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PubblicatoAgostino Federici Modificato 6 anni fa
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Aspetti di domanda e considerazioni macroeconomiche
I NEET e il lavoro Aspetti di domanda e considerazioni macroeconomiche
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Elementi di riflessione dalla lezione 1
Osservazioni della Commissione Europea su prospettive Europa2020 Necessità di una diversa strategia per la crescita economica: inclusiva, sostenibile e smart (intelligente) Qual è il target su cui agire? I giovani ma il problema è l’elevata disoccupazione, da cosa deriva? L’obiettivo dell’orientamento all’istruzione in età adolescenziale è mal posto (troppi abbandoni e pochi laureati) e mediato da reti sociali e familiari resistenti, quindi… Garanzia giovani: misura sufficiente? Quanto è rivolta ad obiettivi numerici e quanto ad obiettivi qualitativi? Verifiche da approfondimenti nei seminari di fine corso
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La domanda di lavoro e i giovani: Lezione 2
La disoccupazione cresce per effetto della crisi o per mancanza di tutele, reti sociali e capacità/esperienza da far valere? I problemi di formazione e l’on the job training Il costo della formazione e la produttività: perché in Italia il numero di tirocini è così elevato in rapporto all’Europa? Selezione dei giovani e necessità di capitale umano nella produzione Giovani, reddito e risparmio Effetto macroeconomico: quanto conta l’effetto combinato sulla produttività totale dei fattori e sul lavoro? Le politiche sono equilibrate rispetto agli obiettivi?
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Il problema da risolvere è la disoccupazione e l’inattività senza istruzione/formazione
Spreco di capitale umano = DISOCCUPAZIONE
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Disoccupazione –Inattività in dettaglio
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25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA
IL PERCORSO È LA META EFFICACIA E LIMITI DEL PROGRAMMA GARANZIA GIOVANI NELL'INTEGRAZIONE LAVORATIVA DEI NEET Mobilitazione delle risorse e riproduzione delle disuguaglianze: un riassunto Neet di per sesso e classe sociale familiare Abbandono istruzione secondaria superiore e minore iscrizione università giovani di origine operaia; pattern biografici dei Neet connessi a origine sociale e percorso formativo; analisi qualitativa → preferenze e strategie strettamente legate a trasmissione risorse familiari; analisi qualitativa → definizione individua crisi transizione/percorsi mobilità discendente. Fonte: elaborazioni di Maria Stella Agnoli | Sapienza Università di Roma Enrico Nerli Ballati | Istat su “Aspetti della vita quotidiana” 2012
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I Neet nell’Italia della crisi
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA IL PERCORSO È LA META EFFICACIA E LIMITI DEL PROGRAMMA GARANZIA GIOVANI NELL'INTEGRAZIONE LAVORATIVA DEI NEET I Neet nell’Italia della crisi Neet di anni per anno e condizione professionale. Valori % Prevalenza inattivi peculiarità italiana nel contesto UE (Agnoli, 2014), ma durante la crisi: crescita componente disoccupati; marcata riduzione differenze di genere; riduzione differenze territoriali, settentrionalizzazione. Fonte: EU-LFS
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Quale formazione? Abbiamo visto come la disoccupazione sia diversamente distribuita tra i giovani enni in base al contesto familiare e che la crisi abbia trasformato l’inattività in disoccupazione La cura potrebbe essere quindi un maggior coinvolgimento dei giovani in corsi di formazione collegati a stage lavorativi: in Italia funziona? I dati li vedremo durante i seminari, ma occorre fare una riflessione sulla struttura dell’alternanza scuola- lavoro pensata per l’Italia e confrontarla con un sistema che funziona: quello tedesco. Nel nostro paese non esiste un sistema di formazione professionale in senso proprio, ma ne esistono tre, tra loro ampiamente sovrapposti: il sistema degli istituti tecnici, quello degli istituti professionali e quello della formazione professionale regionale. Guardiamo intanto ai risultati nel mercato del lavoro: disoccupazione e occupazione
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La disoccupazione giovanile evidenzia il problema italiano
Differenziale Italia-Germania
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E l’occupazione aumenta in Germania
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L’idea italiana dell’alternanza
Nel commentare il dato occorre ricordare che in Germania coloro che stanno nel sistema duale scuola-lavoro sono circa il 60% dei ragazzi tra gli 11 e i 16 anni che continuano poi nel sistema delle Berufsfachschulen e Fachhochschulen e sono considerati occupati (tra 16 e 20 anni) In Italia l’alternanza scuola-lavoro è pensata come un processo nel quale alternare scuola e lavoro, che non è difficile, basta organizzare tirocini (molto spesso gratuiti). Il sistema non può avere successo se non avviene una assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori sociali (imprese, sindacati, scuole e governi locali) ed un’integrazione dei ruoli. In Germania scuola e lavoro non si alternano, ma vi è invece una forma di integrazione tra scuola e lavoro di ben maggiore complessità, i cui fondamenti istituzionali sono la cogestione e il credenzialismo. Nell’accesso alle occupazioni il “principio di competenza” sostituisce il “principio di conoscenza”
