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Il bullismo nell’epoca dei social network
Cyber bullismo Il bullismo nell’epoca dei social network
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Dipendenza dai social network
Questa dipendenza nasce nell’intersezione dello sviluppo della rete telematica e del suo utilizzo con la trasformazione antropologica prodotta dalla nascita dei non luoghi, dalla crisi dei legami comunitari e, ultimo ma non ultimo, dal formarsi delle identità e delle alterità virtuali
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I non luoghi La parola “luogo” indica quella costruzione concreta e simbolica dello spazio che assolve alla funzione identitaria, a quella relazionale e a quella storica. Esso offre a chi lo abita un principio di senso e a chi lo osserva l’intelligibilità. Questo vuol dire che il luogo non è semplicemente uno spazio, ma è uno spazio umanizzato e abitato. Uno spazio che non solo è interpretato ma che fornisce a chi è al suo interno le chiavi di interpretazione e di attribuzione di senso della realtà. E questo avviene perché il luogo inserisce le persone all’interno di una storia, di una memoria e di un progetto di futuro e perché esso offre le informazioni e le norme che fanno sì che le persone che lo abitano assumano particolari comportamenti e vivano le relazioni primarie e secondarie in un modo affatto particolare.
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Il nonluogo è uno spazio che non può definirsi né come identitario, né come relazionale e né come storico, ed è quello che in misura ragguardevole si sperimenta quando si viaggia in autostrada, quando si acquista una bevanda al distributore automatico o si preleva denaro al bancomat, quando si fa la spesa al supermercato o si sta aspettando all’aeroporto un volo. Lo spazio che le persone abitano è in gran parte costituito da non luoghi ed è, quindi, uno spazio che non offre alcuna identità e che non pone particolari richieste situazionali ma solo prescrizioni astratte e impersonali, che non sono in grado di connettere le persone ad uno spazio oggettivo e le lasciano in balia della loro soggettività e di quelle a loro più prossime. Questo significa una ulteriore indebolimento dell’identità personale e storico culturale delle persone ed il loro inserimento in sistemi relazionali anonimi e massificati, in cui i sistemi simbolici non offrono più chiavi significative e particolari di interpretazione della realtà. Le realtà virtuali costruite dai media elettronici e dalla rete sono, di fatto, a pieno titolo dei nonluoghi.
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La crisi delle comunità territoriali e la nascita della comunità di destino o di sentimento
In questa fase storica, si assiste, invece, all’attribuzione all’individuo di una centralità assoluta che gli assegna, in modo esclusivo, l’onere di tessere l’ordito della sua vita e la responsabilità totale del successo o del fallimento, che cade principalmente sulle sue spalle. In altre parole, è in atto, come sostiene Bauman, la liquefazione dei legami comunitari e ciò fa si che le comunità assumano sempre di più la funzione di semplici contenitori di progetti individuali. In queste comunità, nessun membro è disponibile a rinunciare a una parte del proprio progetto personale per sostenere quello dell’altro o la costruzione di un progetto che realizzi il bene comune della comunità. Tuttavia, accanto alla liquefazione dei legami nelle comunità territoriali si sta assistendo, grazie alla rete di comunicazione disegnata dai media elettronici, alla nascita di “comunità di sentimento” che sono formate da persone che immaginano e sentono collettivamente. . Questi sodalizi «sono comunità in grado di muoversi dall’immaginazione condivisa all’azione condivisa.
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Identità e alterità virtuale
Il corpo è il luogo della possibilità della comunicazione umana e i mezzi di comunicazione non sono che estensioni degli organi sensoriali e del sistema nervoso dell’uomo che, da un lato, lo esprimono ma, dall’altro, lo condizionano nel suo essere nello spazio e nel tempo. Il corpo dell’uomo contemporaneo appare come un corpo per alcuni versi de-spazializzato e de-temporalizzato. Un corpo, cioè, che possiede sempre di più una componente immateriale, fatta di immagini, di segni e simboli che sono presenti in modo puramente virtuale. Un corpo che si fa presente agli altri corpi senza la propria fisicità e senza la propria paradossalità dell’essere qualcosa di più di ciò che apparentemente è, ma solo con l’espressione di una sua potenzialità e possibilità assai parziale, che può essere addirittura illusoria. Un corpo che è sempre di più, visto attraverso il gioco delle immagini in cui le persone sono immerse.
