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PubblicatoGiuliana Casini Modificato 11 anni fa
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La riscoperta delle nostre radici in una Europa sempre più allargata.
Progetto Europa La riscoperta delle nostre radici in una Europa sempre più allargata.
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Gemona del Friuli a casa del nonno Bepi, il nipotino Giulio di 12 anni è a fargli visita per farsi raccontare qualcosa sulle sue esperienze passate e per trascorrere un po' di tempo assieme a lui, parlando di quel che sta studiando a scuola.
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Giulio: Nonno Bepi, posso leggerti il titolo del tema che ci hanno dato oggi a scuola?
Nonno: Certo Giulio Giulio: Ci hanno detto di scrivere un tema dal titolo "La riscoperta delle nostre radici in una Europa sempre più allargata", mi piacerebbe che tu mi aiutassi. Ho iniziato a ricercare alcune informazioni e ho scoperto che i padri fondatori dell'Unione Europea furono Ernesto Rossi, Altiero Spinelli, Robert Schuman e Jean Monet. L'Italia era uno dei paesi fondatori insieme a Francia, Lussemburgo, Germania, Olanda e Belgio che con il trattato di Parigi, nel 1951, formarono la C.E.C.A.(Comunità europea del carbone e dell'acciaio), trasformata poi nel 1957 con il trattato di Roma in C.E.E. (Comunità economica europea). Nel1992 con il trattato di Maastricht si giunse all' Unione Europea. Infine tra il 2000 e il 2001, con il trattato di Nizza, si stabilì la possibilità di aumentare gli stati membri che attualmente sono 27 con tre candidati all'accesso.
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Nonno: Se vuoi io posso raccontarti di come ho vissuto l'ingresso dell'Italia nell'Unione Europea. Era il lontano 1957 ed io avevo solo 12 anni, vivevo in una casa in campagna assieme a tutta la famiglia, nonni zii e cugini. Non eravamo molto ricchi, perché la manodopera veniva pagata molto poco, mangiavamo principalmente polenta e fagioli. Decisi allora di emigrare come avevano già fatto molti altri compaesani. All’ età di 16 anni sono partito con un treno per la Germania, per trovare lavoro e fare fortuna. Dopo molte ore di viaggio mi sono trovato in un paese totalmente diverso dal mio, con una lingua e con tradizioni che non conoscevo. La mia fortuna è stata di trovare altri friulani che vivevano lì già da molti anni e che hanno saputo aiutarmi nei momenti di difficoltà. Trovai lavoro come muratore in un cantiere dove lavoravo dal sorgere del sole fino al suo tramonto. Quando tornavo nell’appartamento, condiviso assieme ad altri cinque ragazzi, ero molto stanco e non avevo voglia di uscire a divertirmi. Tutte le mie forze erano concentrate sul lavoro e sugli straordinari che venivano pagati di più, i miei interi guadagni li spedivo alla mia famiglia, tranne quelli che mi servivano per l’affitto e per mangiare. Ricordo le festività come gli unici momenti di incontro con i miei parenti e quindi il ritrovo delle mie radici e tradizioni. Ciò che mi ha insegnato l’emigrazione è che per quanto lontano tu sia dalla tua famiglia e dal tuo paese essi rimangono sempre il tuo punto di riferimento.
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Giulio: Accidenti nonno, non pensavo che la tua esperienza fosse stata così difficile, ma anche così interessante, sicuramente ti ha fatto maturare più velocemente. Non credevo che un ragazzo di 16 anni potesse affrontare con tanto coraggio un’esperienza del genere. Io non so se ci riuscirei, mi mancherebbe troppo la mia famiglia. Come hai fatto ad ambientarti così bene? Nonno: Come ti dicevo prima ho trovato tante di persone in gamba, tra di loro c’erano sì friulani, ma anche molti tedeschi che, data la mia giovane età, mi hanno preso in simpatia e mi hanno aperto le porte delle loro case insegnandomi la loro lingua e la cultura durante quelle cene alle quali gentilmente mi invitavano. Giulio: Ma durante queste cene mangiavate solo cibi tedeschi?