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Il sistema tedesco La scuola dell’obbligo comprehensive finisce a 10 anni in Germania. A partire dagli 11 anni i ragazzi che ottengono delle valutazioni elevate possono scegliere tra Ginnasio, Realschule e Fachschule o Berufschule. In queste ultime i ragazzi sottoscrivono un contratto di apprendistato, che è un contratto di lavoro a tutti gli effetti, con un salario inferiore a quello normale, perché l’apprendista trascorre in azienda solo circa metà del proprio tempo di lavoro. Nel tempo rimanente, egli frequenta presso una Berufschule o una Beruffachschule (scuola professionale; scuola professionale specializzata) un corso di studi i cui contenuti sono strettamente collegati alla sua occupazione. La durata dei corsi è variabile: lo standard per conseguire il diploma è normalmente di 3-4 anni, che negli anni 2000 sono stati in diversi casi suddivisi in due bienni. I corsi si concludono con il conseguimento di una qualifica occupazionale, diversamente denominata a seconda del settore e della durata dell’apprendistato. Gli esami sono sostenuti presso le camere di commercio locali, e i commissari sono nominati dalle camere stesse e dalle organizzazioni sindacali. Partecipano anche, ma con un ruolo marginale, gli insegnanti delle scuole.
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L’idea tedesca dell’integrazione scuola-lavoro
La cogestione del sistema duale da parte delle associazioni di rappresentanza ha luogo ai diversi livelli in cui esso si articola: a livello di azienda esse gestiscono gli esami, di cui hanno anche la responsabilità finanziaria, nella misura in cui per gli esaminatori non sono previsti compensi: essi svolgono questa funzione durante il proprio orario di lavoro, quindi a spese dell’azienda (o del sindacato). In azienda i rappresentanti delle parti sociali controllano l’effettiva implementazione dei profili occupazionali previsti dal sistema, garantendo in questo modo il valore occupazionale dei titoli. A livello di settore, le parti sociali condividono con le autorità scolastiche la progettazione dei programmi di formazione e delle qualifiche, per assicurarne la congruenza con le reali esigenze delle aziende. A livello nazionale, infine, esse partecipano al processo di policy making che regola e gestisce il sistema nel suo complesso. Le riforme Hartz hanno indebolito il ruolo delle parti sociali, e in particolare delle organizzazioni sindacali, nelle politiche sociali e del lavoro, ma il loro ruolo nella formazione professionale rimane intatto.
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Un modo per superare la disuguaglianza intergenerazionale
Il valore del titolo conseguito è riconosciuto non solo a livello regionale, ma anche nazionale Gli studiosi parlano di quello tedesco come di un mercato del lavoro “occupazionale”, perché le carriere individuali hanno tipicamente luogo non in una sola azienda (come nel caso giapponese) né in diverse aziende (come nei paesi anglosassoni), ma all’interno di un’occupazione: i lavoratori qualificati possono facilmente cambiare azienda, grazie al valore dei titoli conseguiti nel sistema duale, riconosciuto da tutte le aziende del paese.
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Possono diventare tutti imprenditori?
In Italia sì, anche qui l’idea è quella di fornire al futuro imprenditore un budget limitato e facilitazioni normative per aprire una propria attività anche subito dopo il conseguimento del titolo di studio In Germania no. Per poter essere titolare di un’azienda una persona debba possedere la qualifica di Meister, e le aziende usano nella maggior parte dei casi la medesima qualifica per selezionare i capi intermedi, anche all’interno del proprio personale Il percorso per diventare Meister costituisce il segmento superiore del sistema duale: per ottenere il titolo occorre avere superato l’esame finale da un periodo variabile tra i 3 e i 5 anni, a seconda del settore, e quindi seguire presso una Berufsschule (o, dove esiste, una Berufsakademie) un corso di specializzazione teorico-pratico che può durare, sempre a seconda del settore, tra i 4 e i 6 anni, i cui orari sono compatibili con quelli di un lavoro a tempo pieno. RISULTATO: competenze e qualificazione tecnica, coesione sociale e cooperazione tra lavoratori e aziende
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L’effetto sistemico: una struttura coesa crea maggiore valore
Una misura della capacità del sistema economico a competere e a farsi motore della crescita è rappresentato da aspetti strutturali che ne costituiscono il risultato dell’accumulo di competenze ed esperienze. Una misura è rappresentata dalla dimensione aziendale. Fonte: Ballarino e Checchi (2013), p. 9
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I capisaldi di un sistema coeso oltre la flessibilità del lavoro
Il caso tedesco ci suggerisce che per estrarre maggiore produttività dai giovani non basta istruirli e aumentare le forme contrattuali flessibili, ma occorre non rinunciare alla creazione di beni pubblici fondamentali, che sono: la qualificazione della forza lavoro, la cooperazione tra le parti sociali e più in generale la coesione sociale Tale coesione è il prodotto di un sistema integrato di formazione professionale e dal collegamento credenzialistico tra scuola e mercato del lavoro (sistema duale tedesco) Cosa si doveva evitare in Italia: la flessibilità al margine (solo su nuovi entrati) ha indebolito il legame tra aziende e giovani e disincentivato da entrambe le parti l’investimento in competenze e capitale umano, deprimendo quindi la produzione di un bene pubblico decisivo per l’innovazione e la competitività delle aziende.
