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Lezione 7 giorgia.giovannetti@unifi.it Economia Applicata Lezione 7 giorgia.giovannetti@unifi.it Giorgia Giovannetti 1 1.

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1 Lezione 7 giorgia.giovannetti@unifi.it
Economia Applicata Lezione 7 Giorgia Giovannetti 1 1

2 Cosa facciamo oggi Riassunto concorrenza funzione di produzione
monopolio

3 Programma di Elementi di economia
w1 Lunedi 25 Introduzione: I problemi e la terminologia mercoledi 27 Intro, fine; Curve di domande e offerta e elasticità w2 lunedi 4 Il concetto di mercato, esempi 6 richiami micro, curve dei costi w3 11 Curve dei costi 13 forme mercato: concorrenza, monopolio w4 18 forme di mercato: concorrenza imperfetta e oligopolio 20 Oligopolio w5 confronto Cournot, Bertrand, Stackelberg ??? esercizi w6 1 Test sulla prima parte 3 Benessere, esternalità, beni pubblici w7 8 Teoria dei giochi 10 giochi ripetuti, nozioni w8 15 interruzione 17 w9 22 Interruzione Pasquetta 24 w10 29 esercizi Vacanza w11 Investimenti, Investimenti pubblici e privati Investimenti analisi costi benefici  w12 Investimenti e incertezza Esercizi su Investimenti  w13 Secondo test w14 W 15 5

4 La scelta del livello di costi fissi
C’è un trade-off tra un costo fisso più alto ed un costo variabile più basso per qualsiasi livello di output (e viceversa). Al crescere dell’output, il costo medio totale è più basso se i costi fissi sono più alti.

5 Ricavo totale, medio e marginale
è il prodotto delle unità vendute per il rispettivo prezzo: RT(q)= p(q) q. Ricavo medio è quanto l’impresa ottiene per unità venduta: RME(q) = RT(q)/q. Se l’impresa vende tutte le unità prodotte allo stesso prezzo, allora il ricavo medio è pari a p [= (p(q)q)/q]. Ricavo marginale è l’incremento del ricavo totale ottenuto dalla vendita di un’unità aggiuntiva: RMG(q) = RT(q)/q.

6 Ricavo totale, medio e marginale
Per analizzare l’andamento del ricavo totale, medio e marginale rispetto alla quantità prodotta e venduta occorre distinguere le condizioni di mercato in cui opera l’impresa. È necessario cioè distinguere se: l’impresa non è in grado di influire sul prezzo, o l’impresa è, invece, in grado di influire sul prezzo.

7 I ricavi quando il prezzo è dato (concorrenza perfetta)
La curva di domanda dell’impresa è una curva orizzontale. Il ricavo medio è costante e pari al prezzo. Il ricavo marginale è anch’esso costante e pari al prezzo. Il ricavo totale cresce proporzionalmente alla quantità venduta e si può, quindi, rappresentare con una linea retta passante per l’origine degli assi e con pendenza pari al prezzo.

8 I ricavi quando l’impresa è in grado di influenzare il prezzo
La curva di domanda dell’impresa è decrescente. Quindi, Il ricavo medio coincide con il prezzo (la curva di domanda). Il ricavo marginale dipende dall’elasticità della domanda al reddito: è positivo se la domanda è elastica; è negativo se la domanda è anelastica; è nullo se l’elasticità è pari a 1. Il ricavo totale è una curva prima crescente (finché RMG > 0) e poi decrescente (quando RMG < 0). RME RMG q p(q) = RME  > 1 ( = 1) RMG  < 1 RT q

9 Fattori di produzione & breve/lungo periodo
Distinguiamo tra fattori di produzione fissi: risorse che nel periodo di tempo considerato non possono che essere impiegate in una particolare quantità invariabile; e fattori di produzione variabili: risorse che nel periodo di tempo considerato possono essere impiegate in quantità variabile con la produzione. Sulla base di ciò distinguiamo anche: breve periodo – lasso di tempo massimo nel quale almeno un fattore di produzione è fisso; e lungo periodo – lasso di tempo sufficientemente lungo perché tutti i fattori di produzione possano essere variati. 9

10 La funzione di produzione
È la relazione tecnica – che dipende, cioè, dalla tecnologia disponibile – che associa alle quantità impiegate di ciascun fattore produttivo la quantità massima di prodotto ottenibile: q = q(x1, x2, …, xn) La funzione di produzione poggia, dunque, sul presupposto che non vi siano sprechi, cioè che i fattori produttivi siano impiegati in modo efficiente. Q è la quantità di prodotto; xi è la quantità impiegata del fattore produttivo i-esimo.

