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Movimentazione Manuale dei carichi
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Ma cosa si intende per movimentazione manuale dei carichi?
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Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs 626/94 Con tale termine si intendono le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori comprese le azioni di sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l’altro rischi di lesioni dorso lombari Lesioni dorso lombari: lesioni a carico delle strutture osteommiotendinee e nerveo-vascolari a livello dorso lombare.
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Movimentazione manuale dei carichi
Una non corretta Movimentazione Manuale può provocare distorsioni, lombalgie (il comune mal di schiena), lombalgie acute o "colpo della strega", ernie del disco, strappi muscolari, fino alle lesioni dorso-lombari gravi. Il 20% degli infortuni lavorativi avviene a livello del rachide lombare in occasione di attività di sollevamento di oggetti pesanti eseguite in modo imprudente A questi rischi, strettamente legati all'attività, si collegano altri possibili rischi dovuti al trasporto di un carico (rischi per la sicurezza): esso può cadere, provocando contusioni o fratture; può essere caldo o tagliente, con possibilità di ustioni o lesioni; può non far vedere scalini o oggetti che si trovano per terra, facendo inciampare.
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Dati scientifici È stata dimostrata, attraverso indagini epidemiologiche, la correlazione tra Patologie muscolo-scheletriche “Mal di schiena” Attività lavorative che richiedono Movimentazione manuale di carichi
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Patologia muscoloscheletrica
Rischi per la salute causati da movimentazione manuale dei carichi Patologia muscoloscheletrica Colonna vertebrale Arti superiori
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Rischi per la salute causati da movimentazione manuale dei carichi
Altri organi e tessuti Occhio (retina) Apparato cardiocircolatorio Visceri ed organi addominali Apparato respiratorio
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17% dolori muscolari alle braccia e alle gambe
Ogni anno milioni di lavoratori europei impegnati in tutti i generi di attività lavorativa e in qualsiasi settore occupazionale sono affetti da DMS legati all’attività svolta. Disturbi lamentati: 30% dolori alla schiena 17% dolori muscolari alle braccia e alle gambe
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Il disturbo lombare aspecifico (Low Back Pain)
indica la lombalgia comune, vale a dire quella patologia idiopatica ricorrente che colpisce il tratto lombare della colonna vertebrale caratterizzata da dolore e limitazione funzionale e non attribuibile ad una condizione patologica ben definita. Nella popolazione generale: secondo svariati studi epidemiologici la prevalenza di lombalgia riferita all’intera vita (lifetime) si attesta intorno al 70% nei paesi industrializzati.
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Alcune cifre Negli Stati Uniti il low-back pain determina una media di 28,6 giorni di assenza per malattia ogni 100 lavoratori; le patologie del rachide sono la principale causa di limitazione lavorativa nelle persone con meno di 45 anni e gli indennizzi per patologie professionali della colonna assorbono il 33% dei costi totali di indennizzo. In Italia, le sindromi artrosiche sono, secondo ripetute indagini ISTAT sullo stato di salute della popolazione, le affezioni croniche di gran lunga più diffuse.
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Low Back Pain/DMS FATTORI DI RISCHIO PERSONALI : Età Sesso
Fattori antropometrici Condizioni di allenamento Fumo Condizioni patologiche (congenite o acquisite) - anomalie congenite - traumi, fratture - cause degenerative - cause infettive, metaboliche
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Low Back Pain FATTORI DI RISCHIO PROFESSIONALI :
la movimentazione e sollevamento di carichi a mano trazione o spinta di carrelli, ecc. sforzi eccessivi movimenti incongrui posture incongrue mantenimento di posture fisse per periodi prolungati attività sedentaria vibrazioni trasmesse a tutto il corpo piccoli traumi ripetuti Le condizioni opposte (immobilità e eccessivo lavoro) sono sfavorevoli al nostro organismo. Numerose indagini epidemiologiche hanno dimostrato che l’incidenza del mal di schiena (LPB) è molto elevata in quanti svolgono un lavoro sedentario.
