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Dott. Patrizia Magretti Consorzio Erbese Servizi

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Presentazione sul tema: "Dott. Patrizia Magretti Consorzio Erbese Servizi"— Transcript della presentazione:

1 Dott. Patrizia Magretti Consorzio Erbese Servizi
SERVIZI SOCIALI E TUTELA MINORI Dott. Patrizia Magretti Direttore Consorzio Erbese Servizi alla Persona

2 OBIETTIVI: Distinguere segretariato sociale e servizi dedicati ai minori Definire mission e competenze Sfatare i luoghi comuni Far conoscere come si lavora sulle situazioni «a rischio» La collaborazione con altri enti Evoluzione del percorso definito Il valore delle buone prassi condivise

3 Servizi Sociali Il segretariato sociale rientra tra i livelli essenziali e prioritari di assistenza sociale. È un servizio trasversale che facilita e/o sostiene il raccordo organizzativo gli interventi e dei servizi sociali e sociosanitari. Esso opera in stretta connessione con i Servizi Sociali Professionali (servizi specialistici) favorendo il funzionamento della rete dei servizi integrati, in un’ottica di avvicinamento, trasparenza e fiducia nei rapporti tra il cittadino e i servizi. L’obiettivo principale del segretariato sociale è quello di facilitare l’accesso dei cittadini e favorire l'orientamento degli utenti rispetto al sistema complessivo dei servizi, promuovendo l'uso appropriato dei servizi e riducendo le disuguaglianze nell'accesso. Il servizio di segretariato sociale si caratterizza per l’elevata prossimità al cittadino e si dota di «antenne sociali», che fungono da sue "succursali", decentrate nei comuni dell’ambito territoriale: ad es. Ufficio di Piano.

4 FINALITA’ DEI SERVIZI A TUTELA DEI MINORI
Rispondere alle necessità di prevenzione, cura, tutela di bambini ed adolescenti in situazioni di pregiudizio e di disagio. Operare per il benessere del minore tramite interventi professionali (clinici) e di rete ( formale, informale ed integrata, coordinata per la sua protezione). Mantenere continuità assistenziale della presa in carico per situazioni “a rischio”, non solo di esplicita tutela Garantire fin dall’inizio un approccio multidisciplinare e specialistico. Curare per il minore, ma anche per il contesto socio relazione in cui lo stesso svolge la sua quotidianità. Promuovere, in collaborazione con il privato sociale, progetti per gruppi di minori a rischio, e/o per le famiglie, organizzati come sostegno nel preminente interesse dei minori. Avviare terapeutici, singolo e interventi sociali mirati preventivi, valutativi, ed educativi calibrati sul su progetti di aiuto individualizzati, nell'interesse del minore e per il minore.

5 PRINCIPI TEORICI Sostegno al processo di cambiamento
Contrasta e segnala all’autorità competente situazioni di violenza o di sfruttamento nei confronti di minori Autonomia tecnico professionale Riconoscimento di valore, centralità, dignità e unicità della persona Assenza di discriminazioni e di giudizio; trasparenza sul proprio operato Valorizzazione dell’autonomia, la soggettività, la capacità di assunzione di responsabilità Salvaguardia interessi e diritti degli utenti/clienti, in particolare chi è legalmente incapace Corresponsabilità nel percorso di presa in carico Funzioni di regia

6 COMPITI DEL SERVIZIO TUTELA MINORI
Funzioni di assistenza, di sostegno e di aiuto alla genitorialità alle famiglie ed ai minori Funzioni relative alla vigilanza, protezione e tutela dei minori di fronte a difficoltà e carenze nella gestione del ruolo genitoriale, che devono essere attivate in presenza di fattori di rischio evolutivo del minore (art.9 e art.23, Legge 184/83), anche in assenza di una richiesta diretta della famiglia Interventi di valutazione per i nuclei familiari in condizioni di fragilità

7 IL PROCESSO DEI SERVIZI TUTELA
Contatti con forze dell’ordine, attori sociali, enti sanitari, etc. CONSULENZA SEGNALAZIONE Valutazione psicodiagnostica,valutazione capacità genitoriali, anche con supporto e collaborazione di altri Enti (CPS, UONPIA, SERST, Consultorio, Spazi per la famiglia), rimando di proposte operative INDAGINE Adempimento alle prescrizioni, attivazione interventi (ADM, comunità, affido, invio ad altri Enti). Chiusura TRATTAMENTO

8 MINORI AFFIDATI ALL’ENTE
Le AREE DI COMPETENZA MINORI A RISCHIO MINORI AFFIDATI ALL’ENTE AFFIDO MINORI SOTTOPOSTI AG PENALE MINORILE ADOZIONE N.B. Per quanto riguarda affido e adozione, i comuni con gestione in proprio della tutela tendono a delegare tali aree a Servizi esterni