11 Funzione di produzione con un solo input variabile
Iniziando dal breve periodo, immaginiamo di avere a disposizione un solo input variabile (supponiamo sia il lavoro, L) – e omettiamo di indicare esplicitamente l’altro fattore di produzione che è, invece, fisso – e illustriamo le nozioni di produttività media e di produttività marginale. q = q(L)

12 Produttività media e produttività marginale
Per produttività media intendiamo il rapporto tra la quantità di prodotto ottenuta e la quantità del fattore produttivo variabile impiegata. PMEL = q(L)/L La produttività marginale è, invece, la variazione della quantità prodotta conseguente a un incremento unitario della quantità impiegata del fattore produttivo variabile. PMGL = q(L)/L

13 Curva di Prodotto Marginale del Lavoro
Qui, il primo lavoratore impiegato genera un aumento dell’output di 19 quintali, il secondo lavoratore genera un aumento di 17 quintali, e così via…

14 Il grafico (a) mostra due curve di prodotto totale della fattoria
Il grafico (a) mostra due curve di prodotto totale della fattoria. Con più terra, ogni lavoratore può produrre più grano. Quindi un aumento dell’input fisso sposta la curva di prodotto totale in alto da TP10 a TP20. Questo spostamento implica che il prodotto marginale di ogni lavoratore è più alto se la fattoria è più grande. Quindi un aumento degli ettari di terra sposta anche la curva di prodotto marginale da MPL10 a MPL20.

15 L’Economia in Azione: Caso: Il Mito del Mese-Uomo
“Aggiungere un altro programmatore in un progetto potrebbe aumentare il tempo per scrivere il codice del programma” L’origine dei rendimenti decrescenti sta nella natura della funzione di produzione di un progetto software: Ogni programmatore deve coordinare il suo lavoro con quello di tutti gli altri programmatori nel progetto, il che porta ogni persona a spendere più e più tempo nel comunicare con altri al crescere del numero dei programmatori.

16 Il Mito del Mese-Uomo

17 Legge della produttività marginale decrescente
Se combiniamo (con incrementi costanti) quantità sempre maggiori del fattore variabile con la quantità data del fattore fisso, allora – esaurita la fase iniziale nella quale la produzione cresce a tasso crescente (cioè per incrementi via via maggiori) – da un certo punto in poi ogni unità in più del fattore variabile determinerà incrementi della produzione via via minori. L q(L) PMGL PMEL L q 1 6 2 13 7 6,5 3 21 8 4 30 9 7,5 5 40 10 49 8,17 57 8,14 64 70 7,78 75

18 Relazione tra produzione totale e produttività media e marginale
La PMGL è crescente finché la produzione totale aumenta in misura più che proporzionale all’aumentare del fattore variabile (punto A). Poi comincia a diminuire fino a diventare negativa (oltre il punto C) La PMEL è dapprima crescente fino a intersecare la curva della produttività marginale (punto B) e poi è decrescente. C q L B A PMEL PMGL L PMGL PMEL

19 La funzione di produzione nel lungo periodo
Nel lungo periodo – per definizione – tutti i fattori produttivi(nel nostro caso, L e K) sono variabili: q = q(L, K). Se fissiamo il livello di produzione, per esempio, a q0, è possibile rappresentare la funzione di produzione nel piano (L, K) attraverso curve di livello dette isoquanti (= combinazioni dei fattori produttivi che permettono di ottenere la stessa quantità di prodotto) – q0 = q(L, K). K L q(K1, L1) = q0 = q(K2, L2) K1 L1 K2 L2

20 Massimizzazione del profitto
Il profitto, che dipende dalla quantità venduta, è la differenza tra il ricavo totale e il costo totale di produzione:  (q)= RT(q)  CT(q). Per determinare la quantità in corrispondenza della quale il profitto è massimo, possiamo usare: le curve di costo e ricavo totale, oppure le curve di costo e ricavo medio e marginale.

