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PubblicatoCecilia Adamo Modificato 5 anni fa
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LA MAFIA Si parla sempre di cosca mafiosa per indicare una famiglia mafiosa, una banda di mafiosi che controlla un certo territorio. Ma da dove viene la parola “cosca” e perché viene usata? Le “cosche”, le foglie del carciofo, formano varie cerchie, le cerchie più esterne proteggono dalla vista quelle più interne, in modo da mantenere la segretezza, e Cosa Nostra è appunto una società segreta.
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COME SI SUDDIVIDE ? L’osservatore esterno vede solo le foglie (cosche) esterne, cioè i delinquenti di strada, che vanno a riscuotere il pizzo ed eseguono a loro volta i lavori di bassa macelleria e passano la maggior parte della loro vita in galera o fuggendo dai killer rivali. Questo è quello che normalmente appare nella cronaca dei giornali e che non spiega la vera natura dell’organizzazione. Il carciofo è strutturato come la Mafia: più le foglie sono interne più il gruppo di mafiosi è importante. Nel ‘’cuore’’ del carciofo si trova il mafioso più importante, il ‘’capo-mafioso’’, ha amici ovunque da cui otteneva favoreggiamenti.
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GIOVANNI FALCONE Giovanni Falcone, all'anagrafe Giovanni Salvatore Augusto Falcone (Palermo, 18 maggio 1939 – Capaci, 23 maggio 1992), è stato un magistrato italiano. Fu assassinato nella strage di Capaci per opera di Cosa nostra, insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.Il luogo dove è stato premuto il telecomando. Assieme al collega e amico Paolo Borsellino è considerato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale.
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PAOLO BORSELLINO Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – 19 luglio 1992) è stato un magistrato italiano. Assassinato da Cosa nostra assieme a cinque agenti della sua scorta nella strage di via D'Amelio, è considerato uno dei personaggi più importanti e prestigiosi nella lotta contro la mafia in Italia, insieme al collega e amico Giovanni Falcone.
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L’ OMERTA’ Nel libro “mi chiamo Giovanni si racconta di un padre che ha deciso di non pagare più il pizzo, e la mafia gli ha portato via il figlio e, come prova della sua crudeltà, l’hanno gettato nell’acido: di questo piccolo bambino Giuseppe non si è saputo più nulla. Anche le persone che avevano assistito al fatto sono state zitte (omertà), per paura di subire la stessa fine: questo silenzio è Mafia! Un altro episodio è: un giorno un bulletto di scuola, Simone, ha iniziato a chiedere soldi ad un altro ragazzino che, non riusciva ‘’a difendersi’’. Un giorno un bambino ha visto Simone fare il bullo e voleva andare a dirlo alla maestra, ma Simone lo ha spinto giù dalle scale, rompendogli un braccio; di nuovo i testimoni sono stati zitti… questa è la prova che la mafia contagia anche i giovani nelle scuole.
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