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Teocrito e la poesia bucolica
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TEOCRITO Lett. greca Iniziatore della poesia bucolica Lett. latina
MOSCO Iniziatore della poesia bucolica TEOCRITO BIONE Lett. latina VIRGILIO IDILLI BUCOLICI NUOVE PROSPETTIVE SPIRITUALI DELL’EPOCA ELLENISTICA MONDO PASTORALE Uomo dell’αγορα Uomo dell’οικια PASTORE NATURA immagine realistica e poetica Descritto minuziosamente nei suoi abiti rozzi Ridente, luminosa Calda, assolata Mondo lontano, separato dalla realtà dei tempi Necessità di ritrovare la propria intimità Idealizzata(mai ostile) Rifugio,(Evasione) “IDILLICA” 1)Bovaro Esigenza di confronto con la quotidianità al fine di creare un rifugio letterario Gerarchia dei pastori 2)Pecoraio 3)Capraio
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Teocrito scrisse Trenta carmi in una raccolta, con Mosco e Bione, dei quali fanno parte gli “Idilli Bucolici” ( I e da III a XI): IDILLIO I Tirsi canta la morte di Dafni, allettato dal premio di una coppa e una capra. IDILLIO III Serenata di Titiro per Amarillide (paraklausìthyron). IDILLIO V Agone poetico tra pastori (canto amebeo = botta e risposta; il pastore più abile deve essere il secondo, ossia colui che risponde). IDILLIO VI e XI Amore di Polifemo per Galatea,con due versioni del mito opposte. IDILLIO VII Le Talisie e il concetto di asuchìa IDILLIO X I Mietitori (tema georgico)
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LE TALISIE In questo gruppo il carme di maggiore impegno programmatico e artistico sono le Talisie (VII), il nome di una festa per il raccolto che si tiene in una ricca fattoria di Cos. Il narratore parla in prima persona; egli si chiama Simichida, ma dietro lo pseudonimo si cela evidentemente il poeta stesso. Mentre insieme a due amici percorre la campagna per recarsi alla festa, si unisce alla piccola compagnia il capraio Licida, che è un cantore famoso. Simichida vuole mettersi alla prova con lui, perché la gente elogia la sua arte, ma egli si sente inferiore ad Asclepiade e Fileta. Licida espone la sua poetica, che è quella callimachea delle piccole cose che non pretendono di venire a gara con Omero. Poi egli canta un augurio di viaggio per Ageanatte, dove s’inserisce ad incastro la menzione di altre poesie d’argomento mitico e Simichida gli risponde con una canzone d’amore efebico. Con un sorriso Licida gli offre il proprio bastone come dono delle Muse; quindi procede per la sua strada, mentre Simichida e i suoi amici raggiungono il luogo della festa, descritto con i colori tripudianti dell’estate matura. L’intenzione allegorica dell’episodio fra Simichida e Licida è un’ipotesi generalmente accettata dalla critica; e si è voluto interpretare l’intero carme come una celebrazione del cenacolo poetico di Cos.
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SIMICHIDA LICIDA TEOCRITO
Leonida di Taranto TEOCRITO Dosiada di Creta (Wilamowitz) “Essere divino” (Luck) Apollo vestito da capraio (Williams)
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Teocrito dichiara apertamente di non apprezzare i poeti dai lunghi versi (“Quanto detesto l’architetto che vuole costruire una casa di altezza equivalente alla cima del monte Oromedonte”) e coloro i quali si ispirano ad Omero (“detesto gli uccelli delle Muse, quelli che, mentre fanno in direzione dell’aedo di Chio chicchirichì, si affaticano senza risultato”) Il bastone pastorale di Licida simbolicamente rappresenta la poesia pastorale e con la consegna a Simichida il poeta afferma la propria indipendenza da qualsiasi modello, rivendicando a sé il primato della “Musa” bucolica Teocrito si fa consacrare poeta dei pastori da un pastore stesso: il bastone offerto da un αιπολος “all’archegeta” della poesia bucolica
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L’attualità della poetica teocritea si manifesta anche nella chiusura del βουκoλιaσμος di Simichida in cui esorta se stesso e l’amico Arato a non lasciarsi più coinvolgere dall’amore per i fanciulli ed introduce una tematica molto importante del poeta siracusano: l’ασυχια (tranquillità, calma, quiete) “Arato, non montiamo più la guardia alla sua porta e non sfiniamo i piedi, il gallo mattutino, col suo canto, a soffrire nel freddo lasci un altro. Da un esercizio tale resti oppresso non altri che Molone. Il nostro scopo sia la quiete e una vecchia ci protegga e, sputandovi sopra, tenga indietro le cose poco belle". Con essa si caratterizza non solo l’ideale di vita del saggio, imperturbabile e sereno, quale lo proponevano le filosofie ellenistiche, ma si indica anche il mezzo per raggiungere questo ambìto e difficile traguardo: la poesia.
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TEOCRITO E VIRGILIO Il mondo pastorale era stato un tratto di realtà tangibile La natura è sempre ridente È troppo impegnato a celebrare le amenità della campagna per lasciare spazio ad un sentimento di nostalgia Entusiasmo per l’amena campagna odorosa di sole È realistico ed oggettivo, con un certo distacco nei confronti delle vicende sentimentali dei pastori Il sorriso presente nei suoi versi è spensierato Il mondo pastorale era l’Arcadia, regione lontana ma accogliente I paesaggi sono colti nelle tenui luci della sera, soffusi di malinconia Egli vede nella campagna l’innocenza, la pace dell’anima, la letizia, provando un forte senso di nostalgia La natura si arricchisce di sentimento È fantasioso, vago La campagna non è rappresentata direttamente ma attraverso immagini minute, atteggiamento proprio di chi è stato scacciato dalla propria terra Il suo sorriso è “troppo raccolto, come di chi abbia gravi pensieri e quasi si vergogni di sorridere” (Perrotta) Vi sono accenni precisi della sua vita riguardanti persone e luoghi I suoi pastori sono anime sensibili e delicate, ricche di pathos: per bocca loro l’autore esprime i suoi stessi sentimenti
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ANALOGIE : Analoga tecnica poetica
Presenza, in Virgilio, di versi tradotti dal modello greco I nomi dei pastori virgiliani sono greci (Titiro, Amarillide,..) Egloga virgiliana VIII e IX, di cui la prima dedicata a Pollione modellate quasi interamente su Teocrito Nella seconda metà della sua VIII egloga Virgilio imita la prima parte del II idillio teocriteo, “le Maghe” (altrimenti detto “L’incantatrice”)
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