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PubblicatoMario Tarantino Modificato 11 anni fa
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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE SILIQUA Dalla Preistoria ai Fenici
SCUOLA PRIMARIA VALLERMOSA LR 26/97 “Insieme alla scoperta della Sardegna” Storia della Sardegna Dalla Preistoria ai Fenici ANNO SCOLASTICO 22008/2009 Classe 5A
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L’Homo Erectus aveva un cervello più sviluppato degli altri, camminava in posizione eretta, sapeva accendere il fuoco e viveva in piccoli gruppi. Raccoglieva radici e frutti selvatici, cacciava animali e comunicava con un linguaggio rudimentale. Probabilmente si era spinto in Sardegna a causa del clima più mite, seguendo lo spostamento dei branchi di animali selvatici che cacciava; qui iniziò a sfruttare la selce, di cui la nostra terra è ricca, per fabbricare gli strumenti e le armi che gli servivano. Era iniziata la grande era del “Paleolitico” ossia l’età della “pietra antica”. Conoscevano il fuoco e lo usavano per riscaldarsi per cucinare e per tenere lontano gli animali feroci durante la notte. Lavoravano la pietra scheggiandola in modo molto primitivo e con questa fabbricavano armi e utensili. Le donne si occupavano dell’allevamento dei figli e della raccolta di frutti e bacche selvatiche. Lavoravano le pelli degli animali uccisi con le quali fabbricavano vestiti per proteggersi dal freddo.
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Adoravano gli “elementi naturali” come l’acqua e il fuoco e avevano il “culto dei morti”; infatti li seppellivano o li mettevano nelle “grotte naturali”, coricati sul fianco, poi li coprivano con fiori, foglie e gli mettevano vicino anche gli oggetti che usavano quando erano vivi, perché erano convinti che continuassero a vivere come spiriti (brrrr….) anche dopo la morte. Come avevamo già accennato, con l’Homo Sapiens Sapiens si entra nel periodo chiamato “Neolitico” o età della “pietra nuova”.
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Dall’Eneolitico al periodo Nuragico
Come vi avevo già raccontato gli altri popoli che abitavano in riva al mar Mediterraneo erano attirati dalla nostra isola per le ricche miniere di ossidiana presenti sul monte Arci, e per quelle di selce ugualmente molto abbondanti. Ecco dunque che in Sardegna arrivano nuovi popoli e tra questi alcuni non proprio pacifici, che sapevano usare il rame. Dall’Eneolitico al periodo Nuragico Fino a quel momento la vita in Sardegna era stata molto tranquilla, ma l’arrivo di questi nuovi popoli, che erano soprattutto pastori e abituati a vivere in montagna, da inizio ad un periodo di guerre, imboscate, assalti ecc…insomma una vita molto difficile….
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Nei villaggi si iniziarono a costruire delle abitazioni “fortificate” con le mura in pietra e solo il tetto in paglia o legno…. erano le capanne nuragiche. Ma i capi villaggio, cioè i Re Pastori vivevano con la propria famiglia in una vera e propria torre di pietra molto grande e molto alta, chiamata Nuraghe.
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In quel periodo si costruivano armi e utensili in rame e in bronzo con la tecnica della fusione e degli stampi. Si adoravano sempre le stesse divinità del periodo precedente, la Dea Madre e il Dio Toro, così come si adoravano gli “elementi della natura”, come l’acqua e il sole.
