e di una complessa padronanza tecnica. Per chi la esercita è necessaria una seria formazione nel percorso formativo (formazione continua).
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La relazione di aiuto Poiché l’efficacia del rapporto è strettamente connessa alla reciprocità della relazione ed al soddisfacimento dei bisogni di entrambi i soggetti (operatore e persona assistita), di aiutare e di essere aiutato, analizziamo brevemente le teorie psicologiche del legame attaccamento-accudimento: • Teoria psico-biologica dell’apprendimento (Bowlby); • Teoria dei bisogni (A.Maslow); • Modello dell’attaccamento-accudimento.
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La relazione di aiuto Teoria psico-biologica dell’apprendimento (Bowlby) Il bambino è sollecitato a costruire una relazione con l’adulto per ottenere una base sicura; il legame di attaccamento ha la funzione di: 1) garantire il benessere dell’individuo; 2) proteggere dai pericoli ambientali; 3) favorire la sopravvivenza data la vicinanza del piccolo con la madre. Secondo questa teoria le prime relazioni di attaccamento, in genere con la madre, divengono il prototipo e i modelli operativi delle successive relazioni affettive. L’attaccamento non è dunque un processo che si esaurisce nella prima infanzia, ma caratterizza l’essere umano dalla nascita alla morte. L’adulto che ha sperimentato relazioni segnate da incostanza e scarsa comprensione appare vittima del passato e di bisogni affettivi insoddisfatti. Gli adulti evitanti sono poco disponibili affettivamente, non sanno offrire esperienza di calda intimità poiché non l’hanno mai sperimentata.
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La relazione di aiuto Teoria dei bisogni (A.Maslow)
• Nel bambino sussistono bisogni psicologici primari (es. sicurezza, protezione) importanti quanto il bisogno di nutrimento/calore. • Vi sarebbe il bisogno primario di stare in contatto con un essere umano e di attaccarsi ad esso indipendentemente dal bisogno di nutrimento/calore fisico.
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BISOGNO “condizione che esprime mancanza totale o parziale, o carenza di uno o più elementi - fame, sete, movimento, fede, affetti, comunicazione, ecc. – che costituiscono e caratterizzano le diverse dimensioni dalle quali dipende l’essere sano”
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BISOGNI FONDAMENTALI SECONDO MASLOW
BISOGNI DI AUTOREALIZZAZIONE BISOGNI DI STIMA BISOGNI DI APPARTENENZA BISOGNI DI SICUREZZA BISOGNI FISIOLOGICI respirare – alimentarsi – idratarsi – mantenere la T.C. – muoversi – eliminazione – igiene – riposo e comunicazione
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La relazione di aiuto Modello dell’attaccamento-accudimento
• È l’esigenza comune nel mondo animale, quindi nel genere umano, di instaurare e mantenere un legame con un altro individuo, di solito di genere femminile. • Comporta l’assunzione della posizione speculare di essere accudito e di accudire qualcuno, con il duplice ruolo di accudito e di persona accudente. • Nell’età adulta i meccanismi dell’attaccamento riemergono in particolare quando l’individuo avverte la propria vulnerabilità con sensazione di minaccia all’equilibrio fisico/psichico (malattia, trauma emotivo, carenza affettiva ecc.). • L’evento-malattia comporta nuovi adattamenti, una nuova identità di persona malata, modifiche obbligatorie delle abitudini di vita (es. ospedalizzazione), dipendenza in vari gradi dall’operatore che si prende cura del paziente.
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LA RELAZIONE PROFESSIONALE OSS/UTENTE
La comparsa di una malattia determina una crisi nell'esistenza della persona colpita e di chi lo assiste. Si tratta di conseguenze psicologiche e sociali, a volte di lunga durata, spesso trascurate da chi è impegnato a dare il massimo sul versante delle cure tecnico-sanitarie. Depressione, disperazione, carenza di motivazione al trattamento… sono sintomi che influiscono negativamente sui risultati del trattamento. Le moderne unità di riabilitazione comprendono, nel loro team interprofessionale, la figura dello psicologo, deputato a fornire un sostegno specifico ai pazienti e alle famiglie in difficoltà. Ma non basta. Occorre che tutto il setting riabilitativo sia orientato a sostenere emotivamente il paziente e i caregivers. Per questo sarà compito di tutti gli operatori professionali improntare il proprio approccio al malato instaurando una relazione d'aiuto.
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Le tecniche di facilitazione
Il professionista sanitario può gestire gli atteggiamenti regressivi del paziente verso il recupero e la guarigione mediante tecniche di facilitazione: • Il suggerimento: serve per indirizzare e fornire modelli di comportamento. • I rinforzi: per stimolare un soggetto ad acquisire comportamenti adattivi tramite un programma di intervento riabilitativo. • Il tutoring: sollecitare interazioni di auto-mutuo-aiuto in un gruppo di pari. • L’accoglienza empatica nella comunicazione intersoggettiva.
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Funzioni e competenze dell’OSS nella relazione di aiuto
• Strumento protesico: situazioni di riaddestramento allo svolgimento delle attività quotidiane. • Fonte d’informazione: collocazione nel tempo, spazio e storia personale. • Fonte di stimolazione: in presenza di inerzia, apatia, demotivazione, scarso interesse per l’ambiente circostante da parte del paziente. • Capace di: prevenire/valutare/contenere sintomi comportamentali quali aggressività, agitazione psicomotoria, che ostacolano il processo di autonomia. • Capace di: prendere decisioni, proponendo alternative rispetto alle scelte stereotipate del paziente. • Fonte di feed-back: se il paziente non è capace di valutare le ripercussioni sugli altri delle proprie manifestazioni verbali e comportamentali. • Fonte di gratificazione/frustrazione: in un rapporto educativo in cui il paziente è riaddestrato a riacquisire la maggiore autonomia possibile.
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Il comportamento dell'operatore verso la persona
L'osservazione dell'operatore non si focalizza sui deficit, ma sulle capacità residue in modo da potenziarle e rafforzarle; un clima positivo, sereno, ispirato alla fiducia nelle capacità del soggetto ha lo scopo di incoraggiare gli sforzi, i tentativi di progredire, di andare avanti, favorendo l'iniziativa e la libera espressione. La persona, in questo modo, si percepisce come parte attiva diventando compartecipe del proprio itinerario di recupero; non farsi illusioni e non crearne; la persona va considerata e accettata per quello che è e non per quello che dovrebbe essere, con i suoi pregi e i suoi deficit, aiutandola a scoprire le sue qualità e a saperle valorizzare; porre la persona nelle condizioni migliori per raggiungere il massimo della sua autonomia nel rispetto e nella considerazione del suo disagio.
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Tratti relazionali da sviluppare per instaurare una corretta "relazione d'aiuto"
Orientamento sull'Altro, sul Sè e sulla relazione; diffusa responsabilizzazione e controllo delle dinamiche proiettive; atteggiamento empatico; sa modulare l'asimmetria ("insieme possiamo trovare alcune soluzioni al problema"); apertura del Sè ("esplicito in maniera chiara, completa e congruente quanto sento"); uso di messaggi diretti, sollecitanti, ma mai minacciosi; comunicazione chiara, completa e congruente; induce curiosità, apre questioni, accetta e stimola punti di vista diversi; ricerca le differenze, riconosce nel disequilibrio l'inizio di nuovi equilibri; apre e responsabilizza; autoironizza; inibisce il gregarismo, sollecitando l'Altro al protagonismo; ascolta e modula la relazione rispettando i sentimenti dell'Altro; conduce e si lascia condurre; accetta e sfrutta le valutazioni negative.
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- rispetto e incoraggiamento
LA RELAZIONE D’AIUTO è promuovere il benessere di entrambe le parti. Dare Ricevere Dare e ricevere: - emozioni - sentimenti - rispetto e incoraggiamento
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Nel lavoro con i malati e le loro famiglie ci troviamo ad affrontare pensieri, memorie, sentimenti e problemi irrisolti della nostra vita. Come operatori professionali dovremmo abituarci a osservare le nostre reazioni, i nostri sentimenti verso utenti e pazienti, piuttosto che porre una membrana impermeabile fra comportamenti professionali e comportamenti personali. Concentrandoci sui bisogni dell’utente possiamo non pensare al fatto che tutti, prima o poi dobbiamo affrontare il lutto, la disabilità e la morte.
