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PubblicatoCostantino Festa Modificato 6 anni fa
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ASSOFIBRE CIRFS ITALIA Associazione nazionale fibre artificiali e sintetiche
Produzione di fibre
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Nel complesso nel 2016 il consumo di fibre naturali e man-made ha superato i 90 milioni di tonnellate. Le fibre man made rappresentano attualmente il 76% del consumo mondiale di fibre, mentre quelle naturali ricoprono il restante 24%.
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Produzione mondiale
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Domanda di prodotti tessili,
La domanda di prodotti tessili, e quindi di fibre, è aumentata velocemente con il miglioramento del tenore di vita nei Paesi industrializzati e la vertiginosa crescita della popolazione mondiale. Se nella prima metà del ventesimo secolo il consumo totale di fibre si incrementò in maniera piuttosto modesta (di 2,4 volte tra il 1900 e il 1950), dagli anni Cinquanta fino ai giorni nostri la domanda si è ampliata di quasi 8 volte.
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Consumi pro-capite Il notevole accrescimento risulta evidente dalla stima del consumo di fibre tessili per abitante: nel 1950 una popolazione di 2,5 miliardi di persone consumava in media circa 5 chilogrammi di fibre pro-capite, mentre al ,7 miliardi di abitanti usufruiscono di quasi 13,5 chilogrammi di fibre cadauno.
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Principali settori di utilizzo convenzionale delle fibre tessili
Lana Cotone Lino Seta Rayon Poliammidi Poliesteri Acriliche Elastomeri Abbigl. esterno Sport e lavoro Fodere Calzetteria Corsetteria Intimo Costumi da bagno Lenzuola, tovaglie Arredamento
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Popolazione mondiale e consumi di fibre tessili (fonte: ICAC Commonwealth Secretariat)
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Produzione mondiale di fibre tessili (fonte: IWS-ICAC)
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Industria italiana L’industria delle fibre è il primo anello di una filiera, quella del tessile/abbigliamento, che in Italia gode di una leadership mondiale costruita grazie anche all’apporto qualitativo e innovativo delle fibre chimiche italiane.
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Industria laniera L’Italia è il maggiore produttore europeo di tessuti di lana e il secondo esportatore mondiale dopo la Cina, mantenendo la leadership mondiale nei tessuti di fascia alta.
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STRUTTURA PRODUTTIVA La struttura produttiva comprende oltre aziende che si concentrano prevalentemente in Toscana, Piemonte e Veneto. I maggiori gruppi leader del mercato operano nel distretto di Biella dove si producono tessuti e filati lanieri di qualità elevatissima. Generalmente le attività di filatura e tessitura sono separate, a causa delle difficoltà di armonizzazione gestionale delle due fasi del ciclo. La fase di tintoria è generalmente l’attività che rappresenta il plus di valore del Made in Italy, rappresentando il nodo cruciale delle strategie di differenziazione.
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ed è il secondo paese esportatore mondiale subito dopo la Cina
INDUSTRIA COTONIERA L’Italia si conferma primo operatore europeo in termini di valore della tessitura e della filatura cotoniera ed è il secondo paese esportatore mondiale subito dopo la Cina
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STRUTTURA PRODUTTIVA Il settore è caratterizzato da un basso livello di concentrazione e da una forte presenza di piccole e medie imprese specializzate in alcune fasi di lavorazione, che operano accanto a grandi gruppi integrati. Negli ultimi anni la concorrenza proveniente dai Paesi low cost ha innescato un processo di ristrutturazione dell’industria cotoniera italiana. In particolare si sta assistendo al declino della grande industria cotoniera verticalmente integrata e al conseguente sviluppo di politiche di decentramento produttivo di consistenti quote di produzione e di specializzazione in fasi produttive a più alto valore aggiunto.
