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Viaggio di un pellegrino nella
DIOCESI DI VOLTERRA A.D. 1179 Marco Arturi Sergio Tarantino Uno
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Nel periodo compreso tra il IX ed il XII secolo, durante il quale nacque e si sviluppò l’arte romanica, la diocesi di Volterra si estendeva su una superficie doppia rispetto a quella dei nostri giorni. Questa affermazione discende dall’esame del testo di due bolle del pontefice Alessandro III, rispettivamente emesse il 29 Dicembre 1178 ed il 23 Aprile 1179, nelle quali viene notata, pieve per pieve, la diocesi volterrana entro questi confini: “…ab Elsa usque ad mare et a termino qui est iuxta Sitichium et ab alio qui est prope Sufficillum et ab alio qui est prope Tocchi et Sancta Sicuterat, usque ad Sanctum Cassianum in Carisi”. Se ne deduce pertanto, seguendo i confini territoriali delle pievi rammentate, che la diocesi volterrana si estendeva sulla sinistra dall’antico porto di Vada fino alla Val di Cornia, da dove, deviando verso levante, raggiungeva Sovicille e da lì il territorio della Badia a Isola, per proseguire in direzione di Casole d’Elsa e San Gimignano, fino a giungere alla pieve di S. Maria a Chianni. Da qui, con un percorso che toccava Peccioli, Morrona e l’antica pieve di S. Luca, ritornava lungo il litorale nei pressi di Vada. Conferma della vastità della diocesi di Volterra ci giunge dagli atti del sinodo tenuto il 10 Novembre 1356 dal vescovo Filippo Belforti (l’originale è conservato presso la biblioteca comunale in Volterra) dove sono citate 458 chiese tra le quali 58 pievi, 61 ospedali e 30 monasteri oltre alla cattedrale ed al battistero. Attualmente molte delle pievi citate negli atti del sinodo sono andate in rovina o, per successive trasformazioni, hanno perduto completamente o in parte le caratteristiche originarie; ma di alcune tra quelle che hanno resistito ai danni del tempo e degli uomini tratteremo, iniziando da quelle più lontane per giungere a quelle più vicine a Volterra, non trascurando chiese cittadine che, pur non essendo pievi, hanno importanza per alcune loro particolari caratteristiche strutturali o storiche. Intro
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Glossario Cronologia Bibliografia Home 1 S.Giovanni - Campiglia
2 S.Giusto - Suvereto 3 S. Giovanni Battista - Pomarance 4 S. Giovanni Battista - S. Dalmazio 5 S. Giovanni-Pievescola 6 SS.Salvatore e Cirino a Isola - Monteriggioni 7 SS. Ippolito e Cassiano – Campiglia 8 S. Maria Assunta – Cellole 9 S. Maria a Chianni 10 S. Verano - Peccioli 11 S. Quirico 12 S. Stefano 13 S. Maria Assunta Cartina Ω Fine Presentazione
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Pieve di S. Giovanni – Campiglia
Questa pieve presenta una particolarità che la rende unica tra le pievi di tutta la Toscana: essa si trova infatti al centro del cimitero di Campiglia, avendo conservato attorno l’area cimiteriale secondo un uso, comune agli edifici sacri del tempo, che cessò quando un editto napoleonico vietò la sepoltura all’interno delle chiese e nel terreno circostante. L’edificio, costruito nel 1075, presenta pianta a croce latina, un ’unica abside ed una copertura a capriate lignee. Le pareti delle navate terminano nella zona presbiteriale con un arcone a tutto sesto che dà accesso ai bracci del transetto. A separare il presbiterio dall’area dei fedeli c ’è un parapetto marmoreo a formelle decorate con motivi geometrici. Il paramento dell’edificio è costituito da croci che formano regolari filaretti. Il portale di accesso dell’edificio è costituito da conci in travertino che terminano con capitelli decorati da foglie ungulate; l’architrave e l’archivolto sono decorati con una serie continua di cerchi che racchiudono foglie stilizzate. Nella parete sinistra della pieve si apre una porta, ai cui lati due capitelli lavorati e foglie sorreggono un ’architrave marmorea. In quest’ultima è raffigurata, in bassorilievo, una scena di caccia al cinghiale. S. Giovanni Campiglia
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S. Giovanni
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S. Giovanni
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Pieve di S. Giusto a Suvereto
