Scaricare la presentazione
La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore
PubblicatoFrancesco Ranieri Modificato 5 anni fa
1
Campionamento di rifiuti liquidi, granulari, pastosi, fanghi e suoli
Dott. Denis Grandi
2
Campionamento di liquidi, fanghi, rifiuti e suolo
Le procedure di campionamento di liquidi, fanghi, rifiuti e suolo hanno in comune l’obiettivo della rappresentatività del campione da destinare all’analisi, attraverso il prelievo di numerose aliquote distribuite in zone diverse dalla massa da campionare, tanto più numerose quanto più la massa è grande ed eterogenea, che devono poi essere riunite in un unico campione ʺgrossolanoʺ (composito) da omogeneizzare e suddividere per fasi successive, fino ad arrivare ad una aliquota omogenea ed idonea all’analisi. Quaderno CNR-IRSA/85 : "Metodi analitici per i fanghi“ Q64. Vol 3. Parametri chimico-fisici. Appendice I: l campionamento UNI (2002 – 2004 – 2013) "Rifiuti liquidi, granulari, pastosi e fanghi- campionamento manuale e preparazione ed analisi degli elutati“ UNI TR (2017) “Rifiuti-Esempi di piani di campionamento della UNI10802” Allegato 2 parte quarta D.Lgs 152/06 – DPR 120/2017 Allegato 4 Essi individuano criteri generali e modalità operative specifiche per le diverse tipologie di giaciture (statistiche, dinamiche, in cumuli, in contenitore etc.) e forniscono indicazioni sulle attrezzature di campionamento sulle specifiche dei contenitori e sulle modalità di conservazione dei campioni.
3
Campionamento: Il problema è la rappresentabilità di ciò che si analizza rispetto a ciò che si va a caratterizzare Es: se va bene: 15 ton di rifiuto es. in un cassone 1 g (analizzato in laboratorio) Ma può andare anche peggio: 1.000 ton in cumulo 1 g (analizzato in laboratorio) ton/anno di polveri da filtraggio prodotte dall’incenerimento dei rifiuti di carta 1 g (analizzato in laboratorio) Note: Diversi studi parlano di una incidenza dell’errore di campionamento sull’errore totale di misura che va dal 30% al 50% del valore stesso Contro un 5% di errore sulla misura dovuto all’analisi stessa
5
LEGGI ATTUALI E NORME TECNICHE Norma UNI 10802
Rifiuti: D.M. 27/9/2010 “definizione dei criteri di ammissibilitá dei rifiuti in discarica” All 3: Campionamento e analisi dei rifiuti Punto 1: Il campionamento, le determinazioni analitiche per la caratterizzazione di base e la verifica di conformità sono effettuati....omissis....da persone ed istituzioni indipendenti e qualificate. Punto 2: Il campionamento deve essere effettuato secondo i criteri , le procedure , i metodi e gli standard di cui alla norma UNI e alle norme UNI EN e UNI EN 15002
6
LEGGI ATTUALI E NORME TECNICHE Norma UNI 10802:2013
D.M.27/09/10 test di cessione UNI :2013 Rifiuti Granulari UNI EN Rif Monolitici UNI CEN/TS 15863
7
LEGGI ATTUALI E NORME TECNICHE Norme uni del d.m. 27/09/10
UNI 10802:13 Campionamento UNI EN 14899:06 Piano di campionamento UNI EN 1484:99 DOC UNI EN 14039:05 oli minerali C10-C40 UNI EN 13656:04 digestione dei rifiuti tal quali UNI EN 13657:04 digestione dei rifiuti tal quale UNI EN 13137:02 TOC nel rifiuto tal quale UNI EN 14346:07 sostanza secca
8
Norma UNI :2013 Pur non discostandosi sostanzialmente dai principi già contenuti nella metodica IRSA, la norma UNI affronta la problematica del campionamento in modo più puntuale e sistematico, fornendo indicazioni più dettagliate e circostanziate anche sotto il profilo dell’analisi statistica, sempre allo scopo di raggiungere l’obiettivo della rappresentatività del campione. La norma, che prende in esame non solo i materiali solidi ma anche i liquidi, risulta quindi assai più completa e complessa rispetto alla precedente. Anche questa metodica prevede la formazione di un campione primario come somma di numerosi campionamenti singoli (detti incrementi) prelevati con diverse possibili modalità, e quindi la riduzione del campione primario per stadi successivi fino alla formazione del campione di laboratorio, secondo lo schema riportato nella figura successiva.
