La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Vita e opere Il criticismo kantiano come «filosofia del limite»

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Vita e opere Il criticismo kantiano come «filosofia del limite»"— Transcript della presentazione:

1 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
Vita e opere Il criticismo kantiano come «filosofia del limite» La «Critica della Ragion pura»: Il problema generale La teoria dei giudizi La «rivoluzione copernicana» Estetica trascendentale, Analitica trascendentale, Dialettica trascendentale

2 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica della Ragion pratica»: Compiti della seconda Critica La legge morale: «assolutezza», «formalità», «autonomia» I «postulati» della legge morale La «Critica del Giudizio» Significato della terza Critica Analisi del bello e caratteri del Giudizio estetico Il Sublime, le arti belle e il genio Il Giudizio teleologico Religione, Politica e Storia

3

4 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
Opere 1755: Storia universale della natura e teoria del cielo, in cui ipotizza che l’universo e il sistema solare si siano originati da una nebulosa primordiale (Laplace nel 1796, indipendentemente da Kant, avanzerà un’analoga ipotesi) 1766: Sogni di un visionario chiariti coi sogni della metafisica 1769: De mundi sensibilis atque intellegibilis forma et principiis, dissertazione per l’ottenimento della cattedra di metafisica e logica all’Università di K. su caratteri della conoscenza umana 1781: Critica della Ragion pura, sui fondamenti e i limiti della conoscenza umana, specificamente sui fondamenti della matematica, della scienza e della metafisica 1788: Critica della Ragion pratica, sul fondamento universale dei principi morali 1790: Critica del giudizio, sui fondamenti del giudizio di bellezza e del giudizio di finalità 1793: La religione nei limiti della semplice ragione 1795: Per la pace perpetua 1797: La metafisica dei costumi

5 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
Il criticismo kantiano come «filosofia del limite» Il pensiero di Kant è detto «criticismo» in quanto si oppone a «dogmatismo». Criticare nel suo significato greco autentico significa valutare, soppesare, distinguere. Kant intende, pertanto, sottoporre a giudizio l’intero impianto della filosofia, dalla conoscenza alla metafisica (cosmologia, psicologia, teologia), alla morale, all’estetica, per valutarne le fondamenta Questa analisi ab imisi fundamentis lo porterà da una parte a rifiutare lo scetticismo radicale di Hume, sostenendo la legittimità e la validità del sapere matematico e scientifico; dall’altra, a negare ogni validità ai costrutti metafisici Le domande cui Kant si propone di rispondere, pertanto, sono: Com’è possibile la matematica pura? Com’è possibile la fisica pura? Com’è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale? Com’è possibile la metafisica come scienza?

6 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica della Ragion pura» (1781) La teoria dei giudizi La matematica fin dai greci aveva assunto il suo statuto di sapere universale e necessario. La scienza, con Newton, aveva raggiunto la sua maturità conferendo valenza universale e necessaria alle sue conquiste, grazie anche al linguaggio matematico con cui le esprime. Per scoprire il segreto dell’universalità e della necessità e della fecondità delle tesi matematiche e scientifiche, Kant preliminarmente esamina i caratteri generali dei giudizi Già da molto tempo i giudizi erano stati distinti in: Giudizi analitici a priori: sono giudizi un cui il predicato esprime il contenuto implicito del soggetto; pertanto si tratta di giudizi universali e necessari, ma infecondi, non dicono nulla di nuovo. Per es. I corpi sono estesi Giudizi sintetici a posteriori: sono giudizi fecondi perché il predicato esprime qualcosa di nuovo dedotto dall’esperienza, ma non sono né universali, né necessari. Per es. I corpi sono pesanti Se la matematica e la scienza raggiungono conquiste universali, necessarie e feconde allora vuol dire che si servono di un terzo tipo di giudizi, i: Giudizi sintetici a priori: fecondi in quanto sintetici, universali e necessari in quanto a priori

7 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica della Ragion pura» (1781) La «rivoluzione copernicana» La soluzione proposta da Kant all’universalità, necessità e fecondità dei giudizi matematici e scientifici è paragonata alla «rivoluzione copernicana» in quanto egli propone un’inversione nei rapporti tra cosa conosciuta e soggetto conoscente Secondo le precedenti concezioni, il soggetto nel conoscere è totalmente dipendente dal mondo esterno e quindi puramente recettivo Kant, invece, sostiene che dal mondo esterno provengono solo gli stimoli sensoriali che vengono sistemati in strutture a priori della sensibilità, dell’intelletto e della ragione, strutture che il soggetto possiede di già fin dalla nascita e che perciò, in quanto comuni a tutti gli uomini, conferiscono alle scienze di elevarsi al necessario e all’universale A questo punto Kant attraverso l’analisi della sensibilità, dell’intelletto e della ragione intende scoprire tali a priori

