Scaricare la presentazione
La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore
1
Teoria delle mente (Argomento 7) Caterina Fiorilli fiorilli@lumsa.it 1
2
Esperimento in aula di un compito di ToM
2 2 2 2
3
Cos'è la teoria della mente?
1) Definisci 2) Individua gli effetti nella vita quotidiana 3) Individua l'età a partire dalla quale si manifesta 3 3 3 3
4
Mentalizzazione & Competenza sociale
Definizione ToM / abilità di mentalizzazione: Capacità di attribuire stati mentali a sé e agli altri Comprendere che il comportamento deriva proprio da tali stati mentali 4 4 4 4
5
Mentalizzazione & Competenza sociale
Livelli di competenza: … continuum ... Adeguatezza Compromissione Dimensioni compromesse: Pensiero simbolico/rappresentativo Abilità sociali 5 5 5 5
6
Mentalizzazione & Competenza sociale
Dimensioni compromesse: Pensiero simbolico/rappresentativo Abilità sociali Perché: Difficoltà di comprendere, rappresentare, immaginare, attendere, etc. la mente altrui; Difficoltà di cogliere le dimensioni cognitive della mente altrui: Pensieri; desideri; emozioni; etc. 6 6 6 6
7
Mentalizzazione & Competenza sociale
Funzione della ToM: Funzione sociale e comunicativa Funzione adattiva e protettiva 7 7 7 7
8
Mentalizzazione & Competenza sociale
Funzione della ToM: Funzione sociale & comunicativa: Serve nelle interazioni sociali per comprendere gli altri Astington (2003); Baron-Cohen (1995): sostengono che la ToM consente di dare un significato alle interazioni di formulare ipotesi sugli altri di comunicare in modo competente ed adeguato 8 8 8 8
9
Mentalizzazione & Competenza sociale
Funzione della ToM: Funzione adattiva & protettiva: P. Fonagy (et al., 2001): ruolo della predittività nello scambio interpersonale per adattarsi all’ambiente ‘proteggersi’ dall’ambiente 9 9 9 9
10
Dimensioni evolutive Continuum Sequenza evolutiva complessa 10 10 10
11
Dimensioni evolutive Falsa credenza di secondo ordine 6-7 anni
< di 2 anni: segnali precursori della teoria della mente sono presenti nella comunicazione intenzionale Perner, Wimmer (1985) Falsa credenza di secondo ordine 6-7 anni Wimmer, Perner (1983) Falsa credenza di primo ordine 4 anni Wellman (1991); Wellman, Bartsch (1994) Psicologia desiderio/credenza 3 anni Wellman, Bartsch (1994) Psicologia del desiderio (lessico) 2 anni Autori Sequenza evolutiva Età Attenzione: Le età non indicano che tutti i bambini di quella età superano le relative prove messe a punto per valutare la teoria della mente. C’è un’altissima variabilità individuale. 11 11 11 11
12
Psicologia del desiderio
A 2 anni: Uso di termini linguistici per descrivere desideri ed emozioni (sé-altro) Comprensione della mente basata sui desideri Comprensione del ruolo dei desideri sul comportamento Esempio di lessico psicologico 12 12 12 12
13
Psicologia del desiderio
Esempio di dialogo: Giulia (2;6): “Mamma, voglio il gelato” Mamma: “No, prima devi finire di mangiare quello che hai nel piatto” Giulia: “Ma io lo voglio, adesso vado a prenderlo” 13 13 13 13
14
Psicologia del desiderio
Evoluzione del Lessico Psicologico nel tempo e specificazione in diverse forme: Stati emotivi positivi: piacere, amare, affezionarsi, fare pace, stare bene, contento, allegro... Stati emotivi negativi: disperarsi, detestare, arrabbiarsi, avere paura, annoiarsi, triste, spaventarsi... Stati volitivi e di abilità: accettare, approvare, avere intenzione, sperare, preferire, volere,... Stati cognitivi: apprendere, imparare, essere capaci, inventare, intelligente, pensare, capire,... 14 14 14 14
15
Psicologia del desiderio/credenza
A 3 anni: Comprensione delle vere credenze (riferite ad un dato di realtà) Discorsi riferiti alle credenze Ruolo delle credenze nelle interazioni personali (confronti; conflitti; liti; etc.) 15 15 15 15
