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IL BIOLOGICO AGROALIMENTARE IN ITALIA
Silvia Zamboni DESTINAZIONE AGRICOLTURA Confederazione Italiana Agricoltori del Trentino Trento – 4 dicembre 2017
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Agricoltura, cibo & clima: un’alleanza necessaria per la sostenibilità
La Conferenza dell’Onu sul clima a Marrakech (2016) ha acceso i riflettori sul consistente contributo della produzione agroalimentare primaria (comprese pesca e zootecnia) all’accumulo in atmosfera di gas serra: 30% a livello mondiale, con la produzione della carne che da sola tocca il 14%. A sua volta, a causa soprattutto di eventi meteo estremi che causano siccità, e dei fenomeni di desertificazione che sottraggono suolo coltivabile, il settore della produzione agroalimentare primaria è anche una delle principali vittime dei cambiamenti climatici. Quindi ruolo “bidirezionale “dell’agricoltura Trento – 4 dicembre 2017
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Agricoltura, cibo & clima: un’alleanza necessaria per la nostra salute
In gioco c’è anche la salute di noi consumatori rispetto al cibo che consumiamo: la salute dei campi come può contribuire a migliorare la salute del clima e la nostra? Occorre ridurre l’impatto della produzione agroalimentare intervenendo sia con la ricerca scientifica, sia sui processi produttivi, sia sulle scelte e le diete alimentari dei singoli consumatori. L’agricoltura biologica, che mette al bando fertilizzanti di sintesi chimica e pesticidi, intende rispondere su tutti i livelli: salute del clima, salute del suolo, salute dei consumatori. Trento – 4 dicembre 2017
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Le risposte dell’agricoltura biologica
“Le coltivazioni bio presentano effetti positivi di mitigazione in quanto riescono a sequestrare il doppio del carbonio: se tutta l’agricoltura italiana si convertisse a questo metodo, si soddisfarebbero gli obiettivi nazionali di mitigazione”. “La capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici è un altro importante aspetto a vantaggio della resilienza dei sistemi agricoli biologici, che in più difendono la biodiversità”. (Paola Migliorini, Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – CN, Fiera Utopie Concrete 2016, Città di Castello - PG) L’agricoltura bio incrementa l’occupazione: “Sulla produzione lorda vendibile la manodopera nel convenzionale incide per il 14%, nel biologico per il 18%” (Maria Grazia Mammuccini, dirigente di FederBio e produttrice di vini bio, Fiera Utopie Concrete 2016). Trento – 4 dicembre 2017
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La transizione verso metodi di coltivazione bio
L’agricoltura biologica sarà il metodo convenzionale di domani grazie anche alla risposta positiva che offre ai cambiamenti climatici ormai in atto? E mentre oggi ci chiediamo come sia possibile coltivare con il metodo biologico accanto al convenzionale per il rischio di contaminazioni, in futuro ribalteremo la domanda e ci chiederemo come è possibile permettere di coltivare con la chimica di sintesi accanto ai campi bio? Quello che intanto oggi si può osservare è la crescita continua dell’agroalimentare biologico in Italia (e non solo). Trento – 4 dicembre 2017
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Cresce la produzione agroalimentare biologica
Le superfici coltivate con metodo biologico in Italia a dicembre 2016 hanno raggiunto quota ettari , con una crescita del 20,4 % rispetto al In termini assoluti, nell'ultimo anno sono stati convertiti al biologico oltre 300 mila ettari (elaborazione SINAB, 2017). I principali orientamenti produttivi riguardano le colture foraggere ( ha), i pascoli ( ha) e i cereali ( ha). Segue, in ordine di estensione, la superficie investita ad olivo ( ha). Da segnalare il notevole incremento registrato dalle categorie ortaggi (+48,9%), cereali (+32,6%), vite da vino (+23,4%) e olivo da olio (+23,5%). (Fonte Sinab) In testa Sicilia con ettari, seguita da Puglia con ettari e Calabria con ettari. La superficie biologica di queste tre Regioni detiene, confermando il valore dell’anno 2015, il 46% dell’intera superficie biologica nazionale. (Fonte Sinab)
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Crescono i produttori agroalimentari bio
Il biologico copre il 14,5 % della SAU nazionale, dato che cresce, rispetto al 2015, di oltre due punti percentuali. (Fonte Sinab) La crescita si evidenzia anche dal numero di aziende che hanno scelto di produrre secondo il metodo del biologico: sono gli operatori certificati al 31 dicembre (Fonte Sinab) Nel corso del 2016 hanno scelto di convertire la propria impresa operatori. Rispetto ai dati riferiti al 2015 si rileva un aumento complessivo del numero di operatori di 20,3 punti percentuali. Le aziende agricole biologiche in Italia rappresentano invece il 4,4 % delle aziende agricole totali, quasi un punto percentuale in più rispetto all’anno (Fonte Sinab) L’incidenza delle aziende agricole biologiche sul totale (4,4%) risulta più contenuta rispetto all’incidenza delle superfici biologiche sul totale (14,5%)a causa della dimensione media aziendale che è molto alta per il biologico. La dimensione media di un’azienda biologica, in Italia, anche nel 2016 risulta pari a 28 ha, a fronte del dato nazionale di 8,4 ha. mentre nelle Isole risulta pari a 39,4 ha (Fonte Sinab)