9
Norma UNI 10802:2013 Scopo della Norma
Descrivere il processo di definizione di un piano di campionamento Descrivere le tecniche di campionamento manuale dei rifiuti Descrivere procedure di riduzione dei campioni prelevati per facilitarne la gestione Descrivere la documentazione per la rintracciabilità Descrivere le procedure per l’imballaggio, la conservazione e lo stoccaggio del campione Descrivere i procedimenti di preparazione ed analisi degli eluati
11
Tipologie di campionamento
Prima di procedere alla fase operativa del campionamento deve essere redatto un Piano di Campionamento in funzione degli obiettivi del campionamento stesso, quali ad esempio caratterizzazione per lo smaltimento o per il recupero, che possono condizionare le scelte ulteriori riguardo alla tecniche da applicare ed al tipo di analisi da effettuare. La norma individua diversi procedimenti di campionamento applicabili a seconda della tipologia dei materiali da campionare e degli obiettivi di indagine: Le tipologie di campionamento possono essere: casuali; sistematiche; stratificate;
12
Campionamento casuale
Per campionamento ʺcasualeʺ (random sampling) si intende un prelievo di incrementi da un lotto in maniera casuale, ma non a casaccio. I singoli prelevamenti dovrebbero avere la stessa probabilità d’includere tutti i componenti del materiali omogenei, ovvero con caratteristiche chimico-fisiche simili nelle diverse porzioni del materiale da campionare. Il campionamento casuale si effettua estraendo una certa quota di unità della popolazione attraverso un metodo che garantisce la casualità delle estrazioni. (per lotti abbastanza omogenei) Questo tipo di campionamento offre i seguenti vantaggi: Rispondere ai caratteri di campionamento rappresentativo, vale a dire che ogni individuo ha la stessa probabilità di essere scelto. Necessità di assunzione e conoscenze pregresse molto generiche, per cui può essere utilizzato quando non si abbiano sufficienti informazioni sulle caratteristiche del materiale da campionare.
13
Schema di campionamento casuale
14
Campionamento sistematico
Consiste nel prelievo di incrementi da un lotto utilizzando la stessa distanza spaziale tra gli incrementi o gli stessi intervalli di tempo o massa. Gli intervalli regolari di tempo o di spazio sono predeterminati nel piano di campionamento. Rispetto al campionamento casuale, il campionamento sistematico permette una distribuzione maggiormente uniforme dei punti di campionamento. Occorre tuttavia porre attenzione che l’intervallo di campionamento prescelto non sia influenzato da qualche variabile esterna che agisce con la stessa ciclicità del campionamento, cosa abbastanza improbabile ma pur sempre possibile.
15
Schema di campionamento sistematico
16
Campionamento stratificato
In una popolazione che può essere divisa in differenti sottopopolazioni mutuamente esclusive ed esaustive (chiamate strati), il campionamento è eseguito in modo tale che proporzioni assegnate del campione siano prelevate dai differenti strati e che ciascuno strato sia campionato con almeno un’unità campionaria. Questo tipo di campionamento viene effettuato quando si studia un carattere che, presumibilmente o notoriamente, è influenzato da un certo fattore presente nella popolazione. In pratica, prima di effettuare l’estrazione del campione la popolazione viene suddivisa in strati basati sul fattore che influenza il carattere da studiare. Quindi, all’interno di ciascun strato si sceglie un campione con un metodo che garantisca la casualità come, ad esempio, il metodo casuale o sistematico. Un campione ottenuto per stratificare ha il vantaggio di rappresentare meglio la popolazione da cui è stato estratto; tuttavia, la ridotta numerosità dei vari strati può rendere poco attendibili le stime riferite ai singoli strati.
17
Campionamento stratificato
Il campionamento stratificato è più flessibile di quello casuale, in quanto nei diversi strati può essere scelta una percentuale di incrementi differente (es. 2% in uno strato, 5% in un altro etc.) La stratificazione può apportare un altro vantaggio, ossia quello di ottenere, all’interno di ogni strato, una varianza inferiore rispetto alla varianza complessiva della popolazione. Questo vantaggio, che a prima vista potrebbe sembrare poco importante, è invece essenziale per aumentare la precisione della stima che si otterrà dallo studio del campione. Una limitazione del campionamento stratificato è che lo strato di tutte le unità di campionamento, rispetto ai fattori su cui è basata la stratificazione, deve essere noto prima di scegliere il campione. Non è indispensabile che il numero di incrementi che compongono il campione all’interno di ciascuno strato sia proporzionale alla dimensione dello strato nella popolazione. Cioè, in altre parole, si può effettuare un campionamento ʺnon proporzionale ʺ. Naturalmente, con un campionamento non proporzionale, le interferenze sulla popolazione andranno debitamente aggiustate.
