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GIOVANNI BOCCACCIO ( )
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LA VITA Nasce da una relazione illegittima tra il padre, un ricco mercante al servizio della compagnia commerciale dei Bardi, e una donna di cui non si sa nulla. Viene sottratto fin da piccolo alla madre e accolto nella famiglia paterna. Il padre lo avvia agli studi mercantili, prima a Firenze e poi a Napoli, dove Boccaccio si trasferisce nel 1327, alla corte degli angioini, con i quali i Bardi avevano rapporti economici poiché ne costituivano il principale sostegno finanziario.
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LA VITA 1327-1340: Gli anni della formazione
A Napoli il giovane Boccaccio si dedica all’apprendistato bancario, così come voleva il padre, ma ben presto viene attratto dalla vita elegante della corte di Roberto d’Angiò, sovrano di vasta cultura e amante delle lettere. Presto si fa vivo in lui l’interesse e la vocazione letteraria, che ben si concilia con la vita di corte: fino al 1340, anno del suo ritorno a Firenze, frequenta la nobiltà napoletana, trascorre il suo tempo godendo dei piaceri che offriva il luogo, vive appieno la mondanità fatta di soggiorni nei luoghi di villeggiatura, di frequentazioni amorose occasionali e appassionate. A Napoli conosce e frequenta Maria, identificata probabilmente con la figlia illegittima del sovrano e sposata col conte d’Aquino, celebrata nella opere col nome fittizio di Fiammetta.
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LA VITA 1327-1340: Gli anni della formazione
Gli anni napoletani sono anche quelli della formazione letteraria: conosce e si appassiona alla letteratura cortese; consolida la sua passione per la cultura latina, grazie anche alla frequentazione della biblioteca reale napoletana; inizia a scrivere i suoi primi componimenti in volgare, dedicati all’ambiente cortese.
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LA VITA 1340-1341: Il ritorno a Firenze
Nell’inverno del 1340 è costretto a rientrare a Firenze, in seguito alla crisi economica che colpisce la compagnia dei Bardi (5 anni più tardi dichiareranno fallimento). Inizia per lui una nuova vita, lontano dai fasti napoletani, ancora privo di autonomia economica. Nonostante ciò Boccaccio riesce ad adattarsi alla vita fiorentina, si fa conoscere negli ambienti politici della città e ottiene qualche incarico diplomatico dal Comune. Sono anni in cui si dedica a una intensa produzione letteraria, trovando gli stimoli nella tradizione fiorentina, da Dante agli stilnovisti, dalla letteratura comica a quella popolare.
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LA VITA 1348: La peste nera Il 1348 segna la vita e la carriera letteraria di Boccaccio: in seguito all’epidemia perde il padre, da cui eredita il patrimonio familiare che gli permette di avere una maggiore tranquillità economica; la peste gli fornisce lo spunto per scrivere l’opera che lo consacra a genio letterario, il Decameron, concluso probabilmente entro il 1351 (o 1353)
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LA VITA Nel 1350 conosce Petrarca, con il quale instaura un solido , vivace e affettuoso rapporto di amicizia: la frequentazione col poeta aretino lo spingono ad approfondire gli studi classici e a preferire il latino nella composizione letteraria. Nonostante avesse almeno 5 figlie illegittime avute da varie relazioni, ottiene la condizione di chierico nel 1360.
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LA VITA Nel dicembre del 1360 il fallimento di una congiura antigovernativa in cui erano coinvolti amici dello scrittore cambia i suoi rapporti politici con il Comune e Boccaccio cade in disgrazia. Segue un periodo di crisi interiore che lo porta a riflettere sui suoi atteggiamenti e durante il quale mette in discussione la morale che lo aveva contraddistinto fino quel momento.
