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a cura di Dott. Paolo Persia
Relazioni, teorie dell'attaccamento e approccio psicodinamico Da Bowlby alle più moderne teorie dell’attaccamento. Dall’attaccamento alla “mente relazionale” a cura di Dott. Paolo Persia
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Programma Teoria dell'attaccamento Attaccamento e psicopatologia
Attaccamento e teoria sistemica
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BIBLIOGRAFIA RAGIONATA
Holmes J., La teoria dell’attaccamento. John Bowlby e la sua scuola, Raffaello Cortina, Milano, 1994. Liotti G., Farina B., Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa, Raffaello Cortina Editore, Milano 2011. Cancrini L., La cura delle infanzie infelici. Viaggio nell'origine dell'oceano borderline, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2012. Loriedo C., Picardi A., Dalla teoria generale dei sistemi alla teoria dell’attaccamento, Franco Angeli, Milano, 2000.
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Teoria dell'attaccamento
John Bowlby (Londra, ) Teoria dell'attaccamento
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Opere principali Cure materne e igiene mentale del fanciullo, Firenze, Giunti, 1957. Assistenza all'infanzia e sviluppo affettivo, Armando Editore, Attaccamento e perdita. 1: L'attaccamento alla madre, Torino, Boringhieri, 1976 Attaccamento e perdita. 2: La separazione dalla madre, Torino, Boringhieri, 1978 Attaccamento e perdita. 3: La perdita della madre, Torino, Boringhieri, 1983 Costruzione e rottura dei legami affettivi, Milano, Raffaello Cortina, 1982 Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell'attaccamento, Milano, Raffaello Cortina, 1989 Darwin. Una biografia nuova, Bologna, Zanichelli, 1996
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Le origini della teoria dell'attaccamento
- Child Guidance Clinic di Londra (1936): sviluppo delle prime idee sull'attaccamento. Importanza dell'ambiente familiare nell'eziologia dei disturbi e delle difficoltà psicologiche. - Teoria generale della genesi delle nevrosi: primi anni di vita del bambino fondamentali nell'eziologia dei disturbi psicologici, specialmente la separazione dalla madre o la “rottura della famiglia”. - “Quarantaquattro ladri minorenni: loro caratteri e vita familiare”. “Psicopatico anaffettivo”: un ladro bambino al quale l'assenza delle cure infantili buone e continue ha creato una mancanza di preoccupazione per gli altri. - Tavistock Clinic (1945): dipartimento infantile. - Film “Un bambino di due anni va all'ospedale” (Bowlby, Robertson, Ainsworth) - OMS: richiesto rapporto sulla salute mentale dei bambini abbandonati. “Cure materne e salute mentale” (Bowlby, 1951)
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A Two Year Old goes to Hospital (Robertson Films)
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La teoria dell'attaccamento: una teoria spaziale
Quando sono vicino a chi amo mi sento bene, quando sono lontano sono ansioso, triste e solo. Deprivazione materna “... Le cure materne nella prima infanzia e nella fanciullezza sono essenziali per la salute mentale” (Bowlby, 1952) “Ci sono ormai tali prove da non lasciare alcun dubbio sul fatto […] che la deprivazione prolungata di cure materne subita da un bambino può avere effetti gravi e prolungati sul suo carattere ed in tal modo su tutta la sua vita futura. E' una proposizione del tutto simile nella forma a quelle che riguardano i postumi negativi della rosolia prima della nascita o della mancanza di vitamina D durante l'infanzia”. (Bowlby et al. 1956)
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Salute mentale “[…] senza la quale non possono essere poste le fondamenta della salute mentale. Senza qualcuno specificamente dedito ai suoi bisogni, il bambino non può trovare una relazione efficace con la realtà esterna. Senza qualcuno che dia gratificazioni istintuali soddisfacenti, il bambino non può trovare il proprio corpo, né può sviluppare una personalità integrata. Senza una persona da amare e odiare egli non può giungere a sapere che quella che lui odia ed ama è la stessa persona, non potendo così trovare il suo senso di colpa ed il suo desiderio di riparare e ricostruire. Senza un ambiente umano e fisico delimitato, egli non può scoprire fino a che punto le sue idee aggressive non riescano a distruggere nella realtà, ed in tal modo egli non può discernere la differenza tra fatti e fantasia. Senza un padre ed una madre che stanno insieme e che si prendono responsabilità comuni per lui, non può trovare ed esprimere il suo bisogno di separarli, né provare sollievo quando non ci riesce”. (Winnicot, Britton, citati in Bowlby, 1952)
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L'attaccamento per Bowlby
