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Marco Simoncini Dove e come stampare
Corso di Videoscrittura Musicale ed Editoria Musicale Informatica Materiale rilasciato sotto licenza Creative Commons – Attribuzione/Non Commerciale/Condividi allo stesso modo Si autorizza, in deroga al secondo punto, l’utilizzo per l’insegnamento
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Ieri e oggi Da quando si è iniziato a stampare la musica ai giorni nostri, la stampa musicale è passata da estremamente laboriosa a… Mediamente laboriosa. Anche con i moderni mezzi tecnici (computer) la fase della scrittura musicale richiede pazienza, grande attenzione e, persino, senso artistico. Il procedimento di composizione è però ora alla portata di tutti, mentre in passato era riservato a professionisti specializzati. Quello che è sicuramente molto più semplice è il passaggio dal prototipo (il file informatico) alla tiratura di copie multiple. Per le piccole tirature si può operare anche «in casa» e le medie e grandi tirature sono diventate senz’altro infinitamente meno costose.
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Ieri e oggi I fenomeni descritti fanno sì che molte più persone si avventurino nella composizione, trascrizione, orchestrazione, ecc. La possibilità di distribuire copie immateriali su Internet ha inoltre ampliato la diffusione di musica gratis e dato un fiero colpo agli editori che detenevano un vero e proprio monopolio. La diffusione in Internet porta però sempre con sé il problema dell’authoring, ovvero dell’affidabilità dell’autore. Bisogna pertanto prestare attenzione al materiale che si rinviene in rete e che potrebbe contenere errori, rappresentare trascrizioni non immaginate dall’autore originale, infrangere il diritto d’autore di eredi o editori, ecc.
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Come si stampa Macchinari per la stampa Supporti su cui stampare
Stampa su file e linguaggi di descrizione della pagina
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Macchinari per la stampa
Macchine per la stampa a grande tiratura Offset (rotocalco) Stampanti personali e per piccole/medie tirature A getto d’inchiostro Laser
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Tipografia e macchine offset
Macchine Offset (rotocalco) Si accenna a questa possibilità solo perché può effettivamente capitare di volere una tiratura intorno alle 1000 – 2000 copie e, a quel punto, conviene rivolgersi a una tipografia. Se la tipografia è abbastanza grande da avere una macchina offset, probabilmente cercherà di farla lavorare il più possibile. Si generano così le code di stampa, che non sono altro che l’ordine in cui i lavori dei vari clienti vanno in stampa.
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Tipografia e macchine offset
Macchine Offset (rotocalco) Per questo tipo di riproduzione, è molto importante la tempistica. Con la tipografia si prende un appuntamento, e se quel giorno e a quell’ora il materiale da stampare non è pronto, si esce dalla coda, il tipografo passa al cliente successivo e può capitare tranquillamente di dovere aspettare un mese per rientrare in coda. Alla tipografia bisogna consegnare le pellicole, a meno che il tipografo non accetti file informatici. Le pellicole sono fogli di acetato speciale su cui viene stampata, nel nostro caso, la musica.
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Tipografia e macchine offset
Macchine Offset (rotocalco) Dalle pellicole, il tipografo ricava gli impianti, ovvero lastre metalliche su cui sono impresse le cose da stampare. Le zone stampate delle lastre, una volta in macchina, raccoglieranno l’inchiostro e lo trasferiranno sulla carta. Se si lavora solo in bianco e nero, ok. La carta passa nella macchina una sola volta. Se si desidera lavorare a colori, ogni passata costa. Con quattro appositi colori si può ottenere la quadricromia, che è quella stampa che si usa per le riviste a colori.
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Tipografia e macchine offset
Macchine Offset (rotocalco) La stampa di questo genere, però, richiede costi ovviamente quadrupli per le «passate» in macchina, e costi maggiori per la carta, che viene patinata al piombo per «reggere» la quadricromia. La carta patinata spiega anche come mai gli zaini degli scolari oggi sembrino macigni da trasportare: colpa di tutte quelle belle fotografie a colori.
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Tipografia e macchine offset
Macchine Offset (rotocalco) NOTA: le pellicole e gli impianti sono di proprietà del committente e si possono chiedere indietro (i tipografi non gradiscono «mollare» le lastre e chiederanno dei soldi per farlo. Questo perché sperano che, se trattengono gli impianti, il cliente tornerà da loro per un’eventuale ristampa. NOTA: per lavorare a più colori, ci vogliono anche più pellicole. Per il solo nero su bianco, una pellicola per pagina. Per due colori (es. rosso e nero su bianco) due pellicole per pagina, e via dicendo. Inoltre il sistema (software) che stampa le pellicole, deve essere in grado di fare la selezione, ovvero di stampare su ogni pellicola le varie sfumature del relativo colore.
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Stampanti personali e per medie tirature
Stampanti a getto d’inchiostro Sono indicate per bassissime e frequenti tirature. Il loro prezzo è ridottissimo perché le case produttrici contano di guadagnare sull’inchiostro, che è in assoluto il liquido più costoso al mondo. Se lasciate a lungo non utilizzate, spesso la testina di stampa si secca e i fori di uscita si otturano. A questo punto, spesso conviene buttare via la stampante, piuttosto che farla riparare. Hanno il vantaggio di essere piccole e leggere, ma ormai esistono stampanti laser molto economiche e di ingombro in pianta simile a quello di un foglio A4.