18
Schema di campionamento stratificato
19
Campionamenti combinati
Ci sono poi combinazioni tra le strategie elencate, del tipo: casuale stratificato, sistematico stratificato, sistematico casuale. campionamento casuale stratificato: il lotto può essere diviso in modo casuale in strati o partite nei quali la caratteristica di interesse viene assunta omogeneamente distribuita. All’interno di ogni singolo strato si applica un campionamento casuale. Il campionamento casuale stratificato viene generalmente utilizzato quando sono disponibili informazioni pregresse sul lotto da esaminare. campionamento sistematico stratificato: individuazione degli strati è effettuata con metodo sistematico e si effettuano prelievi di incrementi con campionamento sistematico all’interno di ogni strato. campionamento sistematico casuale: individuazione degli strati è effettuata con metodo sistematico e si effettuano prelievi di incrementi con campionamento casuale all’interno di ogni strato.
20
Campione puntuale Campione prelevato in una specifica posizione di un materiale o in una posizione e momento specifici in un flusso di materiale e rappresentativo del proprio ambiente immediato o locale (SPOT SAMPLE)
21
Esempio di campionamento sistematico casuale
Esempio tratto dallo studio APAT/ARPA sul fluff di frantumazione degli autoveicoli (Manuali e linee guida 38/2006). Il fluff prodotto della frantumazione di rottami e carcasse metalliche sia di raccolta mista, che di autoveicoli è stato omogeneizzato mediante pala meccanica e livellato su un piazzale cementato ove è stato formato un parallelepipedo. Figura 1 – Campione di fluff
22
Esempio di campionamento sistematico casuale
La superficie è stata suddivisa in uguale dimensione, nei quali è stato prelevato mediate benna, un rappresentativo numero di incrementi di ugual peso (circa kg) evitando la selezione delle diverse frazioni granulometriche (Figura 2). Tutti gli incrementi sono stati riuniti, mescolati, omogeneizzati in modo da formare il campione primario, la cui massa è risultata di circa 230 kg. Figura 2 – Prelievo con benna degli incrementi dal campione di fluff.
23
Esempio di campionamento sistematico casuale
Il campione primario cosi ottenuto, è stato quindi sottoposto al procedimento di "quartatura' , ovvero il fluff è stato distribuito, omogeneizzandolo, nella piazzola cementata e pulita, in modo da formare una torta, sulla torta sono state tracciate due linee diametrali ad angolo retto, allontanando, in modo completo, con pala e scopa il materiale costituente due quadranti opposti; il materiale dei due quadranti rimasti è stato riunito, omogeneizzato per formare una nuova torta; tale operazione è stata ripetuta complessivamente tre volte, in modo da ottenere alla fine un campione di circa 80 kg. Successivamente si è proceduto alla formazione delle aliquote per il laboratorio, del peso di 20 kg circa.
24
Numero di incrementi da prelevare
Il numero minimo di incrementi (o di unità) da prelevare da un lotto dipende dalla massa del lotto, dalla massa degli incrementi che si vogliono prelevare e dalla distribuzione dei valori che identificano la particolare caratteristica del materiale che si vuole analizzare che, nell'insieme, è identificata come varianza di campionamento. Questo parametro non può quasi mai essere conosciuto a priori (solo in caso di rifiuti prodotti sempre in modo estremamente ripetibile), e pertanto la stima del numero di campioni da effettuare potrà essere: arbitraria, ma comunque il più possibile cautelativa; sperimentale, facendo indagini preliminari prima del campionamento vero e proprio, al fine di verificare il grado di eterogeneità del materiale Le due principali fonti di errore nel campionamento sono dovute alla: variabilità di tipo spaziale che dipende dalla differente composizione di due incrementi presi il più vicino possibile l'uno rispetto all'altro (varianza di composizione o a breve raggio); variabilità di tipo spaziale e temporale che dipende dalla continua variazione di composizione del campione durante il campionamento, dipendente da varie cause, tra cui lo stesso processo produttivo (varianza di distribuzione o ad ampio raggio).
