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Il SACRO ROMANO IMPERO DAI CAROLINGI AD OTTONE I

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Presentazione sul tema: "Il SACRO ROMANO IMPERO DAI CAROLINGI AD OTTONE I"— Transcript della presentazione:

1 Il SACRO ROMANO IMPERO DAI CAROLINGI AD OTTONE I

2 Clodoveo, re dei Franchi, si converte al Cattolicesimo
I Franchi sono un popolo germanico Fra il V e il VI secolo, si erano stabiliti nell’attuale Francia. A quale religione appartenevano gli altri popoli barbari? L’arianesimo. Il re franco Clodoveo, della dinastia dei Merovingi, si converte al cattolicesimo alla fine del V secolo, imitato dai suoi sudditi. Da allora i Franchi diventano i più strenui difensori del papa.

3 La debolezza dei re merovingi e Carlo Martello
Poiché, secondo l’usanza dei Franchi, alla morte di un re il regno andava spartito fra i suoi figli, il territorio franco arriva ad essere diviso in tre parti: Austrasia, Neustria e Borgogna. Indeboliti dalla frantumazione del territorio, i re merovingi sono costretti a cedere il governo ai cosiddetti “maggiordomi” o maestri di palazzo, cioè ministri e capi militari. Uno di questi maestri di palazzo, Carlo Martello, sconfigge gli Arabi a Poitiers, nel 732. L’impresa dà a Carlo e alla sua famiglia grande prestigio.

4 Pipino il Breve Il figlio di Carlo, Pipino il Breve, diventa re e inaugura la dinastia dei Carolingi. Pipino, chiamato in aiuto dal papa contro i Longobardi, li sconfigge e dona al pontefice i territori che ha sottratto loro: nasce così lo Stato della Chiesa (detto anche Patrimonio di san Pietro). All’epoca di Pipino il Breve esso comprende il Lazio, la Romagna, Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia Ancona, oltre al castello di Sutri, che già il re longobardo Liutprando aveva donato al papa nel 728. Su questi territori il pontefice esercita anche il potere temporale (cioè politico).

5 Carlo Magno sconfigge i Longobardi ed espande il regno
Nel 773 i Longobardi, guidati da Desiderio, minacciano di nuovo il papa, che chiama in aiuto Carlo Magno, figlio di Pipino. Carlo sconfigge definitivamente i nemici e si proclama re dei Franchi e dei Longobardi. Poi Carlo avvia un periodo di conquiste, sconfiggendo Sassoni, Bavari e Avari (popolazioni stanziate nell’attuale Germania) e sottraendo agli Arabi una piccola parte del territorio spagnolo, fino al fiume Ebro.

6 Europa e Mediterraneo nel IX secolo
Nell’Europa e nella zona del Mediterraneo, nel IX secolo, erano presenti i Franchi, gli Arabi, i Bizantini e la Chiesa di Roma.

7 La cavalleria di Carlo La cavalleria franca adopera la staffa, elemento che aumenta la potenza e la stabilità del cavaliere. Un altro elemento che rafforza la cavalleria franca è la corazza.

8 Carlo Magno imperatore
Papa Leone III incorona Carlo Magno (notte di Natale dell’800), in san Pietro. A incoronare Carlo Magno imperatore è papa Leone III, nella basilica di San Pietro. Papa e imperatore si aiutano reciprocamente: il papa riceve protezione dall’imperatore; l’imperatore riceve legittimazione dal papa.

9 Il Sacro Romano Impero Con l’incoronazione, Carlo diventa imperatore del Sacro Romano Impero: sacro perché consacrato dal pontefice, romano perché in qualche modo ricalca il vecchio Impero Romano d’Occidente. In realtà, tra i due imperi ci sono molte differenze: L’impero carolingio ha dimensioni più ridotte e ha come centro non Roma e il Mediterraneo, ma l’Europa Centrale (Aquisgrana) L’economia dell’impero carolingio si basa sull’agricoltura, mentre nell’Impero Romano erano molto sviluppati anche artigianato e commerci Per la prima volta nasce una vasta entità politica benedetta dal papa