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LA VITA Gli ultimi anni Negli ultimi anni della sua vita, acciaccato e sofferente per una vera e propria obesità, si dedica alla attività politica e letteraria. Dal 1365 l’inizio di una nuova fase politica a Firenze lo riavvicina al Comune, il quale gli affida alcuni incarichi diplomatici. Nel 1373 il Comune lo incarica di svolgere una lettura pubblica con commento della Commedia di Dante nella chiesa di Santo Stefano di Badia. Il peggioramento delle condizioni di salute lo costringono ad interrompere il lavoro al XVII canto dell’Inferno. Muore a Certaldo il 21 dicembre 1375.
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IL DECAMERON Il Decameron è il capolavoro di Boccaccio.
È una raccolta di 100 novelle composta subito dopo la peste nera che colpisce Firenze nel 1348. Il titolo è una parola modellata sul greco, ricalcata sul titolo di un trattato di Sant’Ambrogio, l’Hexameron, e si riferisce alle dieci giornate in cui le novelle sono distribuite. I tempi di composizione sono incerti: probabilmente le novelle sono state scritte tutte entro il 1353 anche se l’autore apportò delle modifiche fino agli ultimi anni della sua vita.
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IL DECAMERON Subito dopo la pubblicazione l’opera si diffonde con molta rapidità in tutta Italia e fuori. Con l’invenzione della stampa diventa uno dei libri più stampati (la prima edizione risale al 1470). La consacrazione definitiva arriva nel 1555 grazie a Pietro Bembo, che nelle Prose delle volgar lingua individua il Decameron come il modello perfetto della prosa volgare. Dal 1559, in pieno clima controriformistico, il Decameron viene inserito nell’Indice dei libri proibiti e viene concessa la circolazione soltanto di alcune edizioni espurgate e moralizzate.
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IL DECAMERON Il contesto storico
Il Decameron ha un orrido cominciamento: nell’introduzione Boccaccio descrive la città di Firenze in preda alla peste nera del 1348 e ci rappresenta una società al culmine della disgregazione morale e civile, in cui è annullata l’autorità delle leggi, sono eliminate le divisioni tra classi sociali, in cui la paura del contagio e della morte porta alla dissoluzione dei legami affettivi più forti: l’unica legge che rimane è quella dello spirito di sopravvivenza.
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IL DECAMERON Il contenuto
Mentre la città è in preda alla violenza e al caos sociale, un martedì mattina nella chiesa di Santa Maria Novella si incontrano 7 donne e 3 giovani uomini. Una di loro, Pampinea propone alla brigata di rifugiarsi per un po’ di tempo nel contado, in un palazzo sui colli fiorentini. Il mercoledì mattina il gruppo, con al seguito servitori e masserizie, si trasferisce in campagna. Il gruppo si organizza per trascorrere dei giorni dedicati allo svago , tenendo lontana ogni cattiva notizia che giunge da fuori e Filomena propone di eleggere, a turno tra i dieci, una regina o un re, che regoli la vita di ogni giornata.
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IL DECAMERON Il contenuto
Pampìnea viene eletta regina per prima e decide che si passi il pomeriggio al fresco raccontando novelle. Così, per dieci giorni (da cui il titolo Decameron) sotto il reggimento di diversi re, ognuno dei giovani racconta una novella (dieci novelle al girono= 100 novelle). Il venerdì e il sabato non si eleggono nuovi re o regine e non si raccontano novelle perché dedicati all’igiene personale, al riposo e alla preghiera. La regina o il re scelgono ogni volta i temi da trattare e tutti devono attenersi all’argomento scelto, tranne Dioneo che a un certo punto acquista il privilegio di raccontare l’ultima novella, libero da vincoli tematici.
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IL DECAMERON Il significato del ritiro in campagna
L’organizzazione che si dà l’allegra brigata rappresenta il bisogno: di ristabilire gli equilibri e i valori umani di restaurare l’ordine civile e morale sconvolto dalla peste attraverso una convivenza costruita sui valori della gentilezza, dell’onestà e dell’amicizia di ritrovare il senso della vita a contatto con la natura.
