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Scilla e circe
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MITO: QUESTO MITO RACCONTA LA VICENDA DI UN BEL RAGAZZO DI NOME GLAUCO, IL QUALE UN GIORNO, A SEGUITO DI UNA PROFICUA GIORNATA DI PESCA, STESE LE RETI SU UN PRATO VICINO ALLA COSTA; IMPROVVISAMENTE I PESCI INTRAPPOLATI NELLA RETE COMINCIARONO A MUOVERSI ALL’UNISONO FINO AL PUNTO DI RITUFFARSI IN MARE. IL GIOVANE PESCATORE, NON POTENDO CREDERE A QUELLO CHE I SUOI OCCHI AVEVANO APPENA VISTO, SI INTERROGÒ SUL POTERE RACCHIUSO IN QUEI FILI D’ERBA. COSÌ, SPINTO DALLA CURIOSITÀ, PRESE UN FILO D’ERBA E LO ASSAGGIÒ: IN QUEL MOMENTO IL SUCCO MISTERIOSO MOSSE IN GLAUCO IL DESIDERIO DI TUFFARSI IN ACQUA E IN QUEL PRECISO ISTANTE ANCHE IL SUO ASPETTO MUTÒ, ASSUMENDO COSÌ LE SEMBIANZE DI UN DIO MARINO.
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MA PURTROPPO QUELL’ORRIBILE ASPETTO SPINSE SCILLA A FUGGIRE DA QUEL MOSTRO. CON LA FERITA D’AMORE ANCORA SANGUINANTE, GLAUCO SI RECÒ SUBITO DALLA MAGA CIRCE PER CHIEDERLE UNA POZIONE D’AMORE CHE POTESSE FAR TORNARE DA LUI QUELLA STUPENDA NINFA CONOSCIUTA SULLE SPIAGGE ITALIANE DI FRONTE ALLE MURA DI MESSINA. LA MAGA, PERÒ, GELOSA DELL’AMORE CHE GLAUCO NUTRIVA PER SCILLA, CERCÒ DI SEDURLO INVANO. INCAPACE DI ACCETTARE IL RIFIUTO, CIRCE PREPARÒ UNA MISCELA CON LA QUALE AVREBBE POTUTO COMPIERE LA SUA VENDETTA. RECATASI NELLA CALETTA IN CUI SCILLA ERA SOLITA RIFUGIARSI, CONTAMINÒ LE ACQUE CON LA SUA MISCELA DI ERBE E LANCIÒ L’INCANTESIMO.
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QUANDO LA NINFA SI IMMERSE PER FARE UN BAGNO INIZIÒ A VEDERE INTORNO A SÉ CANI LATRANTI DAI QUALI INUTILMENTE TENTÒ DI FUGGIRE, POICHÉ QUEI MUSI DA CERBERO ERANO NATI DAI SUOI STESSI STINCHI E DAI SUOI PIEDI. A VEDERE LA SUA BELLA NINFA TRASFORMATA IN UN MOSTRO ORRIBILE GLAUCO PIANSE, MENTRE SCILLA SAREBBE RIMASTA PER SEMPRE IN QUEL POSTO COVANDO UN PROFONDO ODIO PER COLEI CHE LE AVEVA ROVINATO LA VITA.
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Questo mito ebbe particolari influenze nella:
Letteratura a seguire Arte musica
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Influenze nella letteratura a seguire
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DANTE, PARADISO CANTO I: ALL’INTERNO DEL PRIMO CANTO DEL PARADISO TROVIAMO ALCUNI VERSI IN CUI DANTE, PER DESCRIVERE IL SUO STATO DI ESTASI, UTILIZZA IL MITO DI GLAUCO E SCILLA. BEATRICE STA FISSANDO IL CIELO E LO STESSO STA FACENDO DANTE; IL POETA DISTOGLIE LO SGUARDO DAL CIELO E FISSA I SUOI OCCHI IN QUELLI DI BEATRICE; ECCO CHE NEL GUARDARLA DANTE SI SENTE COME GLAUCO QUANDO SI TRASFORMÒ IN UN DIO MARINO, DOPO AVER INGERITO L’ERBA MAGICA. NEL FISSARE GLI OCCHI DI BEATRICE DANTE SENTE DI SUPERARE OGNI LIMITE UMANO, CHE NON RIESCE A DESCRIVERE A PAROLE MA SI AUGURA CHE L’ESEMPIO DEL MITO CITATO POSSA RENDERE BENE L’IDEA DI QUELLA SENSAZIONE MISTICA.
