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Gli inizi della polifonia Il contrappunto medievale
Tesi n°5 Gli inizi della polifonia Il contrappunto medievale Compositori e teorici
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Le origini della polifonia
Non sappiamo esattamente quando iniziarono le pratiche polifoniche, ma Sant’Agostino (IV-V sec.) ci parla di una pratica di tipo improvvisativa con cui una melodia veniva raddoppiata una 4° od una 5° più bassa procedendo per moto parallelo Questa tecnica prende il nome di diafonia e venne descritta per la prima volta nel trattato di Hucbald de Saint Amand De Armonica Istitutione del X secolo Diafonia in 5° Melodia originaria
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Le origini della polifonia (dal IX secolo all’ars antiqua)
Intorno alla seconda metà del IX secolo, un autore dal profilo tuttora imprecisato scrisse in un luogo anch'esso imprecisato del territorio franco-occidentale un trattato dal titolo Musica enchirìadis (la parola viene da enchirídion, "manuale"): una "musica in veste manualistica", un manuale di musica. La datazione alla seconda metà del secolo IX si evince dall'esame dei manoscritti.
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Musica Enchiriadis Il Musica Enchiriadis ci offre la prima descrizione, abbastanza particolareggiata, dell’organum, vale a dire di una seconda forma di polifonia (nel trattato successivo di Guido D’Arezzo, il Micrologus, si utilizzeranno sia il termine diafonia, sia quello di organum con significati peraltro più lati), nata probabilmente dall’incontro spontaneo di voci virili e voci bianche L’organum più antico (la parola viene probabilmente da organizzare cioè mettere insieme più voci) è formato da: una vox principalis: così è chiamato il canto gregoriano preesistente posto all’acuto
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Musica Enchiriadis una vox organalis: cioè una voce organizzata posta inizialmente una quinta sotto la principalis (diapente [in greco era l’intervallo di quinta]) Le due voci si muovono poi parallelamente, nota contro nota (punctus contra punctus, da cui l’espressione contrappunto) mantenendo la distanza di quinta. Se, inoltre, la vox principalis veniva raddoppiata all'ottava bassa e la vox organalis all'ottava superiore, abbiamo il rigoroso organum composito alla quinta.
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Organum composito alla quinta
In cui i raddoppi potevano essere effettuati da voci di fanciulli e/o da strumenti
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Un nuovo sistema di notazione: il sistema dasiano
Nella Musica enchiriadis una quantità di esempi musicali è notata su un sistema con un numero di linee variabile (da quattro fino a diciotto), gli spazi tra le quali rappresentano i successivi gradi della scala. Al posto delle note o di simboli simili vengono scritte le sillabe del testo nei corrispondenti spazi, come si vede nel facsimile (il testo dice: Tu patris sempiternus es filius
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La contenance angloise
L’impiego di organa a terze parallele fu invece ristretto alle Isole britanniche e alla Scandinavia. L’esempio più noto è l’Inno a S. Magno del XII secolo.
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Il discanto All’inizio dell’XI secolo si affermò il discanto nel quale è introdotto il principio del moto contrario tra le parti. Nel discanto la vox principalis passa al grave; superiormente ad essa si pone la vox organalis.
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Cuncipotens genitor meus: Ad organum faciendum
Sul Kyrie– tropo Cuncipotens genitor meus - fu realizzato un discanto Esso figura in calce a un trattato anonimo Ad organum faciendum del secolo XI, conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano (e per questo definito “trattato di Milano”).
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L’organum melismatico
All’inizio del secolo XII nella Francia meridionale e nella Spagna settentrionale, e precisamente nei centri monastici di S. Marziale di Limoges e di Santiago di Compostella, si affermò un nuovo tipo di organum che, per i suoi caratteri stilistici è stato chiamato melismatico. E’ superato il procedimento nota contro nota: qui, invece, ad ogni singola nota della vox principalis (al grave) ne corrispondono molte nella vox organalis.