21 Massimizzazione del profitto usando costi e ricavi totali
RT CT q  (q)= RT(q)  CT(q). CT RT Il profitto è massimo dove è massima la differenza tra ricavo totale e costo totale. q*

22 Massimizzazione del profitto usando ricavi e costi medi e marginali
Usiamo le curve di ricavo marginale e costo marginale per trovare la quantità di prodotto che massimizza il profitto. RMG CMG q CMG RMG La condizione di massimo profitto è produrre/ vendere la quantità q* per la quale: RMG (q*)= CMG(q*) q*

23 Massimizzazione del profitto usando ricavi e costi medi e marginali
Usiamo le curve di ricavo medio e costo medio per determinare quale sia l’area che corrisponde al massimo profitto. q RMG, RME CMG, CME CMG RME RMG CME q* Il profitto massimo è pari all’area tratteggiata.

24 Il profitto normale e l’extra-profitto
Il costo-opportunità di gestire l’impresa rappresenta un costo e come tale è incluso nei costi di produzione. Esso è detto profitto normale, ed è pari a (in percentuale del capitale investito nell’impresa): tasso di profitto normale = tasso di interesse privo di rischio + premio per il rischio Il profitto che si vuole massimizzare è l’eccedenza sul profitto normale ed è detto extra-profitto.

25 Rivediamo: Uguaglianza tra prezzo e costo marginale, situazione diversa
Costo medio totale Costo marginale Domanda Quantità 60 60 60

26 Uguaglianza tra prezzo e costo marginale costo medio >p
Costo medio totale Prezzo regolamentato Costo marginale Domanda Quantità Quantità regolamentata 61 61 61

27 Uguaglianza tra prezzo e costo marginale
medio totale Costo medio totale Prezzo regolamentato Costo marginale Domanda Quantità Quantità regolamentata 62 62 62

28 Uguaglianza tra prezzo e costo marginale
medio totale Costo medio totale Perdita dell’impresa Prezzo regolamentato Costo marginale Domanda Quantità Quantità regolamentata 63 63 63

29 Mercato di Monopolio copertina

30 Un’azienda è monopolista se:
è la sola a vendere il proprio prodotto quel prodotto non ha sostituti “prossimi” (close substitute) ha la possibilità di influenzare il prezzo del suo prodotto

31 proprietà (appropriazione) di risorse chiave
Il monopolio è determinato da “barriere all’ingresso” (barriers to entry) Causate da… proprietà (appropriazione) di risorse chiave diritti di esclusiva economia di scala importanti, per cui è più economica la produzione da parte di un unico soggetto piuttosto che da parte di una pluralità Monopolio delle risorse tipi di monopolio Monopolio legale Monopolio naturale

32 concorrenza vs. monopolio
molti produttori un produttore “vedono” una curva di domanda orizzontale rileva una curva di domanda inclinata negativamente subiscono il prezzo (price taker) fa il prezzo (price maker) vendono qualsiasi quantità allo stesso prezzo se aumenta il prezzo vende di meno, se lo riduce vende di più concorrenza vs. monopolio

33 apparente reale Domanda Domanda
curve di domanda apparente reale Curva di domanda di una impresa in concorrenza (b) Curva di domanda del monopolista Prezzo Prezzo Domanda Domanda Quantità Quantità

34 anche per il monopolista (monopoly), ricavo medio e prezzo coincidono
I ricavi di un’impresa in un mercato monopolistico e che quindi fissa il prezzo (si dice anche: è price maker) Ricavo Totale (RT) ricavi in monopolio Ricavo Medio (AR) anche per il monopolista (monopoly), ricavo medio e prezzo coincidono

35 disc. ricavo marginale e monopolio
Discussione: l’andamento del ricavo marginale per un monopolista sarà … Ricavo Marginale (RM) disc. ricavo marginale e monopolio …decrescente all’aumentare della quantità venduta

36 domanda e ricavo marginale in monopolio
Prezzo €11 10 9 8 RT 7 6 domanda e ricavo marginale in monopolio 5 4 3 Domanda (ricavo medio) 2 Ricavo marginale 1 -1 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità -2 -3 -4

