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LICEO SCIENTIFICO N. COPERNICO
classe 5FS anno scolastico 2017/2018 gruppo di lavoro su Geoges Seurat e il Pointillisme allievi: Bardelli Francesco Berti Niccolò Guida Enrico Martinelli Lorenzo Rosati Tommaso prof. Claudio Puccetti
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IL PIONIERE DEL POINTILLISME
GEORGE SEURAT IL PIONIERE DEL POINTILLISME
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LA FORMAZIONE ARTISTICA
Nasce a Parigi il 2 dicembre 1859, terzo di quattro figli di una famiglia di borghesi benestanti. Frequenta un collegio e scopre l'amore per il disegno a sette anni, stimolato da uno zio. Viene fortemente influenzato da un'esposizione di impressionisti, in particolare da Pissarro, Degas e Monet. Insieme ad altri artisti forma la Société des Artistes Indépendants, insieme, negli anni che vanno tra il 1885 e il 1890, approfondiscono un tema che era già stato del movimento impressionista, quello della scomposizione della luce e della percezione dei colori. Ha origine, così, il Pointillisme o Puntinismo. Georges Seurat è uno dei principali interpreti di questo movimento artistico. Egli, affascinato dagli esperimenti di uno scienziato, Chevreul, e dal suo cerchio cromatico, realizza una tecnica pittorica basata sull'accostamento di colori puri, disposti sulla tela in piccoli punti o tratti che si ricompongono visivamente sulla retina di chi guarda a distanza (l'accostamento di un punto giallo ed un punto blu rende il verde). Nel 1889 Seurat conosce la modella Madeleine Knoblock, dalla quale ha due figli. Il 29 marzo 1891 muore di difterite o forse di angina infettiva, a soli 32 anni.
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I BAGNANTI AD ASNIERES L'opera raffigura un gruppo di bambini, uomini e donne che si sta godendo una giornata di riposo ad Asnières – sur Sein, sobborgo periferico nell’Ile-de-France. Sullo sfondo le fabbriche di Clichy sostituiscono il tradizionale paesaggio di montagne e colline, conferendo ritmo alla composizione ed evocando la nascente industrializzazione della capitale; esse, tuttavia, sono inattive, con le ciminiere spente, tanto che il fumo che si vede proviene in realtà dallo sbuffo di un treno che sta attraversando il ponte sul fiume. La scena è inondata di una luce velata ed astraente, ottenuta grazie ad una particolare tecnica antesignana del pointillisme, consistente nella giustapposizione di pennellate divise. Georges Seurat – Bagnanti ad Asnières 1884 National Gallery Londra
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Davanti a lui un ragazzino è completamente avvolto dalle
Una coppia benestante si sta facendo portare in barca verso l'isola della Grande Jatte, mentre una canoa voga nel verso opposto con placidi remeggi. Nessun personaggio interagisce. Al centro un ragazzo si è tolto la camicia e il cappello, sparsi dietro di lui, e immerge le gambe nell'acqua da seduto. Davanti a lui un ragazzino è completamente avvolto dalle acque appena increspate della Senna e soffia nelle sue mani, come se si volesse scaldare (oppure, forse, in questo modo intende amplificare un grido). Poco più in là un altro bagnante sta immerso, stringendosi nelle spalle per il freddo dell'acqua. Assistono alla scena un uomo sdraiato e vestito in primo piano, affiancato da un tenero cagnolino, un altro personaggio con un cappello a larghe tese e altri bagnanti più lontani. Non vi è segno di conversazione o diletto tra i personaggi. Georges Seurat - ragazzo seduto
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LA GRANDE JATTE Questo è senz’altro il quadro più famoso di Georges Seurat e quello che compendia pienamente la novità della sua pittura neo-impressionista. La Grande Jatte è un’isola di Parigi che sorge in mezzo al fiume Senna. Su questa isola, fatta di alberi e prati, i parigini trascorrevano ore serene e spensierate. L’aria è luminosa e calda. Vi è un notevole affollamento d figure e persone. Gente che passeggia, che è seduta a terra, che fuma, che pesca. Sull’acqua del fiume si vedono vele che passano, rematori che remano. Il soggetto del quadro è tipico da pittura impressionista: una scena di vita urbana vissuta con allegria e spensieratezza. Vi è una aria lieve e rilassata che ispira sensazioni piacevoli. Ma manca assolutamente quel senso d immediatezza dei quadri impressionisti. Qui, non solo il tempo non viene colto nella sua estrema variabilità, ma vi è una stasi ed immobilità che dà l’idea che il tempo si sia del tutto fermato e congelato. Georges Seurat- Una domenica pomeriggio all’isola della Grande Jatte 1883/85 Art Institute of Chicago
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Le figure sono assolutamente immobili anche se colte nell’atteggiamento d camminare. Ma hanno soprattutto una identica posa: sono tutti o di profilo o in vista frontale. Ciò dà loro un carattere quasi irreale che ricorda inaspettatamente la pittura egizia. Le figure vengono definite da un contorno ben evidente; hanno una resa decisamente chiaroscurale; lo spazio appare del tutto nitido e messo a fuoco. In sostanza, questo quadro è decisamente agli antipodi rispetto alle tele impressioniste dove tutto è vagamente indefinito e mobile, dove il chiaroscuro era stato del tutto eliminato per ricorrere unicamente a contrasto tonale. Il quadro è una tela di notevoli dimensioni (circa 2 metri per 3) che di certo non poteva essere dipinta en plain air. Non solo. La miriade infinita di punti necessari a ricoprire una tela di tali dimensioni ha richiesto oltre due anni d lavoro. Anche in ciò il pointillisme di Seurat andava in direzione opposta rispetto all’impressionismo. Alcuni dei tratti caratteristici della pittura impressionista erano proprio la velocità di esecuzione. Non è però da negare che il quadro trasmette una sua indubbia suggestione, soprattutto per la sua evidente laboriosa esecuzione che ne fanno una specie di mosaico coloristico su tela.