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L’organum melismatico
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Un’altra tecnica Sappiamo, però, che – oltre a queste tecniche sofisticate – ve n’era una più semplice con la quale una melodia veniva accompagnata da una stessa nota con funzione di bordone, così come erano strutturati alcuni strumenti di origine popolare come la zampogna, ma anche la ghironda
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Tropi simultanei polifonici
In alcuni manoscritti dell’abazia di San Marziale di Limoges troviamo una melodia a note lunghe alla quale viene sovrapposta una seconda melodia con un testo nuovo: questa pratica viene definita dei tropi simultanei
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A tre voci Nell’abazia di Santiago de Compostela il codice Calixtinus (di origine francese) conserva addirittura un tropo a tre voci
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Il ritmo, un problema ancora irrisolto
In ogni caso, questi primi esempi di polifonia potevano anche essere con notazione adistematica e priva di indicazioni ritmiche come vediamo nel Tropario di Winchester dell’XI secolo. Per questo motivo lo stesso autore di Musica Enchiriadis sosteneva che gli organa andassero eseguiti lentamente
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Parigi Il passo più importante per un ulteriore sviluppo della polifonia fu la notazione del ritmo. Verso la fine del XII secolo va definendosi un sistema per annotare l’esatta durata delle note. Il gruppo dei musicisti che rese possibile questa importante innovazione è detto modernamente Scuola di Notre Dame perché pare gravitasse intorno alla celebre cattedrale parigina e a quel gruppo di professori e studenti che nel 1215 verrà riconosciuto come “Università di Parigi”.
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La cattedrale La costruzione della cattedrale risale agli anni , ma venne inaugurata ufficialmente nel 1199; la costruzione della chiesa (molto ampia in altezza e larghezza, costruita con grandi archi ad ogiva e grandi vetrate) venne perfezionata almeno fino al 1300
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Gli intellettuali e i musicisti
Attorno alla cattedrale e all’università ruotarono un nutrito gruppo di musicisti, teorici e intellettuali i quali ci parlano dell’attività di Leoninus e Perotinus. Tra questi: Johannes de Garlandia Francone di Colonia Giacomo di Moravia Johannes de Muris
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Magister Leoninus Il primo compositore di cui si ha notizia (il primo compositore professionista in assoluto nella storia della musica occidentale) è Magister Leoninus che dovrebbe essere vissuto nella seconda metà del XII secolo. La fonte che ci testimonia la sua identità è un trattato Anonimo, noto come Anonimo IV, che ci dice che Leoninus fu «optimus organista» (cioè compositore o esecutore di organa) e che compose un grande libro di organa (Magnus liber organa, andato perduto ma sopravvissuto in copie risalenti al XIII e al XIV secolo) per amplificare il servizio liturgico.
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Gli organa Tutti gli organa attribuibili all’epoca di Leonino sono a due voci e si basano su un canto gregoriano preesistente (nessuno porta il nome del compositore). Si tratta, in sostanza, di organa melismatici, con un tenor (canto gregoriano) scritto con note di durata indeterminata e un duplum soprastante le cui note hanno durata determinata. Il rapporto fra tenor e duplum è di una nota per il tenor contro una media di 10 – 15 del duplum.
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Gli organa Non tutte le sezioni di un brano liturgico sono polifoniche, ma - come le stesse fonti dell’epoca ammettono - sono rese polifoniche solo le parti solistiche dei canti responsoriali. Si può avere un’idea più precisa osservando lo schema che segue, riferibile a un alleluja gregoriano.
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Alleluia monodico solista: alleluia (solo intonazione)
coro: alleluia più melisma (jubilus) solista: verso coro: concl. del verso solista: alleluia (soltanto intonazione) coro: jubilus (-a)
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Alleluia polifonico solista: alleluia (solo intonazione) polifonico
coro: alleluia più melisma (jubilus) monodico solista: verso - polifonico coro: concl. del verso - monodico solista: alleluia (soltanto intonazione) polifonico coro: jubilus (-a) monodico
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Una simile scelta può sembrare paradossale a una sensibilità moderna:
Come mai questa scelta? Come si vede, solo le parti solistiche del canto gregoriano di partenza sono polifoniche. Quelle destinate al coro, invece, restano monodiche. Una simile scelta può sembrare paradossale a una sensibilità moderna: verrebbe spontaneo, infatti, pensare il contrario, ossia che le parti originariamente destinate al coro diventassero polifoniche e quelle solistiche restassero monodiche.
