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Filiera Lattiero-casearia
Sede legale e uffici Via Milano Cremona Tel Fax Progetto realizzato nell’ambito dell’accordo di Programma Regione Lombardia - Unioncamere Lombardia per lo Sviluppo Economico e la competitività
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Filiera Lattiero-casearia
Aree di interesse Updating 1. La produzione di latte nel mondo, in Europa e in Italia 2. I consumi e gli scambi mondiali ed europei di derivati del latte 3. I primi acquirenti e le imprese lattiero-casearie in Italia 4. I flussi dei derivati del latte in Italia 5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia 6. La distribuzione al dettaglio in Italia 7. I prezzi del latte e derivati nel mondo, in Europa e in Italia 8. I prezzi delle materie prime 9. Focus: Cina
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1. La produzione di latte Nel mondo Negli Stati Uniti In Australia
In Nuova Zelanda In Europa Le consegne in Europa I principali produttori In Italia La localizzazione della produzione Andamento delle consegne in Italia Le consegne di latte in Lombardia Il peso delle province lombarde Allevamenti di latte vaccino
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1.A - La produzione di latte nel mondo
Produzione annua di latte nel mondo, e variazione 2016 su 2012 (.000 t) +11,4% -0,1% +7,4% -5,1% +13,5% -1,9% +6,5% ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati FAO. Nel 2015 e nel 2016 la produzione mondiale ha superato gli 800 milioni di tonnellate. Il continente asiatico ha continuato il trend positivo, con la produzione di lattiero-caseari cresciuta del 13,5% in quattro anni e di oltre il 3% nel solo ultimo anno. A livello globale la crescita tra il 2015 e il 2016 si stima all’1,1%, e al 7,4% nell’intero quadriennio
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1.A - La produzione di latte nel mondo
Produzione mensile di latte negli Stati Uniti, giu (23 maggiori stati) (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati USDA. Nel 2016 le produzioni statunitensi si sono attestate ad un livello intermedio rispetto al 2014 e al 2015, comunque sistematicamente in crescita rispetto all’anno precedente. Nel primo semestre del 2017 la crescita è proseguita, e nonostante il mese di febbraio abbia avuto un giorno in meno, in media la produzione si colloca al +1,6% rispetto al 2016.
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1.A - La produzione di latte nel mondo
Produzione mensile di latte in Australia, gen (milioni di litri) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Dairy Australia. La produzione del 2016 è iniziata grossomodo sugli stessi livelli dell’anno precedente ma le condizioni meteo avverse hanno influenzato negativamente il corso della stagione. Le quantità prodotte sono risultate inferiori del 6,7% rispetto al 2015, con uno scarto che a ottobre era arrivato all’11,4%, poi è parzialmente fino ad azzerarsi in maggio 2017 e passare poi in campo positivo.
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Produzione mensile di latte in Nuova Zelanda, 2012-gen. 2017 (.000 t)
1.A - La produzione di latte nel mondo Produzione mensile di latte in Nuova Zelanda, gen (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Dcanz. Ridotte le variazioni nelle quantità prodotte in Nuova Zelanda nel 2016, che si mantengono inizialmente in linea con quelle delle precedenti due annate, ma anche in questo caso con la tendenza a scendere sotto il 2015 nei mesi autunnali e invernali. La produzione di 21,174 milioni di tonnellate dell’anno si traduce in un calo dell’1,7%. Nel 2017 la tendenza appare simile a quella del 2016, nonostante la maggior produzione avuta in marzo ed aprile.
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Produzione mensile di latte in Unione Europea, 2012-dic. 2016 (.000 t)
1.B - La produzione di latte in Europa Produzione mensile di latte in Unione Europea, 2012-dic (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat. Il 2016 si è caratterizzato nell’Unione Europea come un’annata ad andamento contrastato: fino a maggio è continuato l’aumento della produzione generatosi dalla fine del regime delle quote latte, ma da giugno è iniziata un’inversione di tendenza con variazioni tendenziali su base mensile sistematicamente negative. La tendenza negativa è proseguita per i primi quattro mesi del 2017, poi le buone condizioni di mercato si sono ripercosse in differenziali a dodici mesi positivi.
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1.B - La produzione di latte in Europa
Produzione annua di latte nei principali paesi produttori della UE, (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat. Negli ultimi 10 anni, tutti i principali paesi produttori dell’Unione Europea hanno progressivamente incrementato la produzione nazionale; la maggiore crescita tra 2006 e 2016 è stata raggiunta da Paesi Bassi (+30,9%) e Irlanda (+27,7%), seguite dalla Polonia (+22,6%), paesi che durante il regime delle quote latte detenevano volumi limitati rispetto alle loro potenzialità.
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1.B - La produzione di latte in Europa
Produzione mensile di latte nei principali paesi produttori della UE, ott set (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat. I dati mensili sulle produzioni per paese, oltre ad evidenziare l’elevata stagionalità presente ormai solo in Irlanda (allevamento totalmente estensivo) e a confermare i cali da giugno 2016, mostrano nel periodo precedente una certa tendenza all’aumento soprattutto in Germania, Polonia e Paesi Bassi, una stazionarietà negli altri paesi.
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1.B - La produzione di latte in Europa
Variazioni tendenziali della produzione di latte per i principali paesi produttori della UE, ott dic (%) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat. Osservando le variazioni tendenziali su base mensile si conferma la maggiore crescita produttiva nei Paesi Bassi, ma anche in Irlanda; nemmeno negli ultimi mesi in questi due paesi le variazioni diventano negative sebbene a livello europeo complessivo ci sia stata una chiara inversione di tendenza. Negli ultimi due mesi dell’anno diventano positive anche le variazioni tendenziali in Italia.
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Ripartizione per paese della produzione di latte nella UE (%)
1.B - La produzione di latte in Europa Ripartizione per paese della produzione di latte nella UE (%) Tra i maggiori produttori si rileva l’aumento del peso per Paesi Bassi e Irlanda, mentre cala quello della Francia, e del Regno Unito. Dai primi tre paesi produttori dell’Unione si ottiene il 47% del latte totale, contro il 48% circa di un anno prima. 2016 2015 ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat.
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Consegne di latte nei paesi della UE (.000 t)
1.B - La produzione di latte in Europa Consegne di latte nei paesi della UE (.000 t) Paese Consegne di latte (.000 t) 2015 Consegne di latte (.000 t) 2016 Var. % Germania 30.959,7 31.050,6 +0,3% Francia 24.643,1 24.025,1 -2,5% Regno Unito 14.753,2 14.123,2 -4,3% Paesi Bassi 12.946,4 13.911,1 +7,5% Polonia 10.555,7 10.809,0 +2,4% Italia 10.334,1 10.462,5 +1,2% Irlanda 6.395,2 6.673,5 +4,4% Spagna 6.526,3 6.665,8 2,1% Danimarca 5.125,4 5.124,3 -0,0% Belgio 3.873,1 3.766,8 -2,7% Austria 3.013,1 3.002,3 -0,4% Svezia 2.848,6 2.779,5 -2,4% Repubblica Ceca 2.428,3 2.712,6 +11,7% Finlandia 2.325,3 2.320,6 -0,2% Altri 12.942,0 12.862,6 -0,6% Totale UE-28 ,2 ,8 +0,4% La crescita produttiva ha interessato la maggior parte dei paesi più rilevanti. Solo in Francia, Regno Unito e Belgio i produttori hanno reagito con un calo produttivo al perdurare di prezzi bassi, che in molte condizioni non coprono i costi di produzione. Negli altri casi (ma per una parte di produttori, anche in questi tre paesi) la risposta degli allevatorii è stata di cercare di recuperare con le quantità quello che si è perso nel prezzo. ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat.
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1.C - La produzione di latte in Italia
Numero di allevamenti e produzione commercializzata di latte vaccino in Italia, 1995/ /15 Allevamenti. Produzione. ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AGEA. Nell’arco di 19 anni, il numero degli allevamenti in Italia si è ridotto di 2/3, mentre la produzione totale commercializzata (consegne e vendite dirette) è cresciuta del 9,3%. Per quanto riguarda la produzione media aziendale è passata da 107,2 t nella campagna 1995/96 a 344,6 t nel 2014/15; l’incremento è stato del +221,5%.