16
Psicologia del desiderio/credenza
Esempio di dialogo: Mamma: “Andrea, hai fatto male a Luca! Perché l’hai fatto?” Andrea (3;5): “Perché Luca è cattivo, voleva rompere il mio trenino” Mamma: “Pensi che Luca l’abbia fatto apposta?” Andrea: “Sì, penso che Luca è cattivo” 16 16 16 16
17
Falsa credenza A 4 anni: Si struttura il pensiero ricorsivo di I ordine Come si manifesta?: Battistelli (1995): “Io penso che tu pensi X” Comprensione che l’azione di una persona può derivare da una credenza la quale può anche non corrispondere con il dato di realtà Esempi? 17 17 17 17
18
Falsa credenza di I ordine
Il test che valuta tale competenza è il: COMPITO DI FALSA CREDENZA Due compiti: Wimmer, Perner (1983): Spostamento inatteso Perner, Leekman, Wimmer (1985): Scatola ingannevole 18 18 18 18
19
Spostamento inatteso Al bambino viene raccontata una storia i cui protagonisti sono un bambino, di nome Maxi, e la sua mamma. Lo sperimentatore mette in scena una precisa sequenza di azioni: Maxi, in presenza della madre, ripone un pezzo di cioccolata in un determinato armadio della cucina e in seguito si allontana per giocare Durante la sua assenza la mamma, per cucinare, prende il cioccolato dall’armadio dove era stato riposto e lascia la parte rimanente in un altro armadietto Poi la madre si allontana dalla scena A questo punto Maxi ritorna in cucina Non ha assistito allo spostamento (inatteso) della cioccolata e quindi ignora la nuova collocazione 19 19 19 19
20
Spostamento inatteso Al bambino sottoposto al compito di falsa credenza si pone a questo punto la domanda: Maxi dove cercherà la cioccolata? 20 20 20 20
21
Spostamento inatteso Compito di Sally e Anne di Baron-Cohen et al. (1985) 21 21 21 21
22
Spostamento inatteso Al bambino sottoposto al compito di falsa credenza si pone a questo punto la domanda: Maxi dove cercherà la cioccolata? oppure Sally dove cercherà la sua biglia? Il compito è superato se il bambino indica il posto dove la cioccolata (biglia/palla) era originariamente stata riposta e non dove la mamma l’ha spostata. 22 22 22 22
23
Falsa credenza di I ordine
Il bambino possiede la capacità di attribuire ad un altro soggetto una falsa credenza rispetto alla realtà e di rappresentarsi il contenuto della mente dell’altro come diverso dal proprio 23 23 23 23
24
Falsa credenza di I ordine
Perner, Leekman, Wimmer (1987): Si chiedono se il fallimento nel compito di falsa credenza sia dovuto alla difficoltà del soggetto testato di tenere in considerazione l’aspettativa implicita del protagonista (un oggetto rimane laddove è stato collocato) Gli autori decidono di rendere esplicita tale aspettativa all’interno della narrazione 24 24 24 24
25
Falsa credenza di I ordine
Perner, Leekman, Wimmer (1987): Elaborano un nuovo compito di falsa credenza allo scopo di far sperimentare al bambino direttamente le credenze erronee Compito della scatola ingannevole 25 25 25 25
26
Scatola ingannevole Il bambino, insieme ad un amico, viene condotto in una stanza con la promessa che il ricercatore mostrerà loro il contenuto di una scatola All’amico, però, viene anche detto di aspettare il suo turno fuori dalla porta All’interno della stanza viene mostrata al bambino una scatola di Smarties Si chiede al bambino che cosa pensa che ci sia nella scatola Il bambino risponde Smarties A questo punto gli si mostra che in realtà si sbaglia e che la scatola contiene una matita Entra il suo amico a cui verrà mostrata la scatola: il bambino deve dire cosa si aspetta che l’amico pensi ci sia nella scatola: “Secondo te cosa penserà (nome dell’amico) che ci sia qui dentro?” 26 26 26 26
27
“Secondo te cosa penserà (nome dell’amico) che ci sia qui dentro?”