Codificata nel XII secolo tra il 1179 e il 1189, come risulta da un’iscrizione ritrovata a lato della monofora sulla sinistra del transetto, che tradotta in italiano corrente recita così: ”Quest ’opera l’ ha compiuta a regola d’arte l’abilità del maestro Barone Amico e di Buono di Calci al tempo del prete Rintello. Questo fu fatto nello spazio di dieci anni -1189”. L’edificio presenta, caso raro per una pieve, pianta a croce latina ad unica navata terminante con abside sporgente e bracci del transetto che comunicano con il presbiterio per mezzo di archi di valico impostati su semipilastri addossati. Il presbiterio rialzato, è delimitato da una balaustra in marmo spartita in tre formelle per lato decorate a motivi geometrici. La copertura è ottenuta con capriate lignee nella navata e con volte a botte nel transetto. La luce, all’interno, proviene da tre monofore dell’abside, da una monofora che si apre in ciascun braccio del transetto ed infine da due oculi polilobati aperti in facciata e al centro della lunetta del portale. Notevoli sono le analogie di costruzione con la vicina pieve di Campiglia, tanto da far ritenere, se non la presenza della stessa maestranza (infatti oltre un secolo separa i due edifici), che l’una sia stata presa a modello per la costruzione dell’altra. Il paramento murario è costituito da alcuni cunei in travertino posti a formare un regolare filo retto. Nella facciata si apre un portale fiancheggiato da due colonne marmoree terminanti con capitelli decorati a foglie ungulate a testine, decorazione questa che si ripete al culmine degli stipiti che sorreggono l’architrave che, priva di decorazioni è sovrastata da una fascia ove, racchiuso da una serie continua di nastri, è raffigurato un susseguirsi di foglie e frutti; l’arco dicromo al di sopra del portale è racchiuso, come nella citata pieve di Campiglia, da una cornice a foglie ungulate. Al centro della lunetta, un piccolo oculo polilobato si ripete con dimensioni maggiori in alto al culmine della facciata; al di sopra delle colonne che affiancano il portale sono posti due leoni simili a quelli presenti nella porta della parete sinistra della pieve di Campiglia. S. Giusto Suvereto Suvereto
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S. Giusto Suvereto
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S. Giusto Suvereto
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Pieve di S. Giovanni Battista – Pomarance
Edificata nel XII secolo, la troviamo ricordata nelle conferme papali del 1171 al vescovo Ugo. Della costruzione originaria resta solo la parte inferiore della facciata, dal cui esame possiamo tentare di ricostruire le caratteristiche dell’interno dell’edificio, che si doveva presentare con icnografia basilicale a tre navate, transetto ad unica abside. La facciata è spartita da cinque archeggiature che poggiano su di un alto basamento; motivo, questo, che denota l’influsso “pisano” anche se moderato da esperienze locali. I capitelli delle semicolonne sono decorati con motivi di foglie ungulate. Il portale è semplicissimo, con architrave priva di decorazioni, sormontato da una lunetta profondamente incassata. S. Giovanni B. Pomarance
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S. Giovanni B.
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Pieve di S. Giovanni Battista – S. Dalmazio
Edificata tra la fine del X e l’inizio del XI secolo, presentava una struttura tipica degli edifici monastici, con pianta a croce latina, unica navata, abside e transetto. La pieve si innalza solitaria a circa due chilometri dal borgo di S. Dalmazio; la facciata si presenta con andamento a capanna, pressochè intatta salvo una successiva ricostruzione al di sopra del portale, durante la quale non fu ripristinata l’apertura che certamente vi si trovava, forse un oculo o una bifora. E’ interessante notare come gli archi, ad una prima analisi, possano sembrare a sesto acuto. Con un esame più attento si nota invece che essi sono formati dall’incrocio di archi a tutto sesto: motivo decorativo d ’importazione transalpina, rarissimo in Toscana. Al centro della facciata si apre un portale con architrave priva di decorazione che poggia su capitelli simili a quelli delle colonne. Ai lati del portale, al di sopra della serie d archetti, si aprono due piccoli oculi che contribuivano a dare luce all’interno dell’edificio. S. Giovanni Battista a San Dalmazio San Dalmazio