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LE MODELLE La scena si svolge nello studio del pittore. Di fronte a noi si dispongono tre figure femminili (in realtà è la stessa modella ritratta in tre differenti pose). Il nudo al centro incrocia le mani nascondendo il pube e rivolge lo sguardo nella nostra direzione. I suoi capelli bruni raccolti permettono al nostro sguardo di posarsi sulla curva dolce delle spalle. L’ovale perfetto del volto è sostenuto dal collo esile e sensuale, reso solido dalle ombre che si addensano sulla destra. Lo stesso sguardo assorto e pensoso ritorna nella figura di profilo, colta nell’atto di infilarsi una calza. Sparsi nella stanza, i vari oggetti raffigurati conferiscono alla scena un tocco di quotidianità: le scarpette con il fiocco, gli abiti abbandonati sul pavimento, gli ombrellini parasole, il cappello, il ventaglio, il cestino posto sul fondo della parete e sormontato dal grande capolavoro intitolato Un dimanche après-midi à l’Île de la Grande Jatte, dipinto dallo stesso Seurat qualche anno prima.
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Il soggetto, ispirato a quello classico delle Tre Grazie, è il frutto di un accurato studio, come è dimostrato dall’esecuzione di una versione più piccola e da altri dipinti raffiguranti modelle in posizione eretta o colte di spalle. Rispetto al dipinto in analisi, queste versioni mostrano un puntinismo meno preciso e minuto, più libero e fresco. Appare probabile che Seurat abbia eseguito il dipinto più piccolo contemporaneamente a quello più grande, per studiare e risolvere alcuni problemi legati alla tecnica.
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LA TECNICA PITTORICA Seurat, intendendo portare a risoluzione gli studi sui rapporti cromatici, predispose un disco cromatico, ossia un cerchio la cui corona esterna riporta tutti i colori prismatici e intermedi, come già aveva fatto il chimico Michel- Eugène Chevreul a partire dal La sequenza, di ventidue colori, inizia con il colore blu, proseguendo con: blu oltremare, oltremare artificiale, viola, porpora, rosso porpora, carminio, rosso spurio, vermiglione, minio, arancio, giallo arancio, giallo, giallo verde, verde, verde smeraldo, blu molto verde, blu verde cianico, blu verde, blu cianico I e blu cianico II, che si riunisce al blu di partenza. In questo modo il colore opposto a ciascun altro, rispetto al centro del cerchio, era individuato come il colore complementare. Il disco venne ottenuto prendendo come base di partenza i tre colori primari, rosso, giallo e blu, e i tre colori composti, l'arancio, che è il complementare del blu essendo l'unione del rosso e del giallo, il verde, che è il complementare del rosso in quanto unione del giallo e del blu, e il viola, complementare del giallo in quanto unione del rosso e del blu. L'interesse di Seurat nell'individuare l'esatto complementare di ogni colore consiste nel fatto che ogni colore si intensifica se viene avvicinato al suo complementare e si annulla quando viene mescolato con quello, formando un grigio di particolare tonalità a seconda della proporzione della loro mescolanza. Inoltre, due colori non complementari non «stanno bene» insieme se avvicinati, ma risultano invece armonici se sono separati da una tinta bianca, mentre due tinte dello stesso colore ma di diversa intensità, avvicinate fra loro, hanno la caratteristica di dare sia un contrasto, dovuto proprio alla loro differente intensità,che un'armonia, grazie al loro tono uniforme.
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Per rappresentare un determinato oggetto, Seurat utilizzava innanzi tutto il colore che l'oggetto avrebbe se fosse sottoposto a luce bianca, cioè il colore privo di qualunque riflesso; poi lo «acromatizzava», ossia modificava il colore di base con il colore della luce solare che vi si rifletteva, poi con il colore della luce assorbita e riflessa, quindi con il colore della luce riflessa dagli oggetti vicini e, infine, con i colori complementari di quelli utilizzati. Poiché la luce che noi percepiamo è sempre il risultato di una combinazione di colori determinati, questi colori dovevano essere riuniti nella tela non mescolati fra di loro, ma separati e strettamente avvicinati mediante leggeri colpi di pennello: secondo il principio della mescolanza ottica, teorizzata dal fisiologo Heinrich Dove, l'osservatore, posto a una determinata distanza dalla tela dipinta - una distanza variabile a seconda dalla grossezza dei puntini colorati - non vede più separati questi punti colorati, ma li vede fusi in un unico colore, che è la loro risultante ottica impressa sulla retina dell’occhio. Il vantaggio di tale nuova tecnica sarebbe consistito, secondo Seurat, nel produrre immagini molto più intense e luminose rispetto alla tradizionale stesura sulla tela di tinte preventivamente mescolate tra di loro sulla tavolozza per via dell'intervento meccanico del pittore.
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