Scatola ingannevole “Secondo te cosa penserà (nome dell’amico) che ci sia qui dentro?” 27 27 27 27
28
Falsa credenza di I ordine
solo il 50% supera a 4 anni il test di falsa credenza di I ordine (in entrambi i tipi di compito) 28 28 28 28
29
Scatola ingannevole Prerequisiti al superamento del compito di falsa credenza (I ordine): Sapersi decentrare dalla propria conoscenza Saper rappresentare la credenza (falsa) 29 29 29 29
30
Scatola ingannevole & Spostamento inatteso
30 30 30 30
31
Falsa credenza di II ordine
A 6-7 anni: Il bambino accede ad un pensiero ricorsivo più complesso: meta-rappresentazione “Io penso che tu pensi che X pensi Y” Perner, Wimmer (1985): costruiscono un compito che permette di valutare questo pensiero COMPITO DI FALSA CREDENZA DI II ORDINE 31 31 31 31
32
Compito di John e Mary Al bambino si racconta la storia di J. e M. che giocano insieme nel parco Lì vedono un carretto dei gelati Mentre M. va a casa a prendere il denaro per comprare il gelato J. vede il carretto spostarsi verso la chiesa Anche M., però, viene a conoscenza, all’insaputa di J., che il gelataio si è spostato 32 32 32 32
33
Compito di John e Mary Compito di falsa credenza di II ordine di Perner, Wimmer (1985) 33 33 33 33
34
Compito di John e Mary Compito di falsa credenza di II ordine di Perner, Wimmer (1985) 34 34 34 34
35
Compito di John e Mary A questo punto si chiede al bambino:
“Dove pensa John che Mary andrà a comprare il gelato?” Per rispondere in modo corretto il bambino deve... 35 35 35 35
36
Compito di John e Mary Per rispondere in modo corretto il bambino deve tenere in considerazione che John non sa che Mary è a conoscenza del fatto che il carrettino si è spostato (dal parco alla chiesa) Deve avere a disposizione un pensiero ricorsivo di tipo triadico e di II ordine: Ciò che pensa lui stesso (il bambino del test) Ciò che pensa John Ciò che pensa Mary 36 36 36 36
37
Compito di John e Mary Pensiero ricorsivo di tipo triadico:
Secondo le ricerche di Perner e Wimmer (1985): La prova viene superata intorno ai 6/7 anni 37 37 37 37
38
Dimensioni evolutive Falsa credenza di secondo ordine 6-7 anni
< di 2 anni: segnali precursori della teoria della mente sono presenti nella comunicazione intenzionale Perner, Wimmer (1985) Falsa credenza di secondo ordine 6-7 anni Wimmer, Perner (1983) Falsa credenza di primo ordine 4 anni Wellman (1991); Wellman, Bartsch (1994) Psicologia desiderio/credenza 3 anni Wellman, Bartsch (1994) Psicologia del desiderio (lessico) 2 anni Autori Sequenza evolutiva Età Attenzione: Le età non indicano che tutti i bambini di quella età superano le relative prove messe a punto per valutare la teoria della mente. C’è un’altissima variabilità individuale. 38 38 38 38
39
https://www.youtube.com/watch?v=41jSdOQQpv0 Video sulla FC nei bambini
False Belief Test Candle or Crayon Coin or Doll? Metacognitive Dev. Autism Sintesi 39 39 39 39
40
Esempio di test per la valutazione della ToM
40 40 40 40
41
Falsa credenza di primo e secondo ordine nella relazione con l’adulto per bambini con deficit uditivo Questa è la storia di un bambino goloso, Mario, e della sua mamma. La nonna ha portato a Mario un sacchetto di caramelle e Mario inizia a mangiarle. 41 41 41 41
42
Quando la mamma si accorge che ne ha mangiate tante, prende il sacchetto, lo mette nella credenza e dice: “Hai mangiato già troppe caramelle, adesso basta! Quelle che avanzano le metto nella credenza”. 42 42 42 42
