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PubblicatoRoberto Pagani Modificato 6 anni fa
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MISTERI DOLOROSI martedì e venerdì TRANSIZIONE MANUALE
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Rivolgiamoci a Maria, con l’intercessione di Santa Umiltà da Faenza, per chiederLe di farci fare esperienza dell’Amore di Gesù, Suo Figlio.
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La devozione di Santa Umiltà verso la Vergine Maria è straordinaria
La devozione di Santa Umiltà verso la Vergine Maria è straordinaria. Un legame profondo la unisce alla Madre del Signore fin dalla sua giovinezza. «Si raccomandava sempre a Dio, pregando continuamente e facendo grande elemosina, sottomessa - dopo che a Lui - alla sua gloriosa madre, la Vergine Maria, che scelse come sua signora e padrona». (Silvestro Ardenti, “Vita della beata Umiltà faentina”, cap. I°). Il monastero faentino, dedicato a Santa Maria Novella, nasce per un preciso ordine di Maria che appare alla santa nella sua celletta eremitica: «Dopo poco tempo, la santa donna in una visione della Regina del Cielo: Maria desiderava fermamente che edificasse a suo onore e devozione un monastero di monache. Ad Umiltà questo comando sembrò molto duro e arduo, perché restando in quella solitudine riceveva la consolazione dello spirito che tanto aveva desiderato. Tuttavia, decise di obbedire alla Regina del Cielo». (Id. cap. 19°) Anche nei Sermones la devozione a Maria è largamente attestata: non solo le sono dedicati due interi sermoni (il III e il IX), ma il suo nome ricorre nei Sermoni ben 527 volte! Un solo piccolo esempio: «E in che modo io, meschinissima, sono stata invitata a fare un’opera così grande? Io sbigottisco, Madonna mia, e meravigliandomi provo timore, perché non so fare e non so dare ciò che non ho…».
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PRIMO MISTERO: L’agonia di Gesù nel Getsemani
Gesù uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un Angelo dal Cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione. (Luca 22, 39-46) PRIMO MISTERO: L’agonia di Gesù nel Getsemani
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Tutte le amarezze che Cristo sopportò, Egli che assunse la natura umana benedetta, furono per nostro beneficio e tutte si sono trasformate per noi in grande dolcezza. Come una madre consola i figli amorevolmente, perché crescano e si facciano grandi, così Gesù Cristo nostro Signore, il Figlio di Dio, ci consola in ogni nostra tribolazione. E tutte le cose contrarie si trasformano in buone: la tristezza diviene gioia, il lutto letizia, la povertà ricchezza, l’umiliazione gloria, la debolezza vantaggio, la guerra vittoria. Tutte le amarezze che Cristo sopportò, Egli che assunse la natura umana benedetta, furono per nostro beneficio e tutte si sono trasformate per noi in grande dolcezza. Come una madre consola i figli amorevolmente, perché crescano e si facciano grandi, così Gesù Cristo nostro Signore, il Figlio di Dio, ci consola in ogni nostra tribolazione. E tutte le cose contrarie si trasformano in buone: la tristezza diviene gioia, il lutto letizia, la povertà ricchezza, l’umiliazione gloria, la debolezza vantaggio, la guerra vittoria
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La flagellazione di Gesù
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. (Giovanni 19, 1) SECONDO MISTERO: La flagellazione di Gesù
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La mitezza fu grande in quel corpo umano e prezioso
La mitezza fu grande in quel corpo umano e prezioso. Come l’agnello sta mite davanti ai pastori, quando gli tosano la lana, così era Cristo benedetto dinanzi ai Giudei, quando lo flagellarono, tutto mansueto e prezioso, e nel suo dolore non emetteva alcun lamento. E mentre soffriva pene ancora più dolorose, Gesù non aprì la sua santa bocca; era talmente pieno di pazienza che non minacciava vendetta. Ma pregava umilmente il Padre suo, perché perdonasse loro la sofferenza che gli causavano.
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La coronazione di spine di Gesù
E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. (Giovanni 19, 1) TERZO MISTERO: La coronazione di spine di Gesù
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Quella vile corona che gli venne donata, fu poi esaltata al di sopra di ogni grandezza. La sorgente dei cinque fiumi non fu certo meno bella, poiché discende da una vetta di maggior altezza. Essa uscì da quella santa fronte dove si trovano ogni tesoro e tutte le ricchezze che si diffondono su tutte le membra e, come ornamento di bellezza, sul capo del Signore, trafitto dalle spine, di quella fronte odorosa.
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Il cammino di Gesù verso il Calvario
Essi allora presero Gesù ed Egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifissero, uno da una parte e uno dall’altra. E Gesù in mezzo. (Giovanni 19, 17-18) QUARTO MISTERO: Il cammino di Gesù verso il Calvario
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E Gesù portò la sua croce sulle spalle, e giunse fino al patibolo, denudato, quel suo dolce prezioso corpo che ci ha donato l’intera salvezza. I Santi, che hanno percorso la loro via fino in fondo, bevono in abbondanza dai fiumi regali di Cristo. Chi non si disseta in essi morirà sempre di sete, povera e triste anima sventurata. Chi non trova la disciplina in questa vita, dovrà sopportarla nell’altra.
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La crocefissione e morte di Gesù
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. (Giovanni 19, 28-30) QUINTO MISTERO: La crocefissione e morte di Gesù
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Questa oblazione, la preziosa e dolce carne umana, venne offerta per noi, e ci fu integralmente donata tutta quanta, denudata sul legno della croce. Il Signore venne ferito, e fece sgorgare i fiumi con la lancia ed il flagello, sopportando quel dolore così amaro, dal quale i Santi traggono una gloria sempre nuova, e che sempre si rinnova nella bellezza e nel dolce amore dell’umanità del Signore.
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Testi tratti dal libretto IL ROSARIO CON SANTA UMILTÀ
MADONNA ODIGHITRIA detta ICONA DELLA MALTA, Monastero di Santa Umiltà (Faenza) elaborazione:
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