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L’età napoleonica.

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Presentazione sul tema: "L’età napoleonica."— Transcript della presentazione:

1 L’età napoleonica 1795-1815

2 Strutture sociali politiche ed economiche 2 | L’età napoleonica 1796: ingresso degli eserciti napoleonici in Italia formazione di organismi politici nuovi rinnovamento delle strutture economiche 1797-99: Repubbliche giacobine - Cisalpina - Romana - Partenopea 1802-05: Repubblica italiana Regno d’Etruria Stato della Chiesa Regno di Napoli 1805-15: Regno d’Italia Regno di Napoli Regno di Sardegna Regno di Sicilia riforme su modello francese - della pubblica amministrazione - dell’esercito - dell’apparato giudiziario della scuola eliminazione del monopolio ecclesiastico dell’istruzione fondazione dei licei statali per la formazione di funzionari, ufficiali e insegnanti evoluzione culturale, sociale e politica del ceto medio - abolizione di privilegi e istituti feudali - vendita di beni ecclesiastici e demaniali - soppressione delle barriere doganali - riordino del sistema fiscale e finanziario nuovo impulso a tutti i settori produttivi e commerciali politica imperiale di Napoleone limitato dalla

3 L’Italia nel 1799 L’Italia nel 1810 L’assetto politico italiano 3 | L’età napoleonica Le Repubbliche cispadana e transpadana si fondono nella Repubblica Cisalpina; lo Stato pontificio diventa Repubblica romana; il Regno di Napoli dei Borboni si trasforma in Repubblica partenopea; i Savoia si ritirano nel Regno di Sardegna e i Borboni nel Regno di Sicilia. Entrano a far parte dell’Impero francese tutti i territori dell’Italia nord-occidentale e centrale; viceré o re francesi governano il Regno d’Italia (Nord-Est) e il Regno di Napoli (Sud) in nome dell’imperatore Napoleone.

4 Le istituzioni culturali e il ruolo degli intellettuali 5 | L’età napoleonica intensa partecipazione degli intellettuali alla vita politica perdita della funzione civile da parte degli intellettuali elaborazione e diffusione delle ideologie della trasformazione democratica orientamento dell’opinione pubblica modello: Ugo Foscolo PROPAGANDA RIVOLUZIONARIA incremento dell’attività giornalistica istituzione dei teatri “nazionali” o “patriottici” rappresentazione di testi antichi e moderni che esaltano gli ideali libertari assunzione di compiti amministrativi e promozione del consenso sottomissione alla censura PROPAGANDA DI REGIME organizzazione di feste, cerimonie pubbliche e parate militari libera discussione dei problemi d’attualità imposizione di forti limiti all’attività giornalistica ed editoriale forte impulso al teatro di propaganda celebrazione dei fasti del potere imperiale modello: Vincenzo Monti 1796-99 TRIENNIO GIACOBINO 1796-99 TRIENNIO GIACOBINO 1800-14 REGIME NAPOLEONICO 1800-14 REGIME NAPOLEONICO

5 8 | L’età napoleonica Generi e forme della letteratura in Italia lirica - dal punto di vista dei contenuti si assiste a un notevole ampliamento delle tematiche e all’accoglimento di numerosi fermenti culturali - dal punto di vista dello stile e delle forme letterarie non viene introdotta alcuna innovazione di rilievo, ma si conferma un atteggiamento di tipo classicista - Vincenzo Monti - Ugo Foscolo poemi didascalici, epici e mitologici epistole in versi - Cesare Arici - Vincenzo Monti - Ugo Foscolo - Ippolito Pindemonte - Ugo Foscolo traduzioni dagli autori classici - Ippolito Pindemonte - Vincenzo Monti generecaratteristicheautori Poesia storiografia romanzo epistolare - Vincenzo Cuoco - conduce una critica serrata nei confronti dei rivoluzionari napoletani, incapaci di coinvolgere le masse per garantire la sopravvivenza della Repubblica partenopea - Ugo Foscolo - dà voce al disagio degli intellettuali nei confronti della società contemporanea - è scritto in una prosa aulica che rispetta pienamente i principi estetici del classicismo generecaratteristicheautori Prosa e Teatro tragedia - Ugo Foscolo - si tratta di testi di ispirazione classica, nei quali si affrontano problemi di grande attualità con uno stile solenne e un linguaggio colto

6 UGO FOSCOLO Niccolò Foscolo (Ugo fu un nome assunto più tardi dal poeta) nacque nel 1778 a Zante, una delle isole Ionie, possedimento della Repubblica veneta. Il padre, Andrea, era medico, la madre, Diamantina Spathis, era greca. L’essere nato in terra greca e da madre greca rivestì molta importanza per il poeta, che si sentì per tali origini profondamente legato alla civiltà classica e suo ideale erede. L’isola natia rimase per sempre nella sua memoria come simbolo di serenità luminosa, bellezza, gioia vitale, fecondità, e fu cantata più volte nella sua poesia. Alla morte del padre (1788) la famiglia conobbe gravi difficoltà economiche. La madre nel 1789 si stabilì a Venezia per cercare appoggio presso parenti ed amici e lì Niccolò la raggiunse nel 1793, a quindici anni.