10 L’organizzazione dell’Impero
amministrano la giustizia riscuotono i tributi sono cavalieri e fanti Comitati o contee (conti) difendono i confini dell’impero Sacro Romano Impero Marche (marchesi) Amministrano, compiono ispezioni sul comportamento di conti e marchesi Chi sono i conti? Sono uomini di fiducia di Carlo, a capo di comitati: territori grandi come una provincia. Chi sono i marchesi? Capi militari addetti al controllo delle marche, ossia dei territori di confine dell’impero. Chi sono i missi dominici? Sono gli “ambasciatori del signore”, ovvero controllori di Carlo che, una volta all’anno, vengono inviati a controllare marche e contee e a riferire all’imperatore. Missi dominici

11 Il vassallaggio L’organizzazione dell’Impero carolingio si fonda su stretti rapporti di fedeltà tra il sovrano e i suoi compagni più fedeli: tale rapporto personale si definisce vassallaggio. In cambio del giuramento di fedeltà all’imperatore, i vassalli ricevono un terreno, chiamato feudo, che però inizialmente non è ereditario: alla morte del vassallo, il feudo torna all’imperatore. Ad alcuni grandi feudatari il sovrano concede l’immunità, cioè un privilegio secondo cui nessun funzionario imperiale può entrare nei territori a loro affidati. Questo privilegio rafforza la fedeltà tra feudatario e imperatore.

12 La cerimonia dell’investitura
1. Atto di sottomissione (omaggio). 2. Giuramento di fedeltà 3. Concessione del feudo La cerimonia dell’investitura feudale diviene, col tempo, solenne e complessa. Comprende tre momenti: omaggio, giuramento, concessione. La formula di omaggio è preceduta dall’atto di sottomissione: Il carattere sacro è dato dal giuramento di fedeltà, pronunciato tenendo la mano destra sul Vangelo (o altro oggetto sacro). Il futuro vassallo si inginocchia davanti al signore e pone le mani nelle sue Il beneficio ricevuto dal vassallo è solitamente un feudo, ma anche in una carica, un diritto, ecc. Il carattere sacro è dato dal giuramento di fedeltà, pronunciato tenendo la mano destra sul Vangelo

13 Le leggi di Carlo: i capitolari
I capitolari sono le leggi pronunciate da Carlo in una apposita assemblea e valide per tutti i sudditi dell’impero. L’assemblea si chiamava Campo di Maggio e vi partecipavano conti e marchesi. La figura rappresenta a corte del re Davide. L’autore del bassorilievo, tuttavia, ha in mente la corte di Carlo Magno Il re è seduto sul trono e detta le sue leggi (capitolari) agli scribi.

14 Carlo promuove l’istruzione
Fa aprire scuole presso monasteri, chiese e cattedrali. Con un proclama dell’802, dispone che tutti mandino a scuola i figli. 2. Ospita a palazzo i maggiori studiosi del tempo e fonda la Scuola Palatina , dove promuove lo studio dei testi cristiani e delle opere dei latini. 3. Emana una riforma scolastica basata su tre cicli di istruzione: quello elementare (leggere e scrivere), quello dedicato alla formazione artistico-scientifica (arti liberali) e l’insegnamento della teologia. 4. Promuove l’invenzione di uno stile di scrittura chiaro e semplice, la minuscola carolina, usato dagli amanuensi per copiare i codici (libri manoscritti). Per capire fino in fondo la portata delle novità introdotte da Carlo in ambito culturale bisogna pensare che la cultura, nell’Europa del IX secolo, era davvero poco diffusa: pochissimi sapevano leggere e scrivere e lo stesso imperatore era quasi analfabeta. Le sue iniziative per la promozione della cultura favoriscono la conservazione di importanti testi cristiani, ma anche di autori latini non cristiani, che gli amanuensi provvedevano a ricopiare. L’importanza dell’introduzione di un carattere semplice e comprensibile, la minuscola carolina, si può comprendere pensando al lavoro degli amanuensi, che risulta facilitato e velocizzato dalla nuova grafia, della quale traggono beneficio anche i lettori.