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la riduzione del corpo a semplice elemento simbolico, a segno e non più luogo della comunicazione produce una profonda alienazione delle persone da se stesse e dagli altri. Questa alienazione è provocata dall’indebolimento della coppia identità/alterità prodotta dallo smarrimento del corpo all’interno dell’universo della comunicazione elettronica. L’immersione nella comunicazione elettronica sembra aver dilatato enormemente le conoscenze su di sé e sugli altri di cui le persone sono in possesso mentre in realtà ha solo reso astratti gli oggetti del loro conoscere. Infatti, sempre più oggi si è convinti di conoscere quando in realtà si è in grado solo di riconoscere. Solo perché una cosa la si è vista, si pensa di conoscerla. La confusione tra il conoscere ed il riconoscere produce l’incapacità di conoscere, ascoltandolo nell’interiorità profonda del proprio sé, il proprio corpo e, quindi, quello dell’altro. E questo fa sì che si produca un indebolimento della capacità di rapportarsi all’altro, che è sì visto, ma che è privato della sua realtà complessa e reso astratto in una immagine. Ciò indebolisce la possibilità di stabilire un contatto con l’altro reale, offrendo in cambio la possibilità di un contatto esteso con il simulacro dell’altro. Se l’alterità è un simulacro, anche l’identità diviene un simulacro. Perdere il contatto con l’altro significa perdere il contatto con se stessi e, quindi, con il proprio corpo che è il fondamento della propria identità. Infatti, l’identità delle persone si nutre della dialettica identità/alterità.
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I social network appaiono una manifestazione coerente delle trasformazioni antropologiche ora descritte. Infatti, essi sono dei non luoghi dello spazio-velocità, delle comunità di sentimento e dei sistemi relazionali che connettono identità e alterità virtuali.
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modello di uso dei social network delle persone a rischio di dipendenza
Preferire l’eccitazione proveniente da facebook all’intimità con il/la partner; Avere altre persone nella loro vita che si lamentano per il tempo che dedicano a Internet; Avere riflessi negativi sullo studio e sul lavoro in seguito al tempo dedicato a Facebook; Controllare i messaggi su Facebook prima di ogni altra cosa; Assumere un atteggiamento di difesa quando qualcuno chiede loro cosa stanno facendo su Facebook; Scoprirsi di fantasticare di essere di nuovo su Facebook; Avvertire un senso di preoccupazione quando non si è collegati e fantasticare su nuovi accessi al sito; Tentare di ridurre il tempo trascorso su Facebook senza riuscirvi; Tentare di occultare la quantità di tempo trascorsa su Facebook; Preferire di trascorrere il tempo su Facebook piuttosto che uscire con altre persone; Sentirsi depressi, tristi o nervosi quando non collegati, con la scomparsa di questi stati d’animo in seguito a un nuovo accesso su Facebook
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Uno studio ha evidenziato che nel percorso che conduce all’addiction da Social Network il divertimento che questi siti offrono precede sia l’acquisizione dell’abitudine a frequentarli sia l’alto livello di coinvolgimento in essi. In altre parole, si comincia a frequentare i Social Network se ne ricava un buon divertimento, oppure si trova l’illusorio superamento di alcuni problemi personali, e questo induce l’abitudine e un sempre maggior coinvolgimento sino all’addiction. Infine, per quanto riguarda le motivazioni all’uso di Facebook che sarebbero correlate con la dipendenza da esso sono state individuate l’interazione sociale, il passatempo, l’intrattenimento, l’amicizia e la comunicazione. Tra queste cinque motivazioni quella maggiormente predittiva dell’addiction sarebbe l’uso di Facebook come passatempo, seguita dall’intrattenimento e dalla comunicazione.
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Cyber bullismo Indica le azioni aggressive e intenzionali, eseguite persistentemente attraverso strumenti elettronici (sms, mms, foto, video clip, , chat rooms, istant messaging, siti web, chiamate telefoniche), da una persona singola o da un gruppo, con il deliberato obiettivo di far male o danneggiare un coetaneo che non può facilmente difendersi . A differenza di quanto accadeva nel tradizionale bullismo in cui le vittime, rientrate a casa, trovavano, quasi sempre, un rifugio sicuro, un luogo che le proteggeva dall’ostilità e dalle angherie dei compagni di scuola, nel cyber bullismo le persecuzioni possono non terminare mai. I cyber bulli, sfruttando la tecnologia, non più vincolati da limiti temporali (la durata della giornata scolastica) e geografici (la presenza fisica degli studenti in un determinato luogo), possono “infiltrarsi” nelle case delle vittime, perseguitandole, 24 ore su 24, con messaggi, immagini, video offensivi, i cui effetti risultano amplificati rispetto alle tradizionali prepotenze La percezione di invisibilità ed anonimato presunta, perché ricordiamo che ogni computer o telefonino lascia una traccia durante il funzionamento, stimola nei cyberbulli un’alta disinibizione al punto da manifestare comportamenti che nella vita reale probabilmente eviterebbero di mostrare
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L’impossibilità di percepire le reazioni della vittima riduce ancor più che nel bullismo tradizionale la comprensione empatica della sofferenza che l’azione genera. Come nel bullismo tradizionale vi è una terza componente quella degli spettatori. In questo caso formata da coloro che assistono alle vessazioni on line. Essi possono assumere una funzione passiva quando si limitano a rilevare, nelle proprie , SMS, Chat, atti di cyber bullismo diretti ad altri, o attiva quando invece scaricano il materiale, lo segnalano ad amici, lo commentano e lo votano, diventando, di fatto, dei gregari del cyber bullo o cyber bulli essi stessi.
