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POLITICA INTERNA E PACE DEMOCRATICA
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POLITICA INTERNA E PACE ESTERA Il modello stato-centrico delle relazioni internazionali assume che la politica estera sa dettare su ciò che succede nell’ambiente internazionale, e che essa non si modifichi al cambiare delle caratteristiche degli stati stessi, che sono razionali, autonomi e unitari. Tuttavia altre prospettive sottolineano la necessità di studiare l’attività di politica estera tenendo conto della politica interna degli attributi degli stati.
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In particolare tre processi fanno emergere la politica estera di uno stato:
Le dinamiche interstatali (in cui i diversi apparati dello stato contribuiscono alla definizione della politica estera) Le dinamiche intrasocietarie (in cui gli attori economici e sociali di uno stato cercano di influenzare quella definizione) Le dinamiche tra stato e società (in cui la conformazione delle istituzioni politiche influenza l’interazione tra lo stato e la società)
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La politica estera tra burocrazia e politica è una realtà nella quale gli stati sono concetti che rimandano ad aggregati di persone, organizzazioni, ruoli, elementi 2 materiali e simbolici. Per i teorici della politica burocratica, per comprendere il modo in cui essi agiscono bisogna tener conto di come funzionano ed interagiscono questi apparati.
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La stessa politica estera deriva dall’interazione tra diversi apparati che lottano per far prevalere nel processo decisionale la percezione dei propri problemi e interessi. Lo stesso interesse nazionale diventa cosi un esito negoziale tra diversi apparati, più che un risultato derivante dalle sfide dell’ambiente internazionale. Questo modello mette radicalmente in dubbio gli assunti stato-centrici dell’unitarietà e della razionalità degli stati, poiché le decisioni non vengono prese in modo centralizzato e ne strumentalmente razionale.
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La politica estera si dibatte, inoltre, tra gruppi di pressione e comunità epistemiche.
I decisori pubblici e gli apparati devono considerare le richieste che provengono dal loro ambiente interno, e cioè le domande politiche domestiche, poiché il modo in cui lo stato persegue i propri interessi esterni produce numerose conseguenze interne.
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I gruppi organizzati, ad es
I gruppi organizzati, ad es., detengono risorse consistenti che possono essere impiegate per rafforzare le domande politiche e sostenere coloro che le accolgono, avendo cosi un peso significativo nel processo decisionale pubblico. Il modello stato centrico non è messo in dubbio solo perché il governo e incapace di decidere in modo centralizzato, ma l’influenza dei attori fa cadere 3 l’assunto dell’autonomia del governo.
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Neanche la nazionalità dell’attore è messa in dubbio, ma solo l’identità dell’attore stesso. Il governo diventa cosi un attore che interagisce con gruppi interni per perseguire politiche estere che realizzano gli interessi di quella coalizione specifica. Putnam, ad es., propone un modello in cui i governi sono attori che gestiscono un gioco a due livelli: 1- a livello nazionale: il governo viene influenzato dai gruppi domestici, e i politici cercano di conquistare potere costruendo coalizioni con questi gruppi, 2- a livello internazionale: i governi cercano di massimizzare la propria capacita di soddisfare le pressioni domestiche e di minimizzare conseguenze negative di sviluppi internazionali.
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I governi rispondono contemporaneamente alle domande interne e alle domande esterne, cercando di usare strategicamente le prime per evitare concessioni sgradite all’esterno e viceversa. Ma la politica estera non è solo esposta all’influenza di gruppi organizzati che perseguono interessi materiali, ma anche ad altri gruppi, come le comunità epistemiche.
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Le comunità epistemiche sono gruppi esperti che diffondono in modo autorevole informazioni e conoscenze circa le questioni internazionali e possono esercitare un'influenza che rinvia sia alla conoscenza come forma di potere sia al ruolo delle idee in politica estera. Il loro ruolo può difficilmente essere ignorato, in particolar modo quando la scelta dei comportamenti internazionali 4 degli stati avviene in condizioni di grande incertezza e quando i problemi in gioco hanno un elevato contenuto tecnico e sono poco politicizzati.
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La politica estera e stata tradizionalmente considerata un settore decisionale isolato dal dibattito pubblico e sottratto al controllo della popolazione considerata disattenta, disinformata e incompetente sulle questioni di politica internazionale. Questo ragionamento non sembra però confermata dalla recente ricerca empirica, che pur mostrando che il pubblico e tendenzialmente poco informato sull’argomento, evidenzia in esso articoli coerentemente le informazioni di cui dispone
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non si può assumere in tutti i casi che il processo decisionale avvenga indipendentemente dagli orientamenti della popolazione, perché quando le sue preferenze in politica estera si esprimono in modo percepibile (sondaggi, elezioni, referendum..) emerge chiaramente l’orientamento dell’opinione pubblica su certi temi. Hill: sottolinea come l’effetto condizionante dell’opinione pubblica possa essere: 1- intermittente (poiché le elezioni sono periodiche), 2- sensibile (agli stimoli dei gruppi organizzati e al potere politico) 3- debole (poiché l’opinione pubblica si concentra su temi diversi da quelli della politica estera) 4- favorevole in modo incondizionato al governo (ad es., quando il paese ci si trovi in guerra).
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A quest’effetto si associa il ruolo dei mass media, che entrano nel processo decisionale pubblico poiché sono parte del processo di formazione ed espressione delle preferenze politiche diffondendo informazioni, e poiché rappresentano dall’altra parte gli orientamenti dell’opinione pubblica; inoltre pongono al centro dell’attenzione pubblica i temi che trattano dando maggiore urgenza a certi problemi, influenzando cosi la definizione dell’agenda politica (CNN effect)
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Lo sviluppo delle reti globali ha portato a distribuire con continuità e su scala mondiale informazioni che sono sempre meno controllabili dai governi e che hanno un grande impatto emotivo. Il CNN effect ha sicuramente modificato i tempi della politica estera, rendendo urgenti decisioni che in passato erano prese secondo procedure lente e laboriose. Si ha, dunque, un’espansione dell’arena decisionale e i fattori che hanno contribuito a modificare la politica estera tradizionale sono vari: l’ingresso sulla scena mondiale della politica di massa e della guerra in generale, la crescita dell’interdipendenza economica e di nuovi e veloci mezzi di comunicazione: processi di liberazione e democratizzazione,
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