37 massimizzazione del profitto 1
Massimizzazione del profitto in monopolio il monopolista massimizza il profitto producendo la quantità per cui il ricavo marginale e il costo marginale sono eguali (NB, anche in concorrenza è così, con RM=costante=P) “usa” la curva di domanda per trovare il prezzo (corrispondente a quel ricavo marginale) che induce i consumatori ad acquistare quella quantità massimizzazione del profitto 1

38 massimizzazione del profitto 2
Massimizzazione del profitto in monopolio (1) Costi e Ricavi 1. L’intersezione della curva del ricavo marginale con quella del costo marginale determina la quantità che massimizza il profitto… MC massimizzazione del profitto 2 Costo medio totale ATC A Domanda AR Costo marginale RM Ricavo marginale QMAX Quantità

39 massimizzazione del profitto 3
Massimizzazione del profitto in monopolio (2) Costi e Ricavi 2. …e la curva di domanda individua il prezzo coerente con tale quantità. 1. L’intersezione della curva del ricavo marginale con quella del costo marginale determina la quantità che massimizza il profitto… B Prezzo di monopolio massimizzazione del profitto 3 Costo medio totale A Domanda Costo marginale Ricavo marginale QMAX Quantità

40 profitto del monopolista
Il profitto del monopolista (3) Costi e Ricavi Costo marginale Prezzo di monopolio E B Profitto di monopolio profitto del monopolista Costo medio totale Costo medio totale D C Domanda Ricavo marginale QMAX Quantità

41 concorrenza e monopolio
Comparazione tra concorrenza perfetta e monopolio Per un’impresa in concorrenza, il prezzo e il costo marginale sono uguali P = MR = MC Per un’impresa monopolista, il prezzo è superiore al costo marginale P > MR = MC concorrenza e monopolio

42 Un confronto tra monopolio e concorrenza perfetta (1)
Supponiamo che tutte le imprese di un mercato concorrenziale siano acquistate da un monopolista Quantità D MR SS P Q1 P1 A = LMC =SMC Q2 P2 B Il mercato concorrenziale era in equilibrio nel punto A, la quantità scambiata era Q1 ed il prezzo P1. Il monopolista massimizza i propri profitti nel punto in cui MR=SMC, ossia in P2Q2 (punto B). See Section 9-8 in the main text, and Figure 9-14.

43 Monopolio ed economia del benessere: perdita secca
Prezzo Perdita secca Prezzo di monopolio perdita secca Costo marginale Ricavo marginale Domanda Quantità di monopolio Quantità efficiente Quantità

44 Le scelte dell’imprenditore (offerta)
L’obiettivo dell’imprenditore è la massimizzazione del profitto dato il proprio vincolo di bilancio. L’Imprenditore prima di iniziare a produrre deve rispondere alle seguenti domande: Quanto produrre (dipende dal mercato di riferimento) Come produrre (dipende dalla combinazione dei fattori) In un MERCATO DI CONCORRENZA PERFETTA l’imprenditore considererà dato il prezzo di vendita del prodotto (Pc) mentre dovrà considerare l’ottima allocazione dei fattori produttivi -data la tecnica- per dar luogo alla massima produzione al minimo costo.

45 La funzione di produzione
Si consideri la seguente funzione di produzione: Y = f (K,L) dove Y è l’output K = il fattore produttivo capitale (data la tecnica esistente es. numero di macchinari) L = il fattore produttivo lavoro (inteso come h/uomo o n. di lavoratori) La produzione può avere rendimenti: Crescenti (all’aumentare di uno dei due input, l’output aumenta in misura più che proporzionale) Decrescenti (all’aumentare di uno dei due input, l’output aumenta in misura meno che proporzionale) Costanti (all’aumentare di uno dei due input, l’output aumenta in misura proporzionale)

46 La funzione di costo I costi di produzione:
Costo Totale (Ct) = Costo Fisso (Cf) + Costo Variabile (Cv) Dove il costo fisso è indipendente dalla produzione (è una costante, ad es. il costo per l’acquisto di un macchinario) mentre il costo variabile cresce all’aumentare della produzione (più si produce maggiori input (K, L) dovranno essere impiegati). Costo medio Totale (Ctme) = Ct/Y = = Costo medio fisso (Cf/Y = Cfme) + Costo Medio Variabile (Cv /Y = Cvme) Il costo marginale Cmg = dCt/dY = dCv/dY

47 Il costo (rappresentazione grafica)
Y CT Cf* Y Cf Cf* Fig. 1 Y CV Fig. 3 Fig. 2 I costi sono strettamente legati alla funzione di produzione: Lì dove la produzione è a rendimenti crescenti (l’output è più che proporzionale all’input) i costi crescono in maniera meno che proporzionale ad Y: (fig. 3) primo tratto della curva dei costi tot. Lì dove la produzione è a rendimenti decrescenti (l’output è meno che proporzionale all’input) i costi crescono in maniera più che proporzionale ad Y: (fig. 3) secondo tratto della curva dei costi tot.

