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Paolucci, Signorini La storia in tasca
Dall’inizio del Novecento a oggi Volume 5 1. Il logoramento degli antichi imperi 2. La grande guerra 3. Dopoguerra senza pace Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013
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Capitolo 3 Dopoguerra senza pace
Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Il dopoguerra in Europa: problemi sociali e politici
Le conseguenze della guerra: inflazione, disoccupazione, carovita. La Conferenza di Parigi e la riconfigurazione dei confini europei secondo il principio dell’«autodeterminazione dei popoli». Viene istituita la Società delle Nazioni, mentre alla Germania, sconfitta, vengono imposte durissime condizioni. - Nel gennaio 1919 si aprì a Parigi la conferenza per la pace, alla quale parteciparono soltanto gli stati vincitori (Trattato di Versailles, giugno 1919). - I lavori della conferenza furono dominati dal presidente americano Wilson e dai capi di governo inglese, Lloyd George, e francese, Clemenceau. I rappresentanti dei diversi paesi vincitori avevano obiettivi decisamente contrastanti. La Francia e l’Inghilterra volevano imporre ai vinti una punizione esemplare e ricavare dalla pace il maggior vantaggio territoriale, militare ed economico possibile. - Il presidente americano Wilson, invece, voleva evitare guerre future. Perciò propose di tracciare i confini degli stati in modo che comprendessero al loro interno solo popoli della stessa nazionalità. In caso di contrasto, sarebbero state le singole popolazioni a dover decidere, in totale autonomia, la loro appartenenza (questo principio è noto come «autodeterminazione dei popoli»). - Con il trattato di Versailles la Germania dovette cedere alla Francia l’Alsazia e la Lorena. La Polonia divenne uno Stato indipendente. Danzica, tolta ai Tedeschi, fu dichiarata «città libera» e un corridoio di territorio polacco separò la Prussia orientale dal resto della Germania. Le colonie tedesche furono divise fra Inghilterra, Francia e Giappone. Il governo tedesco dovette anche impegnarsi a risarcire i danni provocati dal conflitto e a ridurre al minimo le forze armate. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Viene smembrato l’Impero austro-ungarico
Condizioni dure furono imposte sia all’Austria (Trattato di Saint-Germain,1919) sia all’Ungheria (Trattato del Trianon,1920). - Negli antichi territori dell’Impero asburgico si formarono tre stati nuovi: l’Austria, la Cecoslovacchia e l’Ungheria. La Slovenia, la Croazia e la Bosnia-Erzegovina andarono a ingrandire la Serbia, e con questa costituirono il regno di Iugoslavia, al quale furono annessi gran parte della Macedonia e il principato del Montenegro. Il Trentino, il Tirolo meridionale (o Alto Adige), Trieste e l’Istria passarono all’Italia; la Transilvania alla Romania. - La nuova Polonia fu costituita con terre già austriache, tedesche e russe; i paesi baltici, sottratti alla Russia, formarono le repubbliche di Estonia, Lettonia e Lituania. Anche la Finlandia divenne una repubblica indipendente. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Dall’Impero ottomano nasce la Repubblica turca, laica e democratica
Il generale Atatürk proclama la Repubblica turca. La capitale viene spostata ad Ankara. Con la separazione dalla Grecia, il presidente Atatürk ordina il rimpatrio dei turchi di Grecia e l’esodo dei greci di Turchia in Grecia. Inizia quella viene chiamata la «questione curda» ossia la repressione da parte della Turchia (e dell’Iraq) delle rivendicazioni indipendentiste del popolo curdo. Cartina p. 63 - Con i trattati di pace che conclusero la Grande guerra anche l’Impero ottomano fu smembrato. - La sovranità del sultano fu limitata alla sola città di Istanbul e ad una parte della penisola anatolica, dove gli alleati vincitori (Francesi, Inglesi, Greci e Italiani) stabilirono guarnigioni militari. - I nazionalisti turchi si rifiutarono di subire queste umilianti imposizioni e si ribellarono. Alla loro guida si pose un valente capo militare, Mustafà Kemal Pascià, chiamato poi Atatürk, cioè «padre turco». La rivolta portò, nel 1923, all’abolizione del sultanato e alla proclamazione della Repubblica turca. La comunità internazionale riconobbe, con un trattato, il nuovo Stato, i cui confini erano quelli dell’odierna Turchia. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Le riforme della nuova Turchia