25
Apparecchiature Nella scelta dell'apparecchiatura di campionamento, occorre prendere in considerazione alcune informazioni, quali: la pericolosità del rifiuto e la relativa procedura di sicurezza da adottare; lo stato fisico del rifiuto; dove e come il rifiuto è conservato; l'accessibilità dei punti di campionamento; la dimensione del campione di laboratorio da prelevare. Le apparecchiature utilizzate per tutta la catena di campionamento, cosi come stabilita dal piano di campionamento, devono essere realizzate in materiali chimicamente inerti nei confronti del rifiuto che deve essere campionato e/o non produrre contaminazioni accidentali dei campioni raccolti. L'addetto al campionamento dovrà assicurarsi che le apparecchiature per il campionamento siano meccanicamente e chimicamente compatibili con il materiale da campionare, siano pulite ed asciutte prima del loro utilizzo.
26
Contenitori per il trasporto dei campioni
Occorre prendere in considerazione i seguenti aspetti, alcuni dei quali devono essere trattati nel piano di campionamento: possibili interazioni fra il materiale del contenitore e il materiale campionato; rilascio di analiti ed interferenti in genere nel campione dalle pareti del contenitore; resistenza alla rottura; resistenza ad eventuali sbalzi di temperatura: permeabilità a liquidi e gas; facilità di utilizzo e riapertura; dimensioni e forma del contenitore; possibilità di ricondizionamento e riutilizzo; disponibilità commerciale e costo.
27
Contenitori per il trasporto dei campioni
I contenitori di vetro sono generalmente più idonei per la conservazione di rifiuti contenenti sostanze organiche, mentre quelli di materiale plastico preferibilmente polietilene lineare o ad alta densità) sono più indicati per il contenimento di rifiuti fortemente alcalini o contenenti acido fluoridrico o destinati alla determinazione di metalli pesanti. In linea generale è preferibile utilizzare contenitori a bocca larga muniti di tappo a vite con battente di materiale inerte. I campioni di rifiuti contenenti composti organici volatili devono essere riposti in bottiglie di vetro con tappo a vite a battente di PTFE. Per campioni di rifiuti solidi non volatili ed in assenza di fasi liquide, è preferibile utilizzare bottiglie di materiale plastico a bocca larga con tappo a tenuta. I campioni destinati all'esecuzione di analisi con valenza legale devono essere opportunamente sigillati ed i relativi contenitori predisposti per tale operazione.
28
Stabilizzazione, trasporto e conservazione dei campioni
Non è raccomandabile addizionare ai rifiuti campionati agenti stabilizzanti a meno che questo non sia esplicitamente riportato nei piano di campionamento e sia quindi stato concordato con il laboratorio che eseguirà la determinazione analitica. I campioni devono essere analizzati subito dopo il campionamento (soprattutto se questi contengono sostanze putrescibili o comunque suscettibili di trasformazioni in tempi brevi) anche se questo è spesso impossibile per la maggior parte degli analiti da determinare: solo in casi eccezionali il tempo massimo di consegna dei campioni al laboratorio può essere maggiore di 48 h. Operazioni atte alla stabilizzazione dei campioni che solitamente non comportano controindicazioni, sono la refrigerazione a 4 °C o la conservazione dei contenitori sigillati sotto ghiaccio (metodi adatti a rallentare l'attività biologica in rifiuti liquidi e solidi per almeno 24 h), oppure il congelamento (in congelatore o con azoto liquido), per limitare le perdite di composti volatili. Perdite accidentali di composti volatili possono in alcuni casi essere limitate conservando i contenitori dei campioni rovesciali.
29
Stabilizzazione, trasporto e conservazione dei campioni
Se non altrimenti specificato nel piano di campionamento, le bottiglie (pulite ed asciutte) devono essere riempite quasi per intero, lasciando uno spazio di testa minimo per permettere l'eventuale espansione del campione (normalmente il 5% del volume totale). Nel caso di rifiuti biologicamente reattivi, suscettibili di sviluppare gas, le bottiglie devono essere riempite solo per 3/4 della loro capacità. Se i campioni sono fotosensibili o comunque quando non si hanno sufficienti informazioni sulla fotodegradabilità e sulla termodegradabilità del materiale campionato, è buona regola proteggere i campioni dalla luce e dal riscaldamento. La bottiglia contenente il campione deve essere riposta in un sacchetto di polietilene e che viene a sua volta sigillato. L'insieme delle bottiglie contenenti i campioni destinati ad un unico laboratorio di analisi devono essere opportunamente imballate in maniera da prevenirne la rottura e il conseguente spandimento del materiale in esse contenuto.