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Consegne mensili di latte in Italia, 2014-2016 (t)
1.C - La produzione di latte in Italia Consegne mensili di latte in Italia, (t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AGEA. Mentre nella media dell’UE, per tutto il secondo semestre del 2016 si sono osservate unicamente variazioni tendenziali negative su base mensile, al contrario in Italia a luglio e ad agosto c’è stato un rialzo, rispettivamente, del 2,1% e del 2,8%. Questo è in relazione con il calo produttivo che si era avuto in quei due mesi del 2015, a causa dell’ondata di caldo eccezionale. Il miglioramento delle condizioni di mercato dei formaggi Grana ha poi portato i produttori ad aumentare il latte offerto in autunno e inizio inverno
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1.C - La produzione di latte in Italia
Aziende con lattifere e produzione di latte vaccino in Italia per aree omogenee nel 2014/15 2014/15 % su totali 2014/15 var. % 2014/ /14 var. % 2014/ /01 Pianura Numero aziende 14.684 44,5 -3,1 -50,0 Produzione comm. (.000t) 8.987 79,0 +2,4 +5,2 Produzione per azienda (t) 612,1 +5,7 +110,5 Montagna e altre aree svantaggiate 18.310 55,5 -4,1 -46,8 2.384 21,0 -0,1 -2,6 117,2 +4,2 +83,1 Totali 32.994 -3,6 -48,3 11.371 +1,9 +3,5 344,6 +100,0 Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AGEA. Nel corso del 2014/15, allevamenti situati nelle aree di montagna o altre aree svantaggiate, pari al 55,5% dei produttori italiani, partecipano per poco più di un quinto (21,0%) alla produzione commercializzata italiana. Invece sono il 44,5% gli allevamenti con lattifere localizzati nelle aree di pianura e il loro contributo alla produzione commercializzata nazionale si attesta sul 79,5%. Nell’ultima campagna la ristrutturazione è un po’ più forte in montagna rispetto alla pianura, mentre in media nell’arco di tempo dall’inizio di questo secolo era accaduto il contrario. Sempre dall’inizio del secolo, la produzione media per azienda è esattamente raddoppiata, con una tendenza più accentuata in pianura che in montagna. ok
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Dimensione aziendale (t/anno)
1.C - La produzione di latte in Italia Ripartizione degli allevamenti da latte in Italia per dimensione nel 2014/2015 Dimensione aziendale (t/anno) 2014/15 % su totali 2014/15 var. % 14/15 su 13/14 var. % 14/15 su 95/96 Numero di imprese 0,1 - 10,0 2.402 7,3 -5,7 -88 10,1 - 20,0 2.787 8,4 -4,8 -84 20,1 - 50,0 5.748 17,4 -6,4 -73,9 50, ,0 5.254 15,9 -6,1 -62,7 100, ,0 5.087 15,4 -2,6 -53,5 200, ,0 5.427 16,4 -3 -34,1 500, ,0 3.285 10,0 -0,6 12,8 1.000, ,0 2.066 6,3 1,1 80 oltre 2.000 938 2,8 9,7 313,2 Totale 32.994 100 -3,6 -66 ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT. Nel 2014/15, delle aziende da latte in attività, sono (ossia il 15,7%) quelle che non superano le 20 t/anno e (pari al 9,1%) quelle al di sopra delle t/anno. Il loro contributo alla produzione nazionale risulta però pari rispettivamente allo 0,5% ed al 52,2%. Rispetto alla precedente campagna, le classi da 20,1 a 100 t/anno sono quelle che registrano il maggior calo di imprese, mentre il bilancio positivo tra entrate e uscite delle aziende sopra le tonnellate annue suggerisce questa soglia come la dimensione efficiente minima.
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Dimensione aziendale (t/anno)
1.C - La produzione di latte in Italia Ripartizione del latte vaccino commercializzato per dimensione degli allevamenti nel 2014/2015 Dimensione aziendale (t/anno) 2014/15 % su totali 2014/15 var. % 14/15 su 13/14 var. % 14/15 su 95/96 Quantità (.000 t) 0,1 - 10,0 12,93 0,1 -4,2 -88,9 10,1 - 20,0 41,37 0,4 -5,2 -83,6 20,1 - 50,0 193,44 1,7 -6,1 -73 50, ,0 379,2 3,3 -6 -62,3 100, ,0 727,71 6,4 -2,7 -52,8 200, ,0 1.742,40 15,3 -2,6 -31,7 500, ,0 2.338,89 20,6 16,5 1.000, ,0 2.844,30 25,0 1,2 88,7 oltre 2.000 3.090,94 27,2 10,1 339,1 Totale 11.371,18 100 1,9 9,3 Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agea. ok Nel 2014/15, le 938 aziende con dimensioni superiori alle t/anno, hanno prodotto oltre un quarto (il 27,2%) del latte nazionale con una crescita in termini di volumi del 10,1% rispetto all’anno precedente. Più o meno altrettanto hanno prodotto le quasi 27 mila aziende che non superano le 500 tonnellate all’anno. Sono in crescita nel lungo periodo, ma sostanzialmente invariate nell’ultimo anno, le produzioni complessive delle aziende con dimensione compresa tra 500,1 e t/anno.
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1.C - La produzione di latte in Italia
Ripartizione % della produzione di latte in Italia nelle principali regioni, ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AGEA. La Lombardia, da cui ormai provengono oltre due litri su cinque prodotti in Italia, è l’unica delle principali regioni a vocazione lattiero-casearia che mantiene una crescita costante del proprio peso sulla produzione nazionale. Le altre tre «grandi regioni lattiere» (Emilia Romagna, Veneto e Piemonte) nel complesso assommano a un altro 35% del totale
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1.C - La produzione di latte in Italia
Ripartizione % della produzione di latte in Italia nelle principali province, Ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AGEA Le principali province produttrici (il triangolo Brescia-Cremona-Mantova) sono quelle in cui si osserva una lenta crescita delle quantità prodotte, a testimonianza del processo di progressiva concentrazione delle produzioni nelle aree maggiormente vocate. Ormai oltre il 30% del latte italiano viene da queste tre province.
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Consegne mensili di latte in Lombardia, 2014-2016 (tonnellate)
1.C - La produzione di latte in Italia Consegne mensili di latte in Lombardia, (tonnellate) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AGEA. Analogamente alla produzione nazionale, in Lombardia si sono osservati cali tendenziali su base mensile a maggio e a giugno (-0,5% e -2,1%), ma dopo i recuperi di luglio e agosto (attribuibili anche qui al calo produttivo in quei mesi del 2015) anche da settembre in poi le consegne risultano sopra lo stesso mese dell’anno precedente.
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1.C - La produzione di latte in Italia
Peso delle province nella produzione lombarda di latte, gennaio-settembre (%) Ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AGEA. All’interno della Lombardia la produzione di latte è fortemente concentrata, localizzandosi nella sua parte sud-orientale: nel 2016 le tre province di Cremona, Brescia e Mantova forniscono il 71,2% del latte lombardo.
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2. I consumi e gli scambi mondiali di derivati del latte
Consumi e scambi mondiali di burro Consumi e scambi mondiali di latte scremato in polvere Consumi e scambi mondiali di latte intero in polvere Consumi e scambi mondiali di formaggi Scambi mondiali totali in equivalente latte Bilancio di approvvigionamento del formaggio nella UE Bilancio di approvvigionamento del burro nella UE Bilancio di approvvigionamento del latte scremato in polvere nella UE
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Consumi annui mondiali di burro e butteroil, 2012-2016 (.000 t)
2.A – I consumi e gli scambi mondiali di burro Consumi annui mondiali di burro e butteroil, (.000 t) ok 2016: dati stimati Fonte: elaborazioni OMPZ su dati USDA. Tra il 2012 e il 2015 il consumo mondiale di burro è aumentato dell’8,1% e le previsioni del Dipartimento Agricoltura USA danno un’ulteriore crescita di quasi due punti percentuali nel Sempre secondo le previsioni USDA, nell’UE-28 i consumi scenderanno dell’1,4%, mentre in India, Russia e USA cresceranno, rispettivamente, del 3,3%, 3,4% e 4,1%.
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2.A – I consumi e gli scambi mondiali di burro
Importazioni mensili di burro e butteroil nei principali paesi, settembre 2015-dicembre 2016 (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. Nel 2016 si osserva un ridimensionamento delle importazioni in Russia che, rispetto a giugno e luglio 2015, si sono dimezzate. Germania e Cina mostrano andamenti oscillanti con il primo paese che raggiunge il picco a novembre 2015 e il secondo a gennaio 2016, a causa di una strategia dei buyer cinesi che tendono a concentrare le importazioni a inizio anno.
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2.A – I consumi e gli scambi mondiali di burro
Importazioni per anno mobile di burro e butteroil nei prin-cipali paesi, gen.-dic e anno precedente (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. In leggero calo le importazioni per la Francia che, considerando i movimenti di questo prodotto intra-UE, tuttavia mantiene il primato come importatore mondiale con oltre un milione e mezzo di tonnellate. L’import nei Paesi Bassi (largamente destinato a successiva esportazione) e in Cina è in forte aumento, con una crescita intorno al 50%. In contenuta riduzione anche le situazioni in Germania e Russia.