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Pieve di S. Giovanni Battista – Pievescola
La pieve presenta un ’icnografia basilicale a tre navate, gnuna delle quali termina con un ’abside sporgente dall’edificio. Il paramento murario è formata da regolari filaretti in travertino; le tre absidi sono prive di coronamento e in ognuna di esse si apre una monofora a doppio strombo con arco risaltato. La facciata è decorata, nella parte inferiore, secondo i modi del romanico pisano, con arcatelle cieche e colonnette addossate mentre nella parte superiore, spoglia e priva di coronamento, si apre un trifora in marmo con archetti sostenuti da due colonnine con abachi. Il portale è di semplice fattura e privo di decorazioni, in corrispondenza delle navate laterali si aprono due finestrelle a croce simili a quella che si trova al culmine della navata maggiore. Il campanile a vela, che si innalza a destra della facciata, è formato da una bifora sostenuta da una sottile colonna con capitello ungulato. I capitelli dei pilastri hanno decorazioni a foglie ungulate, che ritroviamo in numerose altre pievi. Pievescola Pievescola
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Pievescola
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Abbazia dei SS. Salvatore e Cirino all’Isola di Monteriggioni
L’edificio del monastero benedettino fu fondato nel 1101 dalla contessa Ava, figlia di Zenone, ma la costruzione abbaziale si fa risalire alla seconda metà del XII sec. La denominazione «all’Isola» deriva dal fatto che le frequenti inondazioni del torrente Strove rendevano paludosa la zona circostante la badia, isolandola. La costruzione è un raro esempio di edificio monastico ad icnografia basilicale con tre navate, tre absidi e presbiterio assai rialzato, sotto al quale si trova la cripta. La copertura è ottenuta con capriate in legno e con volte a crociera nella parte finale della navate. La facciata, nella parte sinistra della navata centrale, è decorata con archetti pensili poggianti su mensole che raffigurano teste di animali, al di sopra delle arcatelle si snoda una serie di bassorilievi raffiguranti fregi e fiori stellati di gusto pre-romanico; per quanto riguarda la parte destra della facciata essa è frutto di una ricostruzione più tarda e di rozza fattura. Le navate minori sono esternamente decorate con archetti ciechi che poggiano su mensole alternate a colonnette addossate. In origine, l’accesso alla badia avveniva attraverso due portali secondo una tipologia comune oltralpe e giunta, attraverso la via francigena, fino in Toscana; l’attuale portale si ritiene costruito nel XIV sec. All’interno le navate sono divise da sei valichi di uguale misura tranne l’ultimo che, più ampio, delimita il presbiterio. Gli archi di valico poggiano su colonne alternate a pilastri a fascio di influenza padana. S. Cirino I capitelli sono di vario tipo: alcuni presentano una decorazione a foglie ungulate (tipologia ripresa in molti edifici delle zone vicine). Una decorazione assai particolare, costituita da tre anelli sovrapposti, presentano le semicolonne del pilastro centrale, mentre una semicolonna a sinistra dell’abside ha scolpite sull’echino delle figure oranti, raffigurate frontalmente. Nella costruzione di questo edificio hanno influito sia i modi del romanico lombardo, espressi nei pilastri a fascio alternati a colonne, sia quelli del romanico pisano per quanto riguarda la decorazione della facciata; mentre influssi di oltralpe hanno influenzato la scelta dell’originario doppio portale. Monteriggioni
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S. Cirino
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S. Cirino
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Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano a Coneo – Campiglia dei Foci