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Tipi di cyber bullismo FLAMING – Con questo vocabolo si indicano messaggi elettronici, violenti e volgari, miranti a suscitare “battaglie” verbali online, tra due o più contendenti, che si affrontano ad “armi pari” per una durata temporale determinata dall’attività on line condivisa. Il flaming può essere, infatti, circoscritto ad una o più conversazioni che avvengono nelle chat o caratterizzare la partecipazione (soprattutto degli adolescenti di sesso maschile) ai videogiochi interattivi su internet. HARASSMENT – Dall’inglese “molestia”, consiste in messaggi scortesi, offensivi, insultanti, disturbanti, che vengono inviati ripetutamente nel tempo, attraverso , SMS, MMS, telefonate sgradite o talvolta mute. A differenza di quanto accade nel flaming, sono qui riconoscibili la persistenza, essendo il comportamento aggressivo reiterato nel tempo e la asimmetria di potere tra il cyber-bullo (o i cyber-bulli) e la vittima.
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CYBERSTALKING – Quando l’harassment diviene particolarmente insistente ed intimidatorio e la vittima comincia a temere per la propria sicurezza fisica, il comportamento offensivo assume la denominazione di cyber-persecuzione. E’ facile riscontrare il cyber stalking nell’ambito di relazioni fortemente conflittuali con i coetanei o nel caso di rapporti sentimentali interrotti. In questo caso, il cyberbullo, oltre a minacciare la vittima di aggressioni fisiche può diffondere materiale riservato in suo possesso (fotografie sessualmente esplicite, videoclip intimi, manoscritti personali) nella rete. DENIGRATION – L’obiettivo del cyberbullo, in questo caso, è di danneggiare la reputazione o le amicizie di un coetaneo, diffondendo on line pettegolezzi e/o altro materiale offensivo. I cyberbulli posson, ad esempio, inviare o pubblicare su internet immagini (fotografie o videoclip) alterate della vittima, modificando i tratti del viso o la forma del corpo della persona oggetto dell’aggressione al fine di ridicolizzarla, oppure rendendola protagonista di scene sessualmente espliciteutilizzando dei fotomontaggi. In questi casi, i coetanei che ricevono i messaggi o visualizzano su internet le fotografie o i videoclip non sono, necessariamente, le vittime (come, invece, prevalentemente avviene nell’harassment e nel cyberstalking) ma spettatori, talvolta passivi del cyberbullismo se si limitano a guardare, oppure attivi se scaricano il materiale, lo segnalano ad altri amici, lo commentano e lo votano.
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IMPERSONATION - Se uno studente viola l’account di qualcuno (perché ha ottenuto consensualmente la password o perché è riuscito, con appositi programmi, ad individuarla) può farsi passare per questa persona e inviare messaggi ( ) con l’obiettivo di dare una cattiva immagine della stessa, crearle problemi o metterla in pericolo, danneggiarne la reputazione o le amicizie. OUTING AND TRICKERY - Si intende con il termine “outing” una forma di cyberbullismo attraverso la quale, il cyberbullo, dopo aver “salvato” (registrazione dati) le confidenze spontanee (outing) di un coetaneo (SMS, Chat, etc), o immagini riservate ed intime, decide, in un secondo momento, di pubblicarle su un Blog e/o diffonderle attraverso . In altri casi, il cyberbullo può sollecitare, con l’inganno (trickery), “l’amico” a condividere online segreti o informazioni imbarazzanti su se stesso o un’altra persona per poi diffonderli ad altri utenti della rete, o minacciarlo di farlo qualora non si renda disponibile ad esaudire le sue richieste (talvolta anche sessuali).
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EXCLUSION – Il Cyberbullo decide di escludere intenzionalmente un coetaneo da un gruppo online (“lista di amici”), da una chat, da un game interattivo o da altri ambienti protetti da password. Talvolta gli studenti per indicare questa modalità prevaricatoria utilizzano il termine “bannare”. E’ bene precisare che la leadership di un giovane è, attualmente, determinata non solo dai contatti che ha nella vita reale ma anche dal numero di “amici” raggiungibili on line. L’exclusion è, allora, una severa punizione, impartita dai coetanei, che determinando una netta riduzione di collegamenti amicali, riduce la popolarità, dunque, il potere. CYBERBASHING O HAPPY SLAPPING - Un ragazzo o un gruppo di ragazzi picchiano o danno degli schiaffi ad un coetaneo, mentre altri riprendono l’aggressione con il videotelefonino. Le immagini vengono, poi, pubblicate su internet e visualizzate da utenti ai quali la rete offre, pur non avendo direttamente partecipato al fatto, occasione di condivisione on line (possono commentare, aprire discussioni, votare il video preferito o più “divertente”, consigliarne la visione ad altri…).
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Dall’analisi delle diverse tipologie emerge chiaramente che, a differenza di quanto accade nel tradizionale bullismo, quasi sempre le azioni prevaricatorie digitali si configurano come comportamenti antigiuridici, azioni, cioè, che violando le norme contenute nel codice penale (ex: 615, 594, 528, 600 ter) e nella Legge sulla privacy (ex: art. 161, D.L. 196 del 2003) possono comportare sanzioni penali ed amministrative.
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