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Come affrontare il problema NEET
Le misure da adottare E sostenibilità
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In Italia si punta al tirocinio…. (Dati EMCO)
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Sostenibilità delle misure per un inserimento duraturo nel mercato del lavoro
I primi dati non sono confortanti: solo l’Italia presenta scarse possibilità di occupazione stabile I tirocini sono retribuiti male e poco, la soddisfazione è molto bassa Le modalità di identificazione della platea degli aventi diritto ha dimostrato elevati problemi di autoselezione Un’occasione persa per reintegrare/recuperare realmente i giovani nel mercato del lavoro Il risultato non fa che peggiorare una situazione molto critica: il reddito si è ridotto in media per le coorti di giovani, così come le retribuzioni settimanali e le settimane lavorate in un anno, come vedremo in seguito
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La diminuzione delle possibilità di reddito e consumo (Giovani 18-30 anni))
(Torrini e Rosolia, 2016, BdI)
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Reddito delle coorti
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Ed il tempo di lavoro?
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L’effetto a livello macroeconomico non si fa attendere, complice la crisi
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Regresso intergenerazionale?
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I tedeschi stanno meglio? Sì (maggiore dispersione), ma non molto
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Distinguendo per nazionalità: gli stranieri stanno peggio
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Un’osservazione generale
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Il sistema del welfare non è sufficiente
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Le politiche dovrebbero essere dirette ad uno stesso scopo…
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L’istruzione fa la differenza
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E la produzione ne risente? …La produttività si riduce con il PIL
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… ed il PIL non si riprende: non è solo un problema di giovani ma di struttura
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Misure per NEET e critiche di audit (Corte dei conti Europea)
Non si è proceduto a una focalizzazione specifica per categorie quali i giovani che abbandonano prematuramente la scuola, i soggetti economicamente e socialmente vulnerabili o quelli più distanti dal mercato del lavoro. Non è così, in Italia ciò ce è accaduto viene ben rappresentato in un’analisi dell’Università La Sapienza di Roma e di ISTAT
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Neet sulla carta Fonti documentali Neet nei Cpi Interviste operatori
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA IL PERCORSO È LA META EFFICACIA E LIMITI DEL PROGRAMMA GARANZIA GIOVANI NELL'INTEGRAZIONE LAVORATIVA DEI NEET Neet sulla carta Fonti documentali Neet nei Cpi Interviste operatori vulnerabili, molteplici ostacoli: esclusione sociale, povertà o discriminazione, disabilità, basso livello d'istruzione, minoranze etniche, migranti; eterogenei con varie necessità, legate a livello di svantaggio da considerare per definizione percorso; inadeguatezza istruzione, formazione, o esperienza lavorativa; autonomia da sollecitare nei soggetti più distanti dal mercato del lavoro; giovani donne: retribuzioni più basse e misure adeguate per conciliabilità delle mamme (Consiglio UE, 2013). maggioranza non sono “veri Neet” , focus su età, non su svantaggio; profiling automatizzato come atto amministrativo, rara analisi operativa fabbisogni; assenza esperienza lavorativa al termine degli studi; capacità utente di interpretare il programma e autonomia premiate; problematica non percepita/tematizzata.
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In definitiva La scarsa capacità di ottenere risultati sostenibili di inserimento nel mercato del lavoro nel caso italiano, derivano principalmente da fattori strutturali e non ciclici: La trasmissione intergenerazionale delle disuguaglianze (TID) rimane elevata: le disgrazie dei padri si trasmettono ai figli L’equità nelle opportunità è in diminuzione (l’indice di Gini che misura la diffusione della disuguaglianza è in aumento) I titoli di studio non hanno forza di credenziale e non permettono di superare il problema della TID: la confusione sul ruolo della scuola e la scarsa trasparenza nella formazione professionale mettono in difficoltà i giovani. L’alternanza scuola-lavoro non avviene in modo integrato: scarsa efficacia nel mercato del lavoro L’ingresso nel mercato del lavoro avviene con forme di flessibilità troppo elevata e scarsa retribuzione L’effetto sul calo della produttività del lavoro e totale dei fattori è evidente Occorrono quindi misure strutturali, non volte meramente al superamento del ciclo economico negativo….
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