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Cresce anche la produzione zootecnica bio
Anche per le produzioni animali i dati evidenziano, rispetto al 2015, un aumento consistente, in particolare per bovini (+24,3%) e suini (+ 13,3%); buono anche l’incremento per i caprini (+ 13%), il pollame (+ 12,3%) e gli equini (+ 9,4%): (Fonte: Sinab) La consistente conversione verso il biologico registrata per la zootecnia deriva da un lato dallo sviluppo del mercato del biologico, che richiede sempre di più prodotti lattierocaseari, e, dall’altro, da un momento particolarmente complesso dei prezzi sul mercato dei prodotti convenzionali della zootecnia. Il settore dell’acquacoltura biologica (Tabella 9) ha più del 50% degli operatori coinvolti concentrati nelle Regioni Emilia Romagna e Veneto. (Fonte: Sinab)
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Crescono i consumi bio nella GDO in Italia
La diffusione della presenza di alimenti bio sugli scaffali della GDO ha contribuito alla penetrazione dei consumi bio in Italia: ogni 100 nuove referenze in assortimento 23 sono bio (Fonte: Osser vatorio SANA 2017) L’ortofrutta bio è sempre più apprezzata. I dati Nielsen (fonte: Nomisma/Macfrut 2017) indicano che in Italia le vendite di ortofrutta bio a peso imposto (mese terminante marzo 2017) hanno raggiunto 147 milioni di euro nella sola GDO (+28% rispetto al 2016), a fronte di un +9% delle vendite di ortofrutta in generale. L’ortofrutta fresca bio ha da sempre un ruolo determinante nelle vendite di prodotti biologici (pesa per l’11% sulle vendite bio nella GDO) e ha ulteriori potenzialità di mercato (le vendite bio pesano per il 4,4% sul totale delle vendite di ortofrutta), visto il crescente interesse del consumatore (ibidem).
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Crescono i consumi bio in Italia
Le vendite del food biologico presso la GDO nel 2016 hanno segnato un quasi + 20% sul 2015 e nel 2017 proseguono la loro performance. I dati Ismea-Nielsen relativi al primo semestre confermano infatti il trend positivo del settore (+15,2%), pur evidenziando una diminuzione del ritmo di crescita rispetto lo stesso periodo del 2016, da imputare ai volumi complessivi delle vendite sempre più alti. L’incidenza dei prodotti biologici venduti sul totale dell’agroalimentare pari, nel 2016, a circa il 3% è infatti in costante aumento. Dal 2010 ad oggi la media di crescita delle vendite dei prodotti biologici è stata del 12,5%. In generale il confronto tra le vendite di prodotti food biologici e quelli non biologici tra il primo semestre del 2017 e lo stesso periodo del 2016 mostra un generale aumento, timido nel convenzionale e più marcato nel biologico . (Fonte: Sinab 2017 su dati Ismea/Nielsen)
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I prodotti bio più venduti in Italia nella GDO
I comparti biologici, apprezzati già da parecchi anni, consolidano il proprio posizionamento come conseguenza di una ormai stabile presenza nella GDO. Nel primo semestre 2017 le vendite dei derivati dei cereali (+3,2%), della frutta (+19,3%), degli ortaggi (+12,7%) e dei latticini (+16,2%) biologici sono cospicue e rappresentano da sole il 68% delle vendite di prodotti biologici. Più recente e in crescita esponenziale è il fenomeno del vino e spumante bio (+109,9%). Boom anche per carni fresche e trasformate (+85,1%) . Regge la crescita del comparto bio degli olii e grassi vegetali (+26,5%) per la maggiore richiesta di olio extra vergine biologico. Le uova bio continuano a crescere (+9,2%: 12 uova vendute su 100 sono bio), mentre nel convenzionale si registra - 0,7%. Si ferma il miele bio, che però è il 14% del miele totale venduto. (Fonte: Sinab )
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Motivazioni all’acquisto di ortofrutta bio
Perché il consumatore bio italiano sceglie ortofrutta bio? Sono più sicure per la salute 24% Sono più rispettose dell’ambiente 22% Il mio supermercato ha inserito ortofrutta bio 16% Sono più controllate 15% Sono più buone 12% Non mi fido dei prodotti convenzionali 10% Me l’ha suggerito il pediatra per i miei figli 2% Sommando 1 con 4, 6 e 7 si vede che motivi salutistici variamente espressi pesano per il 51%. Fonte: Nomisma/MacFrut bio 2017
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MOTIVAZIONI ALLA BASE DEL PRIMO Acquisto bio Motivazioni alla base del primo acquisto bio
La motivazione iniziale che ha indotto al primo acquisto di un prodotto alimentare a marchio biologico: la curiosità di provare un prodotto diverso è stata determinante per il 45% degli acquirenti; per un ulteriore 41% di acquirenti bio è stata l’iniziativa, da parte del negozio abituale, di inserire in assortimento prodotti biologici; la presenza di promozioni (41%) motivi personali, come intolleranze o cambiamenti della propria dieta per il 37% (Osservatorio Sana 2014).