Lorenz (1949) Attaccamento come legame psicologico a sé stante, non un istinto derivato dalla nutrizione o dalla sessualità infantile, ma sui generis. “La fame del bambino piccolo per l'amore e la presenza della madre è grande quanto la sua fame per il cibo […] L'attaccamento è un “sistema motivazionale primario” con i suoi modi di operare ed interfaccia con altri sistemi motivazionali” (Bowlby, 1973) Il legame è dissociato dal nutrimento. Dobbiamo postulare l'esistenza di un sistema di attaccamento non collegato al nutrimento, con un senso evoluzionistico ed uno scopo biologico preciso: quello della sopravvivenza. Harlow (1958), “La natura dell'amore”
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The nature of love (Harlow)
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I sistemi motivazionali
I processi dell'evoluzione hanno prodotto, oltre a strutture anatomiche omologhe nelle varie specie (occhi, polmoni, o scheletro), anche “moduli funzionali” omologhi, cerebrali e mentali, essenziali per la sopravvivenza e per la vita sociale, ciascuno dei quali è indipendente l'uno dall'altro. Ogni modulo, una volta attivato, organizza le funzioni mentali e la condotta verso una meta del corrispondente sistema motivazionale, fino a che tale meta non è raggiunta o abbandonata. A quel punto un diverso sistema motivazionale interviene a organizzare, verso una nuova meta, comportamento, emozioni e contenuti cognitivi. Potenti propensioni o tendenze all'azione, dotate di base innata, ma influenzate dall'ambiente, dall'apprendimento (Più le specie si avvicinano all'uomo, più solo ambientalmente labili), diversamente dagli istinti (immodificabili). Es. Sistema motivazionale dell'attaccamento: le risposte dell'ambiente (cargiver) alle richieste di cura, sono codificate in complesse strutture di memoria e aspettative chiamate Modelli Operativi Interni (MOI). Diversi tipi di MOI organizzano le manifestazioni del sistema di attaccamento vs. la “sicurezza” o vs. l' “insicurezza”, in base alle risposte ambientali.
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I sistemi motivazionali
L'insieme dei diversi sistemi motivazionali sono gerarchicamente organizzati (o meglio eterarchia) in base alla sequenza con cui sono comparsi nel processo evolutivo. I sistemi evoluzionisticamente più recenti (es. nell'uomo quelli che motivano all'intersoggettività) acquistano funzioni di relativo controllo (attivandoli, inibendoli, o modulandoli) su quelli evoluzionisticamente più antichi (es. quelli che motivano alla competizione per il rango, o alla ricerca della vicinanza protettiva con un conspecifico. Quest'ultimi hanno a loro volta funzioni di controllo su quelli più arcaici (es. ricerca di cibo, difesa dai pericoli ambientali). Eterarchia: nell'uomo possono essere attivati contemporaneamente sistemi di livelli gerarchici differenti, in parallelo. Tendenzialmente l'attivazione di un sistema di un dato livello inibisce quella degli altri sistemi dello stesso livello.
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Architettura morfofunzionale della motivazione
Struttura cerebrale Motivazione Primo livello Cervello rettiliano - Regolazione fisiologica (alimentazione, termoregolazione, cicli sonno-veglia) - Difesa (aggressione, immobilizzazione e fuga in situazioni di pericolo) - Esplorazione (di novità ambientali) - Territorialità - Sessualità (senza formazione di coppia) Secondo livello Cervello antico-mammifero (limbico) Sistemi motivazionali interpersonali (Smi) - Attaccamento (ricerca di cura e vicinanza protettiva) - Accudimento (offerta di cura) - Sessualità di coppia - Competizione (definisce il rango di dominanza-sottomissione) - Cooperazione paritetica (attenzione congiunta e condivisa) - Gioco sociale - Affiliazione al gruppo Terzo livello Neocorteccia - Intersoggetticità - Costruzione di strutture di significato
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Definizioni Attaccamento: legame che unisce un bambino a chi si prende cura di lui. “Dire di un bambino (o di un adulto) che è attaccato a o ha un attaccamento per qualcuno, significa dire che il bambino è fortemente portato a cercare la prossimità e il contatto con quell’individuo, specialmente in certe condizioni specifiche. Comportamento di attaccamento: ogni forma di comportamento che appare in una persona che riesce ad ottenere o a mantenere la vicinanza a qualche altro individuo differenziato e preferito. Il comportamento di attaccamento è innescato dalla separazione o dalla minaccia di separazione dalla figura d'attaccamento. Viene eliminato o mitigato dalla vicinanza. Sistema dei comportamenti di attaccamento: modelli, rappresentazioni del Sé e della figura di attaccamento che codificano i pattern di attaccamento mostrati da un individuo. Una fotocopia o modello del mondo in cui vengono rappresentati il sé, gli altri significativi e le loro interrelazioni.
