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The Autobiography of Benjamin Franklin
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Un self-made man Benjamin Franklin incarna il mito tipicamente americano (e maschile) del self-made man Nel 1723, a 17 anni, abbandona la tipografia del fratello maggiore, in cui lavora come apprendista, perché non vuole più sopportare quella che per lui è una quasi-schiavitù Nell’autobiografia afferma che si tratta di un erratum (il termine tecnico usato per gli errori tipografici), anche se è stato un errore necessario – ma è un errore che non deve ripetersi (analogia implicita con la Rivoluzione americana: in entrambi i casi si tratta di una rottura di contratto, “illegittima” ma necessaria) Va a Filadelfia, dove non conosce nessuno, con poco denaro in tasca Grazie alla sua intraprendenza, riesca a costruirsi un’identità di “uomo rappresentativo” in un gran numero di campi (imprenditoria, giornalismo, politica, letteratura, scienza)
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I successi di Benjamin Franklin a Filadelfia
Ha un ruolo centrale nella crezione del corpo dei vigili del fuoco e nella fondazione della prima biblioteca circolante. Collabora nella creazione del primo college. Grazie al suo impegno, Filadelfia diventa la prima città delle colonie ad avere un’illuminazione stradale
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L’Autobiography Scritta tra il 1771 e il 1790, è la prima autobiografia strutturata (anche se in forma di lettera al figlio William) della letteratura americana, ed è diventata il modello per tutte le autobiografie successive Nelle prime edizioni, secondo il volere di Franklin, ha per titolo Memoirs of the Private Life of the Late Benjamin Franklin
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Le strategie narrative
Franklin racconta in dettaglio, con grande precisione, dettagli di vari momenti della sua vita Spiega continuamente quali fossero i suoi obiettivi e le sue intenzioni nel momento in cui agiva, e quali siano nel momento in cui li descrive Il fine fondamentale del testo è far diventare la sua vita un esempio, un modello Il testo diventerà in effetti il modello da seguire far diventare la propria vita un modello per la propria comunità
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Prospettiva e voce narrante
Benjamin Franklin usa la prima persona: il testo è quindi un testo omo/auto-diegetico, e la prospettiva è ambiguamente sia interna (perché vediamo tutto dal punto di vista del Franklin-personaggio) sia “zero” (cioè, onnisciente, perché sistematicamente il Franklin narratore interviene con la sua prospettiva, che rispecchia la prospettiva dell’autore, di chi conosce tutta la storia).
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Gli obiettivi dell’Autobiography
Franklin elabora un progetto per raggiungere la perfezione morale. Individua tredici virtù principali, e le elenca in un taccuino dove riporta se le sta perseguendo. Nel mettere al primo posto la virtù della temperanza, declina la sua identità, tipicamente maschile, secondo una prospettiva latentemente femminile, perché la temperanza era considerta virtù tipicamente femminile, in contrasto con la tendenza all’eccesso nel mangiare e nel bere che caratterizzava l’identità maschile del tempo.
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