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José Antonio Pagola “Gesù, approccio storico”
Testo: Marco 1, Tempo Ordinario 3 –B- Musica: Albinoni. Concerto nº 6. Larghetto. Gesù non insegna in Galilea una dottrina religiosa perché i suoi ascoltatori la imparino bene. Annuncia un avvenimento perché quella gente lo accolga con gioia e con fede. Nessuno vede in Lui un maestro dedicato a spiegare le tradizioni religiose di Israele. Si incontrano con un profeta appassionato di una vita più dignitosa per tutti, che cerca con tutte le sue forze che Dio sia accolto e che il suo regno di giustizia e di misericordia si vada estendendo con gioia. Il suo scopo non è perfezionare la religione ebrea, ma contribuire a impiantare quanto prima il tanto desiderato regno di Dio e, con lui, la giustizia e la pace. José Antonio Pagola “Gesù, approccio storico”
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Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva:
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Galilea Con Giovanni si conclude la preparazione, la legge antica. Con Gesù arriva il tempo completamente nuovo e definitivo. La nostra liberazione e la nostra responsabilità. Per seguire Gesù è necessario convertirsi, cambiare atteggiamenti e mentalità. Convertirsi è compito di ogni giorno e progressivo. È sempre un momento buono per convertirsi, perché è sempre un buon momento per amare, per rendere grazie, per lasciarsi trasformare dall’accoglienza, dalla vicinanza e dall’amore di Dio che ci fa persone migliori, più umane e più felici. La conversione presuppone anche “credere nel vangelo”. Credere nella Buona Notizia di Gesù, trasformando il presente secondo il sogno di Dio. A questo si è dedicato Gesù.
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Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Lago di Galilea Gesù va davanti, ha sempre l’iniziativa, chiama ogni giorno, nell’ambiente abituale, nelle occupazioni quotidiane delle persone. Si tratta di seguire la sua strada, il suo progetto di vita. Anche la risposta deve essere nuova e rinnovarsi ogni giorno. Essere discepolo è seguire Gesù, stare con Lui, condividere il suo stile di vita. Che “reti” devo lasciare per poter avanzare, discernere, per seguire Gesù?
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Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. Gesù passa, guarda, vede, si avvicina e chiama le persone. Il discepolo di Gesù non si contraddistingue per aver lasciato qualcosa, ma per essersi lasciato incontrare da Qualcuno. La chiamata è diretta a tutti i cristiani senza distinzione, -il Vangelo è unico per tutti-, a ciascuno nella sua realtà personale e di ogni giorno. Mi chiama –oggi, adesso- perché lo segua, per rendermi felice, perché faccia ciò che fa Lui: annunciare la Buona Notizia dell’ amore assoluto del Padre/Madre, consolare, liberare, alleviare, rallegrare, accendere l’entusiasmo... La risposta si deve dare con lo sguardo volto agli altri. Il riassunto finale di tutto e per tutti è “ho avuto fame e mi hai dato da mangiare....” “Lo avete fatto a me”.
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CHIAMI SEMPRE... Chiami sempre. Con affetto ogni giorno che sorge.
Con sussurri nel silenzio della notte. Con tenerezza quando la stanchezza ci vince. Con grida nel rumore del mondo. Con costanza quando sbagliamo la strada. Chiami sempre. Dal dolore di quanti soffrono senza consolazione. Dall’ allegria di quanti cantano alla vita. Dall’amore di quanti si prendono cura del prossimo. Dalla passione di quanti si dimenticano di se stessi. Ulibarri Fl. CHIAMI SEMPRE...
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