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La teoria dell’azione organizzativa (Barnard)
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La teoria dell’azione organizzativa (Barnard)
Prende le distanze sia dagli approcci tayloristici e burocratici sia dalla contingency theory: studia soprattutto gli aspetti razionali del comportamento organizzativo. L’organizzazione per i teorici dell’azione e’ un insieme di elementi oggettivi e soggettivi che vanno studiati congiuntamente: da un lato ci sono vincoli oggettivi determinati da forze esterne (ambiente, tecnologia); dall’altro ci sono pero’ le azioni e decisioni degli individui
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Chester Barnard ( ) “The Functions of the Executive”, Harvard University Press: i suoi contributi sono vicini, per interessi, alla scuola delle relazioni umane. Concezione cooperativa del sistema aziendale: gli individui cooperano per cercare di superare i limiti individuali: dal bisogno di cooperazione nascono le organizzazioni formali
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Barnard: alcuni concetti introduttivi
azione cooperativa: soluzione per superare i limiti individuali (fisici, biologici, mentali) sistema cooperativo: complesso di componenti (fisici, biologici, personali e sociali) che stanno in una relazione specifica in forza della cooperazione di due o più persone per un fine definito: necessita del consenso degli individui chiamati a cooperare. organizzazione formale: sistema di forze o attività personali consapevolmente coordinate
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Barnard: l’importanza degli aspetti soggettivi
Formale-informale: simbiosi tra rapporti formali ed informali nelle org.: (I primi creano i presupposti per lo sviluppo dei secondi e vice-versa) Fine individuale-collettivo: nel momento in cui gli individui decidono di cooperare per raggiungere un fine, nasce un’org. formale ed il fine diventa il fine (impersonale) dell’organizzazione:
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continua… Tuttavia il fine organizzativo resta sempre e comunque distinto dai fini individuali che motivano un individuo a partecipare ad un’organizzazione; il problema chiave per un dirigente e’ quello di offrire degli incentivi adeguati ai membri di un’organizzazione affinche’ contribuiscano alla realizzazione del fine collettivo.
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Il tradeoff efficacia-efficienza
Efficacia = misura in cui l’organizzazione raggiunge i propri obiettivi (es. produrre un dato bene o servizio) Efficienza = misura in cui vengono soddisfatte le motivazioni individuali a far parte dell’organizzazione. Il dirigente deve perseguire entrambe La funzione chiave del dirigente e’ trovare un bilanciamento tra le due dimensioni.
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Barnard e la teoria dell’autorita’
La fonte dell’autorita’ risiede nel fatto di essere accettata come legittima da parte dei sottoposti il capo deve ricercare il consenso dei subordinati e non ricorrere a mezzi coercitivi (visione consensualistica del potere) Un ordine e’ tale solo in virtu’ del fatto che i subordinati lo accettano come ordine (l’autorita’ non risiede nel fatto di occupare una specifica posizione nella gerarchia)
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Gli ordini: caratteristiche
Affinche’ un ordine venga accettato come tale e’ necessario che: Venga compreso Venga ritenuto compatibile con i fini dell’organizzazione Venga ritenuto compatibile con gli interessi personali Venga ritenuto eseguibile senza sforzi eccessivi
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Classificazione degli ordini
Ordini chiaramente inaccettabili Ordini appena accettabili Ordini indiscutibilmente accettabili Gli ultimi definiscono la “zona di indifferenza” (l’insieme degli ordini che vengono accettati ed eseguiti senza discutere)
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Classificazione degli ordini
L’ampiezza della “zona di indifferenza” dipende dal rapporto tra contributi ed incentivi: maggiori sono gli incentivi rispetto ai contributi, piu’ i dipendenti saranno disposti ad allargare la propria zona di indifferenza (i.e., ad obbedire senza discutere)
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L’obiettivo dell’autorita’
Obiettivo dell’autorita’ e’ quello di aumentare gli incentivi per aumentare il consenso, ma: Per Barnard gli incentivi piu’ importanti sono quelli non materiali (riconoscimento, stima, prestigio, ecc.)
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La personalita’ del dirigente
Il dirigente deve essere dotato di senso di responsabilita’ superiore alla media, espressione della “personalita’ organizzativa” Il dirigente deve perennemente cercare di indurre i membri dell’organizzazione ad agire per il fine collettivo e non per i fini individuali
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Il contesto storico Perche’ l’enfasi di Barnard sul dualismo fini collettivi-fini individuali? Declino dell’individualismo utilitaristico a favore di una fondazione etica della societa’ (fondamento cooperativo dell’azione sociale) Avvento dei managers non proprietari
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Managers non proprietari
I manager non proprietari gestiscono un’impresa che non possiedono Possibili tensioni tra personalita’ organizzativa e personalita’ individuale e possibili conflitti tra management e proprieta’ Barnard vuole legittimare il ruolo del management non proprietario sulla base di valori di lealta’ e responsabilita’ e sulla base di una concezione d’impresa come sistema cooperativo in cui tutti sono membri a pari titolo
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Critiche a Barnard Visione idilliaca del potere, visto sempre come consensuale L’enfasi sugli incentivi non materiali lascia spazio a possibilita’ da parte dei “capi” di ricorrere a meccanismi di persuasione e di manipolazione per ottenere la collaborazione dei subordinati. Alterna momenti di estrema modernità a retaggi dei modelli precedenti: va anch’egli valutato nel contesto.
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Aspetti innovativi Barnard introduce per primo la distinzione importante tra fine organizzativo e fini individuali, che sara’ al centro della moderna teoria dell’agenzia.
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