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Nonno: Talvolta per farmi sentire più a mio agio le donne di casa mi chiedevano di dare loro delle ricette tipiche friulane, allora io quando tornavo in Friuli per le feste le “rubavo” dal ricettario segreto della nonna. Nonostante gli “sforzi” delle signore che mi ospitavano a cena, i piatti che preparava mia nonna rimanevano però insuperabili, loro invece ci aggiungevano delle spezie che li rendevano diversi. Giulio: Ma nonno, perché dici che ci aggiungevano delle spezie diverse? Quando io sono stato a mangiare al fast-food di Berlino, quest’ estete mentre eravamo in vacanza, il cibo aveva l’identico sapore che ha quello della stessa catena di Udine. Nonno: Devi sapere che ai miei tempi non esistevano questi “fast-food” che si stanno sempre più diffondendo soffocando le cucine locali. Secondo me, ogni Paese dovrebbe opporsi a questa forma di unificazione culinaria. Perché come ben sai il volere di molte persone ha portato il dialetto friulano a diventare una lingua.
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Giulio: Ma quando sei arrivato in Germania, come facevi a comunicare con gli abitanti del posto se parlavi solo il friulano e l’italiano? Nonno: In quei tempi la conoscenza della lingua inglese non era così comune come lo è ora, mi sono dunque impegnato molto per imparare prima a capire, poi a parlare il tedesco. Un grande aiuto mi è stato dato dalle persone friulane che vivevano lì già da tempo, le quali mi hanno insegnato i nomi delle cose di uso quotidiano. Ti svelo un segreto… quando ho conosciuto tua nonna avevo appena 17 anni, erano pochi mesi che mi trovavo lì ed ero molto impacciato con la lingua, quando l’ho vista per la prima volta però ho capito che non mi sarei potuto permettere incertezze e che mi sarei dovuto dare una mossa per imparare quella lingua così diversa che ci divideva.
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Giulio: Pensi inoltre che una lingua franca come l’inglese, comune a tutte le persone, sia utile?
Nonno: Eccome se lo è! Quindi caro Giulio fidati del tuo vecchio, studia bene l’inglese che ti sarà sempre utile, ma non per questo devi dimenticare la tua lingua madre e le tue origini. Al giorno d’oggi col fenomeno della globalizzazione è frequente trovare del “simile” in tutti i paesi. Giulio: Ah si… Tu stai parlando del processo di omologazione ed hai proprio ragione… quando ero a Berlino ho notato anche che i ragazzi lì erano vestiti proprio come me e che le mode erano le stesse. Nonno: Vedi Giulio io sono emigrato dal Friuli verso la Germania perché la manodopera lì era pagata di più, oggi invece le industrie trasferiscono le loro sedi produttive dove il lavoro costa meno e le persone sono spesso sottopagate. Ciò che c’è di buono è che così tutti hanno un posto di lavoro, anche se in Italia negli ultimi periodi la produzione si è ridotta a causa di questo fenomeno.
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Giulio: Con tutto questo chiacchierare si è fatto tardi nonno, è ora che torni a casa.
Grazie mille per il tuo racconto, senza di te non sarei mai riuscito a trovare tutte queste preziose informazioni. Nonno: Figurati… è stato un piacere parlare con te, mi hai fatto ripensare ai momenti della mia giovinezza, di quando avevo tutto il mondo davanti, proprio come te. Ricorda che anche con il tuo aiuto le cose che non vanno bene in questo mondo possono essere cambiate. Mandi Giulio, a presto.
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un punto di riferimento
Un nonno può essere un punto di riferimento per la riscoperta delle NOSTRE RADICI
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Docente referente prof.ssa Barazzutti Renza
Lavoro svolto da: Pasini Clarissa Schmoliner Laura Docente referente prof.ssa Barazzutti Renza Classe 4^B T.S.S. I.S.I.S. “R. D’Aronco”
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