15 La curtis La terra è la ricchezza dell’impero. Il sistema economico si basava su ville agricole dette curtis, divise in: pars dominica pars massaricia circondate da: bosco o pascolo e terre allodiali (terreni poco redditizi coltivati da contadini liberi) Le curtis (o ville) sono le grandi proprietà terriere e appartengono all’imperatore, ai nobili oppure alle abbazie. La vita del suddito dell’impero ruota attorno alla proprietà agricola. La pars massaricia comprende il manso, un podere di piccole dimensioni dato in affitto al contadino e alla sua famiglia. Se i contadini a cui viene affidato il manso sono di condizione servile si definiscono servi casati (perché hanno una loro casa sul podere) o della gleba (perché legati alla terra, che non possono abbandonare) I contadini liberi che lavoravano le terre allodiali dovevano utilizzare i mulini, i frantoi e i forni del feudatario e pagano un decimo del raccolto annuo alla Chiesa. Sono pochi perché molti preferiscono mettersi al servizio di un signore, in cambio di protezione. Esistono anche artigiani e fabbri. Il bosco e il pascolo erano zone di proprietà comune. Il bosco era molto importante perché si poteva raccogliere legna, far pascolare i maiali e cacciare selvaggina. La pars dominica era quella gestita direttamente dal signore, che la faceva lavorare agli schiavi. La pars massaricia era affidata a contadini o servi che, in cambio della terra, dovevano pagare un tributo e assicurare alcune giornate di lavoro (dette corveés) nella pars dominica.

16 L’economia curtense Il sistema curtense, diffuso in tutto il territorio dell’Impero Carolingio, è prevalentemente un’economia di sussistenza (le curtis producono ciò che è necessario per l’autoconsumo). Questo per due motivi: I commerci a lunga distanza sono molto rari perché le vie di comunicazione sono scarse e pericolose l’agricoltura è piuttosto arretrata: è in uso l’aratro di legno e si pratica la rotazione biennale delle colture. La produttività dei terreni, quindi, non è molto elevata e non ci sono molti prodotti in eccesso da vendere. Ma l’economia curtense non è del tutto chiusa, perché nei villaggi e nelle città si tengono periodicamente i mercati. Uno dei prodotti che è necessario acquistare è il sale, che serve per la conservazione dei cibi. Inoltre i signori comprano oggetti preziosi e spezie, provenienti dall’Oriente.

17 Un capitolare dell’800 sulle curtis
V Quando i nostri funzionari devono occuparsi dei lavori nei nostri campi, cioè seminare o arare, raccogliere le messi, tagliare il fieno o vendemmiare, ciascuno di essi si occupi che tutto sia fatto per bene e nulla venga sciupato. XVIII Che presso i nostri mulini si allevino polli e oche... XXIII In ciascuna villa i funzionari abbiano stalle per le mucche, porcili, ovili per pecore, capre e montoni nel numero maggiore possibile... XLV Che ciascun funzionario abbia buoni artigiani, cioè fabbri, orefici, calzolai, tornitori, carpentieri, fabbricanti di scudi, fabbricanti di sapone, fabbricanti di sidro, birra e liquore di pere, fornai che sappiano fare il pane di semola, artigiani che sappiano fare reti per caccia, pesca o per catturare uccelli, e altri che sarebbe troppo lungo elencare.

18 Il lavoro dei contadini e le attività dei nobili durante l’anno
1 2 3 4 6 5 un contadino si scalda al fuoco. i nobili si dedicano alla caccia il contadino ara i campi, poi falcia i prati e infine miete il grano si comincia a seminare. si ingrassa e poi si uccide il maiale. si raccoglie l’uva e si fa il vino.

19 La fine dell’impero carolingio
Alla morte di Carlo Magno (814), eredita l’Impero suo figlio Ludovico il Pio. Dopo di lui il territorio viene diviso tra i suoi tre figli, secondo l’usanza germanica. I tre fratelli arrivano all’Accordo di Verdun (843): - Carlo il Calvo  Gallia Ludovico il Germanico  area a est del Reno Lotario  zona compresa tra i territori dei due fratelli (detta Lotaringia) + Italia Settentrionale. Nell ‘877 Carlo II il Calvo concede ai grandi feudatari il capitolare di Quierzy, che stabilisce l’ereditarietà dei loro feudi (nel 1037 tale diritto sarà esteso anche ai feudatari minori con la Constitutio de Feudis). Ogni feudatario, così, è padrone assoluto del suo feudo. L’Impero Carolingio è ormai alla fine: Carlo III il Grosso, figlio di Ludovico il Germanico, tenta di imporre nuovamente il potere centrale dell’imperatore ma viene deposto dall’aristocrazia. Quando muore, nell’888, non viene nominato alcun successore.