9 Fotografia dei servizi Tutela
in provincia di Como a gestione associata e comunale AS PSICOLOGO EDUCATORE TOTALE OPERATORI TOTALE CASI CASI PER AS CASI PER OGNI OPERATORE G1 4 3 7 249 62,25 35,6 G2 5 2 359 71,8 51,3 G3 1 38 19,0 G4 94 47 23,5 G5 8 339 67,8 42,4 C1 13 13,0 C2 37 12,3 C3 26 C4 19 9,5 C5

10 PREMESSA 1: sfatiamo dei pregiudizi
L’assistente sociale che “porta via i bambini” è più uno spettro dell’immaginario collettivo che non una rappresentazione di ciò che avviene realmente. Nella quotidianità del lavoro sociale con le famiglie in difficoltà, le azioni di protezione nei confronti dei bambini e dei ragazzi tendono a evitare il ricorso a misure di allontanamento, nella convinzione che sia più utile e benefico per tutti sostenere il contesto familiare dei minori piuttosto che sostituirlo, salvo i casi di comprovata gravità. L’opinione pubblica spesso immagina che l’allontanamento dei minori sia una misura decisa in modo arbitrario ed estemporaneo, come se fosse frutto del capriccio o dei timori dell’operatore. In realtà è una scelta ben soppesata, che viene messa in atto all’interno di un processo ben definito e che prevede il coinvolgimento di diverse figure, tra cui l’Autorità Giudiziaria! Cosa succede dopo che l’assistente sociale è venuta a conoscenza di situazioni problematiche che possono causare danni allo sviluppo psico-fisico del minore (le cosiddette “situazioni di pregiudizio” o “a rischio di pregiudizio”)? Come fa l’assistente sociale a venire a conoscenza di queste situazioni? - situazioni di pregiudizio si intendono, ad esempio, situazioni di grave trascuratezza, di abbandono, di maltrattamento fisico, psicologico o sessuale ad opera di un familiare o di altri soggetti, di grave e persistente conflittualità tra i coniugi

11 PREMESSA 2: come comunichiamo?
Quello della comunicazione ed interazione con altri Enti e, in questo caso, tra Istituzioni Scolastiche e i Servizi Socio Assistenziali nei casi di disagio o di sospetto abuso/maltrattamento/violenza a danno di minori è un tema delicato ed importate: Solo ricercando ed instaurando un clima di dialogo e collaborazione tra educatori, insegnanti, operatori psico-sociali e forze dell’ordine si può imprimere una svolta alle modalità di contrasto della violenza, promuovendo azioni che intervengano “prima” invece che “dopo”, attuando così un sistema di protezione che ponga al centro il superiore interesse del bambino e della sua dignità. Riconoscere i segnali di un disagio, di un maltrattamento o di una violenza in un minore, è sempre faticoso e difficile soprattutto quando non ci sono segni fisici evidenti.

12 COS’È UN SITUAZIONE DI RISCHIO E PERCHÉ SEGNALARE?
Una qualsiasi situazione in cui un minore viva uno stato di sofferenza o disagio legato al contesto famigliare in cui vive o al contesto extrafamigliare in cui è inserito può incidere negativamente sulle sue potenzialità di crescita e di sviluppo. L’obiettivo della segnalazione (al di là di quello che prescrive la legge) è quello di portare all’attenzione dei Servizi sociali/specialistici la situazione del minore per verificarne le condizioni di vita ed attivare al più presto tutti gli interventi necessari per aiutarlo.

13 Si può trattare di: -situazioni “sfumate” sia nelle manifestazioni di un malessere del minore, sia nella riconducibilità alle cause; ad esempio: forme di trascuratezza che spesso vengono percepite come trattamenti negligenti non gravi perché privi di aspetti eclatanti. -situazioni in cui emergono elementi di trascuratezza o, al contrario, di eccesso di cure indipendentemente dallo status sociale di appartenenza del nucleo; -situazioni in cui l’atteggiamento del bambino nella relazione con coetanei, con adulti di riferimento o sconosciuti, denota una problematicità nella sfera dell’attaccamento o della protezione, situazioni in cui il bambino risulta vivere o entrare in contatto con “l’altro” con modalità/atteggiamenti inadeguati per tipologia e per età.