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Riflettiamo sulla differenza che c’è tra
· curare · prendersi cura Conoscere ed imparare a far fronte non solo alle emozioni dell’assistito ma anche alle proprie
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L’importanza di interrogarsi …
Cosa mi ha spinto a scegliere questa professione? Cosa ne pensano le persone a me care? … e ancora … Quali sono i miei limiti personali rispetto a questo lavoro? Quali sono i miei punti di forza? Quali sono i limiti esterni di questo lavoro?
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Conoscere le proprie motivazioni personali
“SE NON ABBIAMO CURA DI NOI STESSI, NON POSSIAMO AVERE CURA DEGLI ALTRI” (GAYLIN, 1981)
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Conoscere le proprie motivazioni personali….
È giusto avere, oltre a delle motivazioni altruistiche, anche delle motivazioni di tipo “egoistico” È giusto “divertirsi” durante il proprio lavoro (è possibile fare un lavoro estremamente serio e trovare piacere nel farlo). È giusto avere delle motivazioni disinteressate, come il desiderio di poter migliorare un po’ la vita delle persone. Tratto da: “Io, operatore sociale”, Erickson, 1993
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Conoscere le proprie motivazioni personali
Non è giusto lavorare con le persone in difficoltà perché questo ci fa sentire “bravi” o perché crediamo che la gente ci giudicherà bene per questo. Qualunque cosa facciamo dobbiamo farla perché noi lo vogliamo, non perché qualcun altro se lo aspetta da noi. Tratto da: “Io, operatore sociale”, Erickson, 1993
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Conoscere i propri limiti
Non possiamo essere in grado di rispondere a tutto e probabilmente non abbiamo nemmeno un’adeguata conoscenza di tutti i problemi È evidente che commetteremo degli errori Commettere errori è legittimo Non è accettabile ripetere continuamente il medesimo errore È giusto e auspicabile chiedere aiuto quando non sappiamo cosa fare
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Limiti personali Non possiamo voler bene a tutte le persone che dovremmo aiutare (a volte non ci sono nemmeno simpatiche) Non potremo riuscire a “salvare”tutti Il tempo non è mai sufficiente Vi saranno sempre delle situazioni legate al lavoro e alle persone con cui lavoriamo che causeranno forti reazioni emotive Non è detto che si debba lavorare nello stesso posto per tutta la vita Tratto da: “Io, operatore sociale”, Erickson, 1993
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Limiti esterni La struttura e l’organizzazione Personale insufficiente
Finanziamenti limitati Burocrazia e tempi Disposizioni ministeriali …
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Questione di … equilibrio
In qualunque tipo di lavoro vi sono vantaggi e svantaggi, momenti ricchi di gratificazione e altri meno entusiasmanti. Ognuno di noi, nel contraddistinguere questi momenti, è diverso. È importante sapere come gratificazione e sacrificio devono equilibrarsi. La difficoltà non è quella di capire se siamo o non siamo contenti del nostro lavoro ma riconoscere quei fattori specifici che fanno la differenza tra chi è professionalmente soddisfatto e chi no (posizione o professione diversa) All’insoddisfazione contribuiscono sia poche gratificazioni che troppi sacrifici (ripercussioni sulla sua vita privata <-> timbro del cartellino). Ecco perché è così importante trovare un equilibrio tra vita professionale e vita privata!!
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I MECCANISMI DI DIFESA NELLA RELAZIONE D’AIUTO
I pazienti da un lato e l'équipe curante dall'altro mettono in atto meccanismi difensivi complementari; I primi, a causa della completa dipendenza che provano, ricorrono a dinamiche regressive, accompagnate dalla negazione di alcuni aspetti della realtà che vivono. Gli operatori dal canto loro utilizzano meccanismi quali la razionalizzazione e l'isolamento, per far fronte alla tensione, ai rischi e in qualche caso all’impotenza.
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I MECCANISMI DI DIFESA NELLA RELAZIONE D’AIUTO
Non sempre è facile utilizzare al meglio modelli relazionali adeguati e dare al paziente quel contatto autentico e profondo di cui ha bisogno. La difficoltà è legata anche al sovraccarico emotivo che accompagna patologie particolarmente gravi. È il caso ad esempio dei pazienti oncologici, con i quali spesso, per evitare una verità troppo pesante, si dà la preferenza al piano biologico, si preferisce il distacco, il silenzio, dimenticando che molte volte il distacco e il silenzio si popolano di fantasmi peggiori della verità.
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I MECCANISMI DI DIFESA NELLA RELAZIONE D’AIUTO
Un rapporto "non evitante" può stabilirsi se gli operatori, per primi, hanno avuto modo di elaborare le loro ansie e paure. Talora la difficoltà può essere causata dalle problematiche psicologiche dell'operatore. Alcuni si sentono a loro agio solo con pazienti molto dipendenti e non tollerano la loro autonomia, che percepiscono come protesta o tradimento. Altri mostrano un rifiuto inconscio per certe situazioni e riescono ad affrontarle solo oggettivandole e negandone il risvolto affettivo: il paziente viene così distanziato e considerato esclusivamente un caso clinico. Altre modalità difensive messe in atto, inconsciamente, dall'operatore sono: quella di separare assistenza e decisioni terapeutiche; di tenere lontani i familiari (che vivono angoscia e percorsi speculari a quelli dei pazienti) cercando una "sterilizzazione emotiva".
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IL RISCHIO DI BURN-OUT Si è evidenziato come queste manovre difensive, "utili" agli operatori in tempi brevi in quanto possono ridurre nell'immediato la sofferenza, sono negative per il paziente, e, nei tempi lunghi, anche per gli operatori stessi.
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Che cos’è il burn out? La carica emotiva mai elaborata emerge sotto forma di ansia, depressione, inadeguatezza, stanchezza, irritabilità, apatia, disimpegno, noia, reazioni negative, che rappresentano un'esperienza sintomatica di uno stato di stress che, come fase ultima di un processo difensivo reattivo, può assumere le caratteristiche di una vera e propria sindrome, quella da burn out.
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Che cos’è il burn out? Il termine burn out (bruciato, scoppiato) nel giornalismo sportivo descriveva il brusco calo di rendimento di un atleta dovuto al venire meno degli stimoli motivazionali. Con tale termine si indica una sindrome tipica delle relazioni di aiuto caratterizzata da un distacco emotivo rispetto agli assistiti e dalla perdita di interesse per il proprio lavoro.
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Si distinguono quattro fasi:
dell'entusiasmo idealistico e delle nobili aspirazioni; dello stress lavorativo, in cui si avverte un progressivo squilibrio tra richieste e risorse (soprattutto emotive); di esaurimento, in cui si comincia a pensare di non aiutare realmente nessuno, e in cui compare la tensione emotiva, l'irritabilità, l'ansia; della conclusione difensiva o dell'alienazione, con totale disinvestimento emotivo nel lavoro, apatia, rigidità e cinismo.
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Tratti caratteriali che predispongono al burn out
ansia nevrotica, propria di quelle persone che si pongono mete eccessive e che si puniscono se non le raggiungono, uno stile di vita attivo, competitivo, in lotta con il tempo, la rigidità, cioè l'incapacità di adattarsi alle richieste sempre mutevoli dell'ambiente esterno; l'introversione.
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COME PREVENIRE IL BURN OUT?
Prevedere come obiettivo formativo l'acquisizione di maggiori competenze relazionali. Gruppi di supporto. La loro costituzione permette di migliorare la comunicazione sui problemi della propria attività e della loro gestione, aumentare l'autostima, ridurre il senso di isolamento e le tensioni emozionali non necessarie. Riunioni ed incontri periodici: favoriscono un senso di appartenenza al gruppo, offrono l'opportunità di scambiare opinioni, consigli pratici e permettono di migliorare la comunicazione.
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E per concludere… “Siate come volontari in una spontanea
le riflessioni di Victor Frankl: “Siate come volontari in una spontanea RELAZIONE di AIUTO quando aiutate, ma poi togliete l’aspetto pubblico e spettacolare dell’intervento e fate sempre come se foste nello spazio privato e proprio della casa della persona che aiutate: lo spazio per prendersi cura con professionalità, ma che mai perde l’entusiasmo di chi lo fa per il semplice e disinteressato amore e benessere dell’altro”.
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Bibliografia R.Cafiso,M.G.Cannizzo,G.Sampognaro,Un aiuto a chi aiuta, Psicologia Contemporanea,Novembre-Dicembre 1996,nr.138,pp Monformoso P. (2007) Professioni sanitarie e relazioni di aiuto. Evangelista L. (2006) Orientamento, counseling, relazione di aiuto. Farneti R. (2001) Aiutiamo ad aiutare. B.Genevay,R.Katz,Le emozioni degli operatori nella relazione di aiuto, Trento, Erickson, 1998. F.Manara ,Eventi stressanti e scelta di malattia, Brescia,La Ginestra,1991.
