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L’Italia tricolore. La politica contro il territorio
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Il partito presidenziale
Nel primo decennio del 2000 l’Italia presenta un profilo politico coerente e al tempo stesso distinto rispetto al passato: caratterizzato dagli stessi attori politici della seconda Repubblica In forme nuove e diverse rispetto alla fase precedente Nascita dei due nuovi grandi partiti per “aggregazione” (PD e PDL). Partiti che perseguono una strategia “nazionale”
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L’Italia tricolore Identità dei nuovi partiti “nazionale”; evitano il richiamo a identità e appartenenze specifiche e localizzate. Il Tricolore è presente nel marchio di entrambi i partiti Il Pd appare una sorta di riassunto della biografia politico-territoriale della Repubblica Pd e Pdl tendono a specificarsi sulla leadership, non sul piano dell’identità. Partiti “presidenzializzati”
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“Presidenzializzazione” istituzionale
La riforma delle leggi elettorali La competizione elettorale come scelta fra due maggioranze collegate ad un candidato L’insoddisfazione dei cittadini verso la rappresentanza politica e, quindi, verso i partiti (allargamento del solco fra società civile e “classe politica”)
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La politica contro il territorio
Nei partiti maggiori, soprattutto Pd, polemica diffusa degli iscritti contro i gruppi dirigenti La legge del 2005 abolisce il sistema maggioritario e, quindi, il collegio. Viene introdotta la “lista bloccata”. Il ruolo dei media nella politica: i partiti vengono percepiti distanti dalla società e dal territorio
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Fenomeni di ritorno al territorio
Nel centrosinistra, il nuovo soggetto politico costruisce la propria identità e legittimazione attraverso le “primarie” Il riferimento all’antipolitica ha l’effetto di rafforzare la visibilità del territorio. Una rivolta che oppone la periferia al centro.
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L’Ulivo: fra coalizione e partito
Il partito unico del centrosinistra diventa visibile alle elezioni europee del 2004 (Ds e La Margherita si presentano come L’Ulivo) Ma la genesi del partito unico è lunga e complessa e parte all’indomani della sconfitta elettorale del 1994 ed è condizionata da un duplice problema: a) affrontare la novità imposta da Berlusconi e fa FI; b) facendo riferimento a partiti divisi e, in parte, radicati Ricorso ad una figura “esterna”: non un “padrone” di casa, ma un “amministratore di condominio”. Questo leader del centrosinistra non dispone di una fonte di legittimazione originaria: non ha un partito, né un’impresa e non controlla la comunicazione, anzi ne diffida. Un partito fondato sulle “primarie”, come metodo di selezione e legittimazione dei candidati alle elezioni, ma anche alla leadership.
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La faticosa costruzione dell’Ulivo
Fra il 1996 e il 1998 prevale la spinta all’unità, trainata dall’esperienza di governo di Romano Prodi, “leader senza partito”, con due emergenze da affrontare: risanamento dei conti e la sfida secessionista della Lega “compiuta la missione”, si conclude anche l’esperienza del governo Prodi Il centrosinistra affronta le elezioni del 2001 in grave difficoltà Durante gli anni del secondo governo Berlusconi ( ) i due modelli di partito – Partito dell’Ulivo e Ulivo dei Partiti – si alternano e, talora, si sovrappongono Prodi “impone” le primarie per rafforzare la propria candidatura, e, soprattutto, la costruzione del Partito dell’Ulivo
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Le elezioni del 2006 e l’affermazione (presunta) della strategia mediatica
La “quasi sconfitta” di Prodi e la “quasi vittoria” di Berlusconi L’esito delle elezioni del 2006 viene spiegato alla luce del paradigma ispirato alla “democrazia del pubblico” La conferma dell’importanza determinante del marketing politico e del mezzo televisivo
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Il territorio, nonostante tutto
La personalizzazione, la comunicazione, la televisione contano più del radicamento organizzativo e della presenza sul territorio I partiti registrano oscillazioni molto superiori rispetto a quanto si osservava nella prima Repubblica. Ma la continuità del loro impianto territoriale si conferma molto elevata
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La legge elettorale del 2005
La prima conseguenza di questa legge è di rimuovere ogni conflitto di identità e di appartenenza partitica. Ciascun elettore può votare il partito più vicino o meno lontano I candidati sono quasi invisibili agli occhi degli elettori. Ma votare per il proprio partito invece che per un candidato unico di coalizione evita sgradevoli problemi di coscienza La nuova legge ridimensiona il rapporto fra politica e territorio. L’abolizione delle preferenze, insieme all’ampiezza delle circoscrizioni, assegna alle segreterie nazionali dei partiti un potere decisivo nel pre-determinare gli eletti Gli effetti imprevisti della legge nelle elezioni del 2006
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Dall’Ulivo al Partito democratico. Da Prodi a Veltroni
A fine aprile 2007 Ds e la Margherita si sciolgono per confluire nel Pd Le “primarie” per eleggere il segretario e degli organi dirigenti del Pd Le conseguenze della nascita del Pd: Prodi, l’unico leader che ha reso possibile la coabitazione fra partiti e soggetti politici distanti, diventa leader di un partito che non c’è più La nascita del Pd ha effetti centrifughi immediati nella coalizione di governo
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Dal partito personale al partito del presidente: il Pdl
Se il Pd è una risposta a Forza Italia, il Pdl, parallelamente, è una risposta al Pd. Una reazione di Berlusconi alle novità introdotte dai suoi avversari per: Non farsi sottrarre il marchio del “nuovo” Confermarsi il primo partito Frenare la “guerra di secessione” (contenere le ambizioni di Fini e Casini)
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