Edificata tra il XII e il XIII, è ricordata nel 1274 nell’elenco delle "Rationes Decimarum Tusciae". La pieve si presentava, in origine, con icnografia basilicale a tre navate e tre absidi delle quali solo la centrale era sporgente mentre le laterali erano ricavate nello spessore murario. Attualmente la navata laterale sinistra è mancante come lo sono, salvo uno, i pilastri di sostegno dei valichi dei quali, tamponati, resta visibile la traccia degli archi di ampiezza disuguale. La navatella residua presenta anch’essa quattro valichi disuguali che poggiano su un pilastro dicromo con base rialzata, come se ne vedono a Badia a Isola, e su pilastri a fascio con semicolonne addossate. I capitelli sono di tipo ungulato con decorazioni a foglie acquatiche, con intrecci continui di ispirazione protoromanica ed infine con figure antropomorfe che sorreggono il pulvino. La costruzione dell’edificio è, probabilmente, avvenuta in periodi diversi; ipotesi che viene confermata sia dal diverso paramento murario (travertino per la prima parte e travertino e laterizio per la seconda), sia dalle differenti strutture che sostengono i valichi (pilastri quadrati a sinistra mentre a destra troviamo pilastri a fascio alternati a colonne). Le analogie che si riscontrano tra le colonne di questa pieve e quelle di Badia a Isola e della pieve di S. Giovanni Battista a Mensano, fanno azzardare l’ipotesi che alla costruzione dei tre edifici abbiano partecipato le stesse maestranze. Sul lato destro della facciata, il muro della prima campata presenta uno spessore inusuale e ciò fa supporre che lì dovesse sorgere le torre campanaria, mai costruita, e sostituita da un più modesto campanile a vela. Sopra il semplice portale si apre una bella bifora affiancata da semicolonne addossate. SS. Ippolito e Cassiano Campiglia
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Bifora SS.Ippolito e Cassiano
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Pieve di S. Maria Assunta – Cellole
La pieve fu edificata tra il XII ed il XIII secolo come ci conferma un atto di rinuncia, a favore della badia di Morrona, sottoscritto dal conte Ugo, figlio di Uguccione, stando nell’Abbazia di S. Maria a Pullicciano compresa nel piviere di Cellori. L’edificio presenta un’icnografia basitale con tre navate ed un'unica abside; i sette archi di valico sono sorretti da colonne, poggianti su basi quadrate, ornate da fiori stellati tipici delle chiese volterrane, e da capitelli ungulati simili a quelli di badia a Isola. Il presbiterio è rialzato, ma al di sotto non vi è mai stata la cripta. La torre campanaria, da tempo franata e mai più ricostruita, occupava la prima campata della navata di destra. La facciata, ristrutturata nel XIII secolo, come attesta una piccola lapide alla destra del portale (A.D. MCCXXXVIII CONSUMATIO PLEBIS), è costruita con blocchi in travertino. Le architravi sono decorate da bassorilievi e in quella di destra figura il simbolo pagano della sirena bifida, a simboleggiare la lussuria. L’archivolto presenta una decorazione a denti di sega di influenza romanico pisana; al di sopra, in alto, si apre una bifora i cui archetti presentano la stessa decorazione. La colonnetta che divide la bifora ha il capitello ungulato, come le colonne che reggono gli archi di valico all’interno dell’edificio. L’abside semicircolare ha nel centro una stretta monofora strombata, diversa da quelle che si aprono al termine delle navate laterali. La decorazione absidale interna ed esterna è ottenuta con arcatelle cieche in cui timpano e mensole sono decorati con intrecci a cesto di vimini: ovuli a bassorilievo e dentellature confermano la datazione e l’affinità coi resti della chiesa di S. Giovanni. S. Maria Assunta Cellole
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Pieve di S. Maria a Chianni – Gambassi Terme
L’edificio originale risaliva al X secolo e viene ricordato dall’arcivescovo di Canterbury nell’itinerario da lui percorso nell’anno 902, di ritorno da Roma. L’edificio attuale fu ricostruito tra il 1184 e il 1202 secondo le forme del romanico lucchese. Le navate comunicano tra loro attraverso sei valichi diversi per misura, ma regolarmente contrapposti; le colonne di sostegno degli archi, in travertino monolitico, provengo quasi certamente dal primitivo edificio del X secolo. Una delle colonne merita particolare interesse in quanto il suo fusto, formato da due colonnette, sembra quasi preludere ai pilastri a fascio dell’architettura gotica. I capitelli hanno grossi abachi rettangolari e nella decorazione ripetono fogliami lisci alternati a testine umane. In uno dei capitelli della navata sinistra l’artefice ha scolpito, episodio raro nella scultura romanica, la sua firma che alcuni interpretano: "Giovanni di Bondo Volterrano". L’interno prende luce da un finestra in facciata e da numerose finestrelle che si aprono nei muri della navata centrale. La faccia è divisa in tre parti corrispondenti alle navate. Sul lato destro della pieve si trova la canonica, nelle cui mura si apre un’elegante bifora priva di colonnetta divisoria. S. Maria a Chianni Chianni