48 La funzione del ricavo Il perseguimento dell’obiettivo della massimizzazione del profitto prescinde dal tipo di mercato ma darà, in un mercato di concorrenza perfetta, risultati totalmente differenti da quelli che si hanno in un mercato monopolistico. In concorrenza perfetta: a. esistono infinite imprese price taker. b. il prezzo del bene è imposto dal mercato ed è universalmente noto = P* c. i ricavi totali (Rt) = (P* x Y) ovvero (prezzo x quantità) d. i Ricavi marginali (Rmg) = (dRt/dY) ovvero (la variazione del ricavo al variare della quantità) e. Il Ricavo medio (Rme) = (Rt/Y) = (P x Y)/Y = P (in un regime di conc. perf. la f.ne di costo medio coincide con il prezzo) Rt Y P* P’* Y Rmg l’inclinazione della retta del ricavo totale aumenta all’aumentare di P* (nel graf. P’*>P*) in concorrenza perfetta i Rmg=P* R*mg*=P* = Rme

49 I ricavi di un’impresa in un mercato concorrenziale (che quindi assume il prezzo come dato) sono
Ricavo Totale Ricavo Medio Ricavo medio e prezzo quindi coincidono

50 Ricavo Marginale in concorrenza perfetta: ricavo medio, ricavo marginale e prezzo coincidono

51 Il comportamento dell’impresa
Assumeremo comunque sempre che l’obiettivo di un’impresa sia: massimizzare il profitto definito come: Profitto: Ricavo totale meno costo totale

52 Profitto d’impresa: Ricavi meno costi
Ricavi: Somma che un’impresa incassa per la vendita del prodotto Costi: Spese che un’impresa sostiene per i fattori di produzione Ci sono molti tipi di costi da considerare.

53 Profitto variabile: Ricavi meno costi variabili
Si può dimostrare che il Profitto variabile è dato dalla rendita del produttore, ovvero dal prezzo pagato al venditore – il costo (marginale) da lui sostenuto, per ciascuna unità venduta. Il termine “variabile” si riferisce al fatto che si contano i soli costi variabili, ovvero quelli che dipendono dalla quantità prodotta (essi si ottengono come somma dei costi “marginali”). Gli altri costi sono detti fissi in quanto non dipendono dalla quantità prodotta.

54 Surplus del produttore Costi (variabili) di produzione
Rendita del produttore = Profitto variabile Surplus del produttore Offerta P* Costi (variabili) di produzione Domanda Q*

55 Costi fissi e costi variabili
La divisione tra costi fissi e variabili dipende dall’orizzonte temporale preso in considerazione: nel breve periodo alcuni costi sono fissi nel lungo periodo molti costi fissi diventano variabili Nel lungo periodo vi è infatti maggiore capacità di rispondere ai cambiamenti (sostituibilità)

56 Ricordate la definizione di costo come costo-opportunità
I costi di produzione comprendono costi espliciti e costi impliciti: Costi espliciti: costi monetari sostenuti per procurarsi i fattori della produzione Costi impliciti : costi che non comportano esborsi monetari In entrambi i casi di tratta di costi opportunità (degli esborsi sostenuti e dei mancati guadagni)

57 Un’importante differenza tra punto di vista economico e punto di vista contabile
Economisti : guardano ai costi opportunità Contabili: misurano i costi espliciti, ma spesso non i costi impliciti Quando il ricavo totale è superiore ai costi espliciti e ai costi impliciti l’impresa ottiene un profitto economico (sempre minore di quello contabile) Quiz: reinvestire i profitti è il modo meno costoso di finanziare l’attività di impresa?