8 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica della Ragion pura» (1781) Estetica trascendentale, Analitica trascendentale, Dialettica trascendentale Sono i termini che Kant adopera per indicare la conoscenza sensibile, la conoscenza intellettiva e i ragionamenti dell’intelletto quando esso pretende di superare i limiti dell’esperienza possibile dando origine ai ragionamenti fallaci della metafisica. Queste tre facoltà possiedono delle strutture trascendentali o a priori comuni a tutti gli uomini Analizzando la conoscenza sensibile, Kant individua due strutture a priori che sono spazio (senso esterno) e tempo (senso interno), detti forme della sensibilità Diversamente da tutta la tradizione filosofica precedente, il filosofo sostiene che spazio e tempo non dipendono dall’esperienza, ma sono già forme della sensibilità in base alla quali sistemiamo nello spazio gli oggetti e diamo una sequenza temporale alle nostre esperienze Questi due a priori costituiscono le basi della geometria, spazio, e dell’aritmetica, tempo. Con esse le scienze della natura sistemano i dati dell’esperienza scientifica. Per es. i principi della geometria euclidea valgono non solo teoreticamente, ma anche praticamente, cioè scientificamente

9 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica della Ragion pura» (1781) Analitica trascendentale Prende in esame i giudizi dell’intelletto con le sue strutture a priori e cioè le categorie o concetti puri, che per Kant, diversamente da Aristotele, sono 12: secondo QUANTITÀ (Unità, Pluralità, Totalità); secondo QUALITÀ (Realtà, Negazione, Limitazione); secondo RELAZIONE (Sostanza-Accidente, Causa-Effetto, Azione reciproca); secondo MODALITÀ (Possibilità-Impossibilità, Esistenza-Inesistenza, Necessità-Contingenza) Ogni volta che, dopo aver fatto un’esperienza sensibile, formuliamo dei giudizi, applichiamo qualcuna delle categorie sopra elencate Quando i giudizi a loro volta sono correttamente connessi secondo le regole della logica, allora danno origine a dei ragionamenti Tutte queste operazioni hanno nella coscienza umana, che Kant chiama Io penso (Appercezione trascendentale), lo strumento coordinante che ci consente di sentire il pensare come operato da noi stessi. Essa, pertanto, è da considerarsi come il «principio supremo della conoscenza»

10 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica della Ragion pura» (1781) Dialettica trascendentale La conoscenza sensibile e con essa la conoscenza intellettiva si muovono solo all’interno dell’esperienza possibile. L’intelletto non è in grado di andare oltre, cioè di conoscere l’essenza delle cose (Noumeno). Ogni qualvolta l’intelletto pretende di oltrepassare l’esperienza possibile, cade nei sofismi della metafisica, cioè nei ragionamenti dialettici, cioè ragionamenti fallaci, che concernono le tre idee di Anima, Mondo, Dio, dando origine a tre branche della metafisica: La psicologia razionale, che pretende di disquisire sulla natura dell’anima. Il sofisma metafisico sta nello scambiare l’Io penso, funzione puramente conoscitiva, con la sostanza di noi stessi, l’anima La cosmologia razionale, che pretende di disquisire vanamente su antinomie quali: origine nel tempo o eternità dell’universo; scomposizione della materia in parti semplici non più scomponibili o in parti infinitamente scomponibili; esistenza o non esistenza di cause libere; esistenza o non esistenza di una causa prima necessaria La teologia razionale, che pretende di dimostrare, senza che ci riesca, l’esistenza di Dio ricorrendo o alla prova ontologica o alla prova cosmologica o alla prova fisico-teleologica La conclusione di tutto ciò è che le «tre Idee» hanno una funzione puramente regolativa o strumentale (non sono in grado di dire alcunché di sostanziale) e che la metafisica come scienza è impossibile: essa rimane una mera aspirazione!

