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PubblicatoAndrea Amato Modificato 5 anni fa
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Robert Dahl ha cercato di confutare le teorie elitiste domandandosi se in tutti i casi esaminati un’élite definita fosse responsabile dei risultati del processo decisionale. Per sostenere che un’élite esiste e domina il processo decisionale devono verificarsi tre condizioni: L’ipotetica élite deve essere un gruppo ben definito Devono verificarsi un buon numero di casi che implicano decisioni politiche in cui le preferenze dell’ipotetica élite di governo sono contrarie a quelle che qualsiasi altro gruppo potenzialmente esistente potrebbe suggerire In questi casi le preferenze delle élite prevalgono regolarmente
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Nel suo Chi detiene il potere (1961), Dahl ha esaminato questioni specifiche in ambiti politici diversi: il riassetto urbano, l’istruzione pubblica e il processo di definizione delle cariche partitiche a livello locale. Da questo studio sarebbe emerso che le decisioni su queste tre aree erano determinate da gruppi diversi e reciprocamente chiusi: non esisterebbe una singola élite, ma una pluralità di interessi Dahl descrive un sistema di élites in competizione reciproca, la poliarchia, ossia un governo di molti in cui lo Stato e le sue strutture politiche mettono a disposizione un’arena in cui gli interessi organizzati possono entrare in contrattazione e competere sulle proposte politiche: la società risulta composta da interessi minoritari, di forza disuguale, in perenne competizione
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