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Personale di assistenza ai pazienti
I disturbi lombari sono assai diffusi tra lavoratrici e lavoratori di molti settori produttivi Impiegati 34% Fattorini 44% Gruisti 50-60% Lavoratori edili 59% Personale di assistenza ai pazienti Addetti ai carrelli elevatori 65% Addetti alla manutenzione 27%
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Anatomia del rachide L’unità funzionale del rachide è costituita da due vertebre contigue, il disco intervertebrale e le articolazioni intervertebrali Le strutture muscolo-legamentose hanno un’importante funzione di sostegno e permettono il movimento nei diversi piani
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Anatomia del rachide La parte anteriore è una struttura flessibile, con funzioni prevalentemente statiche in grado di sopportare carichi elevati e di assorbire eventi traumatici La parte posteriore, oltre ad offrire protezione alle strutture nervose, svolge un ruolo dinamico permettendo i movimenti della colonna
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Funzionalità dei dischi intervertebrali
Aumento pressione Fuoriuscita sostanze nutritive Diminuzione pressione Ingresso sostanze nutritive
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Pressioni sui dischi intervertebrali
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Conseguenze del Carico sui dischi vertebrali
Carico lombare fino a 250 kg favorisce l’eliminazione delle scorie dal disco; Sollevare peso di 10 kg a schiena dritta e ginocchia flesse; Carico lombare fino a 250 kg
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Conseguenze del Carico sui dischi vertebrali
Carico lombare intenso (> kg) possibili danni alle cartilagini vertebrale, degenerazione del disco; Carico di rottura del nucleo discale varia tra Kg! Sollevare peso di 10 kg con tronco flesso in avanti a 90 gradi; Carico lombare di circa 340 kg!
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Conseguenze del Carico sui dischi vertebrali
Carico lombare Estremo sopra 650 kg possibili microfratture delle cartilagini; Sollevare peso di 50 kg a schiena flessa e gambe dritte; Carico lombare sopra i 650 kg
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Le cause più comuni di lombalgia
sforzo improvviso o brusco movimento prolungata condizione di sovraccarico biomeccanico alterazioni a carico del disco intervetrebrale (ernia del disco) e delle vertebre lombari (artrosi, osteoporosi)
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Patologie del rachide più frequenti
degenerazione del disco intervertebrale artrosi ernia del disco radicolopatia alterazioni della curvatura della colonna (scoliosi, cifosi, lordosi) osteoporosi
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Normativa
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Movimentazione Manuale dei carichi Normativa preesistente
Legge 635/1934 : determina in 20 Kg il peso massimo sollevabile dalle donne adulte Legge 1204/71: le donne in gravidanza e fino a 7 mesi dopo il parto non devono essere adibite a trasporto e sollevamento di pesi. Legge 977/67: relativa al lavoro dei fanciulli (minori di 15 aa) e adolescenti (minori di 18 aa) determina, seppure in riferimento al lavoro agricolo, i pesi massimi trasferibili dagli stessi differenziando per sesso (fanciulli M= 10 Kg, F=5 Kg, adolescenti M= 20, F= 15 Kg)
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Misure generali di tutela
Normativa specifica attuale D.Lgs 626/94 Misure generali di tutela “… rispetto dei principi ergonomici nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e di produzione, anche per attunuare il lavoro monotono e quello ripetitivo”
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Movimentazione Manuale dei carichi Normativa specifica attuale
D.Lgs 626/94 La valutazione del rischio Individuazione dei compiti lavorativi comportanti MMC a rischio potenziale La meccanizzazione L’ausiliazione L’uso condizionato La sorveglianza sanitaria Informazione e formazione (addestramento)
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Movimentazione manuale dei carichi
Il D.Lgs. 626/94 prevede che nelle attività che possono comportare la movimentazione manuale dei carichi si verifichi se esiste la possibilità di eliminare queste operazioni o di renderle meno faticose con l'uso di mezzi adatti nell'intento di ridurre il rischio (meccanizzazione, ausiliazione) Il 626/94 non definisce un valore limite del peso sollevabile dal singolo lavoratore ma indica unicamente il valore che, se superato, crea le condizioni di rischio. Tale valore, da valutare però alla luce di altri fattori, è di 30kg (da circ. n. 73/97 Min. Lav. E Prev. Soc.).
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Movimentazione manuale dei carichi
Per valutare l'insorgere di un rischio per la salute dei lavoratori è comunque necessario prendere in considerazione, oltre al peso del carico, anche i seguenti dati: le dimensioni, la forma e le caratteristiche; l'altezza di sollevamento, la distanza da percorrere, la possibilità o meno di ripartire il carico; Le caratteristiche dell'ambiente di lavoro (quanto spazio si ha a disposizione, dove spostare i carichi, il percorso da fare. ...); il tipo di mansione svolta dal lavoratore (se è temporanea, oppure ripetitiva con pause più o meno previste, oppure se è un lavoro normale e continuo).