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2.A – I consumi e gli scambi mondiali di burro
Esportazioni mensili di burro e butteroil dai principali paesi, settembre 2015-dicembre 2016 (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. I trend mensili delle esportazioni vedono forti oscillazioni solo per la Nuova Zelanda, in quanto la produzione di burro è condizionata dall’andamento ciclico della produzione di latte nel paese che tocca i minimi a giugno e luglio. Chiaramente evidenziabile è anche la stagionalità esattamente opposta dell’Irlanda, dato che i due paesi sono accomunati da produzione estensiva con parti concentrati nella stagione di maggior disponibilità dei pascoli.
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2.A – I consumi e gli scambi mondiali di burro
Esportazioni per anno mobile di burro e butteroil dai prin-cipali paesi, gen.-dic e anno precedente (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. La Nuova Zelanda rimane di gran lunga il principale paese esportatore, sebbene i volumi siano rimasti grossomodo stabili nel periodo considerato. Ben diversa è la situazione per i Paesi Bassi che hanno incrementato l’export di quasi 30 punti percentuali approfittando della crescente richiesta cinese, distaccando così l’Irlanda e la Germania.
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2.A – I consumi e gli scambi mondiali di burro
Esportazioni mensili di burro e butteroil dalla UE, settembre 2015-dicembre 2016 (t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB. Nel 2016 le esportazioni mensili dell’Unione Europea sono cresciute significativamente. Nell’anno precedente la media mensile è stata di circa t mentre per il primo semestre del 2016 è stata pari a ,5 t (+38,7%). La crescita è imputabile alla maggiore richiesta di burro europeo da parte di Cina, Arabia Saudita e, più recentemente, a causa della forte domanda da parte del Canada. Nella seconda parte dell’anno poi diversi sbocchi si sono ridimensionati.
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2.A – I consumi e gli scambi mondiali di burro
Esportazioni mensili di burro e butteroil dalla UE nei principali paesi di destinazione, set dic (t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB. Nel corso del 2016 l’Arabia Saudita ha progressivamente superato la Cina come principale destinazione del burro europeo. La Turchia fa registrare un rilevante picco stagionale nei mesi di ottobre e novembre 2015, restando stabilmente negli altri mesi il terzo importatore di burro da parte della UE.
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2.A – I consumi e gli scambi mondiali di burro
Esportazioni per anno mobile di burro e butteroil dalla UE, gen.-dic e anno precedente (.000 t) ok Cina: Gennaio-Novembre Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB. Dal presente grafico è evidente quanto sia rilevante il mercato cinese nel concorrere all’aumento delle esportazioni di burro dell’UE-28; in particolare, considerando il periodo da agosto 2015 a luglio 2016, l’incremento dei volumi esportati dall’Unione Europea è stato di circa tonnellate, di cui il 29,5% era destinato al paese asiatico.
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2.B – I consumi e gli scambi mondiali di latte scremato in polvere
Consumi annui mondiali di latte scremato in polvere, (.000 t) ok 2016: dati stimati Fonte: elaborazioni OMPZ su dati USDA. I consumi mondiali di latte scremato in polvere nel 2015 sono cresciuti del 4,8% rispetto all’anno prima ma le previsioni USDA indicano un calo tendenziale dello 0,2% per il Dopo la crescita dell’anno passato, i consumi nell’UE-28 e in Messico sono previsti in calo. Andamento contrario per la Cina, dopo che nel 2015 era stato registrato un calo del 18,7% secondo quanto rilasciato dall’USDA nel 2016 i consumi interni dovrebbero riprendersi.
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2.B – I consumi e gli scambi mondiali di latte scremato in polvere
Importazioni mensili di latte scremato in polvere nei principali paesi, settembre 2015-dicembre 2016 (.000 t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net ok Cina e Messico hanno un ruolo di primo piano come paesi importatori. Nel periodo analizzato le quantità importate hanno avuto un andamento fortemente oscillante con la Cina che, come per tutti i prodotti lattiero-caseari, ha concentrato i volumi nel primo mese dell’anno e il Messico che, risentendo di tale fenomeno, ha incrementato l’import ad aprile e a maggio 2016.
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2.B – I consumi e gli scambi mondiali di latte scremato in polvere
Importazioni per anno mobile di l. scr. polv. nei principali paesi, gen. -dic.2016 e anno precedente (.000 t) Malesia e Paesi Bassi, Gennaio-Novembre; Indonesia, Gennaio-Luglio. Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net ok Considerando il periodo che va da giugno 2015 a maggio 2016, il Messico è l’unico paese che fa registrare un incremento significativo dei volumi importati, i quali passano da 2,12 milioni di tonnellate a 2,76 (+30,5%); nel paese si rileva una domanda sempre più consistente di latte scremato in polvere da parte dell’industria alimentare ma la produzione interna non è in grado di coprire adeguatamente tale domanda.
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2.B – I consumi e gli scambi mondiali di latte scremato in polvere
Esportazioni mensili di latte scremato in polvere dai principali paesi, settembre 2015-dicembre 2016 (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. La Nuova Zelanda mostra un andamento oscillante poiché la produzione di latte scremato in polvere ricalca la stagionalità delle forniture di latte liquido.
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2.B – I consumi e gli scambi mondiali di latte scremato in polvere
Esportazioni per anno mobile di l. scr. polv. dai principali paesi, giu mag e anno precedente (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. Sostanzialmente non ci sono stati grossi cambiamenti nei volumi esportati di latte scremato in polvere da parte dei principali paesi interessati; la Germania ha incrementato le quantità del 7,7%, pari a 260 mila tonnellate, avvicinandosi così ai volumi della Nuova Zelanda.
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2.B – I consumi e gli scambi mondiali di latte scremato in polvere
Esportazioni mensili di latte scremato in polvere dalla UE, settembre 2015-dicembre 2016 (t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB. L’Unione Europea mostra un calo progressivo delle esportazioni di latte scremato in polvere a causa dei consumi stagnanti, i prezzi bassi e il blocco delle esportazioni in Russia. Nel 2016 l’export medio mensile risulta di circa tonnellate, il 7,3% in meno rispetto al secondo semestre 2015 e il 16,9% in meno rispetto al primo.
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2.B – I consumi e gli scambi mondiali di latte scremato in polvere
Esportazioni mensili di latte scr. in polvere dalla UE nei principali paesi di destinazione, set dic (t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB. L’ Algeria ha raggiunto un picco di importazione pari a tonnellate nell’agosto 2015 mentre Egitto e Cina hanno mantenuto un andamento più costante e con oscillazioni limitate.
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2.B – I consumi e gli scambi mondiali di latte scremato in polvere
Esportazioni per anno mobile di latte scr. in polvere dalla UE, gen.-dic e anno precedente (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB. L’export complessivo dell’UE-28, nel periodo in considerazione, ha subito una riduzione del 9,8%, pari a circa tonnellate in meno. Oltre il 50% di tale calo ha interessato le esportazioni verso l’Algeria e l’Egitto. L’export di latte scremato in polvere verso la Cina, tuttavia, risulta stabile.
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Consumi annui mondiali di latte intero in polvere, 2012-2016 (.000 t)
2.C – I consumi e gli scambi mondiali di latte intero in polvere Consumi annui mondiali di latte intero in polvere, (.000 t) ok 2016: dati stimati. Fonte: elaborazioni OMPZ su dati USDA. I consumi mondiali di latte intero in polvere nel 2015 sono cresciuti del 2,6% su base annua ( t). Gran parte del rialzo è imputabile agli aumenti di Algeria e Brasile (rispettivamente +35 mila e +34 mila tonnellate). Secondo le previsioni dell’USDA anche nel 2016 i consumi mondiali dovrebbero crescere, ma in modo un po’ più contenuto, +1,9%; nell’area dell’Unione Europea dovrebbero invece calare dell’8,4% dopo che già nel 2015 erano scesi del 2,4% su base annua.
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2.C – I consumi e gli scambi mondiali di latte intero in polvere
Importazioni mensili di latte intero in polvere nei principali paesi, settembre 2015-dicembre 2016 (.000 t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. Come per tutti i prodotti lattiero-caseari a gennaio 2016 si rileva il picco di importazioni cinesi, che hanno raggiunto 1,2 milioni di tonnellate. In aumento anche le importazioni brasiliane a causa del calo della produzione interna di latte intero in polvere, conseguenza della siccità che ha ridotto i volumi di latte consegnato.
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2.C – I consumi e gli scambi mondiali di latte intero in polvere
Importazioni per anno mobile di l. int. polv. nei principali paesi, gen.-dic.2016 e anno precedente (.000 t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. Per questo prodotto la posizione predominante della Cina è più netta che per la variante scremata e nel periodo temporale considerato l’import cinese è cresciuto del 6,4%, pari a 240 mila tonnellate. Il rialzo più consistente è avvenuto per il Brasile che sostanzialmente ha raddoppiato i volumi passando da 440 mila tonnellate a 899 mila, superando così Hong Kong, Singapore e Sri Lanka.