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Polifonia ai cantori più bravi
Per capire le ragioni della scelta contraria, bisogna invece considerare che proprio ai solisti erano assegnate le parti più difficili del canto e che proprio per questo motivo sembrò del tutto naturale che proprio ai solisti, cioè ai cantori più bravi e preparati, venissero assegnate le parti polifoniche, mentre il coro continuasse a esprimersi secondo i canoni della monodia. Possiamo schematizzare un organum del tempo di Leonino (un Alleluia) come segue:
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Due tipi di organum: purum
Esistono due tipi diversi di scrittura polifonica. Quello tipico dell’organum melismatico, in cui il tenor è a valori ampi e indeterminati, chiamato organum purum…
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melisma contro melisma (se melismatico) [Acciai]
Lo stile in discanto e un altro indicato come discanto, termine che può avere vari significati: come organum per moto contrario in cui il tenor si muove alla stessa velocità del duplum in cui le voci procedono sillaba contro sillaba (se il canto e sillabico); melisma contro melisma (se melismatico) [Acciai]
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Il discanto Nel discanto il tenor accelera fino a procedere con valori simili a quelli della voce sovrastante (duplum). Queste sezioni in discanto coincidono di norma con i melismi del canto gregoriano per i quali sarebbe impensabile mantenere valori tanto ampi al tenor.
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Possiamo osservare ora un organum completo
Dicevamo prima che nell’organum purum, ad una nota del tenor ne corrispondono anche 10–15 del duplum. Ora, considerando che i melismi gregoriani possono estendersi anche per 50 note, questo significherebbe estendere il duplum fino a 750 note! Ecco perché, invece, il tenor accelera fino a muoversi quasi nota contro nota col duplum. Possiamo osservare ora un organum completo
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Clausola in stile discanto
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Viderunt omnes
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Riassumendo: definizione della clausola
Le clausole – che non sempre dovevano chiudere un brano, ma che spesso venivano collocate proprio alla fine – si verificavano quando la linea melodica (duplum) diventava sempre più melismatica costringendo il tenor ad avere valori ritmici più corti. La tessitura polifonica delle clausole non è per moto retto, ma in discanto Le clausole potevano essere sostituite e modificate negli anni
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Le clausole di Perotinus
Com’è ovvio i cantori apprezzavano particolarmente le clausole in stile di discanto, poiché tutte le parti erano egualmente impegnate nel canto. Il successore di Leonino, Magister Perotinus (1155/60 – 1225), compose infatti delle nuove clausole da inserire al posto degli originali. In pratica i cantori che si accingevano ad eseguire un organum avevano due possibilità: a) eseguire l’organum originale con le clausole in stile di discanto originali b) eseguire l’organum originale con le clausole nuove (clausole sostitutive di quelle originali) composte da Perotinus.
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Da due a tre e quattro voci
Va detto, tuttavia, che i compositori della generazione di Perotinus prediligevano una polifonia più ricca: quindi non solo clausole a due voci, ma anche a tre e a quattro. Sicché qualora i cantori avessero optato per una clausola con un numero di voci superiore a due, durante l’esecuzione dell’organum, e solo in corrispondenza della clausola, le voci aumentavano da due a tre, fino a quattro.
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Clausola di Leonino
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Clausola a tre voci
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Il confronto tra le due
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Organa a quattro voci Non pago di aver inserito nuove clausole nei vecchi organa, Perotino compose anche nuovi organa a tre o a quattro voci, la cui struttura è tuttavia simile a quella degli organa a due voci di Magister Leoninus.
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Due celebri clausole di Perotinus
Viderunt omnes Sederunt principes Quest’ultima venne inserita all’interno del graduale nel giorno di Santo Stefano e venne eseguita per la prima volta all’inaugurazione della cattedrale di Notre-Dame nel 1199 Ascolto Sederunt: Norton CD n°1 traccia 42-44
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Il mottetto Oltre all’organum, il periodo in esame (tardo XII fino alla fine del XIII, definito periodo dell’Ars vetus o Ars Antiqua) diede vita a un secondo genere destinato a vita lunga e feconda: il mottetto. Nasce dalla pratica di aggiungere testi alle clausole sostitutive che, in quanto coincidenti con i melismi dell’originale gregoriano, ne erano prive. In pratica il mottetto nasce grazie a una tardiva applicazione del principio della tropatura. Poiché in francese il termine ‘parola’ viene detto mot, la clausola tropata prese il nome di mottetto.
