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PubblicatoAda Meli Modificato 6 anni fa
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A partire da Dionne brand e dal libro a cura di lara carbonara
Erranze senza ritorni A partire da Dionne brand e dal libro a cura di lara carbonara
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Dionne Brand Poeta, scrittrice e docente, nata nel 1953 nell’isola di Trinidad e Tobago, residente attualmente a Toronto, Canada, dove insegna Inglese presso l’Università di Guelph.
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A Map To the Door of No return
Mappa verso la porta del non ritorno
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Su diaspore, mari e migrazioni
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Acqua Acqua e mare come metafora
L’Oceano Atlantico attraversato dalle navi che nei secoli del colonialismo (dal XVI al XIX) portavano gli schiavi dall’Africa nelle Americhe L’acqua come metafora dei Caraibi, dove Dionne Brand è nata e vissuta da bambina e da ragazza Ai Caraibi gli schiavi arrivavano prima di essere smistati nel continente americano Mare come frontiera liquida che non separa, ma unisce le terre
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Il Middle Passage Il passaggio degli schiavi attraverso l'Atlantico, dalla costa occidentale dell'Africa al Nuovo Mondo, è noto nel mondo anglosassone come Middle passage (letteralmente: tratto o passaggio intermedio). Era infatti il tratto intermedio del viaggio che le navi compivano dopo essere partite dall'Europa con prodotti commerciali (stoffe, liquori, perline, conchiglie particolari, manufatti di metallo, armi da fuoco) che servivano come merce di scambio per l'acquisto degli schiavi da traghettare nelle Americhe, da dove le navi ripartivano cariche di materie prime, completando così quello che è chiamato il "commercio triangolare". Il viaggio degli schiavi iniziava nell'interno dell'Africa dove gli intermediari negrieri catturavano o acquistavano gli indigeni da semplici rapitori o monarchi africani (che li avevano ridotti in schiavitù per punizione o nel corso di guerre locali). Sulla costa venivano imprigionati in fortezze o in capanne dette "barracoons" dove sostavano in attesa delle navi per la traversata per molti giorni o settimane. Lì poi trafficanti provenienti dalle Americhe, dai Caraibi o dall''Europa, caricavano la "merce umana" sulle navi. Si stima che il 15% degli africani morivano in mare. Il numero dei decessi aumentava con la lunghezza del viaggio, dal momento che l'incidenza della dissenteria e dello scorbuto aumentava con le maggiori restrizioni in navigazione, con la quantità di cibo e acqua che diminuivano giorno dopo giorno. Oltre alle malattie fisiche, molti schiavi diventavano troppo depressi per mangiare o mantenere un'efficienza fisica e mentale a causa della perdita della libertà, della famiglia, della sicurezza e della loro umanità. Il suicidio era un evento frequente attuato spesso rifiutando il cibo o le medicine o gettandosi in mare o in altri modi. La frequenza dei suicidi era tale che gli schiavisti usavano vari strumenti e metodi per costringere a far nutrire il loro carico umano che veniva tenuto incatenato per quasi tutto il tempo
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Diaspora «Dispersione in varie parti del mondo di un popolo costretto ad abbandonare la sua sede di origine» (Enc. Treccani). L’atlantico nero (Black Atlantic), così definito dallo studioso inglese Paul Gilroy. "Black" sta per gruppi di origine diversa, asiatici, africani, afrocaraibici, accomunati da una storia di immigrazioni, esclusioni, razzismi. "Atlantic" sta per l'area di riferimento in cui si è formata l'identità black, è il grande spazio in cui il popolo nero è circolato a partire dalla grande rottura storica iniziata con la tratta degli schiavi. Non si tratta di andare alla ricerca di una qualche supposta essenzialità etnica, ma di rintracciare i diversi percorsi di questa grande diaspora e delle lotte per i diritti che ne sono seguite.
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Geografia, biografia e grafia
La letteratura come atto di intervento culturale Lo sradicamento dei corpi Tutte le origini sono arbitrarie L’identità è ibridazione, creolizzazione
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