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2.C – I consumi e gli scambi mondiali di latte intero in polvere
Esportazioni mensili di latte intero in polvere dai principali paesi, settembre 2015-dicembre 2016 (.000 t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net Queste esportazioni sono dominate dalla Nuova Zelanda che però, come nel caso di altri derivati del latte, presenta un andamento oscillante legato alla disponibilità interna della materia prima. Il picco di esportazione è stato raggiunto nel dicembre 2015 ed è stato pari a 1,822 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda l’Uruguay si registra un’impennata dell’export ad aprile e maggio 2016.
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2.C – I consumi e gli scambi mondiali di latte intero in polvere
Esportazioni per anno mobile di l. int. polv. dai principali paesi, gen.-dic e anno precedente (.000 t) Paesi Bassi e Belgio: Gen-Nov Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. L’Uruguay, nel periodo analizzato, ha giovato delle necessità del vicino mercato brasiliano e ha più che raddoppiato le esportazioni passando da t a 1,216 milioni (+111,2%). Il leader di mercato, invece, ha visto un lieve calo dei volumi commercializzati sul mercato mondiale, che sono scesi di due punti percentuali e mezzo.
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2.C – I consumi e gli scambi mondiali di latte intero in polvere
Esportazioni mensili di latte intero in polvere dalla UE, settembre 2015-dicembre 2016 (t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB Le esportazioni europee del latte intero in polvere non hanno visto particolari cambiamenti nei volumi mensili medi, che oscillano tra e tonnellate.
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2.C – I consumi e gli scambi mondiali di latte intero in polvere
Esportazioni mensili di latte int. in polvere dalla UE nei principali paesi di destinazione, set dic (t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB I volumi di esportazioni europei di latte intero in polvere risultano piuttosto limitati se li si confronta con la situazione di altri derivati. Ciò è dovuto al prezzo poco competitivo per la produzione europea. Dagli andamenti mensili si osserva una rapida crescita delle esportazioni verso l’Algeria nei mesi di giugno e luglio 2016.
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2.C – I consumi e gli scambi mondiali di latte intero in polvere
Esportazioni per anno mobile di latte int. in polvere dalla UE, gennaio-dicembre 2016 e anno precedente (.000 t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB L’export complessivo è rimasto pressoché invariato nel periodo analizzato, con una crescita del 3%. Per l’Oman e l’Algeria si osserva un lieve calo dei volumi importati mentre per la Cina sono cresciuti del 64%.
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Consumi annui mondiali di formaggi, 2012-2016 (.000 t)
2.D – I consumi e gli scambi mondiali di formaggi Consumi annui mondiali di formaggi, (.000 t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati USDA. Nel 2015 i consumi mondiali di formaggi sono globalmente cresciuti del 2,1% su base annua e l’USDA stima che saliranno lievemente anche 2016 (+0,2%). Gli Stati Uniti sono il paese dove i consumi si sono maggiormente allargati, con una variazione 2015 su 2014 pari a 175 mila tonnellate (+3,5%); a questi segue l’UE-28 dove si registra un aumento dell’1,7% rispetto al 2014 ( tonnellate).
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2.D – I consumi e gli scambi mondiali di formaggi
Importazioni mensili di formaggi nei principali paesi, settembre 2015-dicembre 2016 (.000 t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net.. Non si registrano particolari cambiamenti nei trend dei principali paesi importatori di formaggi.
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2.D – I consumi e gli scambi mondiali di formaggi
Importazioni per anno mobile di formaggi nei principali paesi, giu.2015-mag.2016 e anno precedente (.000 t) Germania, Italia, Belgio e Paesi Bassi: Gen-Nov Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net.. Considerando i volumi importati nei mesi da giugno a maggio solamente per i Paesi Bassi c’è stato un sostanzioso aumento, +17,7%. L’Italia, invece, mostra una crescita del 3,1% pari a tonnellate.
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2.D – I consumi e gli scambi mondiali di formaggi
Esportazioni mensili di formaggi dai principali paesi, settembre 2015-dicembre 2016 (.000 t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. Paesi Bassi e Germania hanno mantenuto la loro leadership di esportatori durante tutto l’arco, distaccando nettamente Francia, Nuova Zelanda e Irlanda.
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2.D – I consumi e gli scambi mondiali di formaggi
Esportazioni per anno mobile di formaggi dai principali paesi, gen.-dic e anno precedente (.000 t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. Paesi Bassi e Germania risultano i due maggiori esportatori mondiali di formaggio con volumi che superano i 6 milioni di tonnellate annua. Nel caso dei Paesi Bassi la leadership si è consolidata nell’ultimo anno grazie ad un aumento, nel periodo analizzato, dell’11,9% (pari a t). La Nuova Zelanda e l’Irlanda hanno anch’essi incrementato l’export, rispettivamente del 10,6% e del 7,9%.
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2.D – I consumi e gli scambi mondiali di formaggi
Esportazioni mensili di formaggi dalla UE, gennaio 2015-luglio 2016 (t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB. Le esportazioni mensili dell’Unione Europea sono cresciute negli ultimi 19 mesi. Nel 2016 la media mensile attualmente è pari a tonnellate, il 3,9% in più rispetto al secondo semestre 2015 e il 19,8% rispetto al primo.
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2.D – I consumi e gli scambi mondiali di formaggi
Esportazioni mensili di formaggi dalla UE nei principali paesi di destinazione, giu lug (t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB. I volumi di formaggio mensilmente esportati verso Svizzera e Giappone risultano stabili e sono pari a circa t nel primo caso e t nel secondo. Fatta eccezione per i mesi di settembre, ottobre e novembre 2015, pure per gli Stati Uniti le esportazioni sono stabili e oscillano tra 10 mila 12 mila tonnellate.
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2.D – I consumi e gli scambi mondiali di formaggi
Esportazioni per anno mobile di formaggi dalla UE, agosto 2015-luglio 2016 e anno precedente (.000 t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AHDB. Complessivamente, l’export di formaggi dell’UE-28 è cresciuto del 15,2% in un anno ( t). Gli USA sono di gran lunga la principale destinazione delle esportazioni europee, nel periodo considerato i volumi sono cresciuti del 6,5% e probabilmente nei prossimi mesi cresceranno ancora grazie al rafforzamento del dollaro americano verso l’euro. Per quanto riguarda il Giappone, l’export è cresciuto del 21,4% giungendo a t.
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2.F – Bilancio di approvvigionamento del formaggio nella UE
Bilancio di approvvigionamento del formaggio nella UE-28 nel 2015 (.000 tonnellate) 2015 Var. % 15/14 Var. % 15/10 Formaggio - produzione 8837,6 1,2 4,9 - importazioni 61,5 -19,6 -23,0 - esportazioni 718,8 -0,2 7,7 - consumo apparente comprese scorte 8180,3 1,1 4,3 Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat.
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2.G – Bilancio di approvvigionamento del burro nella UE
Bilancio di approvvigionamento del burro nella UE-28 nel 2015 (.000 tonnellate) 2015 Var. % 15/14 Var. % 15/10 Burro - produzione 2087 3,9 12,6 - importazioni 9 -76,6 -76,2 - esportazioni 238 13,7 15,1 - cambiamento scorte 31 - consumo apparente 1827 0,0 8,4 Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat.
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2.H – Bilancio di approvvigionamento del latte scremato in polvere nella UE
Bilancio di approvvigionamento del latte scremato in polvere nella UE-28 nel 2015 (.000 tonnellate) 2015 Var. % 15/14 Var. % 15/10 Latte scremato in polvere - produzione 1505,5 13,4 64,1 - importazioni 3,4 47,8 10,5 - esportazioni 690,9 6,6 83,5 - cambiamento scorte 16,932 - consumo apparente 801,1 -61,5 51,7 Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat.