43
Mario se ne va nella sua cameretta e la mamma sposta il sacchetto di caramelle dalla credenza al cassetto del tavolo e dice alla nonna: “È meglio toglierle dalla credenza e nasconderle nel cassetto del tavolo, così siamo sicure che non ne mangia più e non fa indigestione”. Mario torna per salutare la nonna e vede la mamma che sposta il sacchetto di caramelle. La mamma e la nonna però non vedono Mario, che torna nella sua cameretta. 43 43 43 43
44
Arriva la sorellina di Mario e gli dice: “La nonna mi ha detto che ha portato delle caramelle: dove sono?”. 44 44 44 44
45
Domanda di memoria (controllo)
Mario ha visto la mamma spostare le caramelle? Domanda di realtà (controllo) 2. Mario in che posto pensa sia il sacchetto di caramelle? Domanda di falsa credenza di I ordine La mamma pensa che Mario l’abbia vista mentre spostava le caramelle? Domanda di falsa credenza di II ordine La mamma in che posto pensa che Mario manderà la sorellina a cercare le caramelle? Domanda di giustificazione (controllo) 5. Perché la mamma pensa che Mario manderà la sorellina lì? 45 45 45 45
46
Falsa credenza di primo e secondo ordine nella relazione tra pari per bambini con deficit uditivo
Questa è la storia di una sorella e di un fratello: Laura e Gino. Laura e Gino giocano in cameretta. Tutti e due vogliono lo stesso pupazzo e quindi iniziano a bisticciare. 46 46 46 46
47
Laura esce dalla cameretta e va a fare i compiti.
Arriva la mamma e dice: “Basta litigare! È ora di fare i compiti! Datemi il pupazzo: lo metto nell’armadio e lo riprenderete dopo”. Laura esce dalla cameretta e va a fare i compiti. 47 47 47 47
48
Gino rimane in cameretta, prende il pupazzo dall’armadio e lo nasconde sotto il letto in modo che la sorella, quando torna, non lo trovi. Ma Laura, che ha finito i compiti, arriva proprio in quel momento vicino alla camera e vede che Gino nasconde il pupazzo sotto il letto. Gino non si accorge che Laura lo vede. 48 48 48 48
49
Arriva poi una cuginetta e chiede a Laura dov’è il pupazzo.
49 49 49 49
50
Laura ha visto Gino spostare il pupazzo? Domanda di realtà
Domanda di memoria Laura ha visto Gino spostare il pupazzo? Domanda di realtà 2. Laura in che posto pensa sia il pupazzo? Domanda di falsa credenza di I ordine Gino pensa che Laura l’abbia visto mentre spostava il pupazzo? Domanda di falsa credenza di II ordine Gino in che posto pensa che Laura manderà la cuginetta a cercare il pupazzo? Domanda di giustificazione 5. Perché Gino pensa che Laura manderà la cuginetta lì? 50 50 50 50
51
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte (2003) è un romanzo di Mark Haddon che è stato tradotto in oltre venti paesi, rimanendo per lungo tempo in testa alle classifiche di libri più venduti. La voce narrante è del protagonista, il quindicenne Christopher Boone affetto dalla sindrome di Asperger: una forma di autismo a causa della quale manifesta disturbi comportamentali (l'odio nell'essere toccato, la difficoltà a comprendere gli esseri umani, l'odio per il marrone e il giallo in contrapposizione al suo amore per il rosso). La sindrome gli ha donato straordinarie capacità logiche e matematiche: nel libro, sono infatti riportati dei famosi quesiti matematici. L'isolamento dalle emozioni e la sua naturale predisposizione rendono Christopher un grande appassionato della matematica. 51 51
52
Per due ragioni, fondamentalmente.