7 Politicamente Foscolo era entusiasta dei principi della Rivoluzione francese e assunse posizioni fortemente libertarie ed egualitarie. Ebbe pertanto noie con il governo oligarchico e conservatore della Repubblica di Venezia e, nel 1796 lasciò la città rifugiandosi per qualche tempo sui colli Euganei. Nel gennaio del 1797 fece rappresentare la tragedia Tieste, di impronta alfieriana. Nel frattempo le armate napoleoniche avanzavano nell’Italia del Nord. Foscolo fuggì a Bologna, arruolandosi nelle truppe della Repubblica cispadana e pubblicando un’ode, A Buonaparte liberatore, in cui esaltava il generale francese come portatore di libertà. Formatosi a Venezia un governo democratico, vi fece ritorno, impegnandosi attivamente nella vita politica; ma nel novembre, dopo che Napoleone aveva ceduto la Repubblica veneta all’Austria con il Trattato di Campoformio, lasciò di nuovo Venezia e si rifugiò a Milano. Il “tradimento” di Napoleone fu un trauma che segnò profondamente l’esperienza di Foscolo, cancellando tutte le sue speranze politiche. Tuttavia, pur disilluso e pur mantenendo un atteggiamento critico verso Napoleone, egli continuò sempre a operare all’interno del sistema napoleonico, nella consapevolezza che esso era un punto obbligato di passaggio per la creazione di un’Italia moderna.

8 A Milano Foscolo conobbe Parini e strinse amicizia con Monti. Negli anni dell’Età napoleonica cercò anche una collocazione sociale che gli consentisse di svolgere il suo lavoro intellettuale. Dopo la vittoria di Marengo, con cui Napoleone riconquistò l’Italia, fu arruolato come Capitano aggiunto nell’esercito della Repubblica italiana. In questi anni conobbe e amò Isabella Roncioni a Firenze e Antonietta Fagnani Arese a Milano. Nel 1808, grazie all’interessamento di Monti, ottenne la cattedra di eloquenza all’Università di Pavia, cattedra soppressa di lì a poco dal governo. Intanto le sue posizioni poco ossequienti verso il regime napoleonico ed il suo carattere fiero gli attirarono molte inimicizie nell’ambiente letterario milanese, tra cui quella di Monti. Nel 1811 fece rappresentare la tragedia Aiace dove, nella figura del tiranno Agamennone, furono viste allusioni a Napoleone. Le repliche della tragedia furono soppresse e il poeta si recò allora a Firenze, dove soggiornò per due anni dedicandosi alla composizione delle Grazie, di cui abbozzò un nucleo consistente (1812-13). Questi anni furono molto importanti dal punto di vista artistico perché compose alcuni dei suoi capolavori indiscussi, come Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1802), Sonetti e Odi (1803), tra le quali spiccano le poesie come “Alla sera”, “In morte del fratello Giovanni” e “A Zacinto”, il carme Dei sepolcri (1807)

9 In seguito alla disfatta di Napoleone a Lipsia, Foscolo tornò a Milano, riprendendo il suo posto nell’esercito. Dopo la sconfitta definitiva di Waterloo e il rientro a Milano degli Austriaci, gli fu offerta la direzione di una rivista culturale, la “Biblioteca italiana”, con cui il nuovo regime cercava di conquistare il consenso degli intellettuali. Ma Foscolo rifiutò la proposta per coerenza con il suo passato e le sue idee. Fuggì da Milano e andò in esilio, prima in Svizzera e poi a Londra. Qui fu accolto con onori e simpatia, ma sorsero presto attriti e incomprensioni, persino con gli esuli italiani, dai quali era ammirato come modello poetico e politico. Le sue condizioni economiche si fecero sempre più gravi, anche a causa di uno stile di vita dispendioso. Cercò allora collaborazioni con riviste inglesi, pubblicando saggi sulla letteratura italiana del passato e del presente, nei quali parlò contro la nuova scuola romantica che si stava affermando a Milano. Negli ultimi tempi, ammalato e in miseria, fu costretto a nascondersi dai creditori, vivendo nei sobborghi più poveri di Londra. Qui trovò conforto continuando la traduzione dell’Iliade. Morì nel 1827, a 49 anni. Nel 1871 i suoi resti furono portati in Italia e sepolti in Santa Croce, vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nei Sepolcri.

10 Poetica e pensiero di Foscolo

11 «Il sacrificio della patria nostra è consumato» Da’ colli Euganei, 11 ottobre 1797 Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch’io per salvarmi da chi m’opprime mi commetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho ubbidito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti sono dunque gli sventurati? E noi, pur troppo, noi stessi italiani ci laviamo le mani nel sangue degl’italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra braccia straniere; il mio nome sarà sommessamente compianto da’ pochi uomini buoni, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno su la terra de’ miei padri.

12 Sonetti Alla sera Composto probabilmente tra l’agosto 1802 e l’aprile 1803, il sonetto fu collocato da Foscolo in apertura della raccolta delle sue Poesie nel 1803. Struttura metrica Sonetto; schema delle rime: ABAB, ABAB, CDC, DCD. Forse perché della fatal quïete tu sei l’immago a me sì cara vieni o sera! E quando ti corteggian liete le nubi estive e i zeffiri sereni, e quando dal nevoso aere inquïete tenebre e lunghe all’universo meni sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cor soavemente tieni. Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.


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