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3. I primi acquirenti e le imprese lattiero- casearie in Italia
La struttura degli acquirenti di latte vaccino in Italia Gli approvvigionamenti di latte sfuso dei primi acquirenti in Italia I primi acquirenti del latte lombardo
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Gli acquirenti di latte vaccino in Italia, campagna 2014/15
3.A – La struttura dei primi acquirenti Gli acquirenti di latte vaccino in Italia, campagna 2014/15 Latte consegnato (t) Tipo di impresa Acquirenti (n.) Conferimenti (n.) totale per per conferimento acquirente Campagna 2014/2015 A 1 Privata 821 13.888 4.860,60 287,3 2 Cooperativa 639 18.469 10.957,70 379,1 3 Municipalizzata 4.035 4.035,10 1.345,00 B Centro di raccolta 95 3.102 16.327,60 500 Latte alimentare 35 3.299 47.946,30 508,7 Formaggi tutelati 517 9.920 9.194,00 479,2 4 Altri formaggi 109 3.599 9.529,50 288,6 5 non classificata 705 12.440 2.801,80 158,8 C Locale 1.456 30.647 6.662,10 316,5 Nazionale 647 ,40 754,8 Multinazionale 1.066 ,30 758,2 Totale 1.461 32.360 7.526,70 339,8 Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AGEA. I circa 1500 acquirenti di latte in Italia sono per il 56,2% imprese private e per il 43,7% cooperative, ma queste ultime sono più grandi sia in termini di numero di conferenti (57%) che ancor più di quantità di latte (63,7%). Per poco più della metà degli acquirenti è disponibile il dato sull’indirizzo produttivo prevalente: di questi il 68% producono formaggi a DOP, raccogliendo il 43% dei conferenti. ok
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Gli approvvigionamenti di latte sfuso dei primi acquirenti in Italia
3.B – Gli approvvigionamenti dei primi acquirenti Gli approvvigionamenti di latte sfuso dei primi acquirenti in Italia 2014/15 2013/14 2012/13 N. Primi Acquir. N. Fornit/ Acquirenti Quantità (.000 t) Consegne da produttori agricoli 1.461 30.509 1.473 31.560 1.502 32.814 Acquisti in Italia 671 629 676 687 690 702 Acquisti dall'estero 88 172 78 156 84 144 Totale 1.555 31.297 1.558 32.246 1.594 33.522 Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AGEA. Oltre ad acquistare direttamente da aziende agricole, circa il 45% degli acquirenti acquista in parte da altri primi acquirenti: si tratta del 35% circa del latte complessivamente a disposizione dell’Industria, 4 milioni di tonnellate su poco meno di 12, di cui il 30% proviene dall’estero. Mentre la dimensione media del conferimento è di circa 330 tonnellate, l’acquisto medio da altri soggetti è stato di circa tonnellate se di origine nazionale e tonnellate se proveniente dall’estero. ok
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3.C - I primi acquirenti del latte lombardo
I primi acquirenti di latte lombardo: alcuni indicatori sulla struttura del mercato in termini di latte raccolto 2012/13 2013/14 2014/15 quota % n. ord. Quota % Lombardia MI Italatte Spa 8,1 1 CR Latteria Soresina Sca 7,7 2 7,6 BO Granlatte Scrl 5,3 3 5,8 6,1 Santangiolina Latte Fattorie Lombarde Sca 4,9 4 4,5 Consorzio Produttori Latte Milano Sca 3,6 5 BS Latte Brescia Sca 6 Produttori Latte Associati Cremona Sca 2,7 7 8 2,8 Cooperativa Produttori di Latte Indenne 2,5 9 2,6 PR Parmalat Spa BG Coop. Latte Padano Sca - CR4 % 26 26,5 26,2 .000 t 1.161,40 1.192,10 1.213,90 CR8 % 37,7 38,6 38,4 1.689,40 1.736,20 1.778,40 Fonte: elaborazioni OMPZ su dati AGEA. ok I primi quattro acquirenti del latte lombardo ritirano complessivamente il 26% e rappresentano quattro ben distinte tipologie d’impresa: un gruppo diversificato filiale di una multinazionale, una cooperativa specializzata nei formaggi Dop (ma non solo), un’altra cooperativa che opera soprattutto nel segmento latte alimentare e prodotti freschi, e una terza cooperativa che funge principalmente da centro di raccolta, ma che trasforma anche una parte del latte direttamente o attraverso una rete di imprese.
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4. I flussi dei derivati del latte in Italia
La catena del valore dalla materia prima all’industria La catena del valore dall’industria al mercato finale
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4 I flussi dei derivati del latte in Italia
La catena del valore del latte in Italia nel dalla materia prima all’industria (milioni di €) Il calo più significativo si evidenzia per le importazioni di latte in cisterna, che si aggiunge alla flessione del valore del latte nazionale; il valore totale della materia prima disponibile è pari a 5,2 miliardi di euro, in diminuzione di quasi 10 punti percentuali rispetto al A fronte di questo calo consistente la componente industriale ha, invece, recuperato valore lungo la filiera nonostante il generalizzato calo dei prezzi dei prodotti trasformati: il valore generato dall’industria è risultato in crescita dell’1% rispetto al 2014. ok
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4 I flussi dei derivati del latte in Italia
La catena del valore del latte in Italia nel dall’industria al mercato finale (milioni di €) Il valore finale prodotto dalla filiera lattiero-casearia nel 2015 è stimato in ulteriore contrazione (-1,5%), dopo il calo già registrato nel La riduzione della domanda interna resta ancora il fattore determinante, come evidenziato dal calo del valore stimato per il canale retail (-2,4%) e per l’HoReCa (-1,5%), che non sono stati compensati dal buon andamento degli incassi derivanti dalle esportazioni (+2,5%). ok
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5. L’import – export lattiero – caseario dell’Italia
I principali paesi partner Esportazioni di formaggi a pasta dura per area di destinazione Esportazioni di formaggi a pasta dura verso i più importanti paesi partner Esportazioni complessive di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in valore Importazioni di formaggi a pasta dura in valore Evoluzione trimestrale degli scambi con l’estero di prodotti lattiero-caseari Saldo con l’estero della bilancia lattiero-casearia italiana Composizione del deficit negli scambi lattiero-caseari dell’Italia
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Esportazioni lattiero-casearie italiane in valore nel primo semestre del 2016 Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT. ok L’export lattiero-caseario italiano in valore si concentra per oltre un terzo in Francia e Germania e aggiungendo Regno Unito e USA si arriva abbondantemente oltre al 50%.
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Esportazioni italiane di formaggi a pasta dura per area di destinazione (.000 €) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT. Complessivamente, dal 2000 al 2015 il valore delle esportazioni italiane di formaggi a pasta dura è cresciuto del 163,4%. La destinazione principale è il mercato dell’Unione Europea con una quota di valore sul totale che è passata da poco più del 40% nel 2000 a circa 60% nel Segue il mercato nordamericano che però è cresciuto a ritmi più contenuti (+69,3% in 16 anni a fronte del 271,1% dell’Unione Europea).
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Esportazioni italiane di formaggi a pasta dura per area di destinazione (.000 €) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT. Negli ultimi due anni si osserva un andamento regolare delle esportazioni mensili di formaggi a pasta dura. Tuttavia le esportazioni verso i paesi dell’Unione Europea sembrano aver avuto di recente un incremento.
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Esportazioni italiane di formaggi a pasta dura per paese importatore (.000 €) Il rafforzamento dell’euro aveva arrestato la crescita dell’import USA a partire dal 2007, ma nel 2015 c’è stata un’inversione di tendenza tra le due valute e ciò si è ripercosso sulle esportazioni in valore. Le esportazioni verso la Germania erano cresciute costantemente fino al 2011, raggiungendo il primo posto, perso solamente nell’ultimo anno a favore degli USA. Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT.
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Esportazioni italiane di formaggi a pasta dura per paese importatore (t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT.
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Esportazioni italiane di formaggi Grana (.000 di €)
5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia Esportazioni italiane di formaggi Grana (.000 di €) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT. Sia pure con fluttuazioni stagionali rilevanti (cali tra fine autunno e inverno, poi crescita dalla primavera a dopo l’estate) l’esportazione dei due Grana sta gradualmente aumentando anche negli ultimi due anni; considerando il primo semestre del 2016 e confrontandolo con il rispettivo del 2015 la crescita è del 3,6%.
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Principali paesi di destinazione dei formaggi Grana nel mondo nel 1° semestre del 2016 (t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT. In termini di quantità, nel primo semestre del 2016, sono cresciute le esportazioni verso gli USA (+223 t), la Francia (+465 t), il Regno Unito (+268 t), la Spagna (+21 t), il Canada (+103 t), i Paesi Bassi (+20 t), l’Austria (+125 t) e il Belgio (+29 t).
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Principali paesi di destinazione dei formaggi Grana nel mondo nel 1° semestre del 2016 (.000 €) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT. In termini di valore, nel primo semestre del 2016, sono cresciute le esportazioni verso gli stessi paesi in cui sono aumentati i volumi ad esclusione del Belgio, poiché il valore delle esportazioni di grana nel primo semestre del 2016 è calato di tre punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2015.
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Matrice dei principali paesi di destinazione dei formaggi Grana nel mondo nel 1° semestre del 2016 ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT Sia pure con fluttuazioni stagionali rilevanti (cali tra fine autunno e inverno, poi crescita dalla primavera a dopo l’estate) l’esportazione dei due G
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Importazioni italiane di formaggi a pasta dura (.000 di €)
5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia Importazioni italiane di formaggi a pasta dura (.000 di €) Negli ultimi due anni l’importazione di formaggi a basta dura mostra un chiaro trend discendente. Il valore del luglio 2014, pari a 12,387 milioni di euro, non è stato più raggiunto e confrontando le importazioni complessive del primo semestre 2016 con il secondo del 2014 il calo è stato del 23,2%. ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT.