La gente mi confonde. Per due ragioni, fondamentalmente. La prima è che la gente parla molto senza usare le parole. Siobhan dice che se si solleva un sopracciglio, questo gesto può significare molte cose differenti. Può voler dire: «Voglio fare sesso con te», ma può anche essere inteso come: «Hai appena detto una cosa veramente stupida». Siobhan dice anche che se chiudi la bocca e respiri forte col naso significa che sei rilassato, oppure che ti stai annoiando, o che sei arrabbiato, e che tutto dipende da quanta aria esce dalle narici e quanto respiri velocemente e quale forma assume la bocca quando lo fai e in che modo stai seduto e che cosa hai appena finito di dire e centinaia di altri piccoli indizi troppo complicati per poter essere elaborati in pochi secondi. La seconda ragione è che la gente spesso parla usando delle metafore. Ecco alcuni esempi di metafore Ho riso a crepapelle. Avevano uno scheletro nell'armadio. Toccare il cielo con un dito. Avere un diavolo per capello. Gli è andata la luna di traverso. Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, 2003, p.21 52 52 52
53
Aveva la faccia un po' tirata, ma solo perché aveva chiuso le tende.
"Il mio non sarà un libro divertente. Non sono capace di raccontare le barzellette o fare giochi di parole perché non li capisco. Eccone uno, per esempio. Uno di quelli che racconta mio padre. Aveva la faccia un po' tirata, ma solo perché aveva chiuso le tende. So perché dovrebbe far ridere. Gliel'ho chiesto. È perché il verbo tirare in questa frase ha due significati diversi: 1) essere tesi, esausti, 2) tirare le tende, e il significato 1 si riferisce solo all'espressione del viso, il 2 soltanto alle tende. Se cerco di ri-raccontarmi questo gioco di parole mentalmente, cercando di pensare ai due diversi significati del verbo, per me è come ascoltare due differenti brani musicali allo stesso tempo; mi sento a disagio e fuori posto come quando mi arriva quel rumore indistinto di cui parlavo prima. È come se due persone diverse mi parlassero tutte insieme contemporaneamente di due argomenti diversi. Ed ecco perché in questo libro non ci saranno giochi di parole". Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, 2003. 53 53 53
54
Autismo https://www.youtube.com/watch?v=w7YK0s79oLg
54
55
capacità di interazione sociale reciproca capacità di comunicazione
a cura della Dott.ssa Catia Pepe L’Autismo è un disturbo caratterizzato da una compromissione grave e generalizzata in diverse aree dello sviluppo: capacità di interazione sociale reciproca capacità di comunicazione presenza di comportamenti, interessi, e attività stereotipate. Le compromissioni qualitative che definiscono queste condizioni sono nettamente anomale rispetto al livello di sviluppo o all'età mentale del soggetto. Di solito sono evidenti nei primi anni di vita e sono spesso associati con un certo grado di Disabilità Intellettiva
56
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
57
UN PO DI STORIA….. a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Nel 1911 E. Bleuler coniò il termine di autismo per indicare la perdita di contatto con la realtà nei soggetti con malattia mentale Kanner (1943) pubblica in «Autistic disturbances of affective contact» le caratteristiche del disturbo: l’isolamento autistico e l’insistenza ossessiva per la ripetitività
58
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Asperger (1944) parla di «psicopatia autistica» con anomalie nella comunicazione, nell’adattamento sociale, stereotipie e possibili capacità intellettive eccellenti in aree ristrette 1955 Kanner sposta l’attenzione sulle caratteristiche comportamentali dei genitori di questi bambini ipotizzando che la loro presunta freddezza contribuisse a determinare l’autismo, Battelheim sostiene tale ipotesi 1968 Rimland si oppone alla teoria psicodinamica sostenendo la causa organica dell’autismo
59
DSM V a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Negli anni 70’ Rutter specificò i sintomi dell’autismo infantile (rapporti sociali, ritardo nello sviluppo del linguaggio comportamenti compulsivi e ritardo mentale in quasi tutti i bambini 3/4) DSM III DSM IV DSM V