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DELEGA E ATTRIBUZIONE ( )
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ATTUAZIONE La delega La delega di autorità si verifica quando un soggetto(il delegante) conferisce ad un soggetto (il delegato) l’incarico di eseguire una prestazione che rientra nella responsabilità del primo. Il delegato assume la responsabilità per l’esecuzione del lavoro nei confronti del superiore delegante; questi però rimane responsabile per l’effettivo assolvimento di tutti i suoi compiti, compresi quelli di cui ha affidato ad altri l’esecuzione. [Zerilli Fondamenti di direzione ed organizzazione aziendale] Trasferimento di responsabilità per l’esecuzione di un’attività…. pur rimanendo responsabile dei risultati finali [American Nurses Association, 1995]
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La delega può assumere forme diverse:
ATTUAZIONE La delega Trasferimento ad un individuo competente dell’autorità di esecuzione un’attività infermieristica in una situazione selezionata [National Councilof State Boards of NUrsing, 1995] Attraverso la delega il delegante trasferisce al delegato soltanto dei propri poteri, conservandone la titolarità. La delega può assumere forme diverse: Permanente: cioè affidata al delegato in modo continuativo Temporanea: conferita per una missione specifica in un tempo determinato Piena: si riferisce all’assolvimento di un compito intero
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ATTUAZIONE La delega Parziale: riguarda un particolare aspetto di un compito Singola: se è conferita ad una sola persona Congiuntiva: quando è conferita a due o più persone perché attendano congiuntamente ad uno stesso incarico Collettiva: conferita da parte di due o più persone [Terzuolo G. la responsabilità giuridica e professionale dell’infermiere, 1992] È chiaro che il processo di delega è impegnativo e non si può gestirlo istituzionalmente su tutto è necessario avere in mente quali sono le cose importanti da presidiare in reparto. La delega è una faccia della medaglia l’altra faccia è la supervisione Supervisione attività di chi sovrintende alla realizzazione di un opera Devoto Oil controllare e formare costantemente
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i 5 criteri o 5 le G della delega
ATTUAZIONE i 5 criteri o 5 le G della delega 1. Il GIUSTO compito Cioè un’attività ritenuta appropriata in base alle condizioni dell’utente, alla complessità del compito, alla capacità del delegato ed alla qualità della supervisione che l’infermiere deve garantire. (Nurs Management ’99) È possibile delegare solo quando questo atto venga fatto con sicurezza sia per l’utente che per l’operatore. (Delegation alert. AmJ Nurs’98) 2. Le GIUSTE circostanze. La valutazione non va limitata al paziente ma si deve tener conto anche delle circostanze, dei materiali disponibili , dell’ambiente oltre che dei regolamenti e delle politiche aziendali 3.Le GIUSTE persone si deve tener conto del livello di preparazione della figura a cui si delega l’attività, ma anche del livello del singolo operatore
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i 5 criteri o 5 le G della delega all’OSS
ATTUAZIONE i 5 criteri o 5 le G della delega all’OSS 4.Le GIUSTE istruzioni e al buona comunicazione Una comunicazione efficace, cioè messaggi chiari e precisi (cosa fare, come, perché, in che tempi, quando chiedere consulenza…) ed un ascolto attento, sono la base del successo della delega 5.La GIUSTA supervisione La pratica della supervisione si è sviluppata contestualmente ad una cultura della complessità: le certezze sulle pratiche codificate e routinarie si vanno sempre più integrando con una cultura del dubbio, dell’incertezza, del “dipende”. La supervisione è quindi una pratica che nasce laddove le mansioni, distinzioni rigide nell’operare, le procedure, vengono inserite in un contesto che richiede flessibilità, scambio, integrazione, delega. Questi processi infatti richiedono un supporto, un controllo all’interno di un rapporto formativo e di alleanza lavorativa tra operatori
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ATTUAZIONE La delega non deve privare l’infermiere del contatto con il paziente: l’infermiere deve concentrare l’attenzione sulle risposte del paziente, non sulle tecniche, ed imparare a conoscere ed interpretare gli indizi e i segni clinici Le variabili da considerare in un processo di delega sono: La legge Dopo aver valutato il paziente e pianificato l’assistenza si possono delegare alcune attività, rimanendo responsabili della valutazione finale. È importante definire cosa sia esclusivo dell’infermiere (profilo professionale, codice deontologico, percorso formativo) e che cosa può fare il professionista delegato (es. O.S.S.) Il regolamento del servizio o dell’U.O. (job description) descrive quello che ci si aspetta che il personale faccia tenendo conto anche delle regole specifiche sugli standard di assistenza, più sono chiari gli standard meno c’è bisogno di regolamenti
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ATTUAZIONE La conoscenza del profilo dell’operatore non è sufficiente: non garantisce che la persona abbia sufficiente addestramento ed abilità per eseguire un’attività in modo competente e sicuro (Delegation and supervisio outside the hospital. Am J Nurs ’99) [importante è anche il possesso di tecniche della comunicazione e capacità decisionali: l’OSS infatti deve decidere quando chiamare l’infermiere, o riferire alcune informazioni, o riconoscere situazioni di possibile rischio per il paziente] Non è corretto delegare attività che prevedano valutazioni critiche, o la scelta tra più alternative. Se la scelta va fatta in base alla valutazione delle condizioni del paziente, in particolare quelle cliniche, deve essere l’infermiere a intervenire
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Delega No------------ Attribuzione di attività
ATTUAZIONE Delega No Attribuzione di attività Padovan Monica [l’integrazione con le figure di supporto] All’OSS attribuiamo attività che sono proprie del suo profilo: in questo senso è più appropriato parlare di attribuzione piuttosto che di delega “parlare di delega significa far ricorso ad uno strumento inadeguato, se non altro perché la giurisprudenza ha stabilito che per aversi la effettiva trasferibilità di funzioni da un soggetto ad un altro, la delega deve essere scritta, effettiva e deve comportare il reale trasferimento di poteri decisionali al delegato, con conseguente necessità del delegante di controllare, ma di non ingerirsi nell’attività del delagato” del tutto impensabile che l’infermiere non possa interagire nell’attività dell’operatore di supporto, e che ogni attività sia formalizzata con uno scritto Luca Benci “l’OSS autonomia, rapporti con i professionisti e responsabilità giuridica” Rivista Diritto Professioni Sanitarie, 2001; 4(3):
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Attività attribuibili, dunque e non delegabili
ATTUAZIONE Risulta difficile pensare a un’organizzazione gestita sulla base della delega, più interessante appare il concetto di collaborazione contenuto nella normativa francese dedicato alla regolamentazione della figura dell’infermiere e di quella di supporto [Décret n du 5 marzo ’93 relatif aux actes professionnels ed à l’exercice de la profession d’infirmier] La soluzione deve essere trovata anche in questo caso, nei piani di di lavoro, che devono individuare “le attività attribuibili all’OSS sulla base dei criteri della bassa discrezionalità e dell’alta riproducibilità della tecnica utilizzata” Attività attribuibili, dunque e non delegabili
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Delega No------------ Attribuzione di attività
ATTUAZIONE Delega No Attribuzione di attività Padovan Monica [l’integrazione con le figure di supporto] Nel profilo dell’OSS viene ribadito che l’OSS “in base alle proprie competenze e in collaborazione con altre figure professionali, sa attuare i paini di lavoro…. È in grado di utilizzare metodologie di lavoro comune (schede, protocolli….) È importante strutturare una organizzazione nella quale l’infermiere mantenga la regia del processo assistenziale, l’identificazione critica dei bisogni, la pianificazione dell’assistenza e la valutazione del risultato, avvalendosi della collaborazione della figura di supporto
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ATTUAZIONE Delega No Attribuzione di attività
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ATTUAZIONE Delega No Attribuzione di attività
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ATTUAZIONE Delega No Attribuzione di attività
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ATTUAZIONE Delega No Attribuzione di attività
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RUOLO E FUNZIONI DELLE FIGURE PROFESSIONALI CHE OPERANO NEI SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI
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INFERMIERISTICHE E OSTETRICHE
TECNICO SANITARIE PREVENZIONE RIABILITAZIONE
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Figure Sanitarie non Mediche
La Legge 10 agosto 2000, n. 251 “Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione di ostetrica.