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Evoluzione trimestrale per l’Italia degli scambi con l’estero di prodotti lattiero-caseari in valore, nel periodo (milioni di euro) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT. Prosegue la crescita delle esportazioni di lattiero-caseari che nel secondo trimestre del 2016 hanno raggiunto la cifra di 687,1 milioni di euro, il valore più alto degli ultimi 10 anni. Invece, per quanto riguarda le importazioni si osserva un trend negativo iniziato nel 2014, accentuatosi sempre di più a causa del ribasso dei lattiero-caseari sul mercato mondiale.
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Evoluzione trimestrale per l’Italia degli scambi con l’estero di prodotti lattiero-caseari in quantità, nel periodo (.000 tonnellate equivalente latte) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT. Osservando l’evoluzione trimestrale degli scambi in termini di quantità si presenta una situazione ben diversa: le esportazioni sono si cresciute negli ultimi 10 anni ma il record è stato raggiunto nel terzo trimestre del 2015, mentre , per quanto riguarda le importazioni, i volumi non mostrano un chiaro trend discendente.
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Saldo con l’estero della bilancia lattiero-casearia italiana in valore (milioni di euro) e in quantità nel (.000 tonnellate in latte equivalente) Import Export Saldo 2014 Valore 3.878,9 2.491,4 -1.387,5 Quantità 9.018,4 3.875,5 -5.142,9 2015* 3.409,3 2.554,8 -854,4 9.315,8 4.128,9 -5.186,9 Var. % 2015/2014 -12,11 2,54 3,30 6,54 * Dati provvisori Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT. Il saldo con l’estero della bilancia lattiero-casearia italiana rimane ampiamente negativo anche per il Tuttavia, il consistente calo di valore delle importazioni ha permesso di ridurre tale saldo negativo da 1.387,5 a 854,4 milioni di euro, circa il 38,4% in meno.
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5. L’import-export lattiero-caseario dell’Italia
Composizione del deficit negli scambi lattiero-caseari dell’Italia nel 2015* (in equivalente latte) *Dati provvisori Fonte: elaborazioni OMPZ su dati ISTAT. Nel 2015 il deficit in quantità è composto soprattutto da latte liquido, concentrati del latte e formaggi. La composizione del saldo commerciale in valore evidenzia come nel 2015 i formaggi, con un saldo positivo di quasi 660 milioni di euro, contribuiscano a ridurre il deficit lattiero-caseario dell’Italia.
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6. La distribuzione al dettaglio in Italia
Vendite al dettaglio di lattiero – caseari in quantità Vendite al dettaglio di lattiero – caseari in valore Prezzi medi al dettaglio dei lattiero-caseari per tipologia di punto vendita
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(euro/litro; euro/kg)
6 - La distribuzione al dettaglio in Italia Acquisti domestici e valori medi al consumo di latte e derivati nel 2015 Acquisti totali Valore medio (.000 litri; .000 kg) (.000 euro) (euro/litro; euro/kg) 2015 Var. % 15/14 Latte -4,6 -6,1 1,10 -1,5 Yogurt 1,0 0,9 3,41 0,0 Panna e Burro 88.046 -3,9 -6,7 5,86 -2,9 Form. freschi, molli e industriali -1,1 -1,2 7,65 -0,1 Form. duri e semiduri -1,8 -4,8 10,51 -3,1 Totale -3,2 Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Sul fronte degli acquisti domestici nel 2015 si registrano cali, sia in valore sia in quantità, per tutte le categorie di lattiero-caseari ad eccezione dello yogurt, che in termini monetari e di volume fa registrate un aumento tendenziale di circa un punto percentuale. Per quanto riguarda il valore unitario si osserva stabilità solo per il burro e i formaggi freschi, molli e industriali, mentre il latte, panna e burro e formaggi duri e semiduri, calano dell’1,5%, 2,9% e 3,1%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Latte: quota % acquisti in volume e variazione annuale dei volumi per tipologia di punto vendita Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. I volumi di latte acquistati sono in forte riduzione in tutti i formati distributivi ad eccezione degli hard discount, dove rispetto al 2014 sono cresciuti del 5,2%; i maggiori cali sono a carico della tipologia libero servizio, -12,9%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Latte: quota % acquisti in valore e variazione annuale dei valori per tipologia di punto vendita Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Gli acquisti in valore di latte sono in riduzione in tutti i formati distributivi: il format degli hard discount è quello dove sono scesi di meno, -0,9%, mentre per i format più diffusi, ossia gli ipermercati e i supermercati, gli acquisti in valore sono calati rispettivamente del 4,9% e 5,5%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Latte: quota % acquisti in volume e variazione annuale dei volumi per area geografica Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Suddividendo gli acquisti in volume secondo le 4 aree Nielsen del territorio italiano si osserva un complessivo trend negativo, che si accentua nel Sud Italia dove la variazione 2015/2014 raggiunge il -7%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Latte: quota % acquisti in valore e variazione annuale dei valori per tipologia di area geografica Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. La situazione descritta nella precedente slide si osserva anche in termini di acquisti in valore, con la variazione su base annuale che si accentua per il Sud Italia, ma si riduce per l’area Centro.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Yogurt: quota % acquisti in volume e variazione annuale dei volumi per tipologia di punto vendita Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Nel caso dello yogurt, alimento salutistico che il consumatore apprezza sempre di più, i volumi acquistati sono in aumento per tutti i formati distributivi ad eccezione del libero servizio e altro. Nel 2015 i volumi crescono sensibilmente negli hard discount, +4,6%, e ad essi seguono i supermercati, +1,6%, e gli ipermercati, +1%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Yogurt: quota % acquisti in valore e variazione annuale dei valori per tipologia di punto vendita Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. In termini di acquisti in valore gli hard discount, forti degli incrementi di quantità, fanno registrare una crescita del 10,9%. Nei supermercati si osserva una crescita dell’1,7%, mentre negli ipermercati un lieve calo, -0,2%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Yogurt: quota % acquisti in volume e variazione annuale dei volumi per area geografica Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Crescono i volumi di yogurt acquistati in tutte le aree Nielsen, con le variazioni più consistenti nel Centro Italia, +2,4%, e nel Nord-Est, +1,8%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Yogurt: quota % acquisti in valore e variazione annuale dei valori per tipologia di area geografica Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Pure in termini di acquisti in valore nel 2015 si osservano aumenti rispetto al 2014; in questo caso nel Centro c’è stato il rialzo più consistente, +1,9%, seguito dal Nord-Ovest con l’1,7%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Panna e burro: quota % acquisti in volume e variazione annuale dei volumi per tipologia di punto vendita Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Nel 2015 il comparto panna e burro mostra una sostanziosa riduzione degli acquisti in volume, che interessa trasversalmente tutti i format di distribuzione. I supermercati, che sono il canale dove avvengono la maggior parte degli acquisti di tali prodotti, fanno registrare un calo tendenziale su base annua del 6,2%. Il libero servizio invece, sebbene detenga una quota marginale degli acquisti, cala solo dello 0,6%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Panna e burro: quota % acquisti in valore e variazione annuale dei valori per tipologia di punto vendita Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Molto più consistenti sono i cali della spesa in valore: il peggior risultato, in questo caso, è stato ottenuto dai discount che perdono il 10% rispetto al 2014, a cui seguono i supermercati con una riduzione di 8 punti percentuali e mezzo.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Panna e burro: quota % acquisti in volume e variazione annuale dei volumi per area geografica Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Dal punto di vista delle aree geografiche il maggior calo degli acquisti in volume ha interessato il Nord-Est con una riduzione su base annua del 5,8%. Nord-Ovest, Centro e Sud scendono rispettivamente del 3,2%, 2,7% e 3,9%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Panna e burro: quota % acquisti in valore e variazione annuale dei valori per tipologia di area geografica Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Gli acquisti in valore del 2015 calano su base annua in tutte le aree geografiche, con percentuali più alte per il Nord-Est e il Sud Italia (-8,8% e 7,6%). Variazioni più ridotte nel Centro, -5,5%, e nel Nord-Ovest, -4,9%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Formaggi freschi, molli e industriali: quota % acquisti in volume e variazione annuale dei volumi per tipologia di punto vendita Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Gli acquisti in volume dei formaggi freschi, molli e industriali mostrano una crescita negli Hard Discount, +4,3% e una sostanziale stabilità per gli ipermercati e i supermercati, rispettivamente +0,2% e -0,9%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Formaggi freschi, molli e industriali: quota % acquisti in valore e variazione annuale dei valori per tipologia di punto vendita Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. L’aumento dei volumi si ripercuote sugli acquisti in valore: gli hard discount crescono del 3,8% mentre ipermercati e supermercati scendono lievemente, -0,7% e -1,0%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Formaggi freschi, molli e industriali: quota % acquisti in volume e variazione annuale dei volumi per area geografica Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Situazione eterogenea dal punto di vista geografico: per il Nord-Ovest e il Centro si osservano lievissimi rialzi, +0,3%, mentre per il Nord-Est e il Sud la situazione è opposta, rispettivamente -1,1% e -3%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Formaggi freschi, molli e industriali: quota % acquisti in valore e variazione annuale dei valori per tipologia di area geografica Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Situazione diversa per gli acquisti in valore in quanto, a differenza dei volumi, tutta Italia è interessata da variazioni negative. Sempre nel Sud si osserva il calo più sostanzioso, -1,8%, a cui segue il Nord-Est, -1,7%. Gli aumenti di volume non sono stati sufficienti a contrastare il calo della spesa in valore al Nord-Ovest e nel Centro Italia che scendono su base annua dello 0,9% e 0,3%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Formaggi duri e semiduri: quota % acquisti in volume e variazione annuale dei volumi per tipologia di punto vendita Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Anche nel caso dei formaggi duri e semiduri il format degli Hard Discount è l’unico ad avere avuto un sostanzioso rialzo rispetto al 2014, +6,2%. Per tutti gli altri formati distributivi si osservano unicamente cali.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Formaggi duri e semiduri: quota % acquisti in valore e variazione annuale dei valori per tipologia di punto vendita Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Per quanto riguarda gli acquisti in valore la situazione è analoga, ma con la crescita degli hard discount percentualmente più contenuta, +3,7%, e cali più sensibili negli altri casi.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Formaggi duri e semiduri: quota % acquisti in volume e variazione annuale dei volumi per area geografica Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. Nel 2015 nelle diverse aree geografiche gli acquisti in volume dei formaggi duri e semiduri sono scesi poco più di un punto percentuale ad eccezione del Nord-Est dove la variazione rispetto al 2014 ha toccato il 4%.