60
Isolamento Isolamento Assenza di attenzione condivisa
a cura della Dott.ssa Catia Pepe INTERAZIONE SOCIALE Isolamento Assenza di attenzione condivisa Evitamento o rifiuto di sguardo Assenza di imitazione e motivazione all’interazione sociale Difficoltà di riconoscimento e comprensione degli stati mentali propri e altrui Mancanza di ricerca spontanea nella condivisione di gioie ed emozioni (es. richiamare l’attenzione su oggetti di proprio interesse) Isolamento Assenza di attenzione condivisa Difficoltà di riconoscimento e comprensione degli stati mentali propri e altrui Mancanza di ricerca spontanea nella condivisione di gioie ed emozioni (es. richiamare l Evitamento Assenza di imitazione e motivazione all’ interazione sociale
61
COMUNICAZIONE Linguaggio non adeguato all’età (Ritardo delle tappe)
a cura della Dott.ssa Catia Pepe COMUNICAZIONE Linguaggio non adeguato all’età (Ritardo delle tappe) Non vi è tentativo di mimica Ecolalia immediata o differita Prosodia monotona Non vi è il gioco del far finta Mutismo Mancanza di risposte alle richieste altrui Difficoltà a condurre e iniziare una normale conversazione Anormalità nella comunicazione gestuale e mimica-stereotipie motorie Frequente inversione pronominale (parla di sé usando “tu”; e della persona alla quale si riferisce usando “io”) Non capisce l’ironia e lo scherzo
62
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
MODALITÀ DI COMPORTAMENTO, INTERESSI E ATTIVITÀ RISTRETTI, RIPETITIVI E STEREOTIPATI Reazioni di angoscia o collera in occasione di cambiamenti di ambiente, di imprevisti Reazioni di frustrazioni a tentativi dell’adulto di entrare in contatto Scelta di oggetti insoliti (sassi, fili etc.) Manierismi motori (torsioni delle dita, movimenti a trottola) Indifferenza ai richiami Ipo o iperattività motoria Interesse per stimoli sonori (es. aspirapolvere, acqua, ruote etc.) Comportamenti auto ed eteroaggressivi Profilo eterogeneo delle performance Buona capacità mnesica Alterazione del comportamento alimentare Disturbi del sonno (per esempio risvegli notturni)
63
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Sviluppo cognitivo I bambini con autismo presentano un deficit cognitivo di grado variabile 30-40% presenta un ritardo di tipo lieve 40-50% un ritardo di tipo grave o profondo 10-15% presenta un livello intellettivo nella norma
64
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Quali cause? Attualmente non è possibile individuare una specifica eziologia del disturbo dello spettro autistico (DA). Le cause possono essere determinate da una varietà di fattori genetici, organici e cognitivi che conducono ad una via finale caratterizzata da un’anomalia nello sviluppo e da un’alterazione dell’architettura cognitiva. Le cause possono essere rintracciate alla luce delle conoscenze attuali e dei modelli teorici che emergono dalla ricerca.
65
LE TEORIE SULL’AUTISMO
a cura della Dott.ssa Catia Pepe LE TEORIE SULL’AUTISMO LA TEORIA DELLA MENTE (Baron-Cohen, Leslie e Frith, Baron-Cohen 1989, 1991, 1994 – Frith e Happè, 1994 – Camaioni, 1995) LA TEORIA DELLA DEBOLE COERENZA CENTRALE (Frith, 1989, Happè 1994, Frith, Happè, 1996) LA TEORIA DELLE FUNZIONI ESECUTIVE (Ozonoff, Pennington e Ozonoff, 1996 – Russel 1997) NEURONI MIRROR
66
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Il deficit delle funzioni esecutive (Harris 1993, Ozonoff 1995, Pennington, 1994) Funzioni Esecutive sono un insieme di operazioni cognitive che permettono all’individuo di adattare il suo comportamento alle esigenze e alle modificazioni improvvise dell’ambiente; esse entrano in gioco in situazioni nuove per il soggetto, che necessitano la risoluzione di un problema; Le funzioni esecutive sono responsabili del controllo e della pianificazione del comportamento teso ad uno scopo tenendo presente il contesto. Rientrano le capacità di inibire una risposta o di posticiparla, l’abilità di pianificare una sequenza di azioni, rappresentarsi un compito, selezionare le informazioni rilevanti da tenere in memoria, la flessibilità con la quale l’azione viene guidata.