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La relazione di attaccamento
Definita dalla presenza di tre caratteristiche chiave: 1) Ricerca di vicinanza a una figura preferita 2) L'effetto “base sicura” 3) Protesta per la separazione
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Ricerca di vicinanza a una figura predefinita
La distanza alla quale il bambino si sente a suo agio dipende da fattori come l'età, il temperamento, la storia dello sviluppo, dal sentirsi affaticato, spaventato o malato. Tendenza dell'attaccamento al monotropismo. Il monotropismo non è assoluto. Attaccamenti multipli del bambino, organizzati gerarchicamente (madre, padre, nonni, fratelli, oggetti transizionali)
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“Base sicura” (Mary Ainsworth)
“Possiamo affrontare mari pericolosi se abbiamo la certezza d'un porto sicuro”. Anderson (1972): studio naturalistico sulle madri e i loro figli in un parco londinese. “Linea Maginot”. Se la base sicura diventa inaffidabile o vengono raggiunti i limiti dell'esplorazione, il bisogno di legame comincia a farsi sentire sul piano affettivo. Dove non esiste base sicura, l'individuo è in uno stato di “inquietudine” e fa ricorso a manovre difensive (scissione della rabbia, inibizione della sessualità, sessualizzaziopne compulsiva delle relazioni, manipolazione del sostegno).
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Protesta per la separazione
“Cerca di staccare un'ostrica da uno scoglio e quella ci si attaccherà sempre più forte”. Osservazione della reazione alla separazione come indice della presenza di un legame di attaccamento (Pianto, grida, urla, morsi, calci). Caratteristica dei legami di attaccamento è la loro resistenza, anche davanti a maltrattamenti e punizioni severe (es. scimmie di Harlow). Lo stress porta ad un rafforzamento del comportamento d'attaccamento anche quando la fonte di quello stress è la stessa figura d'attaccamento.
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La teoria dell’attaccamento sottolinea:
- Il ruolo primario e la funzione biologica legata alla sopravvivenza dei legami affettivi (il concetto di attaccamento ha le sue origini nell’etologia e nei concetti di “imprinting” e “bisogno di calore”) - L’influenza della figura principale di attaccamento nel plasmare i modelli di attaccamento e lo sviluppo del bambino - La stabilità temporale e situazionale del tipo di attaccamento
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Lo sviluppo del sistema di attaccamento
0-3 mesi, pre-attaccamento: il bambino, pur riconoscendo la figura umana quando compare nel suo campo visivo, non discrimina e non riconosce specificamente le persone; 3-6 mesi, attaccamento in formazione: inizia la formazione di un legame; il bambino discrimina le figure e ne riconosce una in particolare (quella che lo cura, lo coccola, lo nutre), inoltre nell'80% dei bambini subentra una reazione di paura nei contatti con gli estranei; 7-8 mesi, angoscia: non avendo ancora sviluppato il concetto di “permanenza dell'oggetto”, la lontananza dalla figura allevante provoca angoscia nel bambino perché ha paura che il "caregiver" non ritorni; 8-24 mesi, fase di attaccamento vero e proprio; dai 3 anni in poi, formazione di legami di attaccamento: la figura allevante viene riconosciuta dal bambino che, oltre ad identificarne le caratteristiche fisiche, diviene consapevole del suo provare sentimenti, emozioni, sensazioni. In base alle risposte che i genitori daranno al bambino, si produrranno in seguito diverse tipologie di legame.
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Pattern di attaccamento
Comportamenti di attaccamento vengono attivati a seguito della percezione di disagio, dolore, pericolo o solitudine, oppure dalla semplice constatazione dell’assenza di persone di riferimento. Tale sistema si disattiva quando viene ripristinato l’equilibrio iniziale: il piano viene portato a termine con l’avvicinamento ad una figura di attaccamento disponibile a fornire aiuto, conforto e protezione al bambino. La stessa cosa può avvenire anche qualora persista l’impossibilità a conseguire la suddetta meta, inducendo una inibizione del sistema.
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Mary Ainsworth e la “Strange Situation”
Un “dramma in miniatura in otto parti” (Bretherton) per madre, bambino di un anno e sperimentatore. Obiettivo: mettere in luce le differenze individuali in una situazione da stress di separazione. Situazione sperimentale per determinare il tipo di attaccamento tra madre e figlio. Otto episodi, ciascuno della durata di tre minuti, dove il bambino veniva sottoposto a situazioni potenzialmente generatrici di "stress relazionale".