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6 - La distribuzione al dettaglio in Italia
Formaggi duri e semiduri: quota % acquisti in valore e variazione annuale dei valori per tipologia di area geografica Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Ismea/AC Nielsen. La situazione precedentemente descritta si ripercuote sulla spesa in valore che si riduce del 6,9% nel Nord-Est, il 3,9% nel Nord-Ovest e 3,7% nel Centro Italia. Interessante è il caso del Sud, dove ad una riduzione dei volume dell’1,1% si osserva un calo della spesa in valore del 4,9%.
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7. I prezzi del latte e derivati
Nel mondo Indice FAO del prezzo del latte dal 1990 Il prezzo del latte scremato in polvere (SMP) Il prezzo del latte intero in polvere (WMP) I prezzi del burro In Europa Il prezzo del latte alla stalla Il prezzo del burro Prezzi di alcuni formaggi in Germania In Italia Prezzo del latte alla stalla in Lombardia I prezzi di Grana Padano e Parmigiano Reggiano I prezzi di altri formaggi in Italia Prezzi del burro in Italia
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7.A - I prezzi del latte e derivati nel Mondo
Indici FAO dei prezzi mondiali dei derivati del latte e dei prodotti alimentari ( = 100) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati FAO. L’indice calcolato dalla FAO sulla base dei pezzi internazionali dei principali derivati del latte conferma la rapida ripresa dei prezzi che è iniziata nel maggio La tendenza generale si mantiene simile a quella dell’indice dei prodotti alimentari, ma con fluttuazioni molto più ampie per i derivati del latte, tant’è che per quest’ultimo il valore è sceso dai 275 punti del febbraio 2012 a circa 140 in due anni.
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7.A - I prezzi del latte e derivati nel Mondo
Latte scremato in polvere: prezzi nei maggiori paesi produttori mondiali (€/t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat, USDA e Dairy Australia. Le quotazioni hanno raggiunto i valori minimi nell’estate 2015 e dalla primavera 2016 hanno ricominciato a salire. Il prezzo dell’Oceania, che grossomodo coincide con quello della Nuova Zelanda in quanto detiene quasi tutta la produzione dell’area in questione, risulta attualmente quello più alto. Ad esso segue quello del latte scremato in polvere dell’Unione Europea e poi quello degli USA.
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7.A - I prezzi del latte e derivati nel Mondo
Latte intero in polvere: prezzi nei maggiori paesi produttori mondiali (€/t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat, USDA e Dairy Australia. Simile a quello del latte scremato in polvere è l’andamento del prezzo del latte intero in polvere, ma in questo caso il prezzo dell’Oceania, salvo rari casi, rimane sempre quello più basso. Viceversa, la produzione statunitense è quasi sempre la più costosa, ma ad ottobre 2016 il prodotto europeo è salito fino a superarla. Nell’ottobre 2016 il prodotto europeo è giunto a €/t, quello USA a €/t, l’1,8% in meno, e quello dell’Oceania a €/t, il 6,7% più basso.
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Burro: prezzi nei maggiori paesi produttori mondiali (€/t)
7.A - I prezzi del latte e derivati nel Mondo Burro: prezzi nei maggiori paesi produttori mondiali (€/t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Eurostat, USDA e Dairy Australia. Il burro americano, negli ultimi due anni, è quasi sempre stato il più costoso ma negli ultimi sei mesi c’è stata un’inversione di tendenza accentuata dal rafforzamento del dollaro che l’ha portato da quasi €/t a circa €/t. Viceversa, da giugno 2016 è iniziata una fase di rialzo per il burro prodotto nell’Unione Europea, che l’ha portato a superare quello made in USA a ottobre (398 €/t di differenza).
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Prezzi del latte alla stalla in UE, USA e NZ (€/litro)
7.B - I prezzi del latte e derivati in Europa Prezzi del latte alla stalla in UE, USA e NZ (€/litro) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Commissione Europea, USDA e Fonterra. ok Confrontando l’andamento del prezzo del latte alla stalla in Nuova Zelanda, USA ed Unione Europea, emerge che per quest’ultima vi è una minore volatilità di mercato e le quotazioni sono meno influenzate dal mercato internazionale. Tale caratteristica è osservabile anche negli ultimi mesi di quotazione poiché le quotazioni del latte neozelandese e statunitense sono tornate a salire a giugno 2016 mentre per quello europeo si è dovuto attendere agosto.
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Prezzi del latte alla stalla in alcuni paesi dell’UE (€ cent/l)
7.B - I prezzi del latte e derivati in Europa Prezzi del latte alla stalla in alcuni paesi dell’UE (€ cent/l) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Commissione Europea. Confrontando l’andamento mensile del prezzo del latte alla stalla dei principali produttori dell’Unione Europea si riscontrano cambiamenti radicali nel corso degli ultimi 3 anni: La Polonia per lungo tempo deteneva il prezzo più basso ma recentemente Germania e Regno Unito sono riusciti a superarla. Il latte più caro è al momento quello italiano e quello francese mentre tre anni prima veniva ampiamente superato da Paesi Bassi e Germania.
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7.B - I prezzi del latte e derivati in Europa
Prezzo del burro nei principali Paesi europei e prezzo medio europeo (€/100 kg) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Commissione Europea. I listini europei del burro sono fortemente allineati tra loro e attualmente il prodotto tedesco e olandese risultano i più costosi. Il burro italiano, invece, ad ottobre 2016 è di gran lunga il meno caro tra i principali produttori.
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7.B - I prezzi del latte e derivati in Europa
Prezzo del latte scremato in polvere nei principali Paesi europei e prezzo medio europeo (€/100 kg) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Commissione Europea. I prezzi del latte scremato in polvere hanno continuato a scendere fino alla primavera 2016, dopo di che è incominciata una fase di lieve rialzo. A ottobre 2016 il prezzo medio nell’UE-28 è pari a 201,3 €/100 kg, il 22,9% più alto rispetto al minimo raggiunto nel marzo dello stesso anno. Il prodotto tedesco è al momento il più costoso ed è anche quello che ha fatto registrare il maggiore rialzo (+30,1%) rispetto al minimo toccato sempre nel mese di marzo 2016.
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7.B - I prezzi del latte e derivati in Europa
Prezzo del latte intero in polvere nei principali paesi europei e prezzo medio europeo (€/100 kg) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Commissione Europea. Il mercato del latte intero in polvere ha avuto un andamento analogo alla variante scremata. Il prezzo medio dell’Unione Europea è giunto a 194,5 €/100 kg nell’ottobre 2016 con una crescita del 40,4% rispetto al minimo di aprile. Tra i principali produttori, al momento la Germania detiene il primato per il latte intero in polvere più costoso, 286,1 €/100 kg, ad essa segue l’Olanda, 269 €/100 kg, e la Polonia, 237,8 €/100 kg.