30
Modalità operative La norma UNI 10802:2013, nell'Appendice D fornisce indicazioni pratiche e applicative relative all'attrezzatura e alla procedura di campionamento per varie tipologie di rifiuto in funzione de! loro stato fisico, della giacitura e del tipo di campione da prelevare.
31
Documenti per il campionamento
Al fine di effettuare l’attività di campionamento devono essere disponibili almeno i seguenti documenti Procedura di campionamento: procedura gestionale Piano di campionamento: documento in cui si fissano gli obiettivi e un programma da seguire Verbale di campionamento: documento di registrazione di quanto eseguito
32
Documenti per il campionamento
Procedura di campionamento Deve contenere almeno: Responsabilità dei soggetti coinvolti Modalità di prelievo di campioni ufficiali Registrazioni da produrre per la tracciabilità Indicazioni di strumenti, apparecchiature e materiali da utilizzare nel campionamento Indicazioni/Comportamenti di sicurezza Indicazioni sui quantitativi minimi di campione Contenitori da utilizzare Modalità di etichettatura, conservazione, imballaggio e trasporto
33
Piano di Campionamento
Nel processo di definizione del piano di campionamento, l’obiettivo del programma di prova è tradotto in istruzioni tecniche specifiche e concrete per il campionatore, che devono prevedere almeno: prelievo selezione conservazione trasporto preparazione .
34
Elementi chiave: Identificare le parti interessate (legislatore, produttore, campionatore...) Identificare l’obiettivo del programma di prova (consultazione con le parti) Determinare la tipologia di prova richiesta (in riferimento agli obiettivi) Selezionare il misurando da analizzare Ricercare le informazioni di base sul rifiuto (produzione unica o continua, rifiuti omogenei o eterogenei...) Identificare le precauzioni per la salute e sicurezza
35
Elementi chiave: Selezionare l’approccio di campionamento: (identificazione della popolazione, numero di campioni, disposizione del campionamento, dimensioni dei campioni, affidabilità richiesta degli esiti…) Identificare la tecnica di campionamento più appropriata Progettare la pianificazione logistica del campionamento (mezzi di trasporto, luoghi di accesso…) Definire il tipo di documentazione che deve essere utilizzato durante il campionamento
36
Documenti per il campionamento
Verbale di campionamento Deve comprendere almeno: Identificazione di chi effettua il campionamento Data e ora del campionamento Località Identificazione del materiale campionato Riferimento al piano di campionamento Dettagli sulle caratteristiche del campione (temperatura, stato fisico…..) Condizioni ambientali Foto, diagrammi, schemi o altri mezzi equivalenti per identificare il luogo di campionamento
37
Osservazione Per quanto concerne i rifiuti solido/fangosi, fra le determinazioni più delicate ci sono le prove di lisciviazione Tali test di cessione sono influenzati da diversi fattori. Fra questi uno dei più delicati e strettamente legato al campionamento sono le dimensioni granulometriche del materiale da sottoporre a lisciviazione. A riguardo la Norma UNI10802:2013 definisce in appendice alcune cose: Appendice C: Procedimento per determinare se il rifiuto si trova nello stato liquido ( no test cessione) Appendice A: Prove di eluizione per rifiuti granulari ( UNI EN ) e monolitici ( UNI CEN/TS 15863)
38
Definizione di rifiuto monolitico
Norma UNI 10802:2013 Appendice A: definizione di rifiuti monolitici Rifiuti che presentano contemporaneamente le seguenti caratteristiche - dimensioni in ogni direzione di almeno 40 mm - non sono palesemente frantumabili per compressione manuale - Risultano ancora integri alla fine della prova di eluizione (48h) o comunque non subiscono una sgretolazione in materiale granulare o polverulento maggiore del 30% in peso del campione di analisi originale - presentano un contenuto di materiel di granulometria minore di 40 mm minore del 30%
39
D.L. 152/06 All 2 Parte IV CRITERI GENERALI PER LA CARATTERIZZAZIONE DEI SITI CONTAMINTI caratterizzazione: insieme delle attività che permettono di ricostruire i fenomeni di contaminazione a carico delle matrici ambientali Osservazione le attività di caratterizzazione devono essere condotte in modo da permettere la validazione dei risultati finali da parte delle pubbliche autorità (quindi: presentare richieste, proporre procedure, registrare ogni attività significativa del cantiere etc.)
