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LA SFIDA DELL’INCLUSIONE

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Presentazione sul tema: "LA SFIDA DELL’INCLUSIONE"— Transcript della presentazione:

1 LA SFIDA DELL’INCLUSIONE
ITALO FIORIN EIS-LUMSA

2 Che cosa significa "Saper stare al mondo"?
Quale ideale di successo proponiamo? Che cosa dobbiamo insegnare perché i bambini,i ragazzi, i giovani imparino a "stare al mondo"?

3 ITALO FIORIN LUMSA ROMA
Le esigenze Un’economia basata sulla conoscenza richiede professionalità capaci di misurarsi con i problemi, ricercare soluzioni inedite, muoversi con padronanza in un mondo di possibilità e di imprevedibilità, essere capaci di vivere nell’incertezza Un mondo globalizzato ha bisogno di persone che sappiano interagire positivamente, che sappiano dialogare con culture diverse, senza per questo perdere la propria identità, diventando ‘massa’ Un mondo nel quale le risorse non sono illimitate, le diseguaglianze sono sempre più accentuate, i diritti umani non sono dappertutto riconosciuti, ha bisogno di persone che sappiano cooperare, assumersi responsabilità, operare per il bene comune Di fronte ai rischi della disumanizzazione, della riduzione della persona a numero, del prevalere della logica utilitaristica, c’è bisogno di persone che mantengano la loro spiritualità, che non smettano di ricercare il senso delle cose ITALO FIORIN LUMSA ROMA

4 Ma come intendere tale relazione?
L’educazione si esprime nella relazione educatore - alunno all’interno di un contesto Ma come intendere tale relazione? 4

5 In-segnare significa ‘lasciare un segno’.
Gli studenti conoscono che cosa sia il rapporto educativo sulla loro pelle. Forse non sanno esprimerlo con le parole, ma hanno imparato a conoscere i loro insegnanti, non si sbagliano quando li giudicano. In-segnare significa ‘lasciare un segno’. Ognuno di noi ricorda insegnanti che sono stati significativi, hanno lasciato un segno nella nostra vita. 5 5

6 La relazione LINEARE: EMITTENTE DESTINATARIO 6

7 La relazione CIRCOLARE
EMITTENTE DESTINATARIO DESTINATARIO EMITTENTE “Trasmettere non è Comunicare” (Danilo Dolci) 7

8 SI PUO’ SEPARARE L’EDUCARE DALL’ISTRUIRE?
“Si limiti a fare il genitore e provveda a educare suo figlio che a insegnare, ci penso io”

9 SI PUO’ SEPARARE L’ISTRUIRE DALL’EDUCARE?
“Si limiti a fare il professore e ad insegnare, piuttosto che ad educare i nostri figli.” 

10 indovina chi viene a scuola
"I nostri studenti che vanno male (studenti ritenuti senza avvenire) non vengono mai soli a scuola. In classe entra una cipolla: svariati strati di magone, paura, preoccupazione, rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, rinunce furibonde accumulati su  un substrato di passato disonorevole, di presente minaccioso, di futuro precluso. Guardateli, ecco che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino. La lezione può cominciare solo dopo che  hanno posato il fardello e pelato la cipolla. Difficile spiegarlo, ma spesso basta uno sguardo, una frase benevola, la parola di un adulto, fiduciosa, chiara ed equilibrata per dissolvere quei magoni, alleviare quegli animi, collocarli in un presente rigorosamente indicativo. Naturalmente il beneficio sarà provvisorio, la cipolla si ricomporrà all'uscita e forse domani bisognerà ricominciare daccapo. Ma insegnare è proprio questo: ricominciare fino a scomparire come professori“ ( D. PENNAC)

11 DON LORENZO “Devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini
cui ho fatto scuola. Quello che loro credevano di stare imparando da me, sono io che l’ho imparato da loro. Io ho insegnato loro soltanto ad esprimersi mentre loro mi hanno insegnato a vivere… Sono loro che hanno fatto di me quel prete da quale vanno volentieri a scuola, del quale si fidano più che dei loro capi politici. Io non ero così e perciò non potrò mai dimenticare quel che ho avuto da loro…Ed ecco toccato il tasto più dolente: vibrare noi per cose alte. Tutto il problema si riduce qui, perché non si può dare che quel che si ha…Ho badato ad edificare me stesso, a essere io come avrei voluto diventassero loro. Aver io un pensiero impregnato di religione… Spesso gli amici (…) insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi, le materie, la tecnica didattica. Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per fare scuola.” (don Milani) ITALO FIORIN LUMSA ROMA 11

12 PARTIRE DALLA MOTIVAZIONE
AUTOREALIZZAZIONE (stare bene con se stessi) SOCIALIZZAZIONE (stare bene con gli altri) RESPONSABILITA’ (fare qualcosa per gli altri) RICERCA (il desiderio di scoprire) G. Petter 12 12


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