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Strange situation Nella strange situation i principali stili di comportamento attivati sono: - il comportamento esploratorio - il comportamento prudente o timoroso - il comportamento di attaccamento - il comportamento socievole - il comportamento arrabbiato/resistente
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Strange situation Otto fasi
1º episodio. In una stanza apposita vengono fatti entrare, e successivamente lasciati soli, la madre con il figlio. 2º episodio. Nella stanza sono presenti dei giocattoli in un angolo, il bambino ha così la possibilità di esplorare l'ambiente ed, eventualmente, giocare con la madre. 3º episodio. Entra un estraneo che siede prima in silenzio, poi parla con la madre e successivamente coinvolge il piccolo in qualche gioco. 4º episodio. La madre esce lasciando il bambino con l'estraneo. 5º episodio. Successivamente rientra la madre nella stanza ed esce lo sconosciuto. 6º episodio. In questo episodio la madre lascia di nuovo il bambino; è da notare che questa volta lo lascia solo. 7º episodio. Entra l'estraneo e, se necessario, cerca di consolare il bambino. 8º episodio. La madre rientra nella stanza.
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4 Pattern di risposta Attaccamento "sicuro": il bambino esplora l'ambiente e gioca sotto lo sguardo vigile della madre con cui interagisce. Quando la madre esce e rimane con lo sconosciuto il bambino è visibilmente turbato. Al ritorno della madre si tranquillizza e si lascia consolare. Attaccamento "insicuro-evitante": il bambino esplora l'ambiente ignorando la madre, è indifferente alla sua uscita e non si lascia avvicinare al suo ritorno. Attaccamento "insicuro-ambivalente": il bambino ha comportamenti contraddittori nei confronti della madre, a tratti la ignora, a tratti cerca il contatto. Quando la madre se ne va e poi ritorna risulta inconsolabile. Attaccamento "disorganizzato": il bambino mette in atto dei comportamenti stereotipici, ed è sorpreso/stupefatto quando la madre si allontana.
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Quesiti Qual è il significato dei differenti pattern di risposta?
Sono stabili nel tempo, e se lo sono per quanto? Predicono successivi comportamenti disturbati nell'infanzia? Persistono nella vita adulta? Possono essere messi in relazione a pattern di interazione madre-bambino nei primi mesi di vita? Se il trattamento materno è rilevante per il pattern di classificazione, qual è la relazione tra esso e le esperienze “personali” che la madre ha avuto quando essa stessa è stata accudita? Quali sono i meccanismi psicologici per mezzo dei quali i pattern di attaccamento vengono trasportati da una generazione all'altra? I pattern possono essere alterati dall'intervento terapeutico?
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Modelli operativi interni
- Struttura che include componenti affettive, percettive, motorie e cognitive. - Rappresentazione interna di Sé e di ciascuna figura di attaccamento ed è costituito da strutture di memoria implicita delle interazioni con la figura di attaccamento, e delle risposte date da questa nei confronti delle richieste di cura e conforto del bambino. - Le relazioni con le persone significative vengono generalizzate in modelli operativi (di Sé, dell’Altro e di Sé-con-l’Altro) che danno significato alle prime esperienze interpersonali, funzionano come base per l'assimilazione e l’elaborazione delle successive esperienze con l’Altro e costituiscono la matrice delle future interazioni. - Orientano il comportamento verso la figura di attaccamento e ne prevedono i comportamenti più probabili in successivi episodi di attivazione del sistema di attaccamento. - “Assunti di base” (Beck), “rappresentazioni delle interazioni che sono state generalizzate” (Stern), “modelli di relazione di ruoli” e “schemi sé-altro” (Horowitz). - Assunti relativamente stabili e duraturi nel tempo. - Quelli che si costruiscono nei primi anni di vita sono particolarmente persistenti.
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Il bambino sicuro Il bambino classificato come sicuro alla Strange Situation è in grado di utilizzare il genitore come Base Sicura da cui partire per l’esplorazione dell’ambiente. Alla separazione protesta vivacemente e dimostra di sentire la mancanza della madre (in particolare alla seconda separazione), ma può anche riuscire a farsi confortare dall’estraneo. Alla riunione saluta il genitore con sorrisi, vocalizzazioni o mette in atto tentativi di avvicinamento. Una volta raggiunto il contatto lo manterrà fino a che sarà necessario. Dopo essere stati confortati, i bambini più sicuri potranno anche tornare a giocare. Si tratta di bambini che hanno fatto esperienza di caregiver stabilmente disponibili, pronti a rispondere quando chiamati in causa, per incoraggiare e dare assistenza, ma intervenendo attivamente solo quando necessario (Liotti, 1994). Hanno appreso ad attendere con fiducia una risposta di conforto al proprio pianto e alle proprie proteste per separazioni indesiderate; per questo si fidano immediatamente dell’abbraccio materno nel momento della riunione e si calmano con prontezza. Il contatto fisico è infatti caratterizzato da uno stile tenero e gentile, tale da renderlo piacevole per entrambi i membri della diade.
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MOI attaccamento sicuro
In questo caso i modelli operativi interni sembrano funzionare in piena sintonia con quello che è il mandato innato del sistema interpersonale dell’attaccamento. Il bambino sicuro ha una rappresentazione di Sé come degno amore e attenzione, autorizzato ad esprimere il disagio nei momenti di difficoltà. Vi è una rappresentazione dell’Altro come affidabile, benevolo, disponibile e accogliente. Tale modello operativo si è formato a partire da memorie e aspettative in cui le proprie richieste di attaccamento hanno incontrato una coerente risposta positiva da parte della figura di accudimento.