11 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica della Ragion pratica» (1788): Compiti della seconda Critica La legge morale: «assolutezza», «formalità», «autonomia» I «postulati» della legge morale

12 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica della Ragion pratica» (1788): Compiti della seconda Critica La Ragione non serve soltanto a dirigere la conoscenza, ma anche la condotta morale. Scopo della seconda Critica, pertanto, è quello di esplicitare l’esistenza di una legge morale universale a priori valida sempre e per tutti Kant non ha dubbi che una tale legge morale assoluta o incondizionata esista. Per trovare il suo fondamento procede ad un’analisi dei principi su cui si regge il nostro agire e distingue tra: MASSIME, principi dell’agire che valgono solo per chi se li impone; per es.: voglio fare nuoto due volte alla settimana, oppure: voglio alzarmi ogni giorno a una certa ora. È evidente che queste norme valgono solo per chi se le impone e non per tutti. Quindi non sono né necessarie, né universali IMPERATIVI, distinti in: IMPERATIVI IPOTETICI, che rispondono alla formula: SE VUOI DEVI (se vuoi farti una cultura devi studiare) IMPERATIVO CATEGORICO, assoluto, incondizionato, universale, che corrisponde alla formula: DEVI PERCHÉ DEVI

13 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica della Ragion pratica» (1788): Caratteri della legge morale: «Assolutezza» che si declina con «universalità»: la legge morale prescinde dalle mie disposizioni, inclinazioni, sentimenti e comanda di fare sempre e comunque il bene: agisci in modo che quello che fai possa avere un valore universale, possa cioè valere per tutti «Formalità». La legge morale non si può tradurre in un elenco di precetti da osservare. Essa esige che si abbia sempre di mira il bene universale secondo ragione: «Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona, sia in quella di ogni altra sempre come fine e mai come mezzo» «Autonomia». L’agire morale deve sempre obbedire alla ragione col suo Imperativo categorico, deve cioè essere totalmente autonomo, non può dipendere né da alcuna autorità (persone fisiche, leggi, consuetudini), né da interessi particolari (individuali, familiari, di classe, ecc.). In quest’ultimo caso l’agire morale sarebbe eteronomo

14 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica della Ragion pratica» (1788): I «postulati» della legge morale In questa sezione Kant ritorna sull’immortalità dell’anima e sull’esistenza di Dio ritenendole plausibili, postulabili, in base a delle argomentazioni qui sintetizzate a partire dalla certezza della libertà Il postulato della libertà (se devo, allora posso) Il postulato dell’immortalità dell’anima (la legge morale mi comanda la perfezione che non essendo possibile conseguire nel tempo di questa vita suppone che possa continuare ad essere perseguita indefinitamente in un’altra dimensione dell’esistenza) Il postulato dell’esistenza di Dio (chi obbedisce all’imperativo categorico, cioè ha una condotta irreprensibile, è meritevole di felicità che in questa esistenza non si consegue; perciò è plausibile pensare che un Dio giusto, in un’altra esistenza, faccia corrispondere la felicità all’irreprensibilità morale) I postulati non sono certezze metafisiche ma «ragionevoli speranze»

15 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica del Giudizio» (1790) Significato della terza Critica Analisi del bello e caratteri del Giudizio estetico Il Sublime, le arti belle e il genio Il Giudizio teleologico Religione, Politica e Storia

16 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica del Giudizio» (1790) Significato della terza Critica In questa terza Critica Kant intende superare il dualismo tra giudizi dell’intelletto (Giudizi determinanti della Critica della Ragion pura in cui l’universale è già dato) e giudizi del sentimento (Giudizi riflettenti, la cui universalità va ricercata attraverso una riflessione) riguardanti il sentimento del bello (giudizi estetici) e il sentimento di finalità (giudizi teleologici) che proviamo verso la natura

17 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica del Giudizio» (1790) Analisi del bello e caratteri del Giudizio estetico, o Giudizio di bellezza Kant individua, non senza artificiosità, quattro caratteristiche del Giudizio di bellezza: Disinteresse, privo cioè di motivazioni personali, è puramente contemplativo Universalità, il bello ci appare come un gustamento universalmente condivisibile Finalità senza scopo, il giudizio di bellezza non scaturisce da concetti astratti e schemi conoscitivi Necessità extra-logica, il giudizio di bellezza si presenta come qualcosa su cui tutti dovrebbero essere d’accordo, anche se non sono presenti concetto o regole logiche (viene ribadito quanto già espresso al punto 2)

18 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica del Giudizio» (1790) Il Sublime, le arti belle e il genio Sublime è un valore estetico (tragico, orrido, terribile, solenne, ecc.) che è prodotto dalla percezione di qualcosa di smisurato. È distinto in Sublime matematico, cielo stellato, galassie, nebulose, distese marine, distese montuose … Sublime dinamico, maremoti, tempeste, eruzioni vulcaniche … Di fronte a tutte queste manifestazioni della natura, dapprima proviamo smarrimento perché l’imma-ginazione non riesce ad abbracciare tali grandezze. Poi proviamo piacere poiché la nostra mente riesce ad elevarsi all’idea dell’infinito

