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PubblicatoBernardo Graziani Modificato 6 anni fa
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Stereotipi e pregiudizi a carattere etnico-razziale
Intreccio fra dinamiche socio-strutturali, psicologiche e culturali. La relazione con l’Altro. Vecchio e nuovo razzismo: dal pregiudizio manifesto al pregiudizio latente - non per questo meno pericoloso.
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La definizione di Marie Jahoda (1960):
«C’è pregiudizio quando l’attitudine ostile verso un ‘fuori-gruppo’ non può essere modificata dall’esperienza e svolge una funzione psicologica in colui che l’adotta» (vedi Taguieff, Il razzismo, 1999)
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Un’espressione del pregiudizio etnico-razziale oggi:
evitare ogni contatto con l’altro straniero; scoraggiare il coinvolgimento. Esclusione e discriminazione si ripresentano per questa via (fuga dall’altro).
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Le definizioni utili per capire il pregiudizio razziale
Etnocentrismo Tendenza dei membri di un gruppo umano a credersi migliori dei membri di altri gruppi. Attitudini favorevoli verso l’endogruppo (il gruppo di appartenenza), sfavorevoli verso gli esogruppi. Verso questi ultimi (sulla base di stereotipi e pregiudizi) c’è disprezzo e avversione.
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Xenofobia Ostilità verso gli stranieri (e verso ciò che è percepito come straniero). L’altro, che non appartiene al proprio gruppo, è percepito come una minaccia, come un nemico. Per questo suscita paura e/o odio.
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Razzismo Oggi uso generico del termine – come sinonimo di rifiuto, ostilità, odio, paura fobica e disprezzo. Insufficienza delle definizioni classiche («dottrina che afferma una gerarchia tra le ‘razze’ umane»). Necessità, in primo luogo, di considerare le sue radici storiche: l’imperialismo coloniale, il sistema schiavistico, il nazionalismo.
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Quali sono le nuove forme di razzismo: xenofobia anti immigrati, mobilitazione etniche o etnonazionalistiche. Il razzismo ‘classico’ (inteso come gerarchia razziale) ai nostri giorni si nasconde e si maschera. Presenza implicita, ma non meno potente, del razzismo nella vita quotidiana.
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Il tema dell’ineguaglianza biologica tra le razze è stato sostituito da quello dell’assolutizzazione delle differenze tra culture. Questo è il modo prevalente di praticare il razzismo nell’epoca postnazista, caratterizzata da un consenso generalizzato verso il rifiuto del razzismo (e da forme di socializzazione fondate su questo rifiuto).
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Come conseguenza, l’antirazzismo classico, fondato sul culturalismo e il differenzialismo, finisce per confondersi con il neo-razzismo. Necessità di approfondire i modi di espressione del razzismo oggi (dis-velare: togliere il velo a queste forme) (Taguieff)
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Che cos’è allora il razzismo differenzialista: ciascuna cultura è diversa, per queste le culture (e i gruppi che ne sono portatori) devono restare separati. Politica segregazionista come risultato. In sintesi: Alla costruzione della diversità corrisponde per lo più una gerarchia. I migranti, di conseguenza, vengono percepiti come individui di categoria sociale inferiore.
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In generale: distorsione nella percezione e nella valutazione dei fenomeni che riguardano le minoranze (vedi le forme di devianze). In questa visione sarebbero le differenze etniche a ‘causare’ determinati comportamenti – negativi o, eventualmente, positivi. Risultato: cresce la distanza sociale.
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Stereotipi e pregiudizi come produttori di discriminazione sociale a livello quotidiano (attraverso un processo culturale quotidiano). Conoscere il loro funzionamento per promuovere maggiore tolleranza e comprensione reciproca tra le culture.
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