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Il bambino insicuro-evitante
Il bambino classificato come insicuro/evitante alla Strange Situation non utilizza il genitore come Base Sicura; non tende a fare riferimento all’adulto quando si sente moderatamente spaventato e a disagio. Al momento della separazione dalla madre, non protesta, non mostra segni di ansia né di preoccupazione o altri segni di disagio. Al suo ritorno si mostra apparentemente indifferente, accogliendola senza enfasi e mantenendo l’attenzione sui giochi e sugli oggetti. Tende a evitare attivamente il contatto visivo e fisico con il genitore, mostrando quella che viene chiamata “autonomia forzata”. In particolare se il genitore cerca di prenderlo in braccio il piccolo si irrigidisce o cerca di divincolarsi. Questo comportamento è tipico dei bambini che si sono trovati, nel corso del primo anno di vita, ad interagire con una madre evitante e poco accogliente rispetto alle richieste di contatto fisico del figlio. I bambini con attaccamento evitante hanno prevalentemente figure genitoriali che non rispondono alle loro richieste, che si rifiutano di aiutarli o che esprimono rabbia quando i figli si avvicinano loro. Questa esperienza di non sintonizzazione è talmente ripetuta, che il bambino arriva a rinunciare all’aiuto e al sostegno della figura di accudimento; impara a dissimulare le sue emozioni, specie quelle relative all’attaccamento, e a reprimere la manifestazione dei propri bisogni psicologici, di conforto e di protezione.
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MOI attaccamento insicuro-evitante
Il significato dei ricordi semantici che compongono il MOI dell’attaccamento evitante trasmettono l’aspettativa di essere disapprovato o rifiutato, se si esprime il bisogno di cure, e una valutazione negativa dei propri sentimenti di attaccamento. Le emozioni di vulnerabilità del Sé sono rappresentate come una fonte di fastidio per la figura di attaccamento e quindi come qualcosa da non esprimere. Da ciò emerge una rappresentazione di Sé come indegno di protezione e cura da parte dell’Altro significativo; Si crea un’immagine di Sé come poco amabile, non meritevole di fiducia e incapace di suscitare nell’Altro risposte positive e affettuose, e rappresentazioni dell’altro come rifiutante, “lontano” e inaffidabile (Liotti, 1996). Per questi bambini l’evitamento risulta essere l’unico comportamento, adattivo, in grado di sedare la sofferenza verso una madre costantemente lontana o svalutante. L’apatia, la rassegnazione e l’autonomia forzata hanno preso il posto della disperazione, un sentire ovattato che permette loro di mantenere la vicinanza in una relazione che non concede possibilità di incontro.
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Il bambino insicuro-ambivalente o resistente
Il bambino classificato come insicuro/ambivalente o resistente (C) alla Strange Situation piange e protesta vivacemente al momento della separazione. Spesso la vicinanza e il contatto con i caregiver vengono ricercati ancora prima che essa avvenga, attivando un forte controllo nei confronti dell’estraneo e della situazione. La riunione è caratterizzata da una forte resistenza al conforto della madre e al suo abbraccio; si avvicina alla figura di accudimento, ne richiede il contatto e si lascia prendere in braccio, ma contemporaneamente vi si oppone aggressivamente e in modo lamentoso, non lasciandosi confortare dalla sua vicinanza. Altri bambini possono manifestare un’insolita passività, continuando a piangere senza riuscire a cercare il contatto attivamente. Nella maggior parte dei casi, comunque, il bambino alterna offerte di contatto con segnali di rifiuto e rabbia: pur nella braccia del genitore reagisce come se fosse ancora al momento della separazione (Weinfield, Sroufe, Egeland e Carlson, 1999). Spesso nel primo anno di vita il bambino si è trovato ad interagire con una madre incostante e poco coerente nel far fronte alle sue richieste di cura. I bambini con attaccamento resistente hanno figure genitoriali che reagiscono in modo discordante alle esigenze di attaccamento: a volte rispondono positivamente, altre volte si mostrano improvvisamente e imprevedibilmente indisponibili. L’aspettativa di una risposta adeguata continua ad essere presente, ma l’attivazione del sistema di attaccamento persiste anche dopo la riunione, nell’eventualità (più volte confermata) di una perdita improvvisa del conforto e di un’ulteriore separazione o indisponibilità della figura di accudimento. Caratteristica fondamentale è l'eccessiva attivazione del sistema motivazionale di attaccamento, a causa di un’incoerenza delle risposte genitoriali che ne rendono difficile la disattivazione. Sembrano inoltre richiedere una continua conferma della presenza e della protezione dell’adulto, come se fossero carenti di un solido sentimento di sicurezza interiorizzata (favorito anche dalla presenza di situazioni in cui il piccolo viene minacciato di abbandono).