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Il Pozzo Sacro di S. Cristina, vicino ad Oristano
Infatti si pensava che avessero il potere di “dare la vita” rendendo più fertile la terra e più abbondanti i raccolti. In particolare veniva praticato il “culto delle acque” in zone chiamate “aree sacre”, all’interno delle quali c’era sempre un “Pozzo Sacro”. Il Pozzo Sacro di S. Cristina, vicino ad Oristano
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Il Pozzo Sacro era il luogo, dove tutte le famiglie delle varie tribù, anche nemiche, andavano in pellegrinaggio e si riunivano in occasione delle feste religiose, dimenticando la guerra per tutta la durata delle celebrazioni (anche diversi giorni). I fedeli offrivano alla divinità delle statuine di bronzo che potremmo definire delle vere e proprie “mini sculture” e che rappresentavano capi tribù, sacerdoti, guerrieri, donne, contadini, pastori, artigiani, lottatori o le divinità stesse, animali domestici e selvatici, navicelle nuragiche ecc…, sia in segno di ringraziamento che per chiedere dei favori. Navicella nuragica
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Inoltre bambini dovete sapere che la società nuragica era divisa in classi sociali:
la plebe era costituita da agricoltori, pastori, artigiani e piccoli commercianti, più in alto si trovavano i guerrieri e i sacerdoti e le sacerdotesse, che svolgevano le cerimonie religiose,quelle di guarigione e forse anche qualche magia; infine al di sopra di tutti c’era il Re con la sua famiglia. In questo periodo si costruisce un nuovo tipo di sepoltura collettiva chiamata “Tomba dei Giganti”, dal nome che i pastori dei nostri giorni gli hanno messo, viste le sue dimensioni.
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Nel periodo del massimo sviluppo della civiltà nuragica la Sardegna cominciò ad essere frequentata da altri popoli che navigavano e commerciavano un po’ con tutte le civiltà che vivevano lungo le coste del mar Mediterraneo. Tra questi popoli il più conosciuto ed importante era quello dei Fenici.
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L’arrivo dei Fenici Questo popolo iniziò una serie di scambi commerciali con i Sardi e con il permesso dei “re pastori” costruirono dei porti lungo le coste dove poter approdare con le navi. Molto presto intorno a questi porti vennero costruiti anche dei villaggi che col tempo si trasformarono in vere e proprie città. I Fenici erano un popolo tranquillo ed insegnarono ai Sardi l’uso della scrittura e di molte altre invenzioni, ma soprattutto insegnarono a costruire diversamente le abitazioni e a vivere in modo diverso. Fecero conoscere loro il ferro e l’oro e insegnarono la coltivazione della vite e dell’ulivo e le tecniche per produrre il sale e per pescare. Iniziò quindi un periodo di grande benessere economico per i popoli che vivevano in Sardegna
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I fenici non imposero mai ai Sardi i loro costumi e la loro religione.
Essi erano politeisti e adoravano il Dio Baal. Seppellivano i loro morti all’interno di tombe sotterranee che si dovevano raggiungere attraverso un pozzo…poi coprivano l’ingresso del pozzo con un tumulo di terra.
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Fondarono numerosi porti lungo le coste che in seguito divennero importanti città come Nora, Bithia, Sulci, Tharros, Karalis, ecc…
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Iniziò un periodo di grandi lotte che videro i Fenici e i Sardi sconfitti da questo nemico molto abile nella guerra. Il popolo sardo venne ridotto in schiavitù e costretto a lavorare per i Cartaginesi pagando tasse molto alte. Facevano sacrifici per procurarsi i favori degli dei, prima di una battaglia o per avere un ricco raccolto presso un altare chiamato : Tophet…i resti dei loro sacrifici venivano raccolti dentro delle anfore di terracotta.
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E si …nel 3° secolo a.C. i Romani decisero di conquistare la Sardegna affrontando i Cartaginesi (Punici, era il dispregiativo con cui i Romani li chiamavano) Quindi iniziarono le cosi dette guerre Puniche durante le quali i Romani riuscirono a conquistare la Sardegna, esattamente nel 238 a.C.
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NEL NOSTRO TERRITORIO Bronzetto denominato “Barbetta”
La collina dove sorgeva il Nuraghe "Casteddu de Fanaris" oggi crollato
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Pozzo sacro di Matzanni
Tempio punico a Matzanni Interno pozzo sacro
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