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autonomia Figure sanitarie Infermiere
Infermiere generico (figura non più formata) Ostetrica Fisioterapista ….. Figure tecnico – sanitarie OSS OSS con formazione complementare OTA autonomia
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INFERMIERISTICHE E OSTETRICHE
Infermiere; Ostetrica/o; Infermiere pediatrico;
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FIGURE TECNICO-SANITARIE Area tecnico-diagnostica Area tecnico-assistenziale
Tecnico audiometrista Tecnico sanitario di laboratorio biomedico Tecnico sanitario di radiologia medica Tecnico di neurofisiopatologia Tecnico ortopedico Tecnico audioprotesista Tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare Igienista dentale Dietista
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Figure della Riabilitazione
Podologo Fisioterapista Logopedista Ortottista-assistente di oftalmologia Terapista della neuro- e psicomotricità dell’età evolutiva Tecnico della riabilitazione psichiatrica Terapista occupazionale Educatore professionale
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Figure della Prevenzione
Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro Assistente sanitario
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Figure di riferimento in ambito sanitario
Fisioterapista Tecnico sanitario di radiologia medico Tecnico di laboratorio biomedico Dietista
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FISIOTERAPISTA Elabora interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità Pratica attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie Propone l’adozione di protesi e ausili, ne addestra all’utilizzo e ne verifica l’efficacia Svolge attività di studio didattica e consulenza professionale
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TECNICO SANITARIO DI RADIOLOGIA MEDICA
Autorizzato ad espletare indagini e prestazioni radiologiche Svolge in via autonoma dopo prescrizione medica tutti gli interventi che richiedono l’uso di radiazioni ionizzanti, di energie termiche, ultrasoniche, di risonanza magnetica nucleare, e interventi per la protezionistica fisica e dosimetrica È responsabile del corretto funzionamento delle apparecchiature a lui affidate
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TECNICO DI LABORATORIO BIOMEDICO
Svolge attività di laboratorio di analisi e di ricerca relative ad analisi biomediche e biotecnologiche e in particolare di biochimica , microbiologia e virologia, di farmacotossicologia, di immunologia, di patologia clinica, di ematologia, di citologia ed istopatologia.
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DIETISTA Competente per tutte le attività finalizzate alla corretta applicazione dell’alimentazione e della nutrizione ivi compresi gli aspetti educativi e di collaborazione all’attuazione delle politiche alimentari, nel rispetto della normativa vigente.
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LE PRINCIPALI FIGURE PROFESSIONALI DI RIFERIMENTO PER L’OSS
AMBITO SANITARIO INFERMIERE OSTETRICA AMBITO SOCIALE L’ASSITENTE SOCIALE
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ELEMENTI DI BASE DELL’ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI: DEFINIZIONE, SCOPI, STRUTTURA E PROCESSI
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CONCETTO DI ORGANIZZAZIONE
“è un insieme ordinato di attività che servono a raggiungere un certo obiettivo, un certo scopo”
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CONCETTO DI SISTEMA QUINDI
Indica un insieme di soggetti collegati tra loro ed interdipendenti; es. insieme di professionisti che lavoro in una stessa equipe/organizzazione di lavoro; QUINDI Un sistema esiste proprio perché si basa su di un’organizzazione cioè “un insieme ordinato di regole, norme, schemi, indirizzati ed orientati al raggiungimento di un certo scopo e/o obiettivi”
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CARATTERISTICHE ESSENZIALI DI UNA ORGANIZZAZIONE
Suddivisione del lavoro fra più persone “in base alle professionalità, delle competenze, del livello funzionale”: La presenza di un centro di direzione, di coordinamento, di responsabilità;
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CARATTERISTICHE ESSENZIALI DI UNA ORGANIZZAZIONE
Un organizzazione è: efficace – se raggiunge gli scopi previsti/programmati; buon rapporto tra risultati raggiunti e previsti;
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CARATTERISTICHE ESSENZIALI DI UNA ORGANIZZAZIONE
Un organizzazione è: efficiente – non sprecare risorse umane e materiali; Cioè a parità di risultati ottenuti, una organizzazione efficiente è quella che ha utilizzato meno risorse;
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STRUTTURA ORGANIZZATIVA
COMPITO Insieme di attività elementari, collegate tra di loro e necessarie per svolgere una certa attività; MANSIONE se uniamo un insieme di compiti di una persona otteniamo la Mansione In ogni attività esiste un mansionaro, cioè un manuale in cui sono indicati i compiti di ciascuno, in relazione “all’inquadramento” ossia contratto di lavoro:
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ORGANO Tutte le persone che hanno le stesse mansioni nella stessa impresa; Definiamo “organo” l’insieme delle persone che svolgono le stesse mansioni, es. area sanitaria “Infermiere, OSS, Medico, Assistente Sociale”
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STRUTTURA ORGANIZZATIVA
PROCESSES RESOURCES OUTCOMES { HUMAN STRUCTURAL TECHNOLOGICAL ENVIRONMENT Nurse Staffing (Level and ability) Support Staffing PATIENTS CARING ACTIVITY { NURSING PROCESS NURSING VIGILANCE Support services CURE ACTIVITY STAFF CARING ACTIVITY CURE ACTIVITY INPUT PROCESS OUTPUT MEDICAL SUPPORT ACTIVITY DIRECT INDIRECT GORDON’S FUNCTIONAL HEALTH PATTERNS ADVERSE EVENTS PREVENTION Failure to rescue Etc LOVE SAFETY PHYSIOLOGICAL
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PROCESSO ORGANIZZATIVO
MODELLO ASSISTENZIALE PATIENTS INPUT PROCESSO ORGANIZZATIVO OUTPUT STAFF
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MODELLO ASSISTENZIALE
PATIENTS Risorse umane Risorse strutturali MODELLO BIOMEDICO BIS.FISIOLOGICI STAFF
152
MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE
MODELLO ASSISTENZIALE PATIENTS realizzazione stima Risorse umane Risorse strutturali MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE sociali sicurezza fisiologici STAFF
153
METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE E SANITARIO
EROGAZIONE DELL’ASSISTENZA
154
SCENARIO PRECEDENTE PAZIENTE MEDICO
INFERMIERE OSTETRICA PAZIENTE MEDICO OP. SOCIALE AUSILIARIO
155
SITUAZIONE RAPPRESENTATA DALLA NORMATIVA VIGENTE
MEDICO INFERMIERE (OTA – OSS) ALTRE PROFESSIONI SANITARIE AUTONOME PAZIENTE PSICOLOGO OP. SOCIALE
156
NELLE STRUTTURE SANITARIE VANNO
RICONOSCIUTE E TIPIZZATE LINEE DI ATTIVITA’ ASSISTENZIALE AFFERENTI ALLE DIVERSE PROFESSIONALITA’ DOTATE DI SPECIFICITA’ ED AUTONOMIA TRA LORO FORTEMENTE E DINAMICAMENTE INTEGRATE AL FINE DI GARANTIRE AL PAZIENTE PRESTAZIONI APPROPRIATE, TEMPESTIVE, QUANTITATIVAMENTE E QUALITATIVAMENTE SODDISFACENTI
157
LINEE DI ATTIVITA’ ASSISTENZIALE
ASSISTENZA MEDICA ASSISTENZA INFERMIERISTICA ASSISTENZA SOCIALE ASSISTENZA PSICOLOGICA PAZIENTE ASSISTENZA ALBERGHIERA
158
STRUMENTI PER LO SVILUPPO DELLA LINEA DI ATTIVITA’
“ASSISTENZA” PROTOCOLLI ……… CARTELLA ……… AMBULATORIO ……… UU.OO. A GESTIONE ………
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AZIENDALIZZAZIONE DELLE STRUTTURE SANITARIE
RIFORMA SANITARIA Dlgs 502/92 e 517/93 e succ. AZIENDALIZZAZIONE DELLE STRUTTURE SANITARIE
160
PRECEDENTE NORMATIVA – LEGGE 833/78 –
COMPETENZE SANITARIE ALLE USL (unità sanitarie locali) FINANZIAMENTO STATALE ALLE REGIONI SULLA BASE DELLA SPESA STORICA
161
PRECEDENTE NORMATIVA – LEGGE 833/78 –
INCAPACE DI CONTROLLARE LA SPESA, CON DEBITO DELLE REGIONI PROGRESSIVAMENTE IN CRESCITA E STATO CHE DEVE ANNUALMENTE RIPIANARE I DEBITI
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PRECEDENTE NORMATIVA – LEGGE 833/78 –
PROBLEMI Spesa sanitaria eccessiva rispetto alle possibilità dello stato; Nessun controllo sulla qualità delle prestazioni; Scarsa accessibilità alle prestazioni.