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MOI attaccamento insicuro-ambivalente
I modelli operativi interni del pattern di attaccamento ambivalente sono costituiti da episodi in cui la figura di accudimento risponde positivamente alle richieste di cura, e da altri in cui tale risposta non arriva. In questa alternanza di comportamenti materni risulta difficile rinvenire elementi di regolarità e di simmetria, tali da consentire la costruzione di una strategia interattiva unitaria e coerente (come nei bambini B ed A). Tutto ciò si riflette in dubbi e incertezze relativi a se e quando l’aiuto sarà disponibile, costituendo così le basi per una duplice rappresentazione di Sé, dell’Altro e della relazione; da un lato, vi è un’immagine di Sé e dell’Altro come amabile e degno di attenzione e fiducia, mentre dall’altro come inaffidabile e indegno di risposte benevoli nei momenti di difficoltà. Inoltre, la tendenza genitoriale a non considerare il bambino come centro autonomo di iniziative, ma come “oggetto” di cui disporre a proprio piacimento, porterebbe allo strutturasi di rappresentazioni di Sé e dell’Altro come “oggetti” da controllore e una visione della relazione come veicolo di ansioso controllo reciproco (Liotti, 1994). Per questi bambini “tenersi aggrappato” è l’unica possibilità che resta loro, per assicurarsi la vicinanza di una madre affettivamente incostante; per riuscire a vivere in una relazione in cui l’unicità della rappresentazione della mente dell’altro è stata sostituita da un’illogica alternanza di reazioni alle richieste di accudimento.
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Il bambino insicuro-disorganizzato
Il bambino classificato come insicuro/disorganizzato (D) alla Strange Situation esibisce comportamenti apparentemente senza spiegazione, scopo o intenzione; tuttavia è possibile rilevare serie di comportamenti organizzati riconducibili ai tipi B, A e C, che in ogni caso si susseguono repentinamente e sono tra loro incompatibili. In tutte le fasi della “situazione insolita” è possibile osservare la messa in atto di sequenze di comportamenti o comportamenti simultanei e contraddittori, incompleti o interrotti improvvisamente. Si può notare anche la presenza di stereotipie, espressioni di confusione e disorientamento, paura o preoccupazione nei confronti del caregiver. Non è raro riscontrare, al momento della riunione, bambini disorganizzati andare verso la madre tenendo la testa girata dall’altra parte, come a evitare un incontro di sguardi; oppure cambiare direzione all’ultimo istante posizionandosi repentinamente con il viso rivolto verso la parete. Altre volte il bambino può fermarsi improvvisamente come pietrificato, l’espressione disorientata o persa nel vuoto, come se entrasse in una sorta di trance ipnotica. Queste condotte possono dare la sensazione che tali bambini siano come bloccati, sospesi in un limbo tra l’avvicinamento e l’evitamento, incapaci di organizzarsi in un senso o nell’altro. Si ritiene che la disorganizzazione dell’attaccamento sia correlata alla presenza di lutti o traumi non elaborati dal caregiver. Questi si riflettono in atteggiamenti o comportamenti di dolore, paura, collera improvvisa o estraneamento durante l’attivazione del sistema di accudimento (Schuengel et al., 1999).
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MOI attaccamento insicuro-disorganizzato
Il significato dei ricordi semantici che compongono il MOI dell’attaccamento disorganizzato possono essere espressi attraverso molteplici e simultanee rappresentazioni Sé/Altro. Il bambino ha un’immagine di Sé come accettabile e dell’Altro come disponibile: in effetti non riceve espliciti segnali di indisponibilità e rifiuto. Contemporaneamente percepisce il genitore come spaventante, andando a costruire una rappresentazione di Sé come vittima impotente e dell’Altro come minaccioso. Nel momento in cui il bambino si avvicina al genitore, questi esprime paura, andando a rafforzare un senso di Sé come pericoloso (se non addirittura mostruoso) e causa del terrore e dell’impotenza dell’Altro. Un’altra interpretazione della relazione è data dall’immagine di Sé e dell’Altro come vittime indifese di una minaccia esterna, invisibile e inspiegabile. Se poi la figura di accudimento trae conforto, in alcuni momenti, dalla vicinanza col bambino, questi avrà un’ulteriore rappresentazione di Sé come salvatore onnipotente di un genitore debole e vulnerabile; si verranno così costituendo le basi del tipo di interazione nota come “inversione dell’attaccamento”. Sintetizzando, nell’attaccamento disorganizzato il bambino esperisce una relazione primaria talmente destrutturante e paradossale da condurre alla creazione di MOI multipli e incompatibili. Questi vedono entrambi i membri della diade alternarsi senza fine fra i tre ruoli di vittima, salvatore e persecutore (il “triangolo drammatico”).