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S. Maria a Chianni
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S. Maria a Chianni
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Pieve di S. Verano – Peccioli
L’esistenza di questa pieve fin dal secolo XI è confermata da un documento del 10 aprile 1097 in cui si dice che un terreno a Ferrali di Casanova confina “in terra Sancti Verani”. La costruzione si presenta a pianta basilicale, con tre navate e unica abside centrale che ha visto chinata la parte sporgente nel corso di successivi rifacimenti: a confrma della sua esistenza resta traccia dell’Arco, ben visibile sulla parete esterna. Ognuna delle navate laterali comunica con la navata maggiore attraverso sei valichi, i cui archi poggiano su quattro colonne in Laterizio e su due semicolonne, una delle quali addossate a lato del portale e l’altra, da cui inizia l’arcone centrale, addossata alla colonna centrale. L’interno della pieve presenta importanti rifacimenti effettuati nel XVI e XVII secolo, dai quali non sono stati risparmiati neppure i capitelli delle colonne, che sono stati privati delle loro decorazioni. La facciata, tagliata da un accentuato marcapiano che unisce tra loro le estremità delle navate laterali, è spartita da quattro archi che, leggermente risaltati, poggiano su sottili lesene che affiancano un arcone centrale nel quale si apre il portale con architrave di epoca recente. Sempre di derivazione romanico-pisana sono le losanghe gradinate poste in facciata, al centro degli archi e che si ripetono in alto ai lati della bifora. Quest’ultima, affiancata da due lesene, è sormontata da una finestrella a croce. Il paramento murario è ottenuto da cornei di arenaria; la parete laterale sinistra della navata maggiore ha un coronamento ad archetti in pietra, che poggiavano su semplici mensole spartite ogni tre da lesene che racchiudono altre losanghe gradinate. Analoga decorazione ha la parete di destra, con l’unica variante del laterizio usato per gli archetti. Alcuni archetti sono stati parzialmente distrutti dall’apertura di finestroni semicircolari, durante i lavori di rifacimento eseguiti nel secolo XVI. S. Verano Peccioli
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S. Verano
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S. Verano
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S. Quirico Anche se sottoposta in epoca recente ad un restauro non propriamente felice, questa modesta chiesa di campagna edificata intorno al XII secolo merita una citazione, in quanto essa rappresentava la prima sosta che i vescovi di fresca nomina facevano in territorio volterrano. In essa, che non faceva parte delle chiese dipendenti dal vescovo ma era suffraganea della badia camaldolese, il nuovo vescovo si liberava degli abiti da viaggio e, rivestivo di nuove vesti, veniva accompagnato alla badia ove, ospite dell’abate. trascorreva la notte in attesa di entrare il giorno successivo in Volterra, accompagnato solennemente dal clero, dai nobili, dai priori e dal popolo. L’edificio, di modeste dimensioni, si presenta ad unica navata con abside terminale sporgente. Il portale, semplicissimo, è sormontato da un'architrave priva di decorazione che poggia su mensole con archivolto profilato in laterizio. La luce all’interno dell’edificio proviene da un piccolo oculo strombato e delimitato da mattoni posti in piano, che si apre al centro della facciata, e da una stretta monofora al centro dell’abside. Un’altra apertura, di cui resta solo l’architrave a cuspide inserita nel muro, si apriva nella parete sinistra dell’edificio. S. Quirico Quirico Il paramento murario è costituito in gran parte da bozzette in arenaria miste a ciottoli di fiume legati con malta, mentre per gli stipiti del portale, l’arco ed altri elementi sono stati utilizzati conci in arenaria regolarmente squadrati .
