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LO SVILUPPO DELLA COMUNICAZIONE NEL BAMBINO
1 CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO Dott.ssa Claudia Caprin – Università Milano-Bicocca
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FASI DELLO SVILUPPO INTERATTIVO
Età inizio REGOLAZIONE BIOLOGICA 0 SCAMBI FACCIA A FACCIA 2 CONDIVISIONE DI ARGOMENTI 5 RECIPROCITA’ E INTENZIONALITA’ 8 RAPPRESENTAZIONE SIMBOLICA 18
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INTERAZIONI FACCIA A FACCIA
A partire dai due mesi la vista del bambino diviene più efficiente ed egli diviene in grado di stabilire contatti visivi diretti con il partner e momenti di sguardi prolungati. Il repertorio comportamentale di B si è ampliato ed emergono i primi suoni di natura linguistica: i vocalizzi ed uno speciale registro preliguistico: una sorta di «tubare « di B. (cooing) Nei mesi successivi l’interazione sociale si verifica principalmente nel contesto degli scambi faccia a faccia.
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INTERAZIONI FACCIA A FACCIA
I messaggi degli interlocutori sono essenzialmente affettivi e riguardano la diade stessa: mutuo sguardo, sorrisi, vocalizzi , cooing… Ad un osservatore esterno appaiono caratterizzati da contingenza, coordinazione ed alternanza dei turni … MA è solo grazie al caregiver
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INTERAZIONI FACCIA A FACCIA
Il bambino piccolo interagisce secondo alcuni cicli di attenzione – non attenzione (natura on-off dello sguardo) L’adulto è consapevole della necessità di aiutare il bambino a modulare il livello di attenzione e di conseguenza sincronizzerà la sua stimolazione con i suoi periodi on-off. L’adulto generalmente guarda il bambino quasi costantemente fornendo una cornice in cui possono inserirsi gli sguardi ciclici del bambino
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“M. Osserva attentamente il suo piccolo, il suo viso è calmo, in attesa. Il capo di b. è girato lateralmente ed il suo sguardo è rivolto altrove. Ad un certo punto, egli si gira a guardarla e all’improvviso entra in gioco il repertorio comportamentale materno specificamente destinato al piccolo: ella accoglie la sua attenzione con grande piacere, avvicina il suo viso a quello del bimbo, sorride, lo tocca e vocalizza nella maniera particolare a lui riservata. All’inizio, il piccolo osserva calmo; poi anch’egli si attiva, sorridendo, ciangottando e muovendo braccia e gambe.
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“Può darsi che egli distolga quasi subito lo sguardo, ma probabilmente solo per una frazione di secondo, per ritornare subito dopo a prestare attenzione alle buffe smorfie della mamma. Alla fine il piccolo distoglierà lo sguardo per un tempo più lungo, come se non fosse più impegnato nello scambio. Allora anche la madre si calma, ma continua, comunque, la sua sorveglianza, pronta per il prossimo scambio”
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INTERSOGGETTIVITA’ PRIMARIA
Anche se B non emette intenzionalmente comportamenti comunicativi , ossia non «controlla» il messaggio emesso, è immerso nel flusso interattivo e condivide con il suo interlocutore uno stato d’animo Il fenomeno della condivisione dello stato d’animo è stato definito come una prima forma di INTERSOGGETTIVITA’
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Video 5b - 8
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CONDIVISIONE DEGLI ARGOMENTI
Ogni interazione sociale ruota intorno ad un argomento sul quale i soggetti si concentrano. Durante i primi mesi di vita la condivisione degli argomenti riguarda gli eventi che scaturiscono dalla coppia in sé stessa Dai 5 mesi il principale problema per l’adulto ed il bambino diviene quello di come fare per strutturare l’interazione sugli oggetti.
