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La matrice filosofica del counseling e della psicoanalisi

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Presentazione sul tema: "La matrice filosofica del counseling e della psicoanalisi"— Transcript della presentazione:

1 La matrice filosofica del counseling e della psicoanalisi
Ottocento e Novecento

2 Schopenhauer La “volontà” è l’intimo essere, il nocciolo di ogni singolo, ed egualmente del tutto: ella si manifesta in ogni cieca forza naturale; ella anche si manifesta nella meditata condotta dell’uomo. La gran differenza, che separa la forza cieca dalla meditata condotta, tocca il grado della manifestazione, non l’essenza della volontà che si manifesta

3 Hartmann La Volontà assoluta di Schopenhauer coincide con lo Spirito/Natura di Schelling e con lo Spirito Assoluto di Hegel e costituisce, pertanto, il principio inconscio di tutto ciò che esiste, come si può inferire per induzione dai fatti empirici studiati dalle scienze naturali

4 Nietzsche La vita è essenzialmente volontà e più precisamente volontà di potenza. Essa è qualcosa di ben diverso dall’istinto di sopravvivenza. È molto di più: è impulso verso il potenziamento di tutte le facoltà, verso la crescita, verso lo sviluppo.

5 De Saussure La comunicazione linguistica verbale è possibile soltanto attingendo alla struttura della langue. In altri termini, coloro che parlano una certa lingua, per comunicare e intendersi, devono necessariamente far riferimento al sistema, patrimonio comune collettivo in gran parte posseduto a livello inconscio

6 Foucault Potere e sapere sono strettamente connessi
dal loro intreccio complesso derivano tutti i possibili discorsi che si possono fare in un dato tempo e in una data società. L’archeologia mostra che le cosiddette «pratiche discorsive» non dipendono dalla decisione consapevole dei soggetti umani, dalla loro libera scelta, ma si autoproducono e si autoregolano in relazione ad una microfisica del potere. Il potere è un sistema di meccanismi anonimi e inconsci, diffusi ovunque e a vari livelli nelle società.

7 Deleuze Gli individui non sono da considerare come degli «io» da normalizzare socialmente, ma delle «macchine desideranti», Soggetto/oggetto, la cui energia libidica dovrebbe essere liberata per consentire la piena espressione delle loro potenzialità creativa.

8 Husserl L’atteggiamento fenomenologico è il puro atteggiamento teoretico di uno spettatore disinteressato, diretto verso le cose nella loro essenza, che si manifesta alla coscienza.

9 Husserl La coscienza rende evidenti e indubitabili i contenuti del pensiero. Il contenuto del pensiero nella fenomenologia di Husserl non è soltanto una modificazione della coscienza o un suo atto (come l’idea cartesiana), ma è anche un mostrarsi delle cose stesse, la «visione originalmente offerente».

10 Heidegger L’essenza dell’Esserci è l’esistenza,
che non è una proprietà come quelle che si attribuiscono agli altri enti semplicementi presenti, come la casa, l’albero, il fiume, ecc. Questi enti posseggono, infatti, delle proprietà che ne definiscono il «che cosa» essi sono. Al contrario l’esistenza esprime l’essere dell’Esserci.

11 Heidegger L’Esserci è, ontologicamente, in quanto esistenza:
Possibilità: non è un essere, ma un poter essere, che trascende continuamente se stesso e liberamente sceglie ciò che potrà essere, attuando più o meno consapevolmente un pro-getto esistenziale: non è mai ciò che è, ma sempre ciò che deve ancora essere, al di là di sé, oltre ciò che è, «gettandosi» sempre avanti (pro) rispetto al proprio «Ci». Individualità e singolarità: non è un ente generico, ma una persona concreta, con un’identità riconoscibile diversa da tutte le altre; non è un caso particolare di un genere: l’Esserci è sempre-mio e il discorso su di esso deve necessariamente far ricorso al pronome personale:«io sono», «tu sei», ecc.

12 Sartre L’oggetto è detto anche essere in-sé, o semplicemente essere. È la realtà materiale, fisica, opaca, massiccia, semplice presenza. L’oggetto, infatti, è essere in senso pieno (soggetto al principio di identità e non contraddizione). Il soggetto, cioè precisamente la coscienza soggettiva, la mente (ma non il corpo), è detto anche essere per-sé, o semplicemente nulla, sia pure in senso relativo.

13 Sartre Il soggetto non è propriamente un essere, ma un esistente.
In quanto esiste (e non è) non possiede un’essenza. Per il soggetto l’esistenza precede l’essenza e l’essenza non è mai del tutto attuabile. Il per-sé trascende continuamente se stesso e non è mai se stesso: è sempre oltre se stesso, e quindi è un nulla d’essere; diviene continuamente, progettando il proprio essere, ma senza mai poterlo diventare, poiché altrimenti smetterebbe di essere soggetto per divenire oggetto.

14 Sartre L’esistenza è progetto, è scelta, è libertà, cioè il continuo negare l’essere per superarlo. La coscienza è mancanza e desiderio di colmare tale mancanza, che tuttavia non è mai colmabile, perché il soggetto nega costantemente se stesso in un divenire che non può mai arrestarsi, in una dialettica che non realizza mai una sintesi.

15 Sartre La comprensione delle scelte e dei progetti che costituiscono l’essere del soggetto è il compito di quella che Sartre definisce psicoanalisi esistenziale. La psicoanalisi è interpretazione del soggetto: la coscienza può elaborare ogni sorta di desideri, non determinati a priori, i quali si specificano in progetti particolari. L’insieme dei dati coi quali questi progetti si scontrano costituisce la situazione, che i progetti cercano incessantemente di trascendere, ma senza potervisi mai sottrarre del tutto.


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