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G i o r g i o P e r l a s c a
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GIUSTI: Dopo la seconda guerra mondiale, il termine «Giusti» è stato utilizzato per indicare i non-ebrei che hanno agito in modo eroico, a rischio della propria vita e senza interesse personale, per salvare anche un solo ebreo dal genocidio nazista. Chi viene riconosciuto Giusto tra le nazioni riceve una speciale medaglia con inciso il suo nome, un certificato d'onore e il privilegio di vedere il proprio nome aggiunto agli altri presenti nel Giardino dei Giusti presso il museo Yad Vashem di Gerusalemme. A ogni Giusto tra le nazioni viene dedicata la piantumazione di un albero, poiché tale pratica nella tradizione ebraica indica il desiderio di ricordo eterno per una persona cara. Dagli anni novanta tuttavia, poiché il Monte della Rimembranza è completamente ricoperto di alberi, il nome dei giusti è inciso sul Muro d'Onore. Ai Giusti tra le nazioni, inoltre, viene conferita la cittadinanza onoraria dello Stato di Israele. Dal 1° gennaio 2018 sono stati riconosciuti da Yad Vashem Giusti tra le nazioni di cui 524 italiani.
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GIORGIO PERLASCA Figlio di Teresa Sartorelli e di Carlo Perlasca, Giorgio in gioventù aderì al Partito Nazionale Fascista e nel 1930 si arruolò nelle Camicie nere. Nel 1940, dopo essersi sposato in Italia, iniziò a lavorare prima in Croazia, Serbia e Romania e, dal 1942, in Ungheria a Budapest, in qualità di agente venditore per una ditta di Trieste, (la SAIB Società Anonima Importazione Bovini), con permesso diplomatico. Il giorno dell'armistizio tra l'Italia e gli Alleati (8 settembre 1943) si trovava ancora nella capitale ungherese e, prestando fedeltà al giuramento fatto al Regno d'Italia, rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. Per questo motivo si trovò a essere ricercato dai tedeschi. Arrestato ed internato, fuggì e cercò rifugio presso l'ambasciata spagnola. Perlasca, una volta in Spagna, fu impegnato con l'ambasciatore Ángel Sanz Briz nel tentativo di salvare gli ebrei di Budapest, ospitati in apposite «case protette» dietro il rilascio di salvacondotti.
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Da quel momento Perlasca si trovò a gestire il "traffico" e la sopravvivenza di migliaia di ebrei, nascosti nelle case protette sparse per la città. Tra il 1º dicembre 1944 e il 16 gennaio 1945, Perlasca rilasciò migliaia di finti salvacondotti che conferivano la cittadinanza spagnola agli ebrei, arrivando a strappare letteralmente dalle mani delle Croci Frecciate i deportati sui binari delle stazioni ferroviarie. Curò infine personalmente l'organizzazione e l'approvvigionamento dei viveri, recandosi ogni giorno presso le abitazioni, e utilizzando gli scarsi fondi dell’ambasciata e i propri. Grazie all'opera di Perlasca, 8000 ebrei furono salvati dalla deportazione. Riuscito a tornare nell'agosto 1945 in Italia via Istanbul, non raccontò la propria vicenda né alla famiglia, né alla stampa. La famiglia seppe del memoriale e dell’accaduto solo a seguito dell'ictus nel 1980 a cui riuscì a sopravvivere. Nel 1987, alcune donne ebree ungheresi residenti in Israele rintracciarono Perlasca e divulgarono la sua storia di coraggio e solidarietà. Ancora in vita, Perlasca ricevette per la sua opera numerose medaglie e riconoscimenti. Il 23 settembre 1989 fu insignito da Israele del riconoscimento di Giusto tra le Nazioni. Morì a Padova, nell'agosto 1992, all'età di 82 anni, per un attacco di cuore.
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RICONOSCIMENTI: In Israele gli è stata dedicata una foresta, in cui sono stati piantati alberi, a simboleggiare le vite degli ebrei da lui salvati in Ungheria. In Italia su iniziativa del figlio Franco, è stata istituita la Fondazione Giorgio Perlasca, molte scuole e vie sono a lui dedicate. Nel 1997 è stato pubblicato da Il Mulino il suo memoriale, con il titolo L'impostore. Giovanni Minoli ne ha riassunto la vicenda così: «Oggi è un eroe nazionale e un fiore all'occhiello per tutti. Ma è anche un po' martire, per via del silenzio in cui ha vissuto. [...] È stato anche faticoso farglielo raccontare, non si era mai sentito preso sul serio, aveva interiorizzato la tragedia, era troppo grossa da raccontare l'impresa, un po' come dire "ho visto i marziani", e lui li aveva visti davvero. [...] La sensazione è che l'enormità dell'azione ha vissuto con la sua progressiva ritrosia a raccontarla perché erano troppo forti i silenzi culturali e politici, e questo insieme di cose lo ha fatto andare sotto traccia. Con Perlasca il conto non tornava: un ex fascista era stato un eroe vero nella salvezza degli ebrei.»
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ONOREFICIENZE: Giusto tra le Nazioni, Gerusalemme, (Israele), 1989
Stella al Merito (Ungheria), 1989 Medaglia della Knesset (Parlamento Israeliano), Gerusalemme, 1989 Medaglia Raoul Wallenberg (Stati Uniti), 1990 Medal of Remembrance del Museo dell'Olocausto (Memorial Council), Washington, Stati Uniti 1990 Invito a posare la prima pietra del Museo dell'Olocausto di Washington, Stati Uniti 1990
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