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PubblicatoEmma Pucci Modificato 6 anni fa
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JACOPONE DA TODI a cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda
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Jacopo dei Benedetti nacque a Todi (in Umbria) tra il 1230 e il 1236 da nobile famiglia
Studiò diritto e divenne procuratore legale (notaio), conducendo una vita gaudente e spregiudicata. Era sposato con Vanna dal 1267 (anch’essa di famiglia nobile)
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La sua vita cambiò al momento dell’improvvisa tragica morte della moglie, avvenuta in seguito al crollo del pavimento dl castello paterno durante una festa Accorso in suo soccorso, scoprì sotto le vesti della donna un cilicio (= ruvida cintura che si portava a contatto con la pelle a scopo di penitenza)
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Cominciò così verso il 1268 la crisi spirituale che portò Jacopo ad abbandonare la professione notarile. Donati ai poveri gli averi, si dedicò alla preghiera e alla meditazione. Si avvicinò a una confraternita di disciplinati (gruppo di religiosi che univa la flagellazione alla preghiera)
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Per loro cominciò a scrivere le sue laude (= inni di lode alla Madonna, cantati dalle confraternite durante le processioni) Nel 1278 si unì ai frati francescani nel convento di Pontanelli (presso Terni), dove studiò teologia e filosofia
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Nelle sue laude Jacopone parlava di povertà e umiltà polemizzando contro la politica temporale della Chiesa. Aveva sostenuto l’elezione del papa Celestino V nel 1294, ma quando questi rinunciò,contestò l'elezione e le ambizioni di papa Bonifacio VIII Il papa Bonifacio VIII, quindi, lo scomunicò (= allontanamento dalla comunità cristiana e divieto di ricevere i sacramenti)
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Venne anche imprigionato nel convento di San Fortunato a Todi
Jacopone scrisse più volte al papa supplicandogli di assolverlo dalla scomunica Uscirà dal carcere e liberato dalla scomunica solo nel 1303 con l'elezione del nuovo papa Benedetto XI.
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Allora si ritirò nel convento di Collazzone (tra Perugia e Todi).
Morì nella notte di Natale del Tomba di Jacopone da Todi, nella chiesa francescana di S. Fortunato
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Il laudario (= raccolta di laude) di Jacopone comprende novantadue laude, sicuramente sue, composte in diverse forme metriche Altre laude invece furono scritte dai discepoli
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Nelle Laude di Jacopone prevale il tema dell'amore divino
Vi è presente anche il disprezzo del mondo (in particolare del corpo umano come nemico insidioso da cui proviene il male e il peccato) e dei beni umani Esalta invece ciò che il mondo respinge cioè la povertà e la malattia. Dal rifiuto del mondo scaturisce la scelta di vita ascetica (con digiuno, privazioni e flagellazione).
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Talvolta nelle sue laude Jacopone denuncia i crimini del nuovo pontefice Bonifacio VIII (la simonia = compravendita di cariche religiose e l’eresia = dottrina contraria a una verità di fede)
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Le laude sono scritte in volgare umbro
Egli, infatti, respingeva il “volgare illustre” (cioè troppo selezionato e raffinato) e utilizzava il nativo dialetto umbro (con qualche latinismo)
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A Jacopone è attribuito anche lo Stabat mater (= sequenza liturgica sulla Passione di Cristo, il più antico esempio di lauda drammatica, costruita interamente sotto forma di dialogo tra Gesù, Maria e gli Ebrei). Lo Stabat Mater è scritto in latino
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