58 Un esercizio: la “funzione di produzione”
Mostra relazione tra quantità fattori produttivi “impiegati efficientemente” e la quantità prodotta. [Con l’espressione “impiegati efficientemente” intendiamo che siano impiegati al meglio delle possibilità di produzione]. Essa illustra i meriti di ragionare “al margine” e conduce ai costi (variabili) di produzione.

59 Funzione di produzione: un esempio
Lavoro Produzione 1 50 2 90 3 120 4 140 5 150

60 Funzione di produzione: concetti derivati
Prodotto marginale (del lavoro), PMa: Q ottenuto da L pari ad un’unità Cfr. tabella precedente Passare da L = 0 a L = 1 genera Q = 50; da L = 1 a L = 2: Q = 40; da L = 2 a L = 3: Q = 30; e così via ...

61 Andamento del prodotto marginale
Nella tabella, si vede anche che il prodotto marginale del lavoro è sempre positivo, ma decrescente Cioè: se aumenta L: aumenta sempre il livello di produzione (prodotto marginale positivo), ma sempre meno al margine (prodotto marginale decrescente): ovvero la funzione di produzione è concava. Perché dovrebbe in generale essere così? Per la possibile presenza di fattori fissi e dei relativi effetti di congestione.

62 Dalla produzione ai costi: continuiamo con l’esempio (w = 10)
Lavoro Produzione Costo fisso (impianto) Costo variabile (Lavoro) Costo totale 30 1 50 10 40 2 90 20 3 120 60 4 140 70 5 150 80

63 Curva di costo totale

64 Andamento del costo totale
Il costo totale  se Q  (cioè il costo marginale, ovvero CMa, il costo di ogni unità addizionale, è positivo) Inoltre: con Q, la curva diventa più ripida (cioè il costo marginale è crescente) Spiegazione: dipende dalla forma della funzione di produzione: se la PMa del lavoro è decrescente, per ottenere un dato Q (per esempio =1) ci vogliono sempre più lavoratori A parità di salario per lavoratore, l’aumento del Costo Totale è allora più che proporzionale rispetto all’aumento di Q, e la funzione di costo è convessa.

65 Andamento del costo totale
Naturalmente, l’aumento del Costo Totale sarebbe invece meno che proporzionale rispetto all’aumento dell’output se la produttività marginale fosse crescente (insomma, ad una funzione di produzione concava corrisponde una funzione di costo totale convessa, e viceversa). Si noti infine che la funzione di Costo Variabile ha lo stesso andamento di quella Totale, essendo pari alla seconda curva diminuita in ciascun punto dell’ammontare dei costi fissi.

66 Relazione tra PMa e Cma (nell’esempio)

67 Dimensione efficiente dell’impresa
Il punto più basso della curva ad U del CMeT corrisponde alla quantità che minimizza il costo medio totale. Tale quantità (Q*) è spesso chiamata dimensione efficiente dell’impresa

68 costi fissi e variabili
Misure dei costi costi fissi: i costi che non variano al modificarsi della quantità prodotta costi variabili: i costi che variano al modificarsi della quantità prodotta costi fissi e variabili Nel breve periodo (short-run) o lungo periodo (long-run), valgono differenti considerazioni su quali costi siano costanti o variabili

69 COSTI DI BREVE E LUNGO PERIODO
CONCORRENZA PERFETTA MONOPOLIO

70 Curva del costi totali, fissi e variabili di produzione di breve periodo
SVC S F C S V C 3 S F C 2 5 6 Q

71 Costi totali, medi e marginali (breve perido)
Costi medi totali (average total costs, ATC) Costi medi fissi (average fixed costs, AFC) costi medi Costi medi variabili (average variable costs, AVC)

72 Costi totali, medi e marginali
Costi marginali (marginal cost, MC) costi marginali

73 I costi medi di breve periodo
SATC SAFC SAVC SMC SMC SATC See Section 8-8 in the main text, and Figure 8-9. SAVC SAFC Quantità

74 interventi contro i monopoli
Interventi di politica economica in presenza di un monopolio Stimolare la concorrenza (normativa antitrust) Regolamentazione del comportamento del monopolista (per lo più fissando il prezzo) Trasformando i monopoli privati in imprese pubbliche Non agire (… il minore dei guai) interventi contro i monopoli

75 Monopolio Un’impresa è un monopolio se:
a) è l’unico venditore di un prodotto; b) il suo prodotto non ha buoni sostituti; c) può influenzare significativamente il prezzo di mercato del proprio bene. 2 2 2 2