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Caratteristiche del carico
D.Lgs 626/94ALLEGATO VI Elementi di riferimento La movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio tra l'altro dorsolombare nei casi seguenti: il carico è troppo pesante (kg 30); è ingombrante o difficile da afferrare; è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi; è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato a una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco; può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto. Sforzo fisico richiesto D.Lgs 626/94 ALLEGATO VI Elementi di riferimento Lo sforzo fisico può presentare un rischio tra l'altro dorso-lombare nei seguenti casi: è eccessivo; può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco; può comportare un movimento brusco del carico; è compiuto con il corpo in posizione instabile.
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Caratteristiche dell'ambiente di lavoro D.Lgs 626/94ALLEGATO VI
Elementi di riferimento Le caratteristiche dell'ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di rischio tra l'altro dorso-lombare nei seguenti casi: lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo svolgimento dell'attività richiesta; il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di scivolamento per le scarpe calzate dal lavoratore; il posto o l'ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un'altezza di sicurezza o in buona posizione; il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi; il pavimento o il punto d'appoggio sono instabili; la temperatura, l'umidità o la circolazione dell'aria sono inadeguate. un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore.
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- 15 kg. per le adolescenti femmine
Esigenze connesse all'attività D.Lgs 626/94 ALLEGATO VI Elementi di riferimento L'attività può comportare un rischio tra l'altro dorso-lombare se comporta una o più delle seguenti esigenze: - sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati; - periodo di riposo fisiologico o di recupero insufficiente; - distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto; fattori individuali di rischio D.Lgs 626/94 ALLEGATO VI Elementi di riferimento, - inidoneità fisica a svolgere il compito in questione - indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal lavoratore - insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione I pesi che si manipolano devono essere comunque inferiori a: kg. per gli uomini kg. per le donne kg. per gli adolescenti maschi - 15 kg. per le adolescenti femmine
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Obblighi dei datori di lavoro
Movimentazione manuale dei carichi Obblighi dei datori di lavoro Il datore di lavoro deve: Individuare i compiti che comportano una movimentazione manuale potenzialmente a rischio Evitare per i lavoratori la movimentazione manuale dei carichi ricorrendo ad attrezzature meccaniche. Se non è possibile deve: Organizzare i posti di lavoro in modo che la movimentazione sia sicura ed esente da rischi Valutare le condizioni di sicurezza considerando le caratteristiche del carico Adottare misure atte ad evitare o ridurre i rischi di lesioni dorso lombari considerando: fattori individuali di rischio le caratteristiche dell’ambiente di lavoro le esigenze connesse all’attività Sottoporre a sorveglianza sanitaria i lavoratori addetti a tale movimentazione Informare e formare i lavoratori.
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Valutazione del rischio
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Valutazione del rischio
La valutazione del rischio connesso alla attività di movimentazione manuale di carichi va necessariamente preceduta da una analisi del lavoro (verosimilmente operata nel contesto della più generale valutazione dei rischi di cui all’articolo 4 del D.Lgs) con cui in particolare si possa evidenziare se, tra i compiti lavorativi previsti per uno o più lavoratori sono compresi quelli di movimentazione manuale di carichi nonché, nel caso, le caratteristiche tipologiche, di durata e di frequenza degli stessi.
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Schema di flusso per la valutazione del rischio m.m.c.
Il lavoro comporta attività di movimentazione manuale (carichi superiori a 3 kg di peso base) NO Schema di flusso per la valutazione del rischio m.m.c. SI NO Vi è un possibile rischio dorso lombari, ovvero ricorre uno o più degli elementi del titolo V del Dlgs 626/94 SI - FORSE SI È possibile automatizzare o meccanizzare o ausiliare la/le operazione/i NO NO Vi è un possibile rischio residuo Attivare procedure di valutazione del rischio SI - FORSE SI Il rischio è insignificante NO Determinare le misure di prevenzione e contenimento dei rischi Attuare le misure Il rischio è sufficientemente contenuto SI Termine valutazione
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Strumenti per la valutazione: operazioni di sollevamento
Il NIOSH (National Institute of Occupational Safety)ha divulgato un metodo di calcolo che, partendo dalla costante di peso e considerando in seguito tutte le fasi della movimentazione permette di calcolare l’indice di rischio.