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S. Stefano Era questa la prima chiesa volterrana che il nuovo vescovo incontrava nel suo cammino dalla Badia Camaldolese alla Cattedrale di S. Maria Assunta. Edificata tra l’XI secolo ed il XII, la troviamo rammentata, nel 1161, nel calendario dell’arciprete Ugo. Alla fine del XVIII secolo essa vennne smantellata per ordine del Granduca di Toscana, in quanto ritenuta pericolante: attualmente ne restano solo la facciata ed una parete laterale adiacente all’oratorio, ove, sempre per decreto granducale del 1786, venne concesso di celebrare la messa festiva. La facciata era decorata da una serie di arcatelle dicrome, otto in tutto, che poggiavano su semicolonne addossate ed erano interrotte da archi più ampi che sormontavano tre porte attraverso le quali si accedeva alle tre navate dell’edificio. Al centro di ogni arcatella si trovava una losanga profondamente gradinata; le semicolnne poggiavano tutte su di un alto basamento simile a quello esistente nella pieve di S. Giovanni a Pomrance. I capitelli sono decorati a foglie ungulate ed alcuni presentano un’aquila, simbolo dell’evangelista Giovanni. Tutti questi elementi sono tipici del romanico pisano, anche se qui risultano mediati da modi specificamente volterrani quali ad esempio una decorazione che si ritrova sopra l’architrave della porta laterale destra. Quest’ultima mostra una serie di motivi circolari che racchiudono fiori stellati, motivo tipico delle chiese della diocesi volterrana. Nelle pareti laterali si aprivano doppie monofore a doppio strombolo ed in quella di sinistra anche una porta, ora murata, con arco dicromo a tutto sesto. Il paramento murario è in pietra di Pignano, mentre gli stipiti dei portali sono realizzati in pietra rossa e gli archetti e le losanghe in travertino e serpentino. S. Stefano Stefano
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Basilica S. Maria Assunta – Volterra
Troppo lunga sarebbe la storia dettagliata di questo edificio di culto, per cui ci limiteremo a ripercorrerla soffermandoci soltanto sulle forme romaniche tuttora esistenti. Esso era già presente nel X secolo, come ci conferma una pergamena del 907: “actum loco prope ecclesia et canonica et domo episcopatus sancte Marie Volaterrensis”. Di questo periodo è la decorazione della facciata del transetto, che appare sopra la porta interna della cappella di S. Carlo. Questa decorazione è ottenuta con due losanghe disuguali: modo decorativo già presente nelle absidi della pisana chiesa di S. Piero, edificata tra il X e il XI secolo. L’edificio attuale, con la facciata ed altri elementi che conservano in gran parte le caratteristiche originarie, si può far risalire agli inizi del XII secolo. Esso fu consacrato dal papa Callisto II, il 20 maggio 1120. La facciata della chiesa è targata, all’altezza degli spioventi delle navate laterali, da un marcapiano decorato ad ovuli e fiori stellati, mentre verticalmente è ripartita in tre parti, corrispondenti alle navate, da robuste lesene. Il timpano è spartito da una galleria di colonnette, secondo i modi del romanico pisano, delle quali le centrali tonde e le quattro esterne quadrate sono sovrastate, nella parte centrale, da un piccolo occhio contornato da una decorazione dicroma a denti di sega in travertino e in serpentino. Al centro della facciata s’apre un portale marmoreo con la lunetta ornata da tarsie a disegni geometrici, secondo i modi del romanico pisano, che presenta anche influenze orientali. S. Maria Ass. Cattedrale Ai lati del portale si trovano, impostate su di un piedistallo di pietra, due colonne in marmo con capitelli corinzi, che sorreggono un archivolto decorato ad ovuli e fogliame. Il portale, sia per il materiale, sia per il diverso carattere architettonico, deve ritenersi un’aggiunta successiva, con utilizzo di elementi recuperati altrove: il capitello di sinistra è infatti simile ad altri presenti nel teatro romano di Vallebona. Duomo
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Interno Immagini Facciata
