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Il mammarino a Marettimo
COMUNE DI FAVIGNANA ENTE GESTORE Benvenuta, foca monaca Il mammarino a Marettimo Monachus monachus Monachus monachus è il nome scientifico per la foca monaca del Mediterraneo, localmente riconosciuta, alle Egadi ,con il nome di “mammarino”. Una volta frequente nel nostro mare, oggi si stimano solo 400 esemplari ripartiti in piccoli nuclei lungo le coste della Grecia e della Turchia e lungo le coste atlantiche africane e delle isole Desertas, a largo di Madeira. In Italia la specie è rara. Storicamente la foca era presente anche nell’arcipelago delle Egadi. Alcuni frammenti di ossa ritrovati negli scavi archeologici della vicina Grotta di Cala Genovesi sulla vicina isola di Levanzo attestano la presenza della specie fin dal periodo mesolitico, ossia da circa anni fa. Com’è fatta il corpo affusolato e gli arti trasformati in pinne palmate consentono una grande agilità acquatica Il pelo è scuro e varia da grigio a marrone scuro o nero, con segni e zone più chiare a secondo dell’età e del sesso. folti baffi, chiamati vibrisse, permettono di percepire le vibrazioni causate dal movimento di pesci e di cacciare anche in condizioni di scarsa visibilità può raggiungere oltre i 2 metri di lunghezza e 250 kg di peso Come vive passa la maggiore parte della vita in mare dove caccia e si sposta su lunghe distanze ritorna sulla terraferma per riposare, partorire, allattare i cuccioli e cambiare il pelo non ha predatori se non l’uomo dal quale si è abituata a difendersi scegliendo coste remote con spiagge riparate e grotte marine di difficile accesso. Un po' di biologia stagione dei parti: aprile - dicembre durata dell’allattamento: fino a 4 mesi alimentazione: pesci, cefalopodi e invertebrati marini Le minacce La rarefazione della specie è imputata ad un insieme di pressioni di origine antropica: l’uccisione diretta, il disturbo ai siti costieri, le interazioni con gli attrezzi da pesca, l’uso di sistemi di pesca illegale, la riduzione delle risorse alimentari, l’inquinamento. Testi: ISPRA, Roma; disegni di ICRAM/ Massimo Demma e foto di G. Mo
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