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BEATRICE TUTTA NE L'ETTERNE ROTE FISSA CON LI OCCHI STAVA; E IO IN LEI
LE LUCI FISSI, DI LÀ SÙ RIMOTE. NEL SUO ASPETTO TAL DENTRO MI FEI, QUAL SI FÉ GLAUCO NEL GUSTAR DE L'ERBA CHE 'L FÉ CONSORTO IN MAR DE LI ALTRI DÈI. TRASUMANAR SIGNIFICAR PER VERBA NON SI PORIA; PERÒ L'ESSEMPLO BASTI A CUI ESPERIENZA GRAZIA SERBA. (PARADISO I, VV )
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La maga Circe
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Circe è protagonista di tre episodi, relativi al suo amore per Glauco, ulisse e Pico. Il trattamento ovidiano dell’episodio di Odisseo segue molto da vicino quello omerico, ma l’atmosfera è molto più cupa. La storia non è raccontata da Odisseo stesso, come in Omero, ma da uno dei compagni, che è stato trasformato in maiale e poi salvato dall’eroe. Odisseo qui arriva esplicitamente come vendicatore. Circe è chiaramente terrorizzata da lui e l’atto d’amore che sussegue non è un invito, ma il risultato della sua sottomissione.
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Le altre due favole condividono lo stesso soggetto: Circe è innamorata di qualcuno che non ricambia i suoi sentimenti e si vendica in maniera violenta e crudele. La sua potentissima magia nera si rivela, di fatto, completamente inutile a manipolare i sentimenti. Specialmente nella storia di Pico e in quella di Scilla è evidente che le trasformazioni di Circe non sono, come in Omero, una dimostrazione di potere da parte di una divinità arcaica, ma sono chiaramente motivate da vendetta personale.
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il ritratto ovidiano, che la presenta come un’incantatrice crudele e senza scrupoli, ha attirato l’attenzione degli allegoristi cristiani, che l’hanno interpretata come una figura demoniaca, personificazione del legame tra il femminino, l’irrazionale, la morte, la seduzione e le forze oscure ed istintive della natura. Privata di ogni qualità positiva, Circe si adattava bene alle teorie cristiane sulla natura demoniaca della donna e della sessualità femminile promulgate dal Medioevo.
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Influenze nell’arte
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Glauco e Scilla di Carracci
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Gluaco e Scilla di De La Hyre
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Glauco e Scilla di Jacopo Chimestri
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L’opera riprende il momento in cui Scilla rifiuta l’amato
L’opera riprende il momento in cui Scilla rifiuta l’amato. La figura della donna è estremamente affascinante ed è raffigurata con un corpo sinuoso; si percepisce dal suo volto espressivo il sentimento di reticenza non appena scorge il nuovo aspetto di Glauco, il quale appare invece disperato. La posizione della donna, spostata sulla sinistra sembra accentuare la profondità della grotta dove si svolge la scena. Possiamo notare come un abile uso del chiaroscuro metta in risalto la figura di Scilla, la quale risplende nella propria bellezza. Inoltre notiamo una forte espressività dei volti e un uso morbido del panneggio.
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Glauco e Scilla di Rubens
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Influenze nella musica
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Glauco e scilla di leclair (opera lirica)
Scilla e Glauco di Glueckners (canzone) cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwjDmOjJwPDhAhUDzKQKHe90BvMQyCkwAHoE CAgQBQ&url=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DNovj FI-ZdyA&usg=AOvVaw22lqmeN5XANxuHh6DWrAl4 Glauco e scilla di leclair (opera lirica) cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwiMmerlwfDhAhWFyKQKHdoDB3cQwqsBMAJ6 BAgJEAQ&url=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DakYc mjYvkJc&usg=AOvVaw2PrzZimEnDmyV793rBrXAf
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Lavoro di: Garofalo Sabrina Dong Luciana Nolasco Lyam
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