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Profilo del consumatore di ortofrutta bio
Tra i fattori a sostegno del bio vi sono reddito e istruzione: maggiore è la capacità di spesa e più elevato il titolo di studio del responsabile acquisti della famiglia, più elevato è l’acquisto di bio (tra i redditi medio-alti la quota di user di ortofrutta fresca bio arriva al 66% contro il 53% dei redditi medio-bassi). Classe di età: tra i responsabili degli acquisti di età tra 30 e 44 anni la quota di acquirenti è più elevata (65% contro 51% degli over 55). L’interesse per l’ortofrutta fresca bio è più forte anche in funzione degli stili alimentari: il ricorso al bio sale all’84% nei vegetariani e all’ 83% tra i vegani, oltre il 90% tra chi segue la dieta macrobiotica. Anche nei nuclei con figli di età inferiore a 12 anni l’interesse per l’ortofrutta fresca bio è più alto: il 72% acquista ortofrutta bio contro il 56% delle famiglie senza figli conviventi o con figli già adolescenti. Tra i consumatori il 64% è frequent user, ossia mangia frutta e verdura ogni giorno o quasi (28%) o almeno una volta a settimana (36%), selezionandola soprattutto in base alla stagionalità (il 30% indica questo fattore come principale tra i criteri di scelta dell’ortofrutta bio) e all’origine italiana (28%) (Fonte:Nomisma/Mcfrut 2017)
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Il filo che lega biologico a veggie
Tra alimenti bio e 100% vegetale vi è una forte connessione: la quota di chi consuma bio ogni settimana è più alta tra vegetariani e vegani (67% a fronte del 47% sul totale dei consumatori); la presenza di ingredienti 100% vegetali è un elemento alla base della scelta di un prodotto bio per il 48% degli acquirenti, accanto a origine (79%), promozioni (61%) , confezione rispettosa dell’ambiente (60%). (Fonte: Osservatorio Sana 2017)
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La vocazione all’export delle imprese bio
L’80% delle aziende bio nel 2014 e’ stata presente sui mercati esteri (fonte: Nomisma per Osservatorio Sana 2015 su dati 2014), il 57% di quelle che non hanno esportato ha dichiarato di volerlo fare sicuramente l’anno seguente, il 30% forse. (fonte: Nomisma per Osservatorio Sana 2015 su dati 2014) Complessivamente l’82% dell’export ha per destinazione la UE: Germania Francia sono i Paesi che più importano bio dall’Italia. (fonte: Nomisma per Osservatorio Sana 2015 su dati 2014). Si stima che in Germania il segmento del bio-food riguardi 46 milioni di persone di età superiore ai 14 anni). Crescono i consumi di bio anche in Francia (+21,7 nel 2016). In Catalogna nel 2016 il giro di affari è cresciuto del 38% rispetto al (Fonte: Nomisma a Mcfrut 2017)
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Le ragioni del successo dell’export del bio
La performance dell’export italiano bio è certamente sostenuto dalla forte crescita della domanda che si registra a livello globale. Ma le imprese bio italiane hanno grande capacità di presidio sui mercati internazionali anche in relazione alla componente agricola: sono imprese più grandi, più giovani, con spiccate abilità commerciali e di marketing rispetto al segmento convenzionale. (Fonte: Nomisma)
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Grazie per l’attenzione
__________________________ Silvia Zamboni
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