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IL DECAMERON La cornice
Uno degli elementi strutturali fondamentali utilizzato da Boccaccio è la cornice: le novelle non sono presentate una dopo l’altra senza legami, ma vengono inserite dentro una struttura complessa che le connette a una situazione precisa e ad alcune figure di narratori. Ciò permette all’autore di creare un racconto unitario, coeso e allo stesso tempo di alternare i punti di vista e prendere le distanze dal mondo rappresentato.
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IL DECAMERON La struttura
1. Il Proemio: l’autore si rivolge alle donne, destinatarie ideali dell’opera; il suo intento, attraverso le novelle, è quello di solidarizzare e di confortare tutte le donne che soffrono per amore, che non hanno la possibilità di manifestare e realizzare l’amorose fiamme nascose. Su questa tematica torna nell’introduzione alla quarta giornata per difendersi dall’accusa di scrivere testi che hanno come unico scopo quello di volere piacere troppo alle donne: l’autore afferma che l’amore per il sesso femminile è dettato da leggi di natura alle quali è impossibile resistere.
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IL DECAMERON La struttura
2. La conclusione: per la terza volta (dopo proemio e introduzione alla IV giornata) l’autore interviene in prima persona, si congeda dal suo pubblico femminile e previene alcune possibili critiche di immoralità che potrebbero piovergli addosso. 3. Le giornate: si tratta di dieci giornate, ognuna con una introduzione (che ne sintetizza il contenuto) e una conclusione. Ogni novella è preceduta da una rubrica che ne presenta in sintesi il contenuto.
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IL DECAMERON Le giornate Iª IIª IIIª IVª Vª Pampìnea
Giornata Re o Regina Tema Iª Pampìnea TEMA LIBERO: si ragiona di quello che più aggrada a ciascheduno. IIª Filomena FORTUNA E PERIPEZIE: si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine. IIIª Neìfile INGEGNO E ABILITÀ: si ragiona di chi alcuna cosa molto da lui disiata con industria acquistasse o perduta ricoverasse. IVª Filostrato AMORI TRAGICI: si ragiona di coloro li cui amori ebbero infelice fine. Vª Fiammetta AMORI A LIETO FINE: si ragiona di ciò che a alcuno amante, dopo alcuni fieri e sventurati accidenti, felicemente avvenisse.
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IL DECAMERON Le giornate VIª VIIª VIIIª IXª Xª Elissa
Giornata Re o Regina Tema VIª Elissa I MOTTI DI SPIRITO: si ragiona di chi con alcun leggiadro motto, tentato, si riscotesse, o con pronta risposta o avvedimento fuggì perdita o pericolo o scorno. VIIª Dioneo BEFFE AI MARITI: si ragiona delle beffe, le quali o per amore o per salvamento di loro donne hanno già fatto a’ suoi mariti, senza essersene avveduti o sì. VIIIª Lauretta BEFFE DI VARIO TIPO: si ragiona di quelle beffe che tutto il giorno o donna a uomo o uomo a donna o l’uno uomo all’altro si fanno. IXª Emilia TEMA LIBERO: si ragiona ciascuno secondo che gli piace e di quello che più gli aggrada. Xª Panfilo CORTESIA E LIBERALITÀ: si ragiona di chi liberalmente o vero magnificamente alcuna cosa operasse intorno a’ fatti d’onore o d’altra cosa.
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IL DECAMERON I personaggi
Tutti i nomi presenti nel Decameron sono allusivi del carattere e delle qualità di ciascuno dei personaggi; provengono dai testi classici, dalla tradizione letteraria o sono nomi grecizzanti, coniati dall’autore e spesso già utilizzati in sue opere precedenti.