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Glossario: ABACO: tavoletta che delimita la parte superiore di un capitello. ABSIDE: costruzione di forma semicircolare facente parte di un edificio di culto dal quale sporge, che può anche essere inserita nello spessore murario; ha sempre una copertura a quarto di cerchio. ARCHEGGIATURA: motivo decorativo ottenuto con una serie continua di archetti. ARCHITRAVE: blocco in pietra, talvolta in legno, che chiude la parete superiore di un’apertura; spesso è decorata con bassorilievi. ARCHIVOLTO: cornice spesso decorata, che segna la curva dell’arco di un portale di una finestra. CAPITELLO: in età romanica non presenta in ogni edificio una sua uniformità, ma denota un proprio stile. Parte decorativa della colonna, va letto da sinistra a destra o da nord a sud. CAPRIATA: tipico sostegno della copertura di edifici romanici costituita da due travi inclinate appoggiate alle estremità e collegate da una trave orizzontale che forma una base del triangolo. COLONNA: elemento circolare con funzione portante o decorativa. CONCIO: pietra squadrata usata specialmente nei paramenti esterni. CROCE: simbolo al quale si rifanno le piante degli edifici di culto essa può essere di tre tipi: - COMMISSA: il braccio verticale non sporge dal braccio trasversale. - LATINA: il braccio verticale sporge dal braccio trasversale ed è più lungo di esso. - GRECA : i bracci della croce hanno uguale lunghezza e si incrociano nel centro. Glossario 1 Gloss
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ICNOGRAFIA: pianta di un edificio
DIOCESI: circoscrizione soggetta alla giurisdizione spirituale e, in età romanica, anche temporale del vescovo. In Toscana, in età romanica, ve ne erano 12: Arezzo; Chiusi; Fiesole; Firenze; Grosseto (Roselle); Lucca; Massa M. (Populonia); Pisa; Pistoia; Siena; Sovana; Volterra. ECHINO: elemento circolare con profilo convesso posto tra la sommità della colonna e l’abaco. FILARETTO: paramento murario ottenuto disponendo in file regolari pietre squadrate. FRANCIGENA (via): trae il nome dal fatto che nasce in Francia, viene chiamata anche Romea. L’itinerario toscano di questa via, salvo alcune varianti avvenute successivamente seguiva quello descritto da Sigerio arcivescovo di Canterbury, nell’anno 990 a ritorno da Roma, le cui tappe (submansiones) sono le seguenti: XI Le Briccole – XII S. Quirico D’Orcia – XIII Torrenieri – XIV Arbia – XV Siena – XVI Borgonuovo (Badia a Isola) – XVII Pieve D’Elsa – XVIII S. Martino in Fossa – XIX S. Gimignano – XX S. Maria a Chianni – XXI S. Pietro Currant – XXII S. Dionigi – XXIII Arno bianco (Fucecchio) – XXIV Aquanigra (Ponte a Cappiano) – XXV Forcri (?) – XXVI Lucca – XXVII Camp Maior (Camaiore) – XVII Luni – XXIX S. Stefano – XXX Aulla – XXXI Pontremoli. ICNOGRAFIA: pianta di un edificio ISODOMA: muratura composta da regolari blocchi di pietra sovrapposti senza impiego di malta. LESENA: pilastro leggermente sporgente dal muro con funzione decorativa. MOZARABICO: relativo ai cristiani di Spagna (sec. X-XI) sottoposti alla dominazione araba. OCULO: “Oculus luciferus” apertara circolare presente soprattutto in facciata. PALMETTA: motivo decorativa a forma di due foglie di palma riunite alla base. PARAMENTO: rivestimento di una struttura muraria. PARASTA: pilastro sporgente dalla parete ed incassato in essa conn funzione portante. Glossario 2
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PIEVE: deriva dal latino plebs; il termine viene usato per indicare ciò che è posto fuori dal castello e forma un nucleo di popolazione rurale. Nel medioevo diviene sinonimo di chiesa costruita fuori dal castello, nella quale si radunano i fedeli di quel nucleo. PILASTRO: sostegno degli archi di valico; quelli più antichi sono quadrati, in seguito li troviamo quadrati con tre semicolonne addossate, quadrati con quattro colonne addossate o cruciformi. PRESBITERIO: dal greco “presbyteros” (più venerabile); è la parte della chiesa circostante l’altare maggiore, spesso sopraelevata e riservata al clero officiante. PULVINO: parte superiore di una colonna a forma quadrangolare inserita tra il capitello e l’inizio dell’arco. STROMBATURA: andamento obliquo dello stipite di porte o finestre; può essere semplice verso l’interno nelle costruzioni più antiche, successivamente si ritrova doppia sia verso l’interno che verso l’esterno. TRANSETTO: navata trasversale che intersecando la o le navate di una chiesa e le conferisce la pianta a croce. VOLTA: tipo di copertura che, nelle chiese romaniche, si ritrova in massima parte nelle navate laterali, nelle cripte e nelle absidi. Glossario 3