163
NUOVA NORMATIVA determinazione dei livelli uniformi di assistenza,
Stato: funzione di pianificazione e programmazione nazionale, determinazione dei livelli uniformi di assistenza, determinazione delle quote di finanziamento (pro-capite per assistito). Regione: funzione di pianificazione e programmazione regionale (nel rispetto delle linee di indirizzo generali indicate dal piano sanitario nazionale); definizione dell’assetto organizzativo del servizio sanitario regionale. Aziende Sanitarie: dotate di personalità giuridica pubblica; dotate di autonomia gestionale; funzione di pianificazione e programmazione locale (nel rispetto delle linee di indirizzo generali indicate dal piano sanitario regionale); definizione dell’assetto organizzativo aziendale.
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NUOVA NORMATIVA (documenti)
Stato ……………………………… piano sanitario nazionale (PSN); Regione ………………………… piano sanitario regionale (PSR); ASL ………………………………… piano strategico aziendale ed atto aziendale.
165
FLUSSO DEL FINANZIAMENTO DEL SSN (1) AZIENDE SANITARIE LOCALI
NUOVA NORMATIVA FLUSSO DEL FINANZIAMENTO DEL SSN (1) STATO REGIONI AZIENDE SANITARIE LOCALI (FINANZIAMENTO PER QUOTA CAPITARIA)
166
FLUSSO DEL FINANZIAMENTO DEL SSN (2) AZIENDE SANITARIE LOCALI
NUOVA NORMATIVA FLUSSO DEL FINANZIAMENTO DEL SSN (2) AZIENDE SANITARIE LOCALI AZIENDE CASE di CURA OSPEDALIERE ACCREDITATE (FINANZIAMENTO PER PRESTAZIONI EROGATE) RICOVERI ……………………………tariffa DRG PRESTAZIONI AMB. ………tariffa NOMENCLATORE NAZIONALE
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CESSANO, A DECORRERE DALL’ANNO 2001, ALCUNI TRASFERIMENTI ERARIALI
I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE Dal “Supplemento ordinario al «Bollettino Ufficiale» Regione Umbria” - serie generale - n. 36 del 27 agosto 2003 CON IL D.L.VO 56/2000 CESSANO, A DECORRERE DALL’ANNO 2001, ALCUNI TRASFERIMENTI ERARIALI DALLO STATO ALLE REGIONI, TRA CUI IL FONDO SANITARIO NAZIONALE.
168
I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE
I trasferimenti erariali soppressi sono stati compensati con: •l’aumento dell’addizionale IRPEF, le cui aliquote minima e massima vengono portate rispettivamente da 0,5 per cento a 0,9 per cento e da 1 per cento a 1,4 per cento; •l’aumento della compartecipazione regionale all’accisa sulla benzina, il cui importo viene aumentato da 242 a 250 lire per litro di benzina venduta; •l’istituzione della compartecipazione regionale all’IVA (inizialmente il 25,7 per cento, poi portata al 38,55 per cento dal d.p.c.m. 17 maggio 2001).
169
I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE
Quindi attualmente le fonti di finanziamento della spesa sanitaria sono le seguenti: IRAP; 2) addizionale IRPEF; 3) compartecipazione all’accisa sulla benzina; 4) compartecipazione all’IVA; 5) Fondo Perequativo Nazionale; 6) entrate proprie delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere; 7) eventuali entrate derivanti dalla mobilità sanitaria extraregionale.
170
I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE
Nel caso di superamento del limite di spesa fissato, le Regioni devono integrare il finanziamento ricorrendo all’imposizione di tasse, alla introduzione di ticket o all’adozione di altre misure di razionalizzazione idonee a recuperare nel corso dell’esercizio successivo lo scarto fra risorse assegnate e fabbisogno effettivo.
171
INTRODUCE IL CONCETTO DI RESPONSABILITA’ GESTIONALE
NUOVA NORMATIVA INTRODUCE IL CONCETTO DI RESPONSABILITA’ GESTIONALE
172
RESPONSABILITA’ GESTIONALE
RESPONSABILITA’ PER RISULTATI - SPECIFICA DELLA DIRIGENZA ESSA SI FONDA NON SULLA MANCATA VIOLAZIONE DOLOSA O COLPOSA DEI DOVERI DI UFFICIO (tale ambito riguarda altri tipi di responsabilità: penale, civile, amministrativa) MA SULLA IDONEITA’ E SULLA CAPACITA’ DEI DIRIGENTI A CONSEGUIRE RISULTATI ADEGUATI AI COMPITI LORO AFFIDATI CON CONSEGUENTI POSITIVE IMPLICAZIONI: - SUL BUON ANDAMENTO DELL’AZIONE AMMINISTRATIVA - SULLA CONCRETA REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI ASSUNTI DALLA DIREZIONE AZIENDALE IN SEDE DI PROGRAMMAZIONE DELLE SUE ATTIVITA’
173
LIVELLI DELL’ATTIVITA’ GESTIONALE FASE LIVELLO
PIANIFICAZIONE STRATEGICA AZIENDALE OBIETTIVI STRATEGICI AZIENDALI DIREZIONE AZIENDALE CONTROLLO DI GESTIONE OBIETTIVI DI STRUTTURA DIREZIONE AZIENDALE + DIREZIONI DI STRUTTURA PROGRAMMAZIONE OBIETTIVI DI UNITA’ OPERATIVA DIPARTIMENTI e/o UNITA’ OPERATIVE BUDGET OBIETTIVI + RISORSE
174
CONTROLLO DI GESTIONE INSIEME DI ATTIVITA’ INTERNE ALL’ORGANIZZAZIONE
CON LE QUALI LA DIREZIONE AZIENDALE SI ACCERTA, AI VARI LIVELLI, CHE LA CONDUZIONE DELLE ATTIVITA’ SI STIA SVOLGENDO SECONDO GLI OBIETTIVI, LE STRATEGIE, LE POLITICHE ED I PIANI PRESTABILITI (IN MODO EFFICACE ED EFFICIENTE).
175
EFFICACIA EFFICIENZA OBIETTIVI RAGGIUNTI (obiettivo parziale, output)
OBIETTIVI PRESTABILITI (obiettivo totale, outcome) EFFICIENZA RISORSE IMPEGNATE (input) OBIETTIVI RAGGIUNTI (obiettivo parziale, output)
176
FASI DEL CONTROLLO DI GESTIONE
PROGRAMMAZIONE PREDISPOSIZIONE DEL BUDGET SVOLGIMENTO E MISURAZIONE DELLE ATTIVITA’ REPORTING E VALUTAZIONE
177
BUDGET = STRUMENTO GESTIONALE ELEMENTI DEL BUDGET OBIETTIVI RISORSE
178
CONTABILITA’ ANALITICA
PROCESSO DI BUDGET SI DECIDE QUALI OBIETTIVI RAGGIUNGERE IN UN DETERMINATO PERIODO; SI STABILISCE QUALI E QUANTE RISORSE IMPEGNARE PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI SUDDETTI OBIETTIVI; SI CONTROLLA PERIODICAMENTE IL GRADO DI RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI E L’ENTITA’ DEL CONSUMO DELLE RISORSE. CONTABILITA’ ANALITICA
179
CONTABILITA’ ANALITICA
= COMPLESSO DI RILEVAZIONI SISTEMATICHE E PERIODICHE VOLTE ALLA DETERMINAZIONE DEI COSTI SOSTENUTI E DEI RICAVI REALIZZATI DALLE STRUTTURE AZIENDALI
180
CONTABILITA’ ANALITICA
ELEMENTI FONDAMENTALI PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI CONTABILITA’ ANALITICA SONO: - IL PIANO AZIENDALE DEI CENTRI DI RESPONSABILITA’ E DEI CENTRI DI COSTO; - IL PIANO AZIENDALE DEI FATTORI PRODUTTIVI; - L’IDENTIFICAZIONE DEI PRODOTTI AZIENDALI E DEL LORO VALORE REALE O CONVENZIONALE.