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IL DECAMERON I personaggi femminili
Elissa: altro nome di Didone, la regina di Cartagine, presente nell’Eneide, morta suicida per amore; rappresenta l’amore tragico. Lauretta: è la pianta d’alloro, simbolo di gloria; probabilmente è un omaggio alla donna amata da Petrarca. Neifile: “altra innamorata”, la giovinetta alle soglie dell’amore; potrebbe alludere allo Stilnovo. Fiammetta: “l’ardente”; è il nome della donna amata da Boccaccio. Pampìnea: “la rigogliosa”, compare in due opere precedenti del Boccaccio (Ameto e Bucolicum Carmen). Filomena: “amante del canto” o “amata”, è la dedicataria del Filostrato. Emilia: “la lusinghiera”, orgogliosa della sua bellezza; appare in sue varie opere (Teseida, Ameto, Amorosa visione).
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IL DECAMERON I personaggi maschili Panfilo: “tutto amore”, protagonista di una nota commedia latina, era l’amante infedele dell’Elegia di Madonna Fiammetta. Dioneo: “lussurioso, galante, dissoluto e ribelle”; da Dione, madre di Venere, compariva nell’Ameto. Filostrato: “vinto d’amore” secondo l’etimologia del Boccaccio, ma in realtà “amante della guerra”; è il protagonista dell’omonimo poema giovanile del Boccaccio.
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IL DECAMERON Le tematiche Le tematiche delle novelle vengono scelte dal re o dalla regina, tranne la prima e la nona giornata in cui il tema è libero. Sono tre i nuclei tematici fondamentali: Fortuna Amore Ingegno
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IL DECAMERON Le tematiche
Attorno ai tre nuclei fondamentali si sviluppano i seguenti argomenti: Il mondo borghese e mercantile del tempo, celebrato per la dinamicità e l’intraprendenza e criticato per il cinismo sociale, per il crudo realismo e l’aridità dei sentimenti La nostalgia dei valori cortesi L’Amore, rappresentato in tutte le sue possibili variazioni: come puro soddisfacimento di un bisogno naturale, come passione, come amore adultero e sensuale, passionale e tragico
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IL DECAMERON Le tematiche
L’esaltazione della giovinezza, di cui si esalta l’autenticità degli istinti, in confronto alla vecchiaia, spesso derisa Il clero e la tematica religiosa, talvolta utilizzata per denunciare l’ipocrisia di alcuni uomini di Chiesa e la loro condotta non sempre corretta moralmente La beffa, (a cui sono dedicate due giornate, la settima e l’ottava) perpetrata dai furbi nei confronti degli sciocchi, con la quale Boccaccio denuncia la stupidità umana
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IL DECAMERON Le tecniche narrative
All’interno del Decameron sono presenti tre livelli diversi di narrazione: 1° livello: l’autore, che è un narratore onnisciente 2° livello: i narratori delle novelle 3° livello: i protagonisti delle novelle
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IL DECAMERON Le tecniche narrative
Fabula e intreccio: solitamente coincidono Tempo della storia e tempo del racconto: di frequente l’autore utilizza ellissi o rallentamenti (quest’ultimi ottenuti tramite digressioni e pause descrittive)
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IL DECAMERON Lo stile Boccaccio utilizza diversi livelli stilistici, adattandoli alla materia trattata, al carattere dei personaggi, al loro stato d’animo: passa dal tragico al comico, dall’eroico al grottesco. Il linguaggio è talvolta alto ed elevato, talvolta più basso e concreto: in generale si tratta di una lingua trasversale, capace di rompere le gerarchie medievali e fornire alla neonata lingua italiana un vasto repertorio di parole, costrutti sintattici e logici. La prosa risente dell’influenza latina e della retorica medievale (come l’uso di rime e versi all’interno del periodo)
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IL DECAMERON Tra Medioevo e Umanesimo Caratteri tipici del Medioevo:
Cornice Simbologia del numero 10 Fonti letterarie Concezione cristiana della vita Caratteri tipici dell’Umanesimo Interesse per l’uomo, la realtà e la vita sociale Esaltazione dell’intelligenza, astuzia, operosità, intraprendenza L’amore inteso come sentimento naturale e non peccaminoso La natura come luogo di pace e serenità
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