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Capitolo III. Psicologia clinica dello sviluppo

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Presentazione sul tema: "Capitolo III. Psicologia clinica dello sviluppo"— Transcript della presentazione:

1 Capitolo III. Psicologia clinica dello sviluppo

2 Problematiche dello sviluppo: disturbi specifici e generali Problematiche che compaiono più frequentemente alle varie età e poi scompaiono:

3 N.B. la presenza di questi problemi non costituisce un elemento psicopatologico, a meno che l'intensità e la frequenza di comparsa siano eccessive. ATTENZIONE: Disturbi gravi possono avere tipiche età d'insorgenza.

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5 Quando si può parlare di disturbo in età evolutiva?
Definizione di disturbo in base a: modelli ottimali di adattamento personale principi statistici elementari Classificazione dimensionale dei disturbi psicologici evolutivi ATTENZIONE: è meglio un sistema categoriale o dimensionale?

6 Tassonomia dei disturbi: misura in cui i disturbi vengono classificati con sistemi tassonomici che distinguono in categorie distinte i vari disturbi che possono presentarsi. Vantaggio: maggiore chiarezza Svantaggio: eccessiva schematizzazione distinguere tra i disturbi (comorbidità) etichettatura grado di continuità N.B. i tratti patologici sono continui piuttosto che discreti!

7 Sistema dimensionale: descrizione dell’individuo e delle sue problematiche lungo una serie di dimensioni La classificazione dimensionale di Achenbach Elaborazione di scale di valutazione del comportamento psicopatologico (scale CBCL)

8 Achenbach e colleghi chiesero a genitori e insegnanti di valutare molte centinaia di bambini in relazione a una serie di tratti. Valutazioni relative a numerosi aspetti potenzialmente problematici riconducibili a 2 fattori: sintomi internalizzanti: problemi su cui il bambino ripiega, senza esibirli in direzione degli altri (per es. ansia, fobie, eccessivo autocontrollo, preoccupazioni, timidezze, somatizzazioni); sintomi esternalizzanti: problemi diretti verso l'ambiente e altre persone (per es. aggressività, disobbedienza, oppositività, iperattività).

9 Un'altra dimensione della psicopatologia è l'autocontrollo: i problemi di un bambino possono essere caratterizzati o da un eccessivo autocontrollo (versante dell'internalità) o da uno scarso autocontrollo (versante dell'esternalità). Teorie e fattori sottostanti ai disturbi psicologici dello sviluppo L'approccio adottato influenza il modo in cui il bambino viene preso in considerazione nella valutazione e nel trattamento.

10 Diversi orientamenti teorici in relazione al peso attribuito a determinati fattori:
- fattori biologici (nature) fattori legati all'esperienza (nurture) approccio biologico (genetica): posizione dicotomica = presenza/assenza del disturbo (per es. sindrome di Down) ricerca psicobiologica: aspetti psicofisiologici sottostanti il disturbo (per es. enuresi notturna, disturbo da deficit attentivo, disturbo non verbale dell'apprendimento)

11 3. modelli cognitivisti: meccanismi di funzionamento cognitivo sottostanti il disturbo, ricerca funzionale (per es. dislessia) 4. teorie dello stress: una predisposizione al disturbo sfocia in patologia solo se si verificano condizioni di particolare stress 5. approccio sociale: maggiore importanza data ai fattori esperenziali, maggiore fiducia nella possibilità di cambiamento 6. approccio comportamentista: importanza data ai processi sottostanti all’apprendimento e all’esperienza.

12 Fattori sociali e sociologici problematici
Rischio psicosociale: un concorso di fattori di ordine sociale può produrre un problema Variabili di rischio: famiglia: fattori di ordine storico, culturale, religioso, sociale; svantaggio socioculturale: condizione handicappante con effetto moltiplicativo; conseguenze dello svantaggio socioculturale: povertà della famiglia, i genitori non possiedono risorse adeguate da offrire al bambino, svantaggio accompagnato dall’emarginazione della famiglia; gruppi minoritari: scarsa conoscenza della lingua ( test culture-free); abuso sessuale.

13 Problematiche evolutive con forti implicazioni sociali
bullismo: comportamento prepotente manifestato con costanza e nel tempo che produce una interazione prevaricante su una vittima, dovuto a caratteristiche di personalità e fattori sociali. N.B. bullismo = fattore di rischio = conseguenza del rischio sociale tossicodipendenza: profilo individuale + fattori sociali + interazioni sociali N.B. il tossicodipendente non nasce da un profilo individuale chiaro

14 Delinquenza giovanile ( tossicodipendenza)
Tipi di comportamento delinquenziale: socializzato non socializzato psicopatico nevrotico disturbato Il profilo clinico più frequentemente associato alla delinquenza giovanile è il disturbo della condotta (ADHD) Il giovane delinquente manca di alcune abilità cognitive: problem- solving, pianificazione, anticipazione delle conseguenze, gestione delle conseguenze Bambini con difficoltà di apprendimento  maggiore probabilità di comportamento delinquenziale

15 Principali disturbi evolutivi
DSM/ICD: principali sistemi di classificazione dei disturbi psicologici DSM IV: 14 categorie di disturbo evolutivo tipico Nel DSM-IV i disturbi di condotta sono suddivisi in 2 momenti: fanciullezza (< 10 anni) adolescenza ( > 10 anni) OMS: criteri statistici per definire la fascia di gravità di un problema  grado di compromissione