181
CENTRO DI RESPONSABILITA’
GRUPPO DI PERSONE CHE OPERANO PER RAGGIUNGERE UN DETERMINATO OBIETTIVO SOTTO LA DIREZIONE DI UN RESPONSABILE
182
CENTRO DI RESPONSABILITA’
UN CENTRO DI RESPONSABILITA’ E’ COSTITUITO DA UNO O PIU’ CENTRI DI COSTO
183
UNITA’ AZIENDALE ELEMENTARE CHE SVOLGE UNA SPECIFICA ATTIVITA’
CENTRO DI COSTO = UNITA’ AZIENDALE ELEMENTARE CHE SVOLGE UNA SPECIFICA ATTIVITA’ SOTTO IL CONTROLLO DI UN RESPONSABILE. AD ESSA E’ POSSIBILE ATTRIBUIRE IN MODO COMPLETO ED ESCLUSIVO I COSTI DEI FATTORI PRODUTTIVI IMPIEGATI
184
CENTRO DI RESPONSABILITA’ (es.: Unità Operativa Ospedaliera)
CENTRO DI COSTO 2 CENTRO DI COSTO 1 DAY HOSPITAL O DAY SURGERY DEGENZA RICOVERI ORDINARI CENTRO DI COSTO 3 CENTRO DI COSTO 4 AMBULATORI CONSULENZE INTERNE
185
CON UN VALORE ECONOMICO, IMPIEGATO NELLO SVOLGIMENTO DI UN’ATTIVITA’
FATTORI PRODUTTIVI = OGNI ELEMENTO, CON UN VALORE ECONOMICO, IMPIEGATO NELLO SVOLGIMENTO DI UN’ATTIVITA’ E CHE QUINDI CONCORRE ALLA FORMAZIONE DEL COSTO DI PRODUZIONE
186
MANUTENZIONI E RIPARAZIONI
FATTORI PRODUTTIVI BENI SANITARI MANUTENZIONI E RIPARAZIONI BENI NON SANITARI AMMORTAMENTI PERSONALE SERVIZI APPALTATI
187
FATTORI PRODUTTIVI 1 PRODOTTI FARMACEUTICI MATERIALI DIAGNOSTICI
BENI SANITARI PRESIDI MEDICO-CHIRURGICI MATERIALE PROTESICO E PER EMODIALISI ecc.
188
FATTORI PRODUTTIVI 2 PRODOTTI ALIMENTARI MATERIALE GUARDAROBA E
CONVIVENZA BENI NON SANITARI ecc.
189
FATTORI PRODUTTIVI 3 VOCI FISSE DIRIGENZA VOCI VARIABILI PERSONALE
COMPARTO VOCI VARIABILI
190
- PRESTAZIONI IN REGIME DI RICOVERO
PRODOTTI - PRESTAZIONI IN REGIME DI RICOVERO SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE: DRG - PRESTAZIONI AMBULATORIALI SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE: NOMENCLATORE-TARIFFARIO
191
SISTEMA DEI DRG SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DELLE PRESTAZIONI OSPEDALIERE IN REGIME DI RICOVERO, FONDATO SUL PRINCIPIO DI ATTRIBUZIONE DEI PAZIENTI A CLASSI OMOGENEE RISPETTO A CARATTERISTICHE CLINICHE ED ASSISTENZIALI E QUINDI OMOGENEE ANCHE RISPETTO AI PROFILI DI TRATTAMENTO ED ALLE RISORSE CONSUMATE (SISTEMA ISO-RISORSE),
193
REPORTING E VALUTAZIONE
CONSENTE DI: EVIDENZIARE SITUAZIONI ANOMALE ATTUARE AZIONI CORRETTIVE VALUTARE L’OPERATO DEI CENTRI DI RESPONSABILITA’ VALUTARE I PROGRAMMI AZIENDALI
194
COSTO PIENO DELLE STRUTTURE PRODUTTIVE
= QUOTA DEI COSTI GENERALI D’AZIENDA COSTI DIRETTI + COSTI GENERATI NELL’AMBITO DELLA STESSA STRUTTURA COSTI CORRELATI ALLE ESIGENZE DI FUNZIONAMENTO COMPLESSIVO DELL’AZIENDA
195
COSTO PIENO DELLE ARTICOLAZIONI INTERNE DALLE STRUTTURE PRODUTTIVE
COSTI GENERATI NELL’AMBITO DELL’ARTICOLAZIONE INTERNA = COSTI DIRETTI + PER ES.: COSTI RELATIVI ALLE PRESTAZIONI DEI SERVIZI COSTI DI PRESTAZIONI INTERMEDIE + PER ES.: COSTI RELATIVI ALLE DIREZIONI DI STRUTTURA, ALLA FARMACIA, ALLA ASSISTENZA RELIGIOSA, AL SERVIZIO DI PULIZIA ecc: QUOTA DEI COSTI GENERALI DELLA STRUTTURA COMPRENDENTE LA QUOTA DEI COSTI GENERALI D’AZIENDA RIBALTATI SULLA STRUTTURA
196
METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE E SANITARIO: erogazione dell’assistenza
Diverso dagli altri lavori per la finalità: erogare un servizio e non un bene (come succede negli altri lavori)
197
Lavoro sociale e sanitario
Servizio : Non è sempre tangibile (interventi educazionali) Viene fruito nel momento in cui viene erogato Quando si eroga è importante l’aspetto specialistico e relazionale È la risposta ai bisogni conseguente all’analisi dei problemi Bene : È sempre tangibile Il risultato è sempre un prodotto Non si consuma nel momento in cui viene prodotto
198
ORGANIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA
Per rispondere ai bisogni dobbiamo inserirli in un sistema costituito da una serie di elementi interconnessi tra loro;
199
AZIENDE SOCIO-SANITARIE
SISTEMA APERTO: Sistema: un insieme costituito da diverse componenti Aperto: si trasforma grazie agli elementi che lo compongono
200
METODO PER LA PIANIFICAZIONE E L’ORGANIZZAZIONE DELL’ASS.ZA
Approccio alla persona assistita, che partendo dall’individuazione dei bisogni, conduca alla risposta attraverso un percorso razionale (non si improvvisa), coerente e condiviso.
201
PROCESSO DI ASSISTENZA
PRIMA FASE: individuazione e definizione del problema. Raccolta dati attraverso: Osservazione diretta Analisi della documentazione (cartella) Colloquio (inf. o ass.soc.)
202
PROCESSO DI ASSISTENZA
SECONDA FASE: pianificazione Si definiscono gli obiettivi, gli interventi e le modalità attraverso: Obiettivi: chiari, raggiungibili Interventi: mirati e finalizzati Modalità: chiare
203
PROCESSO DI ASSISTENZA
TERZA FASE: attuazione delle pianificazione QUARTA FASE: valutazione
204
STRUMENTI OPERATIVI LINEE GUIDA: orientamento per gli operatori
PROCEDURE: documenti che descrivono in maniera dettagliata le azioni (strumento rigido che non lascia spazio alla discrezionalità) PROTOCOLLI: risultato di una ricerca scientifica e si riferiscono ad uno specifico problema (es:prevenzione delle lesioni)
205
L’IMPORTANZA DI LAVORARE PER PROGETTI
P.A.I. L’IMPORTANZA DI LAVORARE PER PROGETTI
206
OBIETTIVI PREVEDERE IL FUTURO E PIANIFICARE GLI EFFETTI E LE DIFFICOLTA’ DA SUPERARE CONTESTUALIZZARE OBIETTIVI E AZIONI INDIRIZZARE LE RISORSE DISPONIBILI VERIFICARE LE AZIONI DI CIASCUN OPERATORE SPECIFICITA’ NELLA RISPOSTA… NON GENERALIZZATA MA INDIVIDUALE
207
PROGETTO PERSONALIZZATO
L’U.V.G (unità di valutazione di geriatria) fa una valutazione globale e definisce: Condizioni clinico assistenziali Bisogni sanitari assistenziali Capacità residue
208
Referente del P.A.I Figura professionale sociale o sanitaria ,di riferimento che si fa garante nel tempo dell’intero processo assistenziale.
209
STRUMENTI VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE (VMD)
DELINEA LE LINEE GUIDA PER UN’ASSISTENZA INDIVIDUALIZZATA BISOGNI E OBIETTIVI SI POTIZZANO LE AZIONI SI VERIFICANO GLI INTERVENTI
210
FASI DEL P.A.I. OSSERVAZIONE E RACCOLTA DATI
VALUTAZIONE E IDENTIFICAZIONE DEI BISOGNI DETERMINAZIONE DEGLI OBIETTIVI DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI VALUTAZIONE DEI RISULTATI
211
DIVERSI P.A.I. PA.I. RESIDENZIALE O SEMIRESIDENZIALE
tutti gli operatori che vengono a contatto con il neo ospite devono provvedere alla raccolta dati considerando: Cura della persona Attività quotidiane Abitudini alimentari Aspettative Comportamento con gli altri ospiti Timori
212
DIVERSI P.A.I. P.A.I. DOMICILIARE:
raccolta dati considerando la gradualità che il contesto domiciliare richiede considerando: Cura della persona Esigenze alimentari Cura della casa Grado di autonomia (assunzione terapie…) Rapporti con il vicinato, familiari… Aspettative Presenza di eventuali volontari
213
PAI Trasposizione operativa del Progetto redatto dall’U.V.G.
