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Cenni sull’ Epicureismo

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Presentazione sul tema: "Cenni sull’ Epicureismo"— Transcript della presentazione:

1 Cenni sull’ Epicureismo
Cenni di filosofia epicurea propedeutici allo studio del De rerum natura di Lucrezio. Questi appunti NON sono sostitutivi della trattazione organica di un buon libro di filosofia. A cura della prof. Carla Vetere prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati

2 prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati
Chi era Epicuro? Epicuro nacque a Samo nel 342 a.C. e morì ad Atene nel 270 a.C. Era figlio di un maestro di scuola di origini ateniesi trasferitosi a Samo insieme ad altri coloni nel 352 a.C., dunque anche Epicuro aveva la cittadinanza ateniese. Il suo nome significa ‘Soccorritore’ e gli fu dato in onore del dio Apollo, il quale tra i suoi epiteti, ha proprio quello di ‘Epikouros’. Epicuro studiò nella sua isola e poi a Teo, cittadina sulla costa dell’Asia Minore soprattutto presso filosofi platonici. Siccome Samo faceva parte della lega delio-attica, egli fece il servizio militare (efebato) ad Atene, e proprio ad Atene comprò una casa ove si trasferì definitivamente e ne fece sede della sua scuola. La casa era dotata di un bel giardino (κῆπος) ove egli teneva le sue lezioni anche a donne ed a schiavi. prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati

3 La filosofia: l’atomismo
Epicuro, riprendendo principalmente Democrito e Leucippo, era convinto che il mondo fosse costituito di atomi, particelle indivisibili ed eterne. La realtà nasce dal continuo processo di aggregazione e disgregazione degli atomi. Essi si muovono di continuo e la loro caduta non avviene in maniera perfettamente perpendicolare, ma esiste un clinamen παρέγκλισις (scostamento/deviazione dalla traiettoria) totalmente casuale che permette agli atomi di scontrarsi e quindi di aggregarsi. In effetti Epicuro sottolinea che gli atomi, oltre ad avere forme diverse, hanno anche pesi differenti, dunque il loro moto è influenzato anche da questo elemento. prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati

4 La filosofia (2): teoria delle sensazioni
Come nascono le sensazioni? Semplice: da ogni corpo si staccano degli insiemi ‘leggeri’ di atomi chiamati simulacra che colpiscono gli altri corpi e determinano le sensazioni. I suoni sono ‘soffi che battono’, cioè anch’essi simulacra costituiti da atomi; dunque il linguaggio, che è fatto di suoni, è un fenomeno naturale. prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati

5 prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati
La filosofia (3): etica La parte più importante della filosofia epicurea, essenziale per comprendere l’opera di Lucrezio, ma poi anche di Orazio, è l’etica. Innanzitutto Epicuro sostiene che il fine della vita è la ricerca della felicità (in greco eudaimonia), oggetto dell’Epistola a Meneceo, una delle tre lettere conservate. Dunque si dice che la sua filosofia è eudaimonistica. La felicità si ottiene attraverso la ricerca del bene che consiste nel piacere (edoné); mentre il male consiste nel dolore. Per questo si parla di edonismo. La felicità si raggiunge quando si ottengono due stati: L’atarassia: assenza di turbamenti. L’aponia: assenza di dolore. prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati

6 La filosofia: teoria del piacere
La teoria del piacere è complessa. In maniera molto sintetica si può dire che esistono piaceri effimeri (chiamati cinetici) che sono di breve durata e lasciano perennemente insoddisfatti, e piaceri duraturi (catastematici) che assicurano un lungo benessere. Per ottenere piaceri duraturi bisogna sapersi accontentare di ciò che si ha e godere di ogni istante della propria esistenza, senza eccessive preoccupazioni per il futuro. La vita infatti è come un banchetto dal quale si può essere scacciati in qualsiasi momento. Bisogna vivere con moderazione, perché maggiore è quello che si possiede, maggiore è ciò che si teme di perdere. In sostanza un ricco ha da perdere, e perciò da preoccuparsi, più di un povero. La vita politica è fonte continua di turbamenti, dunque il saggio deve rispettare le leggi e vivere appartato (late biosas). Meglio se egli condivide la sua esistenza con amici che abbiano le stesse convinzioni. L’amicizia riveste un ruolo importantissimo nella ricerca della felicità. prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati

7 La filosofia: i tipi di piacere
I piaceri possono essere: Naturali e necessari Naturali ma non necessari Non naturali e non necessari Ciascuno di noi decide a quali piaceri abbandonarsi ma è essenziale non seguire piaceri distruttivi, perché essi incrinano definitivamente la serenità dell’uomo. prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati

8 La filosofia: il tetrafarmaco (1)
Epicuro insiste sulla necessità di vincere le paure che più ci affliggono e ci allontanano dall’atarassia. L’insieme dei rimedi a queste paure si chiama ‘tetrafarmaco’ perché 4 sono gli elementi essenziali della ‘cura’. Paura della morte. Non bisogna temere la morte: se c’è la morte, noi non ci siamo; se ci siamo noi, la morte non c’è. Paura degli dei. Gli dei vivono totalmente separati da noi negli intermundia e si disinteressano della nostra vita. Dunque non bisogna temerli ed i sacrifici sono inutili. Lucrezio porta avanti una stringente requisitoria contro la religio (superstizione) che ha portato ad abomini come il sacrificio di Ifigenia. prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati

9 La filosofia: il tetrafarmaco (2)
3) Paura del dolore. Il dolore fisico se è lieve, è sopportabile, se invece è acuto, sarà di breve durata; se è molto forte porta in breve alla morte. Quindi è comunque transeunte e sostanzialmente poco influente. I mali dell’anima sono generati da false opinioni e sono sanabili grazie alla filosofia. 4) Paura dell’assenza di piacere. Se si soddisfano i bisogni naturali e non distruttivi e si impara ad accontentarsi di ciò che si ha, il piacere si raggiunge facilmente. prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati

10 Fonti del pensiero epicureo
Di Epicuro è conservato veramente poco. Ricostruiamo il pensiero epicureo attraverso: Tre epistole (A Meneceo sulla felicità (etica), ad Erodoto sulla fisica, a Pitocle sulla conoscenza). Le Massime Capitali (40 in tutto) presenti, tra l’altro nel Codex Vaticanus Graecus 1950 (Gnomologio vaticano), che contiene parecchi frammenti del nostro filosofo. Il De Rerum Natura di Lucrezio. Il De finibus bonorum et malorum di Cicerone (dove uno degli interlocutori, di nome Torquato, espone in maniera sistematica la dottrina di Epicuro e dei suoi seguaci). I frammenti dell’opera del filosofo epicureo Filodemo di Gadara ritrovati nella villa dei Papiri di Ercolano (N.B.: Filodemo (circa 110 – 35 a.C.) era nato a Gadara, in Giordania, e arrivò in Italia intorno al 75 a.C.; ad Ercolano Lucio Calpurnio Pisone, suocero di Cesare, lo ospitò per lungo tempo nella sua villa che aveva una vasta biblioteca di papiri (infatti è nota come Villa dei Papiri). Cicerone scrisse un’orazione In Pisonem in cui, tra l’altro, apostrofava pesantemente Filodemo come un greco amante dei piaceri sfrenati e degno compare di Pisone. Uno degli allievi di Filodemo fu Sirone, maestro di Virgilio ed Orazio. prof.Carla Vetere - tutti i diritti riservati


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