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Metodo NIOSH: calcolo indice di rischio
Fattore altezza Peso Sollevato X X Fattore distanza X Peso Sollevato Peso limite = Ind. Rischio raccomandato Fattore orizzontale X Fattore dislocazione X Fattore presa X Fattore frequenza Peso limite Raccomandato
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ridotto in funzione dell’intervento di altri elementi di rischio
Strumenti per la valutazione: operazioni di sollevamento Il modello usato per stimare l’indice di rischio nelle operazioni di sollevamento è rappresentato dal confronto fra il peso sollevato ed il peso raccomandato. Quest’ultimo è stimato dal peso massimo sollevabile in condizioni ideali ridotto in funzione dell’intervento di altri elementi di rischio (fattori di riduzione). confrontare il PESO SOLLEVATO con il PESO RACCOMANDATO il peso raccomandato e’ stimato da: PESO MASSIMO SOLLEVABILE IN CONDIZIONI IDEALI ridotto in funzione dell’intervento di altri elementi di rischio (fattori di riduzione)
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questa procedura di calcolo dei limite di peso raccomandato e' applicabile quando ricorrono i seguenti assunti: Operazioni non occasionali (1/ora) di carichi > 3kg sollevamento di carichi svolto in posizione in piedi (non seduta o inginocchiata) in spazi non ristretti sollevamento di carichi eseguito con due mani altre attività di movimentazione manuale (trasporto, spingere a tirare) minimali adeguata frizione tra piedi (suola) e pavimento (coeff. di frizione statica > 0,4) gesti di sollevamento eseguiti in modo non brusco carico non estremamente freddo, caldo, non sporco o con il contenuto instabile condizioni microclimatiche non sfavorevoli.
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Peso limite raccomandato 23 Kg (NIOSH)
X Fattore altezza = altezza delle mani da terra all’inizio del sollevamento X Fattore distanza = distanza verticale di spostamento tra inizio e fine soll. X Fattore orizzontale = distanza del peso dal corpo X Fattore dislocazione = dislocazione angolare (gradi) del peso X Fattore presa = giudizio sulla presa del carico X Fattore frequenza = n° atti al minuto in relazione alla durata
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Altezza delle mani da terra
Altezza delle mani da terra all’inizio del sollevamento. 75 cm = fat. cor. 1 inizio Stima del fattore altezza (A) L’altezza da terra delle mani (A) è misurata verticalmente dal piano di appoggio dei piedi al punto di mezzo tra la presa delle mani. Gli estremi di tale altezza sono dati dal livello dei suolo e dall’altezza massima di sollevamento (pari a 175 cm). Il livello ottimale con A = 1 è per un’altezza verticale di 75 cm. (altezza nocche). Il valore di A diminuisce allontanandosi (in alto o in basso) da tale livello ottimale. Se l’altezza supera 175 cm. A = 0. Altezza (cm) 25 50 75 100 125 170 >170 Fattore di correzione 0,78 0,85 0,93 1 0,00
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Distanza verticale di spostamento del peso
Distanza verticale di spostamento del peso tra inizio e fine del sollevamento. inizio 25 cm = fat. cor. 1 Stima del fattore dislocazione verticale (B) La dislocazione verticale di spostamento (S) è data dallo spostamento verticale delle mani durante il sollevamento. Tale dislocazione può essere misurata come differenza dei valore di altezza delle mani fra la destinazione e l’inizio del sollevamento. Nel caso particolare in cui l’oggetto debba superare un ostacolo, la dislocazione verticale sarà data dalla differenza tra l’altezza dell’ostacolo e l’altezza delle mani all’inizio dei sollevamento (ad es. porre un oggetto sul fondo di una gabbia con pareti alte 100 cm; altezza mani = 20 cm, dislocazione verticale = 100 ‑ 20 = 80 cm). La minima distanza B considerata e’ di 25 cm B =1 Se la distanza verticale è maggiore di 170 cm B = 0. fine Dislocazione cm 25 30 40 50 70 100 170 >175 Fattore di correzione 1 0,97 0,93 0,91 0,88 0,87 0,85 0,00
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Distanza del peso dal corpo