67
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
La teoria dei neuroni specchio (mirror neuron Rizzolati, Craighero, 2004) Queste cellule, hanno una duplice proprietà: si attivano sia quando la persona compie un'azione (ad esempio prende un oggetto) e sia quando vede un altro individuo fare la stessa azione. Un'azione fatta da un altro fa "risuonare" - nell'interno di chi osserva l'azione - i neuroni che si attiverebbero se lui stesso facesse quell'azione. Nell'uomo il sistema "mirror" comprende molteplici aree cerebrali, incluse quelle del linguaggio, e interviene, oltre che nella comprensione delle azioni, anche nella capacità di imitare.
68
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
I neuroni specchio Sono presenti in diverse zone corticali sono alla base di: capacità imitative intersoggettività comprensione delle azioni e delle intenzioni degli altri riconoscimento delle emozioni ed empatia
69
LA STORIA DI M. ANAMNESI a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Michele è un ragazzo di 13 anni, frequenta il secondo anno della scuola secondaria di primo grado ed è figlio unico. La madre riferisce che la gravidanza ha avuto un decorso regolare. Il parto è avvenuto a termine per via naturale. Alla nascita il peso era di grammi e il punteggio di Apgar 1’= 8; 5’ = 9. Il decorso del periodo neonatale è stato regolare. Il comportamento nel primo anno di vita viene riferito come adeguato. M. viene descritto come un bambino buono che non piange mai e che non richiede molte attenzioni. L’alimentazione è avvenuta con allattamento misto fino all’ottavo mese, lo svezzamento avvenuto a sei mesi, viene riferito non problematico. Il controllo sfinterico è stato acquisito all’età di 5 anni, riferiti occasionali episodi di enuresi notturna e diurna. Il ciclo sonno/veglia è caratterizzato da frequenti risvegli con pianto nei primi mesi di vita; attualmente presenta risvegli notturni con durata di 4/5 ore per notte. Ha effettuato tutte le vaccinazioni previste per legge. Presenta allergie non accertate. Malattie dell’infanzia: otiti ricorrenti, varicella, morbillo, sesta malattia.
70
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Lo sviluppo motorio: riferiti in epoca precoce il controllo del capo e del tronco, il gattonamento a circa 12 mesi; la deambulazione autonoma a 16 mesi, riferita tendenza alla deambulazione sulle punte. Attualmente e fin dai due anni presenti stereotipie motorie. In particolare vengono riferiti movimenti ripetitivi delle dita e delle mani. Lo sviluppo sociale: sorriso sociale assente, riferita particolare predilezione per il contatto fisico e una scarsa partecipazione emotiva. Viene inoltre riferito che a circa due anni di vita M. ha avuto una forte regressione. Improvvisamente ha iniziato a mostrare disinteresse per i nonni che tanto amava e la loro presenza gli era indifferente. Tale disinteresse ha iniziato a manifestarsi anche nei confronti dei genitori. Storia scolastica: L’ingresso alla scuola dell’infanzia è avvenuto a 3 anni con una scarsa interazione con i coetanei. Ha iniziato la scuola primaria a sette anni. I genitori riferiscono che gli insegnanti non hanno saputo gestire i suoi comportamenti e spesso chiamavano i genitori per andarlo a riprendere. La storia scolastica di M. viene descritta in maniera negativa sia dal punto di vista relazionale che comportamentale. Attualmente M. ha grosse difficoltà a partecipare alle attività di gruppo a causa dei suoi comportamenti e delle sue grosse difficoltà comunicative.