Grazie alla VMD si individuano i bisogni dell’ospite in modo da stilare il P.A.I. Per compilare la VMD occorre riferirsi a 4 aree: Area sanitaria o biologica (stato di salute) Area funzionale (disabilità,lavarsi, vestirsi..) Area mentale (tono dell’umore…) Area sociale (condizioni relazionali, condizioni economiche…)
214
OBIETTIVI BREVE TERMINE:quelli che possono essere raggiunti in alcuni giorni o 1-2 settimane MEDIO TERMINE:possono essere raggiunti in un termine intermedio, alcune settimane fino ad un massimo di 3 mesi LUNGO TERMINE: da 3 mesi fino ad un massimo di 1 anno
215
STRUMENTI PER L’OSSERVAZIONE
L’applicazione delle scale serve per “osservare meglio”: Es:Indici di Barthel:scheda di valutazione delle attività della vita quotidiana
216
DESCRIZIONE DELLE DIVERSE STRUTTURE SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARIE E ALTRI CONTESTI LAVORATIVI
217
Art. 2 - Soggetti destinatari
Le varie strutture assistenziali possono erogare prestazioni solo se rispettano le leggi vigenti Art. 1 - Finalità e oggetto Mediante l’autorizzazione e l’accreditamento delle strutture e dei servizi sociali a ciclo residenziale e semiresidenziale, la Regione intende garantire la qualità delle prestazioni socio-assistenziali e socio-sanitarie erogate Attraverso la presente legge, si disciplinano i requisiti per il rilascio dell’autorizzazione all’esercizio e per l’accreditamento delle strutture e dei servizi sociali a ciclo diurno e residenziale Art. 2 - Soggetti destinatari Le strutture di cui alla presente legge sono gestite da soggetti pubblici o privati e sono rivolte a: PERSONE CON PROBLEMATICHE PSICO-SOCIALI DISABILI ANZIANI MINORI
218
1. La Comunità Familiare per minori è una struttura educativa residenziale e si caratterizza per la convivenza continuativa e stabile di un piccolo gruppo di minori con due o più adulti che assumono le funzioni genitoriali. Gli adulti fanno parte di una famiglia, anche con figli, che vive insieme ai minori nella struttura di accoglienza, che costituisce la loro residenza abituale; possono svolgere attività lavorativa esterna ed essere coadiuvati nelle attività Numero di ospiti: max 4 Permanenza: di norma 24 mesi Età degli ospiti: tra 0 e 17 anni 2. La Comunità Educativa per minori è una struttura educativa residenziale a caratteri comunitario che si caratterizza per la convivenza di un gruppo di minori con una équipe di operatori che svolgono la funzione educativa come attività di lavoro. Gli adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza, secondo turni di lavoro che diano continuità alla loro presenza in Comunità Numero di ospiti: max 8 Età degli ospiti: tra 3 e 17 anni minori
219
3. La Comunità di Pronta Accoglienza per minori è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario, che si caratterizza per la continua disponibilità e temporaneità dell’accoglienza di un piccolo gruppo di minori con un gruppo di educatori che a turno assumono la funzione di adulto di riferimento, svolgendo attività lavorativa. Gli adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza, secondo turni di lavoro che diano continuità alla loro presenza in Comunità Numero di ospiti: max 7 Permanenza: massimo 2 mesi Età degli ospiti: tra 8 e 17 anni 4. La Comunità Alloggio per adolescenti è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario, caratterizzata dalla convivenza di ragazzi e ragazze con la presenza di operatori che a turno assumono le funzioni di adulto di riferimento. Gli adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza solamente per alcuni momenti significativi della giornata Numero di ospiti: max 4 Permanenza: --- Età degli ospiti: tra 16 e 21 anni minori
220
1. La Comunità Alloggio per disabili è una struttura residenziale parzialmente autogestita destinata a soggetti maggiorenni con disabilità fisica, intellettiva o sensoriale, privi di validi riferimenti familiari, che mantengono una buona autonomia tale da non richiedere la presenza di operatori in maniera continuativa Numero di ospiti: max 6 Permanenza: --- Età degli ospiti: maggiorenni 2. La Comunità Socio-Educativa-Riabilitativa per disabili è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario rivolta a persone maggiorenni in condizioni di disabilità, con nulla o limitata autonomia e non richiedenti interventi sanitari continuativi, temporaneamente o permanentemente prive del sostegno familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente o definitivamente impossibile o contrastante con il progetto individuale Numero di ospiti: max 8 (compreso 1 posto per pronta accoglienza o programmata) disabili
221
3. La Residenza protetta per disabili è una struttura residenziale destinata a persone maggiorenni, in condizioni di disabilità con gravi deficit psico-fisici, che richiedono un elevato grado di assistenza con interventi di tipo educativo, assistenziale e riabilitativo con elevato livello di integrazione socio-sanitaria Numero di ospiti: max 16 (articolati in 2 nuclei di 8 persone, oltre 1 posto per ogni nucleo per pronta accoglienza o programmata) Permanenza: --- Età degli ospiti: maggiorenni 4. Il Centro diurno socio-educativo-riabilitativo è una struttura territoriale a ciclo diurno rivolto a soggetti in condizioni di disabilità, con notevole compromissione delle autonomie funzionali, che hanno adempiuto l’obbligo scolastico e per i quali non è prevedibile nel breve periodo un percorso di inserimento lavorativo o formativo. E’ un servizio aperto alla comunità locale con funzioni di accoglienza, sostegno alla domiciliarità, promozione della vita di relazione, sviluppo delle competenze personali e sociali Numero di ospiti: di norma max 16 Permanenza: Il servizio è aperto per almeno 7 ore al giorno, orario 8/19, per minimo 5 gg. settimanali e per almeno 48 settimane all’anno Ospiti: soggetti che hanno adempiuto l’obbligo scolastico disabili
222
1. La Comunità Alloggio per Anziani è una struttura residenziale, totalmente o parzialmente autogestita, consistente in un nucleo di convivenza a carattere familiare per anziani autosufficienti che scelgono una vita comunitaria e di reciproca solidarietà Numero di ospiti: max 6 Permanenza: --- Ospiti: persone anziane singole o in coppia autosufficienti 2. La Casa Albergo è una struttura residenziale a prevalente accoglienza alberghiera destinata ad anziani autosufficienti, costituita di spazi abitativi individuali o familiari di varia tipologia e di servizi collettivi a disposizione di chi li richiede Numero di ospiti: max 60 Ospiti: anziani autosufficienti anziani
223
3. La Casa di Riposo per Anziani è una struttura residenziale a prevalente accoglienza alberghiera destinata ad accogliere anziani autosufficienti che per loro scelta preferiscono avere servizi collettivi o che per senilità, per solitudine o altro motivo, richiedono garanzie di protezione nell’arco della giornata e sevizi di tipo comunitario e collettivo. E’ garantita comunque la continuità dell’accoglienza agli ospiti che presentano una parziale e temporanea riduzione dei livelli di autosufficienza entro limiti compatibili con i servizi disponibili nella struttura Numero di ospiti: di norma max 80 (per le Case di riposo già operanti tale limite è elevato alle 120 unità) Permanenza: Ospiti: anziani autosufficienti o prossimi all’anzianità 4. La Residenza Protetta per Anziani è una struttura residenziale con elevato livello di integrazione socio-sanitaria, destinata ad accogliere, temporaneamente o permanentemente, anziani non autosufficienti, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste stabilizzate, non curabili a domicilio e che non necessitano di prestazioni sanitarie complesse Numero di ospiti: di norma max 80 (per le Case di riposo già operanti tale limite è elevato alle 120 unità) con una organizzazione degli spazi e delle prestazioni per nuclei fino ad un massimo di 30 ospiti ciascuno. Ogni struttura deve garantire la disponibilità di posti letto riservati all’accoglienza temporanea con funzione di sollievo alla famiglia Permanenza: Ospiti: anziani non autosufficienti anziani
224
5. La Centro Diurno per Anziani è una struttura a regime semiresidenziale, con un elevato livello di integrazione socio-sanitaria, destinata ad accogliere anziani, parzialmente autosufficienti, non autosufficienti, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste. Il Centro diurno garantisce, unitamente ai servizi domiciliari, la permanenza dell’utente al proprio domicilio il più a lungo possibile, offrendo altresì sostegno e supporto alla famiglia. Il servizio svolge, inoltre, funzione di filtro nei confronti di eventuali ingressi in strutture residenziali Numero di ospiti: di norma max 25 presenze giornaliere Permanenza: almeno 5 gg. la settimana per almeno 7 ore al giorno. Ogni struttura deve garantire la disponibilità ad accoglienze occasionali con funzione di sollievo alla famiglia Ospiti: anziani parzialmente autosufficienti, non autosufficienti anziani