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Adult Attachment Interview (AAI) – Intervista semistrutturata (Main e collaboratori)
Valutazione MOI - 5 aggettivi che descrivano la relazione con entrambi i genitori durante l'infanzia, illustrandoli con ricordi specifici - Altre domande: cosa faceva quando era turbato? A quale genitore si sentiva più vicino e perché? Si sentiva minacciato o rifiutato dai propri genitori? E' cambiata nel tempo la relazione con i genitori? Quanto le esperienze passate influenzano il suo modo di funzionare attuale? - Otto parametri per classificare le risposte: relazione d'amore con la madre e con il padre; inversione di ruolo con il genitore; qualità del ricordare; rabbia verso i genitori; idealizzazione delle relazioni; svalutazione delle relazioni; coerenza della narrazione
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AAI – Sistema di classificazione
Classificazione: 4 categorie Autonomo-sicuro (cognitività e affettività equilibrate) Abbandonante-distaccato (prevale la cognitività) Preoccupato-intrappolato (prevale l'affettività) Irrisolto-disorganizzato (disorganizzato)
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AAI – Analisi dell'intervista
L' ANALISI DELL'INTERVISTA è relativa a due differenti aree: 1. ESPERIENZA DI ATTACCAMENTO AVUTA NELL'INFANZIA - Affetto - Protezione e conforto - Rifiuto - Trascuratezza - Pericolo - Inganno - Spinta al successo - Coinvolgimento e inversione di ruoli - Coerenza del trascritto - Idealizzazione - Mancanza di memoria - Rabbia - Mancata risoluzione del lutto 2. STATO ATTUALE DELLA MENTE RISPETTO ALL'ATTACCAMENTO: Affrontando e rievocando le proprie esperienze emotive si attiva il sistema dell'attaccamento: lo stile del discorso con cui vengono affrontate queste tematiche è correlato con il modello di attaccamento stesso.
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Coerenza del trascritto
1. QUALITA' SI: racconto verosimile, prove ed esempi, concordanza tra memoria semantica e episodica. NO : incoerenze e contraddizioni tra aggettivi e episodi; contraddizioni logiche e/o fattuali; oscillazioni e veloci mutamenti della voce o del punto di vista. 2. QUANTITA' SI: racconto completo ma succinto. NO: mancanza di sinteticità e/o di completezza. 3. RELAZIONE SI: connessione tra i vari argomenti. NO: divagazione e risposte irrilevanti; evitamento attivo della risposta. 4. MODALITA' SI: racconto ordinato e chiaro. NO: Frasi contorte e confuse e citazioni dirette; metafore improprie e espressioni gergali; lapsus; frasi non finite, intercalare frequente.
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Attaccamento e personalità
Quello che comincia come interazione diviene poi internalizzato come personalità. Bowlby considera lo sviluppo della personalità essenzialmente in termini di influenza ambientale Temperamento e ambiente
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Attaccamento e Psicopatologia
“Le relazioni nelle quali chi abitualmente accudisce un bambino lo espone anche a maltrattamenti, abusi o grave trascuratezza emotiva (neglect) influenzano in maniera stabile lo sviluppo mentale, e sono ritenute capaci di causare vulnerabilità a un'ampia varietà di disturbi psichici non solo durante l'infanzia, ma anche in età adulta” (Liotti, 2011) Sviluppi traumatici: esiti patologici di traumi ripetuti e cumulativi dell'infanzia, distinti da Disturbo Acuto da Stress (Das) e Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS), diagnosi inadeguate ad identificare il tipo di sofferenza che ne consegue. “Sintomi associati”: Deficit nella regolazione delle emozioni, gravi problemi relazionali, impulsività, somatizzazioni, dissociazione fra stati dell'io, alterazioni dell'identità, autodistruttività, sentimenti di inefficacia personale, vergogna, sensazione di essere perennemente danneggiati, ritiro sociale, alterazione della personalità.