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Quotazioni settimanali di alcuni formaggi in Germania (€/kg)
7.B - I prezzi del latte e derivati in Europa Quotazioni settimanali di alcuni formaggi in Germania (€/kg) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati BM di Kempten e di Hannover. I listini dei formaggi mostrano un andamento costante per l’Emmental a latte crudo quotato in Germania che da mesi oscilla tra 5 e 6 euro al chilo, salvo rare eccezioni. Situazione diversa per il Gouda tedesco che segue il trend generale del comparto lattiero-caseario mondiale; il formaggio ha raggiunto le quotazioni minime a marzo 2016 per poi attraversare una breve fase di stabilità e iniziare una costante crescita da maggio, che l’hanno portato da 1,95 €/kg agli attuali 3,4 €/kg.
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Prezzo indicizzato del latte alla stalla in Lombardia (€ cent/kg)
7.C - I prezzi del latte e derivati in Italia Prezzo indicizzato del latte alla stalla in Lombardia (€ cent/kg) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati varie BM. In media il prezzo «simulato» del latte in Italia nella prima metà del 2014 è rimasto al di sopra di quello dello stesso periodo del 2013, ma allora era in crescita, nel 2014 in sistematico calo. A fine anno il 2014 ha visto un calo del 4% circa rispetto al 2013, e i primi 8 mesi del 2015 hanno visto un ulteriore regresso del 4,6%.
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7.C - I prezzi del latte e derivati in Italia
Prezzo indicizzato del latte alla stalla in Lombardia e prezzo del latte spot (€ cent/kg) Il latte «spot» fino a qualche anno fa aveva livelli di prezzo tendenzialmente bassi, oggi è mediamente in linea con il latte conferito ai centri di trasformazione, ma mostra una volatilità che contrasta con le variazioni relativamente contenute del prezzo alla stalla: questo risente infatti dell’effetto stabilizzante del paniere di derivati del latte (70% circa di trasformazione casearia). ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati varie BM.
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7.C - I prezzi del latte e derivati in Italia
Prezzi all’ingrosso di Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Pecorino Romano(€/kg) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati BM Milano. I prezzi dei grana e del Pecorino Romano mostrano un andamento alquanto diverso rispetto al mercato mondiale del settore. Il Pecorino Romano ha visto le quotazioni crescere fino all’estate 2015 per poi iniziare una discesa che ancora adesso continua. Il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano sono invece in una fase di crescita dei prezzi, che è più accentuata per il primo.
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7.C - I prezzi del latte e derivati in Italia
Prezzi settimanali all'origine di alcuni formaggi DOP in Italia (€/Kg, CCIAA) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati varie BM. I formaggi DOP considerati sono andati in contro ad un progressivo calo delle quotazioni negli ultimi tre anni: il Provolone ha perso il 7,3%, il Gorgonzola il 13,6% mentre l’Asiago l’8,2%. Tuttavia, specialmente per il Provolone, è iniziata una fase di recupero dei prezzi.
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Andamento della quotazione del burro pastorizzato in Italia (€/Kg)
7.C - I prezzi del latte e derivati in Italia Andamento della quotazione del burro pastorizzato in Italia (€/Kg) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati BM di Mantova e Milano. A differenza dei formaggi italiani, i cui listini spesso si muovono per cause interne, il prezzo del burro italiano è strettamente legato agli andamenti continentali e quindi segue un andamento più simile a quello dei mercati internazionali. Il prezzo negli ultimi tre anni è calato fino a circa 1,25-1,4 €/kg per poi risalire rapidamente fino a 3-3,2 €/kg raggiunto a novembre 2016.
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8. I prezzi delle materie prime
Il mais sul mercato internazionale La soia sul mercato internazionale
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Andamento della quotazione del mais (€ per tonn.)
8.A - I prezzi delle materie prime Andamento della quotazione del mais (€ per tonn.) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati CBOT. Le quotazioni del mais al Chicago Board of Trade, dopo il crollo dell’estate del e il successivo recupero, hanno attraversato una fase di relativa stabilità. Da gennaio 2015 fino a metà 2016 le quotazioni, salvo brevi impennate, si sono aggirate tra i 125 e i 140 € a tonnellata, ma in seguito c’è stata una nuova discesa che ha portato il mais sotto questo range. Le motivazioni di tale calo risiedono nell’abbondante produzione e nella previsione dell’USDA riguardo un consistente aumento delle scorte.
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Andamento della quotazione della soia (€ per tonn.)
8.B - I prezzi delle materie prime Andamento della quotazione della soia (€ per tonn.) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati CBOT. Andamento analogo al mais per le quotazioni della soia al Chicago Board of Trade. Tuttavia il recente calo dei prezzi, dovuto all’ottima produzione e al previsto aumento delle scorte, in questo caso non ha portato le quotazioni al di sotto dei valori minimi registrati a fine 2015.
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9. Focus: Cina Importazioni di lattiero-caseari
Valore delle importazioni per singolo prodotto Valore medio dell’import per singolo paese
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Importazioni di lattiero-caseari (t)
9.A - Focus: Cina Importazioni di lattiero-caseari (t) ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. Analizzando i principali prodotti lattiero-caseari spicca il forte aumento delle importazioni di latte per neonati che raggiunge quasi il 50%; in seguito ad alcuni scandali alimentari accaduti diversi anni fa i consumatori cinesi ancora non si fidano del prodotto nazionale e preferiscono acquistare marchi esteri.
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Valore medio delle importazioni per singolo prodotto ($/t)
9.B - Focus: Cina Valore medio delle importazioni per singolo prodotto ($/t) Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. ok Il valore medio delle importazioni risulta in calo per tutte le tipologie di prodotto fatta eccezione per il latte per neonati che risulta più caro quasi del 5%. Tale dato in controtendenza potrebbe essere dovuto alla domanda elevata sul mercato cinese e all’alto valore aggiunto legato al prodotto. Il calo di valore più accentuato è a carico del latte scremato in polvere che ha raggiunto $/t (-30,3% nel periodo considerato).
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Formaggi (duri e semiduri)
9.C - Focus: Cina Valore medio dell’ import per singolo paese di provenienza nel 2016 (gen-lug) Burro Quantità (t) Valore medio ($/t) Nuova Zelanda 35.436 3.364,7 Francia 2.436 5.512,4 Belgio 947 4.544,8 Australia 1.505 4.008,3 Argentina 288 4.184,9 La Nuova Zelanda è il principale fornitore di burro per la Cina e ad un prezzo di gran lunga più competitivo rispetto agli altri paesi, che di fatti detengono una quota marginale di mercato. Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. Situazione diversa per i formaggi: in questo caso è l’Australia a detenere il primato in termini di volumi, mentre la Nuova Zelanda, sebbene il valore medio unitario sia più basso, si trova al secondo posto. Interessante notare la posizione dell’Italia, che da gennaio a luglio dell’anno corrente ha esportato tonnellate, con un valore medio che supera quello di tutti i principali paesi. Formaggi (duri e semiduri) Quantità (t) Valore medio ($/t) Australia 5.606 4.262,9 NZ 4.549 3.178,9 USA 1.710 4.227,4 Italia 1.266 6.041,7 Germania 587 3.890,9 ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net.
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Latte scremato in polvere Latte intero in polvere
9.C - Focus: Cina Valore medio dell’ import per singolo paese di provenienza nel 2016 (gen-lug) Latte scremato in polvere Quantità (t) Valore medio ($/t) Nuova Zelanda 79.258 2.020,2 Australia 11.817 3.431,2 USA 8.200 1.909,4 Germania 7.529 2.100,2 Finlandia 5.070 1.975,9 Latte intero in polvere Quantità (t) Valore medio ($/t) Nuova Zelanda 2.330,8 Australia 6.464 6.280,0 Uruguay 3.300 2.355,8 Francia 1.233 3.133,0 Paesi Bassi 1.111 7.532,7 Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net. I paesi del continente australe detengono una posizione dominante riguardo le importazioni dei latti in polvere. Il primato è detenuto dalla Nuova Zelanda grazie ai prezzi bassi e all’elevata capacità produttiva. Nel caso del latte per neonati sono i paesi dell’Unione Europea a detenere la leadership di mercato, in particolar modo i Paesi Bassi, che hanno esportato da gennaio a luglio 2016 più di 41 mila tonnellate; interessante notare il caso della Francia che, sebbene abbia un valore medio nettamente più bassi rispetto agli altri concorrenti, si trova solamente al quinto posto in termini di volumi esportati in Cina. Latte per neonati Quantità (t) Valore medio ($/t) Paesi Bassi 41.119 13.026,7 Irlanda 19.038 17.448,1 Nuova Zelanda 12.843 13.248,0 Germania 11.213 15.798,2 Francia 7.335 8.357,0 ok Fonte: elaborazioni OMPZ su dati Agra-net.
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