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Mottetto profano e politestuale
Il mottetto del Duecento divenne presto una composizione autonoma i cui testi inizialmente erano sacri ed erano relativi alla Madonna (Lode alla vergine del codice di Montpellier) o alle grandi feste della cristianità. In seguito trattarono frequentemente argomenti profani come la corruzione del clero, come testi amorosi e conviviali, satirici e celebrativi
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Mottetti politestuali
La sua caratteristica più importante è che oltre a essere generi polifonici erano anche politestuali: il tenor (cui poteva essere aggiunta un’altra voce strumentale detta contratenor) era strumentale; mentre le altre voci (il motetus detto anche duplum, e il triplum) erano cantate e fornite di testi differenti, a volte persino scritti in lingue diverse (latino o francese).
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se una voce parla dell’amata, un’altra dell’amato;
Argomenti affini Nonostante la diversità dei testi gli argomenti però sono affini: se una voce descrive l’arrivo dell’autunno, l’altra parla della primavera; se una voce parla dell’amata, un’altra dell’amato; se il mottetto è affidato alla voce di tre ipotetiche sorelle, ciascuna voce rappresenterà ognuna di esse: la più giovane la più acuta, la mezzana quella di mezzo, la vecchia quella grave.
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Testi diversi e velocità differenti
Oltre a essere differenziate nel testo, le voci del mottetto si distinguevano anche perché scorrevano con velocità diverse. In genere il tenor procedeva a note lunghe; il motetus o duplum andava più velocemente mentre il triplum procedeva con un ritmo ancora più serrato.
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Le modalità di scrittura
Per ragioni di spazio questo genere di musica veniva scritto in questo modo TRIPLUM MOTETUS TENOR
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Un’interpretazione del Mottetto
In qualche caso il compositore - scrivendo ritmicamente in questo modo - è come se volesse alludere al moto dei pianeti: il mottetto come riproduzione in scala del movimento degli astri. Per la concezione tolemaica la terra era immobile al centro dell’universo, mentre intorno ad essa il cielo della luna, quello del sole, quelli dei pianeti e delle stelle ruotavano a velocità sempre crescente in proporzione alla loro distanza dalla terra, poiché le orbite che dovevano percorrere ogni giorno erano progressivamente sempre più ampie.
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Professori e studenti universitari
D’altra parte non va dimenticato che i primi autori di mottetti erano professori e studenti dell’Università di Parigi, frequentatori delle discipline del quadrivium. Fra questi ricordiamo Adam de la Halle, troviere oltreché mottettista. Ora ascoltiamo un mottetto di Perotinus, Salve salus hominum
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Salve, salus hominum
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Evoluzione del mottetto
Abbiamo un’evoluzione stilistica nel mottetto con Petrus de Cruce (1290) che inserisce un triplum più articolato ritmicamente (testi con diverse scansioni sillabiche) Altri compositori: Adam de la Halle, mottettista e troviere Filippo il Cancelliere, docente dell’Università di Parigi
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L’Hochetus Un’ulteriore evoluzione fu determinata dall’impiego della tecnica dell’hochetus, consistente nell’inserire pause in contrattempo tra le varie voci Ascolto: Norton CD n°2 traccia n°11
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Il conductus: libera invenzione
Un altro genere musicale dell’Ars Antiqua era il conductus. Esso consisteva in canti in lingua latina di argomento profano, spesso politico o celebrativo (anche se inizialmente erano temi religiosi). La sua principale particolarità era che il tenor anziché essere tratto da una composizione gregoriana preesistente (come nell’organum o nel mottetto) era composto appositamente. Possiamo considerare il conductus come il primo genere musicale polifonico in cui tutte le voci sono di libera invenzione. Ma una simile libertà d’invenzione non era evidentemente troppo confacente alla mentalità del tempo, visto e considerato che ebbe vita breve e circoscritta alla sola Ars Antiqua.