225
disagio mentale Numero di ospiti: max 6
La Comunità Alloggio per Persone con disturbi mentali è una struttura a carattere residenziale temporaneo o permanente, consistente in un nucleo di convivenza di tipo familiare per persone che hanno concluso il programma terapeutico-riabilitativo in strutture e servizi sanitari, prive di validi riferimenti familiari o per le quali si reputi opportuno l’allontanamento dal nucleo familiare, che necessitano di sostegno nel percorso di autonomia e di inserimento o reinserimento sociale Numero di ospiti: max 6 Permanenza: almeno 5 gg. la settimana per almeno 7 ore al giorno. Ogni struttura deve garantire la disponibilità ad accoglienze occasionali con funzione di sollievo alla famiglia Ospiti: persone con disturbi mentali con un alto livello di autosufficienza ed un minimo residuo di bisogno assistenziale sanitario disagio mentale
226
ex-tossicodipendenti
La Comunità Alloggio per ex-tossicodipendenti è un servizio residenziale a carattere temporaneo, consistente in un nucleo di convivenza a carattere familiare per persone che hanno concluso il programma terapeutico-riabilitativo in strutture residenziali, semi-residenziali o ambulatoriali, prive di validi riferimenti familiari, o per le quali si reputi opportuno l’allontanamento dal nucleo familiare, che necessitano di sostegno nel percorso di autonomia e di reinserimento sociale Numero di ospiti: max 6 Permanenza: --- Ospiti: persone con un passato di dipendenza da sostanze, con un lato livello di autosufficienza ed un residuo minimo di bisogno assistenziale sanitario. La valutazione delle condizioni di accesso alla struttura ed il programma di permanenza vengono effettuati congiuntamente dai servizi sociali e dal SERT territorialmente competente, d’intesa con il SERT inviante ex-tossicodipendenti
227
La Comunità Alloggio per gestanti e madri con figli a carico è un servizio residenziale a carattere temporaneo, consistente in un nucleo di convivenza di tipo familiare per donne sole in attesa di un figlio o con figli minori, prive di validi riferimenti familiari, o per le quali si reputi opportuno l’allontanamento dal nucleo familiare, e per donne detenute ammesse alla misura della detenzione domiciliare o della detenzione domiciliare speciale previste dall’Ordinamento Penitenziario, che necessitano di sostegno nel percorso di autonomia e di inserimento sociale Numero di ospiti: di norma fino a 5 donne con i propri figli Permanenza: --- Ospiti: donne sole in attesa di un figlio o con figli minori. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti. L’accoglienza nella Comunità è concordata con il Responsabile della struttura gestanti e madri
228
1. La Comunità Familiare è una struttura residenziale che accoglie, in via temporanea o permanente, soggetti svantaggiati, sia minori che adulti, anche con limitata autonomia personale caratterizzata dalla convivenza continuativa, stabile ed impostata sul modello familiare, con persone adulte che svolgono la funzione di accompagnamento sociale ed educativo Numero di ospiti: minimo 2 - max 6 persone elevabile a 8 in presenza di madri con figli o più fratelli Permanenza: temporanea o permanente Ospiti: persone, sia minori che adulti, anche disabili, con limitata autonomia personale. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti persone svantaggiate
229
2. L’Alloggio Sociale per Adulti in difficoltà è una struttura residenziale che offre una risposta, di norma temporanea, alle esigenze abitative e di accoglienza delle persone con difficoltà di carattere sociale, prive del sostegno familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente o permanentemente impossibile o contrastante con il progetto individuale Numero di ospiti: max 6 Permanenza: di norma temporanea Ospiti: adulti o anziani autosufficienti con problemi esclusivamente di natura economica o sociale: immigrati; richiedenti asilo e rifugiati; senza fissa dimora; malati di AIDS stabilizzati; persone in situazione di grave disagio economico e a rischio di esclusione sociale. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti. L’accoglienza nell’alloggio è concordata con il Responsabile della struttura persone svantaggiate
230
3. Il Centro di Pronta Accoglienza per Adulti è una struttura residenziale a carattere comunitario dedicata esclusivamente alle situazioni di emergenza Numero di ospiti: max 20 Permanenza: di norma temporanea e non superiore ai 30/40 giorni Ospiti: persone, italiane o straniere, con bisogni urgenti di vitto, alloggio e tutela derivanti da: verificarsi di eventi e circostanze impreviste; grave disagio economico, familiare e/o sociale; impossibilità temporanea a provvedere autonomamente alle proprie esigenze di alloggio e sussistenza persone svantaggiate
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4. Il Centro di Accoglienza per ex-detenuti o per soggetti comunque sottoposti a misure restrittive della libertà personale da parte dell’autorità giudiziaria, è una struttura residenziale a carattere comunitario che offre ospitalità completa e/o diurna ai medesimi Numero di ospiti: max 10 per residenziale e 10 per ospitalità diurna Permanenza: indicati nel piano individuale di reinserimento Ospiti: persone, italiane o straniere, che uscendo dal carcere non hanno possibilità alternative, in quanto prive di sostegno familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente o definitivamente impossibile o contrastante con il progetto individualizzato. Le tipologie sono le seguenti: soggetti in regime di semilibertà o ammessi al lavoro esterno; persone in regime di detenzione domiciliare o di affidamento in prova al Servizio Sociale (per il periodo stabilito dal Tribunale di Sorveglianza); detenuti in “permesso premio”; imputati in regime di arresti domiciliari; e) ex-detenuti La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai Servizi Sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti e l’Autorità Giudiziaria. L’accoglienza nel Centro è concordata con il Responsabile della struttura persone svantaggiate
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5. La Casa Famiglia è una struttura residenziale destinata ad accogliere soggetti temporaneamente o permanentemente privi di sostegno familiare, anche con età e problematiche psico-sociali composite, improntata sul modello familiare e con la presenza stabile di adulti che per scelta svolgono funzioni educative e socio-assistenziali Numero di ospiti: minimo 2 - max 6 persone elevabile a 8 in presenza di madri con figli o più fratelli Permanenza: temporanea o permanente Ospiti: persone con limitazioni nelle autonomie personali e nella partecipazione alla vita sociale conseguenti a disagio psico-sociale, disabilità, passato di dipendenza, misure alternative al carcere, vittime di violenza o sfruttamento. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti. L’accoglienza nell’alloggio è concordata con il Responsabile della struttura persone svantaggiate
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donne vittime di violenza, tratta
La Casa di Accoglienza per donne vittime di violenza o vittime della tratta a fine di sfruttamento sessuale è una struttura residenziale a carattere comunitario che offre ospitalità e appoggio a donne vittime di violenza fisica o psicologica, con o senza figli, e a donne vittime della tratta e dello sfruttamento sessuale, per le quali si renda necessario il distacco dal luogo in cui è avvenuta la violenza e l’inserimento in spazi di accoglienza diversificati in relazione alla natura del bisogno ed al progetto di intervento Numero di ospiti: max 10 Permanenza: --- Ospiti: donne, con o senza figli, italiane o straniere, che sono state vittime di violenza fisica e/o psicologica, e/o vittime del traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale. La valutazione delle condizioni di accoglienza è effettuata dal responsabile della struttura e/o dai soggetti titolari dei programmi di assistenza e integrazione sociale ex art. 18 d.lgs. 286/98, anche avvalendosi delle associazioni operanti nel settore dell’aiuto alle donne vittime di maltrattamento familiare. Il programma di permanenza nella struttura è definito in collaborazione con i servizi sociali e sanitari competenti donne vittime di violenza, tratta
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Grazie …… per l’attenzione.
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