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Attaccamento e Psicoterapia
Terapeuta come figura d'attaccamento? Sviluppo del sistema motivazionale cooperativo “L'alleanza terapeutica viene definita come una base sicura, un oggetto interno come modello operante, o rappresentazionale di una figura d'attaccamento, la ricostruzione come l'esplorazione dei ricordi nel passato, la resistenza (talvolta) come profonda riluttanza a disobbedire agli ordini antichi dei genitori di non parlare o di non ricordare. […] Mentre alcuni terapeuti tradizionali potrebbero essere descritti come persone che adottano l'atteggiamento “Io lo so; io te lo dico”, la posizione che io sostengo è del tipo “Tu lo sai, dimmelo”. […] la psiche umana, come le ossa, è fortemente incline all'autoguarigione. Il lavoro dello psicoterapeuta, come quello del chirurgo ortopedico, è di fornire quelle condizioni in cui l'autoguarigione possa meglio avvenire.” (Bowlby, 1988)
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Teoria sistemica e attaccamento
Teoria dell'attaccamento - Forte accento sulla relazione. Lo stile d'attaccamento è una proprietà della relazione oltre che del singolo individuo. - I MOI rappresentano un'internalizzazione delle relazioni di attaccamento. - Ogni soggetto della relazione d'attaccamento fornisce il contesto al comportamento dell'altro: - Il comportamento del bambino e della figura d'attaccamento sono regolati in modo da mantenere la prossimità sulla base di meccanismi cibernetici. - Polo agente e ricevente le cure materne in un sistema regolato da meccanismi di retroazione positiva e negativa. - Molti aspetti concepiti come processi: MOI visti come dinamici, in costante aggiornamento sulla base delle informazioni discrepanti con essi.
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Teoria sistemica e attaccamento
Bowlby: “Nel tracciare un quadro clinico uno psichiatra deve avere l'accortezza di non basarsi solo su metodi di colloquio tradizionali ma di effettuare, se possibile, uno o più colloqui familiari. Nessun'altra tecnica può svelare in modo più rapido i veri aspetti degli schemi attuali, e fornire indizi su come essi si siano sviluppati. […] Nel corso dei colloqui clinici familiari possiamo ottenere una prospettiva molto più ampia rispetto alla genesi delle attuali difficoltà. Approfittando dell'occasione per tracciare un albero genealogico dettagliato, potremo evidenziare per la prima volta dati essenziali, specialmente se potremo contare sulla partecipazione dei nonni”. (1977) David Reiss: Famiglia rappresentata (immagini internalizzate) e Famiglia concreta (scambi relazionali osservabili). Tener conto di entrambe, in quanto ogni relazione ha sia aspetti rappresentati che pragmatici.
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Teoria sistemica e attaccamento
Ripensare all'attaccamento all'interno di un contesto allargato, che riesca ad andare oltre la diade genitore-bambino, e comprenda le interazioni tra più membri di una famiglia, in quanto tutte le relazionidi attaccamento esistono nel contesto di una trama di relazioni, e non possono essere comprese compiutamente fuori da tale contesto. Per comprendere più pienamente le relazioni tra la madre e il bambino, è necessario ottenere informazioni anche sulle interazioni tra la madre e il padre e tra il padre e il bambino, includendo eventualmente nell'analisi anche i fratelli e i nonni. La diade madre-bambino è inserita in una unità emozionale più ampia, cioè la famiglia. Il contesto nel quale si sviluppa potrebbe esercitare più influenza sul rapporto madre-bambino rispetto alle caratteristiche individuali di entrambi. (Margaret Donely, 1993)
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Teoria sistemica e attaccamento
Modello operativo interno vs Modello operativo condiviso Applicazione del concetto di MOI al sistema familiare: in ogni famiglia esistono aspettative e piani d'azione condivisi per il raggiungimento della prossimità fisica e del contatto. Ogni singolo membro possiede un modello rappresentativo di come lui e gli altri familiari partecipano alle interazioni di attaccamento. Modello operativo condiviso: informazioni sulla disponibilità di figure di attaccamento per i piccoli o per i malati, sulle condizioni che inducono o fanno cessare i comportamenti di attaccamento, sugli schemi interattivi relativi all'attaccamento e alla cura, su come le relazioni di attaccamento influenzino le altre interazioni tra i vari sottosistemi e ne siano a loro volta influenzatie.
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Teoria sistemica e attaccamento
Trasmissione intergenerazionale dei pattern di attaccamento Pattern di attaccamento insicuro tendono a trasmettersi lungo le generazioni. Doane e Diamond: la terapia familiare dovrebbe mirare a modificare sia le transazioni interpersonali che i modelli rappresentativi interni dei membri della famiglia. Revisione dei modelli rappresentativi interni di attaccamento da una generazione all'altra, per rendere di conseguenza più facile lavorare su problemi si comunicazione, ruoli, confini, problem solving. (Fam. Rappresentata e fam. Concreta) John Bing-Hall: “copione familiare” (family script), le aspettative condivise della famiglia di come i ruoli familiari debbano essere rispettati all'interno di contesti differenti.
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John Bing-Hall Copione familiare - Copioni ripetitivi
- Copioni correttivi - Copioni improvvisati - Copioni di sostituzione Base familiare sicura: una famiglia che fornisce una rete affidabile di relazioni di attaccamento che consentono a tutti i membri della famiglia e a qualsiasi età di sentirsi abbastanza sicuri da spingersi a esplorare le relazioni che vi sono fra loro e quelle che hanno instaurato all'esterno della famiglia.
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