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Ascolto: Ave virgo virginum (Norton CD n°2 traccia 14)
Conductus Il primo a comporli sarà Perotinus e li scrive a 1, 2 e 3 voci. Poi ci sarà Filippo il Cancelliere; questo genere verrà, peraltro, abbandonato dopo il 1250 Argomenti: conflitti di potere tra personalità politiche e religiose (In rama sonat gemitus, ); per la morte di personaggi famosi (Omnis lacrimas, 1181); alcuni sui vizi degli ecclesiastici (Bulla fulminante) Stile: sillabico, accordale, omoritmici (forse per le origini legate alle processioni in onore della Madonna) Ascolto: Ave virgo virginum (Norton CD n°2 traccia 14)
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Sant'Agostino (354-430), (battezzato nel 387 da
I teorici Sant'Agostino ( ), (battezzato nel 387 da Sant'Ambrogio), eletto, nel 396, vescovo di Ippona vicino al porto di Aphrodisium, oggi Bona, in Algeria, autore delle Confessioni e dell'importante De Civitate Dei, ci ha lasciato un trattato: De Musica; ma questo è dedicato sopratutto alla metrica, alla versificazione, ai numeri eterni e spirituali, ecc. piuttosto che alla musica come noi la intendiamo. L'ultima parte, tuttavia, è notevole come primo tentativo di psicologia musicale. Il trattato contiene una definizione della musica spesso citata da scrittori medievali: Musica est scientia bene modulandi.
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Severino Boezio (480 – 526) Severino Boezio ( ) filosofo e letterato. Massimo erudito del suo tempo, fu a lungo consigliere di Teodorico finché non fu accusato di tradimento e condannato a morte. Scrisse su ogni argomento, fra cui spiccano il De institutione arithmetica e il De institutione musica, il trattato sulla musica che si occupa soprattutto di questioni matematiche inerenti la divisione della scala, fu punto di riferimento irrinunciabile per tutto il Medioevo, e ancora nel Rinascimento.
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Le parti del trattato di Boezio
Nel suo De institutione musica (nel quale l’attività teorica e molto più importante di quella pratica), la cui fonte sono gli Elementi armonici di Tolomeo e un'opera perduta di Nicomaco, distingue tre generi di musica. 1. Una musica cosmica, mundana (la più perfetta) che non è percepibile dall'uomo ma deve derivare dal movimento degli astri, dal momento che l'universo, secondo Platone, è strutturato sul modello degli accordi musicali; anche se non è udibile, il teorico ne può parlare.
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Le tre parti del De Musica
2. Una musica humana, espressione della mescolanza, nell'uomo, dell'anima e del corpo e derivante dal rapporto fra l'elemento fisico e l'elemento intellettuale. Essa è, filosoficamente, l’armonia che unisce fra loro i contrari, come il corpo e l’anima, la terra e l’aria, il fuoco e l’acqua ed riflesso del meraviglioso equilibrio del macrocosmo; permette il riequilibrio degli umori del corpo 3. Infine, esiste naturalmente la musica pratica, strumentale, musica instrumentis costituta, ottenuta dalle vibrazioni degli strumenti e della voce. Questa è la musica più ‘bassa’ perché è prodotta dal fare, dall’azione delle mani e da artefatti (gli strumenti) che, in quanto prodotti dall’uomo sono specchio della sua imperfezione.
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Marziano Cappella (IV – V secolo)
Nativo di Cartagine, fu avvocato e divenne scrittore in età avanzata. Ci è noto per il trattato didattico indirizzato a suo figlio, De nuptiis Philologiae et Mercurii ("Le nozze della Filologia con Mercurio"), misto di prosa e versi di vari metri. Con il suo impianto allegorico (l'ascesa al cielo della Filologia con le sette arti liberali per sposare Mercurio ovvero l'Eloquenza) risulta una specie di enciclopedia dell’erudizione classica che sarà diffusissima nel Medioevo cristiano. I nove libri dell'opera, dedicati alle sette arti liberali, sono così intitolati:
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Trivio e Quadrivio Liber I: De nuptiis Philologiae et Mercurii
Liber II: De nuptiis Philologiae et Mercurii Liber III: De arte grammatica Liber IV: De arte dialectica Liber V: De rhetorica Liber VI: De geometria Liber VII: De arithmetica Liber VIII: De astronomia Liber IX: De harmonia TRIVIUM QUADRIVIUM
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Isidoro di Siviglia (580-633)
Scrittore cristiano, dottore della Chiesa e santo. Dall'anno 600 fu vescovo di Siviglia e si prodigò a convertire i visigoti che avevano invaso la Spagna. Fra le sue numerose opere si ricordano soprattutto le Etimologie in 20 libri, specie di enciclopedia del conosciuto. I capp del III libro sono interamente dedicati alla musica.
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