40
D.L. 152/06 All 2 Parte IV COSA SIGNIFICA CARATTERIZZAZIONE DEL SITO
1 - Ricostruzione storica delle attività produttive svolte sul sito 2 - elaborazione del Modello Concettuale Preliminare con predisposizione di un piano di indagini ambientali 3 – esecuzioni del piano di indagini (ed eventuali integrazioni richieste) 4 – elaborazioni dei risultati e della informazioni storiche raccolte 5 – elaborazione del Modello Concettuale Definitivo 6 – identificazione dei livelli di concentrazione residua accettabili calcolati mediante analisi di rischio
41
D.L. 152/06 All 2 Parte IV PIANO DI INDAGINI
Dovrà contenere la dettagliata descrizione delle attività che saranno svolte in campo ed in laboratorio. Il proponente dovrà includere le specifiche tecniche (Procedura di campionamento, le misure in campo, modalità di identificazione, conservazione e trasporto dei campioni, metodiche analitiche ecc….) Le indagini avranno lo scopo di verificare, quantificare e localizzare l’inquinamento nelle varie matrici ambientali (suolo, sottosuolo e acque sotterranee)
42
D.L. 152/06 All 2 Parte IV Ubicazione dei punti di indagine
- o in base a dati storici e alle ipotesi formulate nel Piano Concettuale Preliminare si scelgono specifici punti - o avendo poche informazioni sul sito si procede con un criterio di tipo casuale o statistico (es. campionamento sulla base di una griglia) - o combinando i due metodi precedenti Parametri da ricercare Si seleziona un set standard di analisi in base alle informazioni storiche
43
D.L. 152/06 All 2 Parte IV Campionamento terreni e acque sotterranee
Ogni operazione deve essere documentata con verbali quotidiani Ogni campione è suddiviso in 2 aliquote, una per l’analisi da condurre ad opera del soggetto privato, una per archivio a disposizione degli Ente di Controllo da conservare a temperatura idonea fino alla validazione da parte dello stesso Ente di Controllo delle analisi effettuate (la formazione di una eventuale terza aliquota solo in presenza dell’Ente di controllo durante la fase del campionamento, quando richiesta, confezionata in contraddittorio)
44
D.L. 152/06 All 2 Parte IV Metodiche analitiche Terreni
I campioni da portare in laboratorio dovranno essere privi della frazione maggiore di 2 cm (da scartare in campo) e le determinazioni analitiche in laboratorio dovranno essere condotte sull’aliquota inferiore ai 2 mm. La concentrazione del campione dovrà essere determinata riferendosi alla totalità dei materiali secchi, comprensiva anche dello scheletro Utilizzare metodiche riconosciute che garantiscano l’ottenimento di valori 10 volte inferiori rispetto ai valori di concentrazioni limite
45
D.L. 152/06 All 2 Parte IV Metodiche analitiche Terreni Esempio
Terreno con una umidità pari al 80% con frazione granulometria maggiore di 2 mm pari al 30% (quindi con frazione granulometrica minore di 2 mm pari al 70%) Il laboratorio mineralizza solo il materiale con diametro inferiore ai 2 mm e riscontra una concentrazione di Piombo pari a 5 mg/kg sul tal quale Il risultato che sarà indicato sul Rapporto di Prova da confrontare col limite di legge è???
46
D.L. 152/06 All 2 Parte IV Metodiche analitiche Terreni Esempio
Il risultato è pari a 4,4 mg/kg In quanto: il dato di 5,0 mg/kg da strumento (cioè sul tal quale) rapportato al secco diventa 6,25 mg/kg s.s. 6,25 mg/kg s.s. che rapportato allo scheletro diventa 4,37 mg/kg s.s. Che approssimato diventa 4,4 mg/kg s.s.
47
D.L. 152/06 All 2 Parte IV Metodiche analitiche Acque
Si ritiene rappresentativo per le acque sotterranee il campionamento dinamico Campionamento statico solo in presenza di un acquifero poco produttivo o per la necessità di campionare una fase separata di sostanza non miscibile
48
Riferimenti bibliografici
UNI 10802:2013 "Rifiuti liquidi, granulari, pastosi e fanghi -Campionamento manuale e preparazione ed analisi degli eluati"; Decreto Legislativo 152/06 e s.m.i. Allegato 2 parte quarta APAT CNR IRSA 1030 Man. 29:2003 "Metodi analitici per le acque-metodi di campionamento " … e in fase operativa ricorda …
49
GRAZIE PER L’ATTENZIONE
Domande GRAZIE PER L’ATTENZIONE Dott. Denis Grandi Tel.: Mob.:
Presentazioni simili
© 2025 SlidePlayer.it Inc.
All rights reserved.