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INDUSTRIA SERICA
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A trainare l'attività del settore, che riguarda in gran parte la tessitura serica (pari al 65% del giro d'affari del settore), è soprattutto l'export, che incide per circa ¾ sul valore della produzione, mentre il mercato interno continua ad essere sofferente. Nella tessitura serica, il nostro Paese risulta il secondo esportatore al mondo dopo la Cina, vendendo i suoi tessuti in tutto il mondo. I principali fattori su cui fanno leva le imprese di successo sono l'elevato know how, gli alti standard qualitativi della produzione Made in Italy e la capacità di anticipare le tendenze del comparto moda, operando in modo molto flessibile.
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STRUTTURA PRODUTTIVA Sotto il profilo dell’offerta il settore è eterogeneo per la presenza di diverse tipologie di operatori: aziende verticalmente integrate e diversificate, piccole aziende specializzate e terzisti. Si riscontra una concentrazione di imprese nella provincia di Como, distretto con origini molto antiche, in grado di sfruttare significative economie esterne. La competizione tra gli operatori è elevata e giocata soprattutto sull’innovazione di prodotto e sulle competenze specifiche necessarie per il mantenimento del posizionamento di fascia alta che contraddistingue il made in Italy.
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Le fibre sintetiche
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First Commercial U.S. Production 1910 — Rayon
1924 — Acetate 1946 — Metallic 1961 —Aramid 1930 — Rubber 1949 — Modacylic 1936 — Glass 1949 — Olefin 1939 — Nylon 1950 — Acrylic 1939 — Vinyon 1953 — Polyester ( 70% delle sintetiche)
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Produttori CIRFS Associazione europea delle Industrie delle Fibre Chimiche, con sede a Bruxelles . ASSOFIBRE CIRFS ITALIA Associazione nazionale fibre artificiali e sintetiche
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Produzione mondiale
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Domanda Vi sono poi fibre che guadagnano più terreno di altre.
La domanda di fibre è in costante ascesa. Vi sono poi fibre che guadagnano più terreno di altre. Il poliestere, cresciuto dell’8.4%, è senza dubbio la fibra che spicca sull’intero comparto.
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Aree di produzione Ma la vera distinzione che si rende necessaria è quella geografica: nel 2013 il 52% delle fibre man-made è stato prodotto in Cina.
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Negli ultimi anni la localizzazione della produzione mondiale ha subito drastiche trasformazioni:
se nel 1990 l’Europa Occidentale rappresentava il 18% della produzione mondiale fibre sintetiche, oggi a stento raggiunge il 7%. La stessa Grande Europa, inclusa quindi Turchia e Paesi del Centro-Est europeo, si aggiudica solo il 12% del totale mondiale. A seguito della crescente globalizzazione del mercato, i Paesi dell’area asiatica sono passati da una quota del 28% raggiunta nel 1990, ad una produzione di fibre sintetiche che copre oggi il 76% del totale mondiale.
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Cosa succederà nel futuro?
Trainato dalla sostenuta domanda nei Paesi industrializzati e da quella in aumento nelle economie in rapido sviluppo, l'utilizzo di fibre tessili dovrebbe ulteriormente ampliarsi del 4-6 per cento ogni anno nel prossimo decennio. Ovviamente ci si aspetta che il consumo di fibre chimiche cresca in maniera più rapida rispetto a quello di fibre naturali.
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L'evoluzione del mercato dipenderà sicuramente dai prezzi delle materie prime (agricole e non) e dai costi delle loro lavorazioni. Nei Paesi più sviluppati dipenderà in modo considerevole anche da fattori immateriali, quali le tendenze della moda e le preferenze dei "nuovi" consumatori, i quali sono maggiormente interessati, rispetto al passato, ai prodotti che coniugano l'"etica" e l'"ecologia" agli usuali aspetti estetici e funzionali.
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Negli ultimi anni, infatti, le idee dello sviluppo sostenibile e della responsabilità sociale delle imprese stanno assumendo un'importanza crescente in ogni contesto, non ultimo il tessile e l'abbigliamento.
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