16 Disturbi della condotta e i disturbi di attenzione/iperattività
Disturbi della condotta (DC): comportamenti scarsamente controllati che violano i diritti degli altri e nei casi più gravi le norme sociali Disturbi di attenzione/iperattività (ADHD): difficoltà a mantenere l’attenzione (inattenzione) e di controllare il grado della propria attività (iperattività) Questi disturbi sono maggiormente presenti nei maschi

17 La differenza tra DC, ADHD e DOP (disturbo oppositivo provocatorio) è data dalla presenza o meno di comportamenti contro gli altri; è più facile che questi disturbi non emergano in situazioni a due (tranquille), ma in contesti di vita quotidiana caratterizzati da richieste di controllo più problematiche (ruolo dell’insegnante nella diagnosi del ADHD) N.B. i bambini ADHD sono capaci di eteroregolazione ma incapaci di autoregolazione! N.B. L’ADHD ha una diagnosi complessa: i migliori indici si riscontrano nei comportamenti quotidiani

18 Studi sul temperamento:
- bambini con bassi valori nelle dimensioni fondamentali del temperamento, ritmicità, adattabilità, umore e persistenza e più alti nelle dimensioni della attività e distraibilità sono dei candidati ad avere più avanti negli anni problemi DC o ADHA e più limitatamente problemi nell’apprendimento e nella lettura I bambini con ADHD hanno cospicui problemi di apprendimento

19 Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA):
- gravi difficoltà a scuola mantenute nel tempo non riferibili a un chiaro fattore esterno e che sembrano avere una fisionomia intrinseca (dislessie, discalculie, disgrazie, disortografie) Criteri diagnostici: bassa prestazione in una prova standardizzata esclusione causale di fattori come: - danno cerebrale - svantaggio socioculturale - scarsa istruzione - problemi emotivi 

20 Disturbi del linguaggio:
- della comunicazione  disturbo specifico del linguaggio (DSL), per es. balbuzie; della coordinazione motoria = disprassia Disturbo della coordinazione motoria: - difficoltà a sviluppare abilità di movimento e di coordinazione

21 Ritardo mentale Pervasività delle difficoltà cognitive che si estendono a quasi tutti gli aspetti del funzionamento mentale e dell’apprendimento  problemi di adattamento alla vita sociale Deficit intellettivo globale (Q.I. < 70) + difficoltà di adattamento + comparsa in età evolutiva = diagnosi di ritardo mentale (RM)

22 La definizione di AAMR di ritardo mentale specifica le seguenti aree di abilità adattiva: comunicazione, cura personale, vita nella comunità, autogestione, salute e sicurezza, abilità scolastiche funzionali, tempo libero e lavoro.  ATTENZIONE: sviluppo ritardato o sviluppo differente? Fattori biologici e ambientali del Ritardo Mentale: - genotipo sottostante - deprivazioni precoci - ambiente disagiato - situazioni emotive gravi

23 Disturbi generalizzati dello sviluppo (talvolta detti pervasivi)
- disturbo di Asperger disturbo disintegrativo disturbo di Rett (oggi non più considerato all’interno dei disturbi generalizzati) autismo (è la problematica più nota e significativa) Criteri per la diagnosi di autismo: interazione sociali comunicazione presenza di modelli di comportamento e interessi restrittivi, ripetitivi, stereotipati

24 Autismo  ritardo mentale, ma molti bambini autistici hanno anche ritardo mentale.
Ipotesi sull’origine dell’autismo: psicodinamica (atteggiamento freddo e privo di amore dei genitori) fattori organici e neuropsicologici autismo  schizofrenia   i sintomi presenza/assenza di compaiono già allucinazioni, deliri nel bambino piccolo

25 Disturbi della nutrizione (rapporto con il cibo in età evolutiva)
Disturbi della nutrizione nella prima infanzia = ingestione di sostanze non commestibili, ripetuto rigurgito e rimasticamento del cibo, incapacità di consumare adeguatamente il cibo e quindi di crescere. - scarsa ingestione di cibo  anoressia nervosa - abbondante ingestione di cibo  bulimia nervosa

26 Disturbi da tic e da evacuazione
Tic  movimento  vocalizzazione Disturbo di Tourette: tic motori + un tic vocale  serie di difficoltà sociali Disturbi dell’evacuazione (dopo i 5 anni è preoccupante) enuresi (orine) encopresi (feci) Trattamenti farmaceutici e psicologici (per es. sistema pad and bell ispirato al principio del condizionamento classico)

27 Disturbo d’ansia e depressione: nei bambini possono comparire problemi emozionali, che si ritrovano negli adulti ma con caratteristiche specifiche. Le paure sono tipiche dello sviluppo, con il tempo il bambino impara a gestirle.

28 Problema d’ansia - eccessiva risposta emotiva a situazioni che non la giustificano (= errata valutazione cognitiva)  reazione fisiologica  malattie psicosomatiche, ansia, disturbi della pelle

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30 Il disturbo d’ansia può essere associato al disturbo depressivo
Aspetti psicologici  disturbi fisici = disturbi psicosomatici


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