76 Perché esistono i monopoli
La causa dell’esistenza di un monopo-lio è la presenza nel mercato di una barriera all’entrata di altre imprese Le barriere all’entrata vengono generate da (almeno) tre cause :  Possesso di una risorsa chiave (non duplicabile);  Diritto esclusivo concesso per legge;  Elevate economie di scala. 5 3 3 3

77 Monopolio delle risorse
La proprietà esclusiva di una risorsa chiave che non può essere prontamente duplicata è una causa potenziale di monopolio. Es: una risorsa naturale “unica”. 9 5 5 5

78 Monopoli legali Le leggi sui brevetti e sui diritti d’autore sono le maggiori cause dei monopoli legali. Il monopolio si crea perché l’amministrazione pubblica offre a un singolo operatore il diritto esclusivo di vendere un particolare bene in un determinato mercato. 10 6 6 6

79 Monopolio naturale Un settore è un monopolio naturale se una singola impresa può fornire il bene o il servizio all’intero mercato a costi (medi) inferiori rispetto a quelli di due o più imprese. A causa delle economie di scala, la dimensione minima efficiente dell’impianto è così grande che un‘impresa da sola può fornire il bene più efficientemente che se le imprese fossero due o in numero maggiore. Es: servizi “di rete” (elettricità, ferrovie, gas). 11 8 8 8

80 Monopolio e concorrenza
Monopolista  E’ l’unico produttore  Ha una curva di domanda decrescente  E’ un price maker, cioè determina il prezzo  Riduce il prezzo per aumentare le vendite, se questo gli conviene. 13 12 12 12

81 Monopolio e concorrenza
Impresa concorrenziale  E’ una dei tanti produttori.  Ha una curva di domanda orizzontale.  E’ un price taker, cioè prende il prezzo come dato  Vende perciò il quantitativo che desidera allo stesso prezzo (quello di equilibrio). 14 13 13 13

82 Figura 15-2 (a) Impresa concorrenziale (b) Monopolista Prezzo Prezzo
Domanda Domanda Quantità di prodotto Quantità di prodotto Figura 15-2 2 86 86

83 Monopolio e concorrenza
La curva di domanda è un vincolo per il “potere di mercato” (la capacità di scegliere il prezzo) del monopolista Il monopolista ha un intero menu (P,Q) a sua disposizione (ovvero tutte le copie indicate dalla curva di domanda del bene). Quale coppia (P,Q) sceglie? Ovviamente, quella che gli dà il massimo profitto! 13 12 12 12

84 Il ricavo di un monopolista
Ricavo totale P x Q = RT Ricavo medio RT/Q = RMe = P Ricavo marginale RT/Q = RMa < P 15 14 14 14

85 Ricavo totale, medio e marginale di un’impresa monopolistica
18 15 15 15

86 Ricavo marginale di un monopolista
Il ricavo marginale di un monopolista è inferiore al prezzo del bene che produce (se Q > 1).  La curva di domanda è decrescente.  Per vendere una quantità superiore, l’impresa deve offrire un prezzo più basso. 15 16 16 16

87 Ricavo marginale di un monopolista
Quando il monopolista diminuisce il proprio prezzo e aumenta la quantità venduta, sortisce due effetti sul ricavo totale (P x Q).  L’effetto produzione—aumenta la quantità venduta, quindi Q è maggiore.  L’effetto prezzo—il prezzo diminuisce, quindi P è minore (per tutte le unità vendute). 18 17 17 17

88 Ricavo marginale di un monopolista
La curva del ricavo marginale giace sempre al di sotto della curva di domanda per via dell’effetto prezzo (non presente nel caso di un mercato concorrenziale). Del resto deve essere così poiché il ricavo medio risulta decrescente! 18 18 18 18

89 Domanda e ricavo marginale di un monopolista
Prezzo 11 10 9 8 7 6 5 4 3 Domanda (ricavo medio) 2 1 -1 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità d’acqua -2 -3 -4 16 21 21 21

90 Domanda e ricavo marginale di un monopolista
Prezzo 11 10 9 8 7 6 5 4 3 Domanda (ricavo medio) 2 Ricavo marginale 1 -1 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità d’acqua -2 -3 -4 16 22 22 22


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