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CONDIVISIONE DEGLI ARGOMENTI
In questo periodo si sviluppa la manipolazione di B. e gli oggetti divengono estremamente interessanti si assiste ad un calo nella frequenza e nella durata dello sguardo rivolto al caregiver a favore degli oggetti di conseguenza il caregiver struttura un nuovo tipo di interazione centrato sul gioco con oggetti fenomeno del co-orientamento visivo
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USO DEGLI OGGETTI Inizialmente il bambino instaura scambi significativi sia con gli oggetti inanimati che con le persone (fino a 6-8 mesi) MA Difficilmente è in grado di coordinare l’attenzione per una persona con l’attenzione verso un oggetto, così da attuare sequenze di tipo triadico: bambino – oggetto - altra persona
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NO attenzione coordinata O-P
OGGETTO SGUARDO DI B. PARTNER SOCIALE
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USO DEGLI OGGETTI Dai 6-8 mesi emerge gradualmente nel bambino la capacità di coordinare l’attenzione per una persona con l’attenzione verso un oggetto, così da attuare sequenze di tipo triadico: bambino – oggetto - altra persona
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Attenzione coordinata O-P
OGGETTO SGUARDO DI B. PARTNER SOCIALE
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INTERSOGGETTIVITA’ SECONDARIA
In questa fase si sviluppa la cosiddetta «intersoggettività secondaria» Le menti di B e del caregiver condividono simultaneamente l’interesse sullo stesso aspetto del mondo e si comunicano messaggi relativi a questo referente
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Video 9-13
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INTERSOGGETTIVITA’ SECONDARIA
L’abilità di sequenzializzare l’attenzione fra Oggetto e Caregiver viene acquisita totalmente? IN REALTA’ «NO» SI PRESENTA SOTTO FORMA DI UNA SERIE DI FALLIMENTI E SUCCESSI, TUTTAVIA LA CURVA RELATIVO AL SUCCESSO E’ IN RAPIDO AUMENTO
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RECIPROCITA’ E INTENZIONALITA’
Fra tutte le riorganizzazioni psicologiche che periodicamente avvengono nel corso dello sviluppo quella che si manifesta intorno agli 8-10 mesi è la più radicale: la comunicazione diventa intenzionale il fenomeno dell’attenzione condivisa non è solo merito dell’adulto ma anche del bambino è presente una reale alternanza di turni inoltre si sviluppano le routine di gioco adulto-bambino quali quello del cucù, o battimani.
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REPERTORIO COMPORTAMENTALE
Segue lo sguardo di un adulto Chiede aiuto ad un adulto nello svolgere un compito con un oggetto Ubbidisce a richieste semplici Imita azioni che gli sono state mostrate sugli oggetti Gioca al cucù celando il viso durante il suo turno Impara ad utilizzare i gesti per comunicare Produce suoni linguistici quali: lallazioni ed emergono le prime parole
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Comunicazione prelinguistica ed emotiva
Filmato 14 Nel filmato vengono presentati esempi di produzioni prelinguistiche (lallazione) produzioni di natura non linguistica di tipo «affettivo» basate sulla produzione di suoni vocalici linguistici (cooing)
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COMUNICAZIONE GESTUALE
In questa fase emerge anche l’uso intenzionale nella comunicazione gestuale, tappa importantissima corrispondente a importante sviluppo nella cognizione (Piaget, Bruner, Vygotskij) e della Teoria della Mente (verrà approfondita in ToM e sviluppo del Sè)
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Classificazione dei GESTI
Esistono due categorie di gesti: GESTI PERFORMATIVI O DEITTICI GESTI REFERENZIALI O SIMBOLICI
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I GESTI PERFORMATIVI INDICARE MOSTRARE OFFRIRE RICHIESTA RITUALIZZATA
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I GESTI PERFORMATIVI & L’USO DI OGGETTI
I Gesti Performativi vengono spesso usati in contesti di comunicazione triadica B-O-P INDICARE: richiamo attentivo dell’altro su OGGETTI DISTALI MOSTRARE: comportamento spesso legato ad OGGETTI VICINI OFFRIRE: comportamento spesso legato ad OGGETTI VICINI