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Cronologia Tra l’VIII ed il IX secolo sorgono in Toscana numerosi edifici di culto che preludono ai canoni dell’architettura romanica; essi vengono definiti come "preromanici" o "protoromanici". Le caratteristiche che accomunano tre loro questi edifici sono: 1. paramenti murari, di rozza fattura, in arenaria, ciottoli di fiume o pietre, grezze o rozzamente squadrate. 2. icnografia a tre navate con archi di valico a tutto sesto impostati su pilastri quadrangolari. 3. tre absidi, almeno nella maggior parte dei casi poste al termine della navate. 4. cripta sotto il presbiterio. 5. copertura a capriate a vista. 801 in un diploma di Carlo Magno si ha notizia del Duomo 820 vescovo Andrea I 821 vengono portate in Volterra le reliquie di S. Ottaviano, il vescovo è Grippo vescovo Pietro I vescovo Gangino, avvengono rivolte nel territorio Nei secoli X e XI si assiste ad una rivoluzione degli edifici di culto influenzata da elementi esterni che, mutuati da tradizioni locali, si evidenziano nei tratti seguenti: 1. gli esterni presentano decorazioni ad arcatelle cieche e profonde 2. le arcatelle includono oculi alternati a losanghe gradinate. 3. monofore piccole e ricassate dove piccoli cunei in calcare alternati a laterizio formano una decorazione dicroma. vescovo Alboino invasione degli Ungari vescovo Adelardo vescove Bosone 954 esiste già l’attuale duomo (almeno in parte) 965 Ottone il grande ricostruisce la cinta muraria devastata dagli ungari vescovo Pietro secondo vescovo Benedetto Crono
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I secoli XI e XII sono quelli durante i quali si assiste alla completa nascita dell’arte romanica, che riesce a fondere in un tutto armonico la tradizione classica, rivisitata secondo tradizioni locali, con le culture barbariche, senza tralasciare le forme dell’architettura mazzarabica importate dai pellegrini che facevano ritorno dal santuario di Santiago de Compostela. Nel territorio volterrano le maniere tipiche del romanico pisano, quali le arcate cieche poggianti sul muro di facciata oppure su lesene e ripartite in due o più ordini di archetti su colonnine, vengono introdotte da Bonamico che lavorò anche nel duomo di volterra e si firmò nella pieve di S. Giovanni Battista a Mensano. Caratteristiche di questo periodo architettonico sono: 1. l’impianto basilicale 2. le archeggiature pensili o su semicolonne 3. le losanghe gradonate 4. gli oculi 5. il paramento murario dicromo a fasce uguali o in travertino e laterizio esempi: S. Maria Assunta a Volterra – S. Salvatore a Colle val D’Elsa – S. Giovanni Battista a Pomarance – S. Maria a Chianni a Gambassi – S. Ippolito e Cassiano a Campiglia dei foci. vescovo Goffredo 1034 fondazione della badia di S. Giusto 1042 vescovo Guido vescovo Ermanno aprile: un contratto di acquisto di un terreno da parte di Gualtiero, capitano della contessa matilde di Canossa 1086 papa Urbano II è ospite nella chiesa di S. Andrea in Postierla XII sec. viene istituito il comune XII sec. vescovo Ruggero settembre: avviene la consacrazione della basilica di S. Maria Assunta da parte di papa Callisto II, che regala il teschio di S. Vittore (conservato in un reliquiario nel museo di arte sacra)
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1140 ritrovamento delle spoglie delle sante Attinia e Greciniana.
1161 si ha notizia dell’esistenza del battistero, secondo il calendario di Ugo arciprete 1164 il vescovo Galgano riceve l’investitura dall’imperatore Federico Barbarossa 1174 uccisione del vescovo Galgano settembre muore il vescovo Ugo saladini ( successivamente santificato) 1193 Henricus I è il podestà di Volterra 1208 inizia la costruzione del palzzo dei priori 1211 vescovo Pagano 1219 attentato in cattedrale, nel giorno di pasqua, al vescovo Pagano 1226 nuovo attentato al Vescovo Pagano in ritorno da Cremona 1227 si espone in duomo la deposizione lignea 1230 il vescovo Pagano subisce un nuovo attentato a Gambassi 1239 muore il vescovo Pagano (cause naturali) 1240 vescovo Ranieri degli Umbertini 1244 costruzione della fonte di docciola 1250 viene costruita la torre di Giovanni Toscano, tesoriere del re Enzo di Sardegna 1251 costruzione delle fonti di S. Felice 1254 i fiorentini occupano Volterra e viene modificata la facciata del duomo
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- Rassegna volterrana: LXIII – LXIV pg. 163 – 188
BIBLIOGRAFIA: - Rassegna volterrana: LXIII – LXIV pg – 188 S. Mori: Pievi della diocesi di Volterra - Rassegna volterrana: LXVII pg - Rassegna volterrana: LXVIII pg - Rassegna volterrana: LXX pg : Architettura romanica religiosa nella diocesi di Volterra - I. Moretti – R. Stopani : Chiese romaniche in Val d’Elsa - R. Stopani : La via francigena - M. Salmi : Chiese romaniche nella campagna toscana - E. Repetti : Dizionario coreografico della Toscana - E. Fiumi : I confini della diocesi ecclesiastica di Volterra Bibiografia Biblio
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