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Stampanti a getto d’inchiostro
Sono ormai sempre a colori. Vi sono stampanti a due cartucce (una per il nero e una per «tutti» i colori) e a cartucce separate (a quattro colori o a sei colori). Ambedue presentano più svantaggi che vantaggi. Le cartucce delle stampanti a due colori sono, in proporzione, più costose. Le stampanti a più colori, richiedono quattro o sei cartucce… Alcune stampanti, poi, si rifiutano di stampare se anche una sola cartuccia è scarica. Per cui, magari vi manca il giallo, ma non potete stampare neanche in nero.
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Stampanti a getto d’inchiostro
Le cartucce «tarocche» riducono il problema, ma comunque resta sempre il discorso della «secchezza» se non si usano, ecc. Inoltre sulle cartucce è presente un chip che «dice» alla stampante che la cartuccia è vuota. A volte anche se non è vero. Se poi si vuole ricaricare una cartuccia con mezzi «di fortuna», bisogna anche resettare il chip in modo da fargli «dire» alla stampante che la cartuccia è piena, è originale e giammai si tratta di una cartuccia taroccata. Ovviamente la cosa è possibile, ma è una scocciatura in più. Inoltre, quello che dicono i produttori è abbastanza vero: inchiostri di provenienza «ambigua» possono effettivamente rovinare la stampante.
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Stampanti laser Una volta erano per «pochi eletti», ora sono alla portata di tutti. Ci sono in bianco e nero e a colori. Mentre le stampanti a getto d’inchiostro costano relativamente poco anche in formato A3, le stampanti laser economiche sono, per ora, quasi tutte in formato A4. Ciò è seccante, perché il formato A3, piegato a metà, consente di stampare opuscoli e cucirli con un punto metallico sul dorso. Le stampanti a colori, ovviamente, costano di più e, ovviamente, richiedono quattro cartucce di toner.
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Stampanti laser Inoltre i produttori tendono a fare pagare di più la cartuccia del nero, che ovviamente è quella che «va» di più. Il vantaggio è che spesso si può stampare in nero anche se una cartuccia del colore è vuota. Per quanto riguarda il «taroccamento», la situazione è migliore rispetto alle cartucce d’inchiostro. La stampante A3 consente di stampare anche in formato B4, che è quello «tradizionale» degli spartiti, 25 x 35 cm.
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Stampanti laser Esistono ormai stampanti personali b/n che costano come una getto d’inchiostro e trovano posto su qualsiasi scrivania. Esistono invece stampanti laser per medie tirature, disponibili presso negozi che forniscono il servizio di stampa da file e che forniscono anche la rilegatura. Stampando a colori su carta patinata opaca da 150 g si ottiene un risultato simile a quello della quadricromia tipografica. NOTA: il toner delle stampati laser è cancerogeno. Per cui non bisogna tenere stampanti o fotocopiatrici laser dove si dorme e si deve cercare di respirare il meno possibile vicino a una stampante in funzione.
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Supporti di stampa La stampa più diffusa avviene ancora, tradizionalmente, su carta. Vi sono però sempre più persone che usano un tablet, anche per la musica. Un altro tipo di supporto può essere l’acetato, materiale plastico trasparente che si usa, ad esempio, per le lavagne luminose. Infine è ormai diffusissima la stampa su file, in vari formati, dei quali il più diffuso è il PDF (Portable Data Format).
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Stampa su carta Con l’avvento del computer e del concetto di formattazione, si è dovuto trovare uno standard che permettesse di ottenere, da un computer a un altro, più o meno lo stesso risultato. Ovviamente, un documento formattato ad esempio per un foglio da 25x35 cm, diventava del tutto diverso se «adattato» a un formato diverso. Per questi e altri motivi, sono stati definiti formati UNI che, partendo da un foglio «gigante», definiscono tutti i fogli più piccoli derivati da questo dimezzando ogni volta uno dei lati. Ci sono due serie principali di formati, la serie A e la serie B. La più diffusa è la serie A.
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Stampa su carta Il foglio A0, il più grande, ha superficie di 1 metro quadro. Non si tratta però di un quadrato, e le dimensioni dei lati sono tali da poter ottenere, per dimezzamento, i formati inferiori, conservando le proporzioni originali. I lati del formato A0 sono pari a 841 x 1189 mm
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Stampa su carta – Formati A
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Stampa su carta – Formati B
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Stampa su carta – Il peso e la finitura
La carta si distingue anche per il peso e la finitura della superficie. Il peso viene espresso in g/m2. La normale carta da fotocopie pesa 80 g/m2. La carta più pesante, ad es. 100 g/m2, si utilizza per stampe più pregiate, a volte anche su carta color paglierino invece che bianco. Come accennato, la carta patinata opaca da g/m2 rende particolarmente bene per la stampa a colori di depliant. Non su tutte le stampanti, però, ed è necessario fare delle prove. NOTA: La carta di formati e finiture «inusuali» può costare molto più della normale carta «da fotocopie».
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