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I GESTI PERFORMATIVI La comunicazione intenzionale prelinguistica si basa essenzialmente sull’utilizzo di gesti performativi. Questi gesti condividono le seguenti caratteristiche: sono usati con una intenzione comunicativa sono convenzionali si riferiscono ad un oggetto od evento esterno
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I GESTI PERFORMATIVI Per quanto riguarda la presenza di una chiara intenzione comunicativa essa è segnalata soprattutto da: L’USO DELLO SGUARDO RIVOLTO ALL’INTERLOCUTORE (CONTATTO VISIVO) PRIMA, DURANTE E/O DOPO L’EMISSIONE DEL GESTO
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Foto da video di C.Riva-Crugnola
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I GESTI REFERENZIALI Questo tipo di gesti oltre ad esprimere una intenzione comunicativa, denotano un referente specifico, cioè hanno un significato che non varia in conseguenza del variare del contesto Es. fare ciao con la mano girare la punta dell’indice sulla guancia per dire buono
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Grazie alla sequenzializzazione dell’attenzione OGGETTO-CAREGIVER diventano possibili diversi tipi dell’uso degli oggetti: USO NON COMUNICATIVO USO COMUNICATIVO
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CONDIVISIONE DI STATI MENTALI
USO NON cOMUNICATIVO L’uso di un oggetto per ottenere un altro oggetto: non comunicativo USO COMUNICATIVO l’uso di un adulto per ottenere l’oggetto desiderato: RICHIESTA l’uso di un oggetto per ottenere l’attenzione dell’adulto DICHIARAZIONE CONDIVISIONE DI STATI MENTALI
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Filmato 15 a comprensione di alcuni, ma pochi, comandi linguistici semplici Il bambino comprende il messaggio dell’emittente sfruttando indizi di tipo contestuale decodificati in modo appropriato (condivisione attentiva) Fornisce delle risposte utilizzando il codice non linguistico di tipo emotivo: lamento Fornisce risposte utilizzando il codice del linguaggio gestuale
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Filmato 15 b Filmato 15: comprensione di alcuni comandi linguistici semplici Il bambino comprende il messaggio linguistico: lo decodifica in modo rudimentale Fornisce risposte utilizzando il codice gestuale
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Filmato 16 Comprensione di alcuni, ma pochi, comandi linguistici semplici Il bambino comprende il messaggio dell’emittente sfruttando indizi di tipo contestuale decodificati in modo appropriato (condivisione attentiva) Fornisce delle risposte utilizzando il codice non linguistico di un tipo intermedio fra la risposta di tipo motorio e quella di tipo gestuale
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Filmato 16 Cambia il pattern sociale – non riesce a passare ad interazione triadica, mantiene quella diadica Dopo riprende l’interazione con la madre Cerca di farlo con entrambi coordinandosi con i due partner sociali ma non ci riesce
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Filmato 17 Biscotto-cane
La bambina comprende molti semplici comandi linguistici Comunica utilizzando codici prelinguistici di tipo gestuale soprattutto di tipo performativo Produce prime parole Sequenze oggetto (biscotto)-cane, oggetto-madre
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BIBLIOGRAFIA Anolli, L., Ciceri, R. (1995). Il gioco delle intenzioni nell’atto molare: per un modello psicologico della comunicazione. In: L. Anolli & R. Ciceri (a cura di). Elementi di Psicologia della Comunicazione. LED Berti, A.E. & Bombi, A.S. (2008). Corso di Psicologia dello Sviluppo. Il Mulino Camaioni, L. (1999). Lo sviluppo del linguaggio e della comunicazione. In L. Camaioni (a cura di). Manuale di psicologia dello Sviluppo. Il Mulino Schaffer, H.R. (2008). I concetti fondamentali della Psicologia. Cortina. Schaffer, M.R. (1998). Lo sviluppo sociale. Cortina Schulz, C.M. (2000). Ho un problema Charlie Brown! Ubaldini-Castoldi
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