20 Il feudalesimo Tra IX e XI sec. nasce e si consolida una organizzazione politica e sociale basata sul possesso del feudo. Ogni feudatario aveva potere assoluto sul proprio territorio (potere di banno): dettava leggi, riscuoteva tasse, amministrava la giustizia. Il grande feudatario (vassallo) poteva avvalersi di collaboratori a cui affidava parte della gestione del feudo: questi erano i valvassori. La società era organizzata come una piramide in cui ogni gradino era legato a quello superiore dal giuramento di fedeltà. Chi rompeva il giuramento, tradendo il suo signore, si macchiava del reato di fellonia ed era punito con la privazione del feudo.

21 La società feudale NB: il titolo di “margravio” corriponde all’italiano “marchese” (significa in tedesco: conte della marca)

22 Una società tripartita
Nell’Alto Medioevo i gruppi sociali principali erano tre: nobiltà, clero, lavoratori. Nobiltà = coloro che combattono Si dedicano soprattutto alla guerra, poiché è l’unica classe sociale che può permettersi il costo di armature e cavalli da battaglia. Il potere è spesso esercitato con violenza, così la Chiesa proclama le “tregue di Dio” (divieto di combattere durante le festività religiose) e la “pace di Dio” (divieto di agire violentemente contro i deboli). Clero = coloro che pregano Gli esponenti dell’alto clero (vescovi e abati) provengono dalle famiglie aristocratiche e spesso purtroppo non abbracciano la carriera ecclesiastica per vocazione. Si tratta infatti di figli minori (cadetti), che non possono ereditare la terra paterna: verso il Mille si inizia infatti a seguire il principio del maggiorascato (= solo il figlio maggiore eredita) Contadini e artigiani = coloro che lavorano Sono considerati con disprezzo dai nobili: il termine “villano” (che ora significa “maleducato”) indicava l’abitante della villa-curtis, cioè il contadino. NB: prima che si affermasse la consuetudine del maggiorascato, il territorio veniva diviso tra i figli maschi (ricordate la spartizione dell’Impero tra Lotario, Ludovico e Carlo?)

23 L’incastellamento Una tale organizzazione sociale era finalizzata soprattutto alla difesa: nel IX sec., infatti,l’Europa fu di nuovo assalita da invasioni. I feudatari organizzarono la difesa iniziando a costruire fortezze e castelli nelle campagne: inizialmente semplici costruzioni di legno, furono poi fortificati i pietra. Il centro del castello era il mastio (torre centrale, spesso su un’altura). Questo fenomeno si definisce incastellamento (IX-XIII sec)

24 Castello di Lettere (provincia di Napoli)

25 Ottone I e il nuovo impero
Dopo la fine dell’Impero Carolingio, nacque un conflitto tra i casati di Sassonia, Franconia e Baviera. Essi volevano in particolare la supremazia in Italia. Quando la situazione divenne ingovernabile, gli stessi grandi feudatari tedeschi decisero di riconoscere un imperatore: era Ottone I di Sassonia. Nel 936 si fece incoronare re di Germania e, dopo aver sconfitto gli Ungari, estese la sua influenza sulla Borgogna e sull’Italia. Nel 951 Ottone si fece proclamare anche re d’Italia, a Pavia, e una decina d’anni dopo si recò a Roma, dove fu incoronato imperatore dal papa (962).

26 Il Sacro Romano Impero Germanico
Ottone I aveva in mente di restaurare l’autorità centrale (limitando il potere dei feudatari), proteggere il popolo dalle invasioni e far risorgere un impero cristiano. Si presentava dunque come erede del progetto di Carlo Magno, ma l’impero di Ottone era molto diverso da quello carolingio: la Francia non era più il centro del’impero, bensì era esclusa (si chiamò infatti Sacro Romano Impero Germanico, perché il centro del potere era la Germania) l’imperatore non era tale per diritto ereditario ma era eletto da alcuni grandi feudatari L’Italia centro- settentrionale fu totalmente assoggettata ad Ottone e ai suoi successori (a parte lo Stato della Chiesa) Gli imperatori esercitarono un forte controllo sulla Chiesa, arrivando persino a controllare l’elezione del papa (962, Privilegium Othonis = la nomina del pontefice avviene solo con il consenso dell’imperatore). Ciò causerà un lungo conflitto tra Chiesa e Impero.

27 La corona di Ottone I, conservata ora a Vienna
Ottone I riceve la sottomissione dei Norvegesi

28 Il Sacro Romano Impero Germanico


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