Le riforme sociali e culturali: - Il turco diviene lingua nazionale. - Leggi, istituzioni, tribunali e scuole divengono laici. - Abolito l’uso del fez (copricapo maschile) e del turbante nei luoghi pubblici e le donne non sono più obbligate a velarsi. - La religione diviene un fatto privato. - Abolita la poligamia, gli harem e il ripudio arbitrario delle mogli. - Misure atte a parificare giuridicamene e politicamente le donne agli uomini. - Le scuole vengono aperte alle studentesse. - Le donne possono accedere ad ogni professione e alle cariche pubbliche, anche quelle elettive. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Medio Oriente e Palestina: le origini del contrasto fra arabi ed ebrei
Ad oriente, nelle regioni appartenute al dissolto Impero ottomano si formarono gli stati della Siria e del Libano, non pienamente indipendenti, ma affidati, col titolo di «mandati» all’amministrazione francese, e quelli di Palestina, Transgiordania e Iraq, che divennero mandati dell’Inghilterra. Cartina p. 66 - Nei nuovi Stati si formarono presto dei partiti nazionalisti arabi che aspiravano a liberarsi dal dominio straniero e a modernizzare la società, creando stati laici sull’esempio della nuova Turchia. La maggioranza dei musulmani però non accettava l’idea di uno Stato laico e continuava a pensare che la legge islamica (la shari’ah) doveva restare il fondamento della società e dello Stato. Per difendere queste idee anche con le armi nacquero i primi gruppi militanti islamici, fra i quali il più importante fu quello dei Fratelli Musulmani, costituitosi in Egitto intorno agli anni Trenta. - In Palestina, invece, le aspirazioni dei nazionalisti arabi si scontrarono con quelle, contrastanti, dei sempre più numerosi immigrati ebrei, che si insediarono nella speranza di creare in quel territorio un nuovo Stato ebraico dopo l’antico regno d’Israele. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Benessere e crisi negli Stati Uniti
I primi anni del dopoguerra ( ) furono per gli Stati Uniti un periodo di prosperità sociale e culturale. Ma la crisi del 1929 muta profondamente lo scenario. - Durante il conflitto, le esportazioni americane erano aumentate. Anche il mercato interno era in forte ripresa per la crescente domanda di beni di consumo da parte della popolazione. Il nuovo presidente repubblicano Harding opta però per la drastica riduzione (tramite selezione etnica) dell’immigrazione ( ) e per la proibizione degli alcolici («proibizionismo»). - Grande è la prosperità dell’industria culturale e dell’intrattenimento con il fiorire della musica, del cinema, del teatro. - Ma alla fine degli anni Venti tutto cambia: crolla l’agricoltura e le industrie subiscono una forte crisi di sovrapproduzione. - Di conseguenza si abbassarono i prezzi e calò il valore dei prodotti industriali. Fu una caduta di grandi proporzioni, che portò al fallimento un gran numero di imprese e di banche e impaurì tutti coloro che avevano investito i loro risparmi in Borsa comperando azioni. Essi cercarono affannosamente di vendere le azioni che possedevano. E la borsa di Wall Street a New York crollò rovinosamente (24 ottobre 1929). Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Inizia un nuovo corso: il New Deal
Il piano di ripresa economica (il New deal, «nuovo corso») fu realizzato e in pochi anni risollevò l’economia degli Stati Uniti. Diminuì a poco a poco anche la grande povertà. - Il disastro del 1929 era dipeso anche dal fatto che le forze economiche erano state lasciate agire senza regole e la speculazione privata aveva potuto scatenarsi liberamente. Migliaia di imprese commerciali e finanziarie avevano fatto fortuna violando senza scrupoli le leggi. Di questo era convinto il democratico Franklin Delano Roosevelt, che fu eletto presidente nel 1932. - Il nuovo presidente, anche per consiglio di valenti economisti, puntò sull’intervento dello Stato nell’economia. Compiti dello stato furono: porre degli obiettivi allo sviluppo economico; controllare che le leggi fossero rispettate; proteggere le classi sociali più deboli. Paolucci, Signorini, La storia in tasca. Dall’inizio del Novecento a oggi © Zanichelli editore 2013
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Paolucci, Signorini La storia in tasca
Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dalla metà del Seicento all’inizio del Novecento © Zanichelli editore 2013
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