19 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica del Giudizio» (1790) Il Sublime, le arti belle e il genio Il sentimento di bellezza che sino ad ora Kant ha preso in considerazione riguarda ciò che noi proviamo di fronte alla natura. Diverso, invece, è il caso del Giudizio estetico riguardante le arti belle. Quando l’arte ripropone la spontaneità della natura, allora il Giudizio estetico si esprime con gli stessi caratteri di quello espresso su di essa. Ma questo accade allorché l’opera d’arte scaturisce dal genio di un artista. Kant ritiene che i genii esistano solo nell’ambito dell’arte. Nell’ambito della scienza possono esserci solo ingegni. Quando le opere d’arte seguono pedissequamente canoni estetici di una determinata epoca, o mode del momento e bizzarrie tese a suscitare stupore, allora ciò che su di esse si esprime non ha più nulla a che fare col Giudizio estetico, in quanto risulta condizionato da fattori contingenti. Lo stesso dicasi del giudizio sulla bellezza di una persona, in cui entrano in gioco motivazioni molto soggettive.

20 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
La «Critica del Giudizio» (1790) Il Giudizio teleologico Oltre al Giudizio sentimentale estetico, Kant prende in considerazione il Giudizio sentimentale teleologico o di finalità Esso scaturisce spontaneamente allorché, osservando i fatti della natura, immaginiamo che essi abbiano una qualche finalità. Esso, ovviamente, non ha nulla di scientifico, ma è un sentimento connaturato con l’essere umana e perciò universalmente presente nelle diverse culture. La scienza lo esclude a priori perché privo di qualunque valenza conoscitiva.

21 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
Religione, Politica e Storia Nell’opera La Religione nei limiti della pura ragione Kant affronta il tema della natura dell’uomo e del suo destino ultimo. Quanto alla natura, Kant ritiene che quella umana consista nella libertà e cioè nella possibilità di fare il bene o il male in quanto essa ha coscienza della legge morale e può, quindi, decidersi o per la sua osservanza o per la sua trasgressione. Pertanto, la possibilità che l’uomo compia il male non potrà mai essere eliminata perché annullarla sarebbe annullare la libertà. In quanto l’essere umano è soggetto morale, l’unica religione possibile è quella razionale (al di là di dogmi, istituzioni, tradizioni, riti, culti, etc.) e l’unico culto possibile è una vita morale irreprensibile. Ogni altra forma è superstizione.

22 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
Religione, Politica e Storia Quanto alla storia, Kant condivide il punto di vista illuministico secondo cui essa è sforzo verso una società umana universale o cosmopolitica, di cui delinea il profilo nel saggio Per la pace perpetua. Le condizioni per la pace risiedono: Nella costituzione repubblicana dei singoli stati Nella federazione degli stati tra di loro Nel diritto cosmopolitico, cioè nel diritto di uno straniero a non essere trattato da straniero nel territorio di un altro stato Nel perseguire, soprattutto, da parte dei politici l’obiettivo di realizzare l’accordo tra politica e morale secondo la massima: «L’onestà è migliore di ogni politica»

23 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
Religione, Politica e Storia L’idea razionale di una comunità pacifica di tutti i popoli della terra è, secondo Kant, l’unico filo conduttore che può e deve orientare gli uomini attraverso le vicende della loro storia Kant non ritiene che la storia umana si sviluppi secondo un piano preordinato e infallibile, come la vita delle api o dei castori È impossibile scoprire nella storia un ordine armonico e progressivo, uno sviluppo naturale e continuo di tutte le potenze dello spirito Un piano della storia non è una realtà, ma piuttosto un ideale orientativo al quale gli uomini debbono ispirare razionalmente le loro azioni La ragione, dunque, dev’essere la guida sia nell’azione morale, sia nell’azione politica, sia nell’interpretazione storia

24 IMMANUEL KANT (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804)
Religione, Politica e Storia Kant, tuttavia, anche se nutre molta fiducia nella ragione, sa che essa ha i suoi limiti; tuttavia è l’unico bene che l’essere umano possiede da cui non può in alcun modo evadere, anche quando si tratta di decidere ciò che si deve credere o non credere «Amici dell’umanità e di ciò che vi è di più santo per essa, accettate pure ciò che vi sembra più degno di fede dopo un esame attento e sincero, sia che si tratti di fatti, sia che si tratti di principi razionali; ma non contestate alla ragione ciò che fa di essa il bene più alto sulla terra: il privilegio di essere l’ultima pietra di paragone della verità» (Che cosa significa orientarsi nel pensare, A 329).


Scaricare ppt "Vita e opere Il criticismo kantiano come «filosofia del limite»"

Presentazioni simili


Annunci Google