71
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Lo sviluppo linguistico è stato caratterizzato da lallazione all’età di sette mesi, prime parole a dodici mesi. Riferito, dai genitori, fenomeno regressivo del linguaggio a diciotto mesi. Difficoltà a usare modalità di comunicazione non verbali come lo sguardo, l’espressione mimica e i gesti che regolano l’interazione. Attualmente il linguaggio verbale è assente. Per M. l’unica forma di vocalizzazione presente sono le urla e le ecolalie di vocali. Spesso ride senza un apparente motivo e quando lo fa questo è accompagnato anche da urla e vocalizzi ecolalici. La modalità comunicativa prevalente è quella di usare l’adulto per fare richieste. (es. muove il braccio della madre per afferrare un oggetto a lui gradito). Interessi: per la musica, per i giochi che presentano fili o elementi allungati, bastoni, foglie. Ha delle buone abilità motorie e predilige giochi motori. A casa predilige gli utensili della cucina ed ha una forte componente di distruzione per gli oggetti. A scuola ama uscire dalla classe e spesso quando non riesce attiva comportamenti aggressivi nei confronti degli altri quali tirare i capelli, graffiare, spingere con forza. Tali comportamenti non sono mai presenti nei confronti dei suoi compagni ma si attivano solo nei confronti degli adulti.
72
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Attività svolte: attualmente M. svolge musicoterapia una volta a settimana e due volte a settimana va a cavallo con il padre. Sta iniziando atletica in alternativa al nuoto poiché ultimamente mostrava una scarsa motivazione. Attualmente non svolge terapie occupazionali. Ha seguito diversi percorsi terapeutici che si sono conclusi al termine della quinta elementare. Ha tre educatori domiciliari con i quali solitamente esce e va al parco. Attualmente non è possibile portare M. in luoghi diversi dal parco poiché più volte è capitato che lui aggredisse qualcuno. Michele è molto attratto dagli occhiali e se vede qualcuno che li indossa tende ad afferrarli con forza e spesso li distrugge creando reazioni di paura e panico in coloro che non sapendo le sue reali difficoltà si spaventano di fronte a tali comportamenti. Per tale ragione i genitori di M. preferiscono fargli frequentare contesti non troppo affollati e se da un lato M. non attiva tali comportamenti, dall’altro si corre il rischio di isolarlo sempre di più. L’unico contesto sociale che M. frequenta è quello scolastico.
73
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Autonomie: assenza di autonomie personali quali vestirsi, lavarsi. Presenza di autonomie quali mangiare, usare i servizi igienici. Comportamento: vengono riferite reazioni di collera e aggressività sia nei confronti degli altri che nei confronti di sé stesso. Tali reazioni si accentuano in condizioni di frustrazione. Ha una forte componente iperattiva pertanto è difficile rimanere in classe per molto tempo oppure svolgere attività a tavolino. Necessità di muoversi continuamente. Esami clinici: Ha effettuato alcuni esami diagnostici; EEG con esito negativo; esame audiometrico ed esame del fundus oculi entrambi negativi.
74
a cura della Dott.ssa Catia Pepe
Diagnosi A due anni a Michele è stata fatta una diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico (DA DSM-5) con un livello di assistenza molto sostanziale.
75
Esercizio A partire dalla scheda amnestica che trovi sul sito prova ad elaborare una serie di domande che potresti porre ai genitori di M. per descrivere la sua situazione. In pratica devi partire dal report per ricavare le domande e aggiornare la scheda anamestica
76
76 psicologia dello sviluppo I temi trattati in questo argomento possono essere approfonditi sul manuale di Psicologia dello sviluppo di Santrock al Capitolo 6. Negli Approfondimenti troverai utili suggerimenti per studiare gli argomenti trattati attraverso video di approfondimento BUON LAVORO! 76 76 76 76 76
Presentazioni simili
© 2024 SlidePlayer.it Inc.
All rights reserved.