14 In caso di dubbio: In alcuni casi può essere difficile stabilire il confine tra disagio e ipotesi di reato, in quanto vi sono delle situazioni “sfumate” e di non semplice interpretazione. Operatori del Servizio Sociale (e della Rete territoriale) sono a disposizione della Scuola per consultazioni informali rispetto alla necessità di procedere a segnalazioni, fermo restando che ciò non sostituisce la segnalazione stessa e non libera i Pubblici Ufficiali o gli incaricati di pubblico servizio dai propri obblighi di legge: vi sono situazioni che devono essere segnalate all’Autorità Giudiziaria: minore con evidenti segni fisici di maltrattamento, oppure che confida un abuso subìto; o ha assistito a forme di violenza in ambito familiare (violenza assistita) quando il minore fa esperienza, diretta o indiretta, di atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative

15 Cosa non fare… Non si informa direttamente la famiglia del minore quando vi sono gravi elementi di pregiudizio (segni fisici o rivelazioni di abuso, maltrattamento, violenza). Tempi e modi di informazione saranno definiti successivamente tenuto conto delle indicazioni dell’Autorità Giudiziaria; non si informa la persona indicata dal minore quale presunto autore del maltrattamento o abuso e non gli si chiedono chiarimenti; non si indaga sulla veridicità dei fatti e non si pongono domande al minore o alla persona indicata dal minore né ad altri minori-compagni di scuola su tali fatti.

16 Come fare la segnalazione ai Servizi Sociali
La segnalazione deve essere inoltrata per iscritto e non può essere anonima, la forma scritta garantisce il rispetto del principio di trasparenza, la formalizzazione scritta rappresenta lo strumento privilegiato e più adeguato per un corretto rapporto interistituzionale. Nella segnalazione devono essere citati e descritti tutti gli elementi che hanno portato l’insegnante a formulare l’ipotesi che il minore si trovi in una situazione di disagio o sofferenza. Dovrà contenere un’obiettiva e dettagliata descrizione dei fatti o delle situazioni che hanno destato preoccupazione. Ogni operatore è tenuto al segreto di ufficio o segreto professionale e che, pertanto, ogni informazione relativa a situazioni apprese in ambito lavorativo o professionale può essere trattata esclusivamente nei luoghi deputati ad ogni singola organizzazione o all’interno della rete dei servizi istituzionali coinvolti nella situazione stessa. A seguito della segnalazione l’operatore sociale individuato si metterà in contatto con la Scuola per un confronto approfondito. Quindi provvederà ad attivare percorsi di valutazione in collaborazione, se necessario, con i Servizi territoriali della Rete I responsabili dei Servizi Sociali territoriali comunicano alle Scuole la presa in carico dei casi e si interfacciano con loro nelle varie fasi del caso.

17 alcune Buone Prassi…. è necessario che la Scuola conosca le situazioni per le quali l’Autorità Giudiziaria ha conferito al Servizio sociale territoriale competenze in ordine alla vigilanza, affidamento o tutela di minori, con particolare attenzione agli aspetti inerenti il progetto socio-educativo e suoi obiettivi. Che conosca le disposizioni relative alla limitazione della potestà genitoriale ed eventuali prescrizioni date alla famiglia che possono, in vario modo, avere una ricaduta sull’attività e la permanenza dei bambini a scuola. Anche nei casi di intervento urgente a tutela del minore, attivato dal Servizio Sociale in ambito extrascolastico, quest’ultimo provvederà a comunicare al Dirigente Scolastico i cambiamenti relativi alla situazione. Nei casi di separazione conflittuale, il Servizio Sociale informerà circa la regolamentazione dei rapporti tra il minore ed i suoi genitori, in modo particolare quando questi interessino la scuola. La Scuola, dal canto suo, attraverso incontri appositamente promossi da una delle due parti, nonché attraverso un contatto diretto, al bisogno, tra il Dirigente Scolastico e il Responsabile del Servizio sociale territoriale competente, comunica informazioni circa le situazioni nuove che dovessero emergere.

18 E’ fondamentale il rapporto tra Servizi Sociali, Istituzione scolastica e rete dei servizi territoriali in materia di prevenzione ed emersione di situazioni di disagio e deve essere improntato alla collaborazione costante, alla fiducia ed informazione reciproca. E’ importante ricordare che nel rapporto tra operatori pubblici ed istituzionalmente coinvolti, lo scambio di informazioni non costituisce violazione della privacy ma è strettamente utile e pertinente per inquadrare la situazione e consentire un adeguato intervento a tutela del minore. Il PROTOCOLLO PROVINCIALE contro la violenza è un concreto esempio di rapporti virtuosi tra servizi sociali, le Tutele e gli altri servizi del territorio,incluse le forze dell’ordine e gli altri soggetti che entrano in gioco in queste situazioni. Protocollo «SCUOLE – TUTELA MINORI» da riprendere e aggiornare!

19 LA RETE ED I SUOI PUNTI DI FORZA
Efficacia in termini di competenza degli operatori, tempestività ove possibile degli interventi ed accessibilità del servizio Efficienza - miglior utilizzo possibile delle risorse disponibili - ricerca di soluzioni flessibili e creative Sostegno dell’organizzazione Coordinamento del servizio tutela con i punti della rete Appropriatezza degli interventi in relazione ai bisogni, interessi e diritto del soggetto da tutelare, attenzione al minore Linguaggio comune tra servizi, rapporti positivi tra Enti / Terzo settore. Prassi operative condivise

20 Grazie per l’attenzione


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