Distanza del peso dal corpo (distanza massima raggiunta durante il sollevamento) 25 cm = fat. cor. 1 Stima del fattore orizzontale (C) La distanza orizzontale (C) e’ misurata dalla linea congiungente i malleoli interni al punto di mezzo tra la presa delle mani (proiettata sul terreno). Se la distanza orizzontale e’ inferiore a 25 cm. considerare comunque il valore di 25 C = 1 Se la distanza orizzontale e’ superiore a 63 cm. C = 0 Distanza in cm 25 30 40 50 55 60 >63 Fattore di correzione 1 0,83 0,63 0,50 0,45 0,42 0,00
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Dislocazione angolare
Dislocazione angolare del peso (in gradi) rispetto al piano sagittale = torsione del tronco 0° = fat. cor. 1 Dislocazione angolare 0° 30° 60° 90° 120° 135° >135° Fattore di correzione 1 0,90 0,81 0,71 0,62 0,57 0,00
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Stima del fattore dislocazione angolare (D)
L’angolo di asimmetria D° e’ l’angolo fra la linea di asimmetria e la linea sagittale. La linea di asimmetria congiunge idealmente il punto di mezzo tra le caviglie e la proiezione a terra dei punto intermedio alle mani all’inizio (o in subordine alla fine) del sollevamento. La linea sagittale e’ la linea passante per il piano sagittale mediano (dividente il corpo in due emisomi eguali e considerato in posizione neutra). L’angolo di asimmetria non e’ definito dalla posizione dei piedi o dalla torsione dei tronco del soggetto, ma dalla posizione dei carico relativamente al piano sagittale mediano dei soggetto. Se anche il soggetto per compiere il gesto gira i piedi e non il tronco, ciò non deve essere considerato. L’angolo D° varia tra 0° D = 1 e 135° D = 0,57. Per valori dell’angolo D° > 135° porre D = 0.
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Giudizio sulla presa del carico
Buono Scarso Fattore di correzione 1 0,90 MANIGLIA Stima del fattore presa (E) La presa dell'oggetto può essere classificata sulla scorta di caratteristiche qualitative in buona E = 1, discreta E = 0,95, scarsa E = 0, Per il giudizio sulla presa considerare le seguenti avvertenze: - La forma ottimale di una maniglia esterna prevede 2‑4 cm. di diametro, 11,5 di lunghezza, 5 cm di apertura, forma cilindrica o ellittica, superficie morbida non scivolosa
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Frequenza di sollevamento
Peso Massimo sollevabile Frequenza di sollevamento Maschi Femmine Tutta la giornata lavorativa 18 Kg Kg 1 volta ogni 5 minuti 15 Kg Kg 1 volta ogni minuto 12 Kg Kg 2 volte al minuto 6 Kg Kg 5 volte al minuto
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Indice di sollevamento
I. S. < 0, RISCHIO TRASCURABILE I. S ,75 – 1, LIVELLO DI ATTENZIONE ATTIVARE LA SORVEGLIANZA SANITARIA CON PERIODICITA’ TRIENNALE E FORMAZIONE. I. S. > 1, R I S C H I O - PREVENZIONE PRIMARIA - PRIORITA’ A SITUAZIONI CON INDICE DI SOLLEVAMENTO PIU’ ELEVATO - SORVEGLIANZA SANITARIA ANNUALE - FORMAZIONE ED ADDESTRAMENTO Per situazioni con indice maggiore di 3 vi è necessità di un intervento immediato di prevenzione; l'intervento è comunque necessario e non a lungo procastinabile anche con indici compresi tra 1,25 e 3.
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DEFINISCE IL MASSIMO SFORZO RACCOMANDABILE IN RELAZIONE A:
SNOOK E CIRIELLO DEFINISCE IL MASSIMO SFORZO RACCOMANDABILE IN RELAZIONE A: SESSO FREQUENZA DI AZIONE PERCORSO ALTEZZA DELLE MANI DA TERRA DURANTE L’AZIONE
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Strumenti per la valutazione: operazioni di trasporto in piano di carichi e di spinta e/o traino
La quantificazione delle forze effettivamente applicate richiede il ricorso ad appositi dinamometri da applicare alle reali condizioni operative sul punto di azionamento dei carrelli manuali. Come indice di esposizione della movimentazione viene considerato il più alto riscontrato nelle due azioni in cui è stata scomposta.
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E’ importante eseguire le misure con le stesse velocità ed accelerazioni impiegate o impiegabili nella realtà dal personale addetto. Qualora le forze applicate non risultino in sintonia con le dotazioni e i percorsi, sarà necessario intervenire rapidamente sugli addetti mediante formazione specifica che riconducendosi ai principi della “cinematica” ed “ergonometria” introduca un corretto comportamento motorio.
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Azioni di Spinta forze (Kg) massime iniziali (FI) e di mantenimento (FM),
raccomandate per la popolazione lavorativa adulta sana in funzione di : -sesso, -distanza di spostamento, -frequenza di azione, -altezza delle mani da terra
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Azioni di Traino forze (Kg) massime iniziali (FI) e di mantenimento (FM),raccomandate per la popolazione lavorativa adulta sana in funzione di : -sesso, -distanza di spostamento, -frequenza di azione, -altezza delle mani da terra
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Azioni di Trasporto in piano peso (Kg) massime raccomandabile per la
popolazione lavorativa adulta sana in funzione di : -sesso, -distanza di percorso, -frequenza di azione, -altezza delle mani da terra
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si consiglia la formazione del personale
Indice < O,75 nessun provvedimento Indice O,75 - 1 non è necessario uno specifico intervento, si consiglia la formazione del personale Indice >1 rischio!! Prevenzione primaria Priorità a situazioni con indice più elevato Sorveglianza sanitaria (annuale) Formazione e training
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I principali fattori di rischio
La valutazione dei rischi da movimenti ripetitivi: l’indice ocra frequenza e ripetitività forza I principali fattori di rischio posture e movimenti fattori complementari Carenza dei tempi di recupero fattori fisico-meccanici Estrema precisione del compito Compressione localizzate in strutture dell’arto superiore Esposizione a temperature molto fredde Uso di guanti inadeguati Presenza di movimenti bruschi o a strappo Uso di strumenti vibranti Presenza di incentivi individuali Ritmi vincolati Addestramento inadeguato in un lavoro su oggetti in movimento
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Il metodo di valutazione del rischio: l’indice Ocra
L’indice OCRA è dato dal rapporto tra il numero delle azioni effettivamente svolte in un turno di lavoro ed il corrispondente numero di azioni raccomandate( tenuto conto dei diversi fattori di rischio). Tale indice è in grado con un unico valore finale, un rischio multifattoriale, e predire la probabilità di contrarre WMSDs per ogni livello di esposizione stimato. L’introduzione del metodo di analisi con check-list OCRA, come estensione del più preciso e complesso indice OCRA, consente, in fase di prima analisi del rischio, di ottenere in tempi brevi,la mappatura del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori. Il metodo dell’indice OCRA è invece più indicato in fase di progettazione o riprogettazione dei posti di lavoro.
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Modello di analisi OCRA
Metodo quantitativo Stima 5 variabili lavorative: Ripetitività Forza Postura Periodi di recupero Fattori complementari (Lavori di precisione, Vibrazioni, Compressioni localizzate, Movimenti a strappo…) Valutazione di ciascuna variabile Calcolo del numero di azioni tecniche raccomandate secondo valori moltiplicativi attribuiti a ciascuna variabile
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L'indice di esposizione OCRA viene definito come il rapporto tra il numero di azioni tecniche effettuate nell'ambito dei compiti ripetitivi esaminati ed il numero di azioni tecniche raccomandate : Il valore di Ae è facilmente desumibile dall'analisi del turno di lavoro, mentre il valore di Ar viene ricavato dalla seguente equazione:
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dove: x è il compito ripetitivo considerato; il fattore CF (Costante di frequenza) esprime il numero di azioni tecniche eseguibili in condizioni ideali (quando tutti gli altri fattori assumono valore unitario); esso è pari a 30 azioni/minuto; fattore durata DC: durata effettiva del compito in cui vengono eseguiti movimenti ciclici. Gli altri parametri rappresentano fattori dipendenti dalle modalità di svolgimento dell'attività lavorativa (frequenza delle azioni tecniche, aspetti posturali, ecc.) che possono assumere valori compresi tra 1 (condizioni migliori) e 0 (condizioni peggiori): fattore forza FF: parametro ricavato, attraverso una tabella di conversione, da un numero adimensionale variabile tra 0 e 10 (scala di Borg) che descrive, in modo soggettivo, lo sforzo muscolare applicato; fattore postura FP: valore calcolato in funzione delle posture assunte dai vari distretti degli arti superiori durante lo svolgimento del compito. L'analisi della postura viene effettuata per mezzo della scheda riportata in figura a. fattore elementi complementari FC: parametro legato ad una serie di elementi caratteristici del compito; fattore carenza di periodi di recupero FR: valore ricavato, tramite apposita tabella, dal numero di ore lavorative caratterizzate da una carenza di adeguati periodi di recupero.
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Scheda utilizzata per il calcolo dell'OCRA Index (prima parte)
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Scheda utilizzata per il calcolo dell'OCRA Index (seconda parte)
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Calcolo dell’Indice di Esposizione
Valori dell'indice di esposizione inferiori ad 1 rendono conto di attività lavorative che non comportano rischi, per gli addetti, di sviluppare nel tempo patologie muscolo-scheletriche a carico degli arti superiori, mentre valori superiori riflettono situazioni di rischio concreto. Nella realtà si adotta un metodo prudenziale di classificazione delle attività, in funzione dei valori assunti dall'indice di esposizione. I.E. = N ° complessivo azioni tecniche svolte nel turno N° complessivo azioni tecniche raccomandate nel turno IE<0,75 piena accettabilità 0,75<IE<4 zona di incertezza (attivare la sorveglianza dei possibili effetti indotti) IE>4 non accettabile (introdurre miglioramenti delle condizioni di lavoro e sorveglianza sanitaria)
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Checklist OSHA Checklist A (arto superiore)
Metodo qualitativo/semiquantitativo L’impiego della Checklist è subordinato alla presenza di segnalatori di rischio per un definito tempo nell’arco del turno: Movimenti ripetitivi Posture di lavoro fisse non supportate o incongrue Uso di strumenti vibranti Uso di forza delle mani
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Checklist OSHA Fattori di rischio: Ripetitività, Forza, Postura, Deformazione da contatto, Vibrazioni, Ambiente, Ritmo di lavoro In base a presenza e durata dell’esposizione a ciascun fattore viene attribuito un punteggio Se il punteggio totale è superiore a 5, il lavoro è giudicato a rischio
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La scheda 1 prevede una breve descrizione del posto di lavoro e del lavoro svolto sulla postazione
“tempi di recupero”, vengono forniti sei scenari di distribuzione di interruzioni di attività e/o pause durante il turno lavorativo: ad ogni scenario corrisponde un numero. Viene scelto lo scenario più simile a quello abitualmente(e realmente) utilizzato dai lavoratori su quel posto di lavoro. Possono essere usati valori numerici intermedi a quelli proposti, se rappresentano meglio la situazione reale.
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La scheda 2 prevede sei scenari, ciascuno contrassegnato da un valore numerico crescente da 0 a 10. Ogni voce descrive l’entità dei movimenti delle braccia nel tempo(lenti, abbastanza rapidi, rapidi, rapidissimi) connessi alla possibilità o impossibilità di fare brevi interruzioni (ritmo costante o incostante). Vengono indicate “frequenze d’azione al minuto” di riferimento che aiutano ad individuare lo scenario più rappresentativo del compito in analisi. Utilizzando un cronometro, viene stimata la frequenza di azione dell’arto più interessato nel compito osservando il lavoratore in 2-3 minuti e contando direttamente le azioni tecniche. La seconda parte della scheda 2 riguarda la presenza di forza, che viene rilevata quando ricorre periodicamente almeno ogni pochi cicli. Il punteggio totale rappresentativo della forza si ricava sommando i punteggi indicati in uno o più dei tre blocchi. Il livello di forza è misurato per intervista diretta dei lavoratori direttamente il/i lavoratore/i.
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La scheda 3 descrive le posture incongrue:sono previsti 5 blocchi di domande, i primi 4 contrassegnati da una lettera (da A a D), l’ultimo blocco con il numero 3 (lettera E). I blocchi di domande con le lettere descrivono ognuno un segmento articolare; l’ultimo blocco descrive la presenza di stereotipia, cioè la presenza di gesti lavorativi (azioni tecniche) identici, ripetuti in almeno due terzi del tempo. Va sottolineato che quando il tempo di ciclo è inferiore a 15 secondi, la stereotipia va considerata comunque presente (punteggio 3). Fra i punteggi ricavati da ognuno dei segmenti articolari (A – B – C – D) viene scelto solo il più alto, da sommare eventualmente a quello della stereotipia (E): il risultato della somma costituirà il punteggio per la postura.
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Si richiede di descrivere la presenza di fattori complementari (guanti inadeguati, vibrazioni, compressioni sulla pelle, ecc.) in buona parte del tempo di lavoro. Si richiede inoltre se il ritmo di lavoro è parzialmente o completamente imposto dalla macchina. Per ogni blocco può essere scelta una sola risposta: la somma dei punteggi parziali ottenuti dà luogo al punteggio per i fattori complementari. La compilazione della check list ha previsto la valutazione delle postazioni di lavoro caratterizzate da compiti ripetitivi, direttamente presso i posti di lavoro, comprendendo l’analisi sintetica di ciascuno dei fattori di rischio, quali la frequenza d’azione, la forza, la postura di ognuna delle principali articolazioni dell’arto superiore, nonché i fattori complementari. La somma dei singoli punteggi di rischio per ciascuno dei fattori, porta ad un valore finale che consente di stimare la fascia rischio
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Classificazione del rischio
Classificazione dell’indice OCRA e del punteggio della check list OCRA secondo aree crescenti di rischio con le rispettive misure di prevenzione da adottare. Area Valori indice OCRA Valori Check list Classificazione del rischio Misure di prevenzione VERDE Fino a 1.5 Fino a 5 Ottimale Nessuna Giallo - Verde 1.6 – 2.2 Accettabile Giallo 2.3 – 3.5 7.6 – 11.0 Incerto/molto lieve Riverifica, se possibile ridurre il rischio Rosso lieve 3.6 – 4.5 Lieve Ricerca soluzioni migliorative, sorveglianza sanitaria consigliata, formazione informazione Rosso medio 4.6 – 9.9 14.1 – 22.5 Medio Riprogettazione compiti e posti di lavoro secondo priorità, attivazione sorveglianza sanitaria, informazione/formazione Rosso intenso Oltre 9 Oltre 22,5 Elevato
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Valutazione del rischio
Riepilogando….
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Misure preventive primaria prevenzione secondaria terziaria
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Misure di prevenzione primaria
Misure ergonomiche Meccanizzazione di tutte le operazioni al fine di ridurre il più possibile la necessità di sforzi da parte del lavoratore. Ricorrere a mezzi adeguati a ridurre i rischi connessi alla mmc Adottare misure organizzative che rendano la mmc quanto più possibile corretta e sicura. Pianificazione e ottimizzazione dei tempi e modalità lavorative. Buon work station design che consenta di evitare tutti i movimenti inutili e le posture incongrue. Misure di informazione e formazione Fornire ai lavoratori informazioni su: il peso e il centro di gravità del carico, il lato più pesante di un imballaggio qualora il contenuto abbia una collocazione eccentrica. Indicare la movimentazione corretta dei carichi e i rischi che i lavoratori corrono se queste attività non vengono eseguite in maniera corretta. Formazione ed addestramento sulle corrette tecniche di sollevamento (da ripetere periodicamente). Controllo in ordine ad eventuali movimenti errati o posture incongrue. Insegnamento di esercizio per il rilassamento ed il rinforzo della muscolatura, con particolare riguardo alla muscolatura paravertebrale.
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Misure di prevenzione secondaria
– sottoporre gli addetti a mmc a sorveglianza sanitaria mirata, basata su accertamenti preventivi, atti a verificare se lo stato di salute del lavoratore è compatibile con l’attività che è destinato a svolgere, e su accertamenti periodici, per controllare lo stato di salute del lavoratore ed esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica; – identificare i lavoratori con aumentato rischio di sviluppare patologie a carico del rachide; – allontanare dal rischio (o ridurre l’esposizione) i lavoratori suddetti; – “allenare” il lavoratore a rischio mediante un progressivo e graduale incremento del carico fisico richiesto. Misure di prevenzione terziaria Per misure di prevenzione terziaria si intendono essenzialmente i trattamenti medici riabilitativi nei confronti di lavoratori che soffrano di patologie causate dalla movimentazione manuale dei carichi.
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Dispositivi di protezione individuale
L’uso dei dispositivi di protezione individuali è obbligatorio dove nello svolgimento delle mansioni, sussiste il pericolo di caduta di oggetti di peso significativo, o la difficoltà di afferramento. Si tratta in particolare di calzature munite di puntale rinforzato e guanti con rivestimento in gomma per la presa sicura Nel caso in cui si spostino oggetti ad elevata temperatura oppure sostanze corrosive, oltre ai guanti, è necessario anche l’uso di appositi grembiuli pettorali o protezioni specifiche